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 27 Novembre 2016 - 26 Cheshvan 5777
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il sindaco della capitale nir barkat sul futuro della sua città

"Speriamo che Trump mantenga le promesse
e porti a Gerusalemme l'ambasciata Usa"

img header“Sembra che le opinioni di Donald Trump siano in linea con le mie e con quelle del nostro Primo ministro (Benjamin Netanyahu)”, il commento del sindaco di Gerusalemme Nir Barkat in una recente intervista rilasciata al sito di informazione economica Globes. Il riferimento di Barkat è alla promessa del prossimo presidente degli Stati Uniti di spostare l'ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme. Promessa che sembra confermata dalla recente nomina di David Friedman, avvocato noto per le posizioni vicine a quelle più radicali della destra israeliana, a prossimo ambasciatore Usa in Israele. “Dovremo aspettare e vedere. Noi forniremo tutto l'aiuto possibile. - le parole di Barkat in merito allo spostamento a Gerusalemme dell'ambasciata, da considerare come un riconoscimento formale della città come Capitale d'Israele - Questa affermazione è importante per Gerusalemme, è importante per il valore che ha ed è la cosa giusta da fare. Sarebbe dovuto accadere anni fa e spero che si realizzi presto. Ora c'è grande attesa e noi aiuteremo gli americani qualsiasi soluzione decidano di prendere”.

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il presidente e la scelta del futuro ambasciatore degli stati uniti 

Per Israele Trump nomina David Friedman
“Quando arriverò, lavorerò da Gerusalemme"

img header“Un amico di lunga data e un fidato consigliere. Le sue forti relazioni in Israele costituiranno le fondamenta della sua missione diplomatica e saranno uno straordinario punto di riferimento per il nostro Paese”. Così Donald Trump definisce David Friedman, avvocato esperto in cause finanziarie, 57 anni, appena designato nuovo ambasciatore degli Stati Uniti in Israele.
Friedman, che è ebreo ortodosso e ha alle spalle un lungo impegno nelle istituzioni comunitarie, ha promesso dal canto suo di lavorare “senza tregua” per rafforzare i legami tra i due paesi e promuovere la pace nella regione mediorientale.
Il neo ambasciatore ha inoltre affermato di non veder l’ora di lavorare “nell’ambasciata americana nella capitale eterna di Israele, Gerusalemme”. Una chiara conferma quindi rispetto a quanto annunciato di recente da Trump, che aveva espresso senza mezzi termini l’intenzione di spostare la propria rappresentanza diplomatica da Tel Aviv a Gerusalemme.

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il progetto fotografico che immortala una fabbrica di bottiglie 

A Yeruham le montagne sono di vetro

img headerMontagne verdi e color sabbia che al primo colpo d'occhio quasi ingannano la vista. Di fronte infatti non c'è un un prato verdeggiante né dune del deserto ma decine di migliaia di bottiglie prodotte e riciclate dalla Phoenicia Glass Works. Sono loro le protagoniste delle immagini scattate da Oded Balilty, fotografo israeliano dell'agenzia di stampa Associated Press.
Come racconta National Geographic, Balilty si era imbattuto per caso nella fabbrica che si trova a Yeruham, nel centro d'Israele. Rimasto colpito dalla plasticità e bellezza della distesa di bottiglie che si era trovato di fronte, aveva deciso di tornare sul luogo per immortalare il tutto con la sua macchina fotografica. E così due anni dopo ha lavorato a un progetto che ritrae in diversi scatti e nel corso delle stagioni il lavoro dentro le fabbriche. A National Geographic Balilty ha spiegato che la Phoenicia Glass Works vende bottiglie a tutte le più grandi aziende produttrici di bevande in Israele: fabbrica circa un milione di bottiglie al giorno e circa 300mila di queste sono messe da parte, o perché si rompono o perché hanno difetti nel colore e nella forma. Queste bottiglie vengono accatastate all'aria aperta, assieme a quelle portate nella fabbrica per il riciclaggio, e divise secondo i diversi colori. Da qui le montagne di vetro ritratte da Balilty. “Sono come dune di sabbia perché il vetro è fatto da sabbia – spiega il fotografo - Ma non è il vento a muoverle, ma la produzione”. Anche il cambiamento di stagione crea drammatiche differenze in questi curiosi paesaggi artificiali. “Ho scattato fotografie in inverno e in primavera, e sono tornato anche in estate – prosegue Balilty - La luce ha un aspetto diverso, il cielo ha un aspetto diverso, la polvere sul vetro lo fa sembrare completamente diverso”.

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(Foto di Oded Balilty)

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il concerto con il maestro muti

80 anni di Filarmonica
ricordando Toscanini

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Nel dicembre del 1936 Arturo Toscanini, su invito del grande violinista Bronislaw Huberman, giunse a Tel Aviv per dirigere il primo concerto dell’appena nata Orchestra di Palestina, oggi Filarmonica di Israele. A distanza di ottant’anni esatti, la gloriosa Istituzione celebrerà quell’avvenimento eseguendo lo stesso programma ideato dal grande Maestro: Rossini Sinfonia da «La Scala di Seta», Brahms Seconda Sinfonia, Schubert Sinfonia Incompiuta, Mendelssohn Notturno e Scherzo dal «Sogno di una Notte di mezza estate», Weber Ouverture da «Oberon».
Toscanini, sempre più attivo nella lotta contro il fascismo, diresse gratuitamente quei primi concerti, eseguiti da musicisti ebrei, che dall’Europa centrale erano fuggiti per evitare la persecuzione nazista. Albert Einstein dagli Stati Uniti, dove era esule, scrisse al Maestro: «Sento il dovere di dirLe quanto La ammiri e la veneri» e, poco dopo, «L’esistenza di un simile contemporaneo cancella molte delle delusioni, che si devono continuamente subire da parte della species minorum gentium». Questo gesto di altissimo valore morale da parte del grande Direttore fu salutato con immensa gratitudine da tutte le comunità ebraiche e dalle genti di buona volontà del mondo intero.

Riccardo Muti, Corriere della Sera
12 dicembre 2016


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chi sono i russi d'israele  

I rusim, un ponte culturale
con l'ex Unione Sovietica

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Quasi un sesto della popolazione israeliana, i rusim sono gli immigrati dall'ex Urss, i loro discendenti, le molte famiglie e giovani che hanno scelto di recente di trasferirsi da Ucraina, Bielorussia e Asia Centrale. Il russo è la loro lingua principale, anche se ogni tanto si sente usare ucraino, georgiano e uzbeko. Tel Aviv e le città di Haifa, Ashdod, Arad hanno reti commerciali, culturali e sociali che virtualmente permettono di vivere in russo. Per le festività ebraiche, alcune sinagoghe si riempiono di fedeli russofoni, con libri di preghiera in ebraico e trascrizioni cirilliche, e si sente qualche frase in yiddish. Di rado si può intendere qualche conversazione in ucraino, georgiano o uzbeko, ma ormai anche i meno integrati alternano frasi, espressioni slang e parole in ebraico. Alcune espressioni russe si fanno strada in ebraico, come «novy god», capodanno. Considerati conservatori, ammirati per la laboriosità, derisi per il forte accento in ebraico, che spesso anche i giovani hanno difficoltà a perdere, sospettati di aver poco riguardo per la tradizione ebraica (Babbo Natale e capodanno si celebrano assieme a Hannukah), a lungo visti come estranei, i russi stanno acquisendo un nuovo status socioculturale in Israele.


Giovanni Quer, La Stampa, 17 dicembre 2016

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