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26 Dicembre 2016 - 26 Kislev 5777
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Roberto
Della Rocca, rabbino
In vari discorsi celebrativi di Chanukkà di questo anno, come in molti post nei social network, si assiste ad una ostentazione un pò perniciosa sulla coincidenza tra Chanukkà e il Natale. Questo atteggiamento da parte ebraica, sdoganato dal livellamento culturale tipico di quel contesto un pò folklorico – americano che seduce tanto anche una certa Israele, potrebbe essere interpretato in diversi modi. Da un semplice comportamento cortese e di buon vicinato nei confronti della società circostante in cui viviamo, fino a un moto di ingenua ironia corredata da vignette di babbi natale con la kippà e altro. Talvolta, aleggia, invece, quella modalità deformata e omologata di leggere la propria cultura, del tipo: ” …Vogliamo far vedere che anche noi abbiamo le nostre lucine e i nostri addobbi in questi stessi giorni…!” . La stessa logica che ha guidato quei tanti tentativi di emulazione, come per esempio, la costruzione di Sinagoghe monumentali, tanto magnificenti, quanto vuote, ma con le cupole e gli altari come nelle Chiese attorno.
Altre volte ci troviamo di fronte a una dinamica che blandisce quello spirito ecumenico e che in alcuni casi degenera in un vero e proprio sincretismo culturale – religioso. Il neologismo “Chrismukkà” ne è una prova culminante. Un goffo tentativo di sovrapposizione di valori inconciliabili, nel quale ci si sforza in vari modi, di coniugare pezzi contrapposti di sé, che per l’universo mentale ebraico non potranno mai giungere a una sintesi inclusiva.
Ci si effonde in auguri natalizi accanto a quelli di Chanukkà, dimentichi che queste giornate, assieme al periodo della Pasqua, hanno costituito per tanti secoli nell’Europa ebraica occasione di tanti lutti e di angoscia per le nostre Comunità.
 
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Anna
Foa,
storica
Quando si è cominciato a pensare che la cultura non servisse a niente?
E quando da lì si è passati a pensare che per esprimere un’opinione non fosse necessario sapere di cosa si parlava?
E poi, con l’arrivo dei social media, tutti abbiamo pensato di avere il diritto di dire la nostra su qualunque cosa, in un linguaggio che tanto poteva anche essere sgrammaticato. Chi si fila più i congiuntivi? E gli apostrofi?
Quando è che da questa corale esaltazione del non sapere si è passati a credere che non ci fosse nessuna verità da conoscere, nessun documento su cui basare le nostre opinioni?
Quando è che semplicemente abbiamo dichiarato che non esiste nessuna verità?
Quando è che abbiamo cominciato a lanciare nel web menzogne, bugie, bufale, tanto che differenza c’è?
E ora che faremo, senza sapere, senza verità, affogati nelle bugie, credendo a tutte le bufale?
 
  davar
LE ACCENSIONI NELLE PIAZZE D'ITALIA
"Chanukkah, luce contro il buio"
È una tradizione che si rinnova ormai da 28 anni. Nel cuore di Roma, in piazza Barberini, l’accensione pubblica della Chanukkiah organizzata dal Movimento Chabad coinvolge da sempre istituzioni e un folto numero di cittadini. Quest’anno, in ragione anche dei recenti e drammatici fatti di cronaca, un’occasione ancora più preziosa per riaffermare, tutti insieme, il valore della luce contro l’oscurantismo ideologico e religioso che vuole distruggere le nostre libertà.
Questo il messaggio testimoniato durante la festosa accensione, preceduta dagli interventi dei rabbini Yitzhak e Shalom Hazan, della sindaca Virginia Raggi, della presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, della presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello e del rappresentante dell’ambasciata israeliana Rafael Erdreich.

Accensioni si sono svolte un po’ ovunque nel paese, coinvolgendo le comunità ebraiche, le amministrazioni locali, tanti curiosi venuti ad assistere alle cerimonie.

(Nell'immagine l'accensione pubblica a Piazza Barberini a Roma)

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otto giorni otto luci
Un dono di saggezza
Alla domanda di quale grazia si parli nel verso citato nel lume di ieri (il Signore ti conceda grazia/yochnekhà, figlio mio; Genesi 43:29), diversi commentatori rispondono che si tratti del dono della saggezza. RaSH”Y (Rabbì Shelomò Yitzhaqì 1040-1105), infatti, afferma che con questa richiesta di grazia, Giuseppe completi quella del padre Giacobbe che fece quando Beniamino ancora non era nato (Esaù alzo gli occhi e vide le donne e i bambini e disse: Chi sono loro per te? Giacobbe rispose: sono i bambini di cui il Signore ha fatto grazia al tuo servo; Genesi 33:5). In effetti, con le nostre capacità umane possiamo conoscere, discernere ed essere intelligenti, ma la saggezza si acquisisce per dono divino. I giorni di Chanukkà ci offrono la possibilità di riceverne anche una porzione aggiuntiva, oggi molto necessaria per la presenza di tante luci estranee.


Adolfo Locci, rabbino capo di Padova
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l'eredità ebraica del grande artista
George Michael (1963-2016)
La rivelazione, a sorpresa, arrivò nel 2008. Intervistato dal Los Angeles Times, rivelò un fatto di sé, della sua storia familiare, che nessuno conosceva. Una nonna ebrea, che per timore che questa identità potesse mettere a rischio lei e i suoi cari, scelse di far crescere i propri figli all’oscuro di ciò.
C’era il pericolo incombente di un’invasione nazista della Gran Bretagna: meglio occultare ogni possibile traccia, ogni possibile pericolo. Questa fu la sua valutazione. “Pensò che se i suoi figli non avessero saputo che la loro madre era ebrea, non sarebbero stati a rischio” rivelò George Michael al quotidiano statunitense.
La madre dell’artista, Lesley Angold (1937-1997), fu mandata a una scuola religiosa cattolica. E così l’ebraismo scomparve del tutto dal ramo materno della grande pop star, pianta in queste ore in tutto il mondo. E anche in Israele, un paese che ammise più volte di voler visitare e conoscere con calma. Magari portando la sua musica a Tel Aviv o Gerusalemme, dove certamente il pubblico non sarebbe mancato.
Come ricorda tra gli altri Haaretz, Michael venne comunque in visita privata in Israele nel 2001. L’occasione fu il matrimonio di un amico all’Hilton Hotel.
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informazione - international edition
Fumetto, in viaggio per la Storia con la matita di Pagine Ebraiche
Un viaggio nel tempo e nello spazio, dall’Antico Egitto al Medio Evo, in attesa di approdare ad Angoulême nel 2017, con una tappa obbligata: Milano. Si tratta dell’avventura del graphic novel Chronosquad, scritto da Giorgio Albertini, storico, docente universitario di fumetto e illustratore di Pagine Ebraiche. L’opera è pubblicata da Editions Delcourt (con disegni di Grégory Panaccione) e nell’odierna uscita dell’edizione internazionale del giornale dell’ebraismo italiano ne viene riproposta la presentazione ripresa dal dossier Comics & Jews curato dalla giornalista Ada Treves nel numero di novembre. L’albo “Chronosquad, tome 1 – Lune de miel à l’âge du bronze”, primo volume di quella che diventerà una tetralogia è infatti entrato nella selezione ufficiale per i Grand Prix del Festival di Angoulême, una delle capitali mondiali del fumetto.
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pilpul
Oltremare - Miracolo virale
Gira da ieri mattina su internet un clip in cui un gruppo di buoni ebrei americani, tutti uomini, vestiti da buoni uomini ebrei americani, e quindi in completi scuri e camicie bianche e cappellini da baseball, ballano su musiche ebraiche in Bahrain, portando in trionfo una Channukia (ancora spenta), e abbracciandosi con colleghi uomini altrettanto barbuti e pasciuti, ma musulmani. Miracolo di Channukka, titolano le condivisioni su Facebook! Incredibile, ebrei e musulmani che addirittura ballano insieme al suono di musiche ebraiche diasporiche, tipo "Am Israel Chai"! Miracolo, davvero. In effetti, il sovrano del Bahrain non ha ancora passato per le armi nella pubblica piazza i riconoscibilissimi signori con kefia bianca o rossa che ballano allegri, ma francamente son problemi loro.
D'altra parte, usando la temibile eppure inevitabile wikipedia si impara che il Bahrein conta meno di un milione e mezzo di cittadini, quasi un terzo dei quali risiedono all'estero, 37 ebrei, contati non so come ma uno di wiki o si fida ciecamente oppure smette di scrivere, e sta attuando da anni una forte politica di attrazione del turismo. Diciamo quindi che vista la presenza di un miliardario ebreo americano e della sua corte, si può ipotizzare che la festicciola nel piccolo regno forse avesse qualcosa a che fare con degli investimenti e non fosse una semplice per quanto precisa lezione di Hava Nagila ai locali. Perciò, dal punto di vista dello sceicco ospitante un po' di buone maniere e l'accensione di una strana lampada a nove braccia può rientrare nelle cose plausibili da fare con degli ospiti.
Certo lo sceicco del Bahrein non poteva prevedere che diversi fra gli americani panciuti si facessero dei bei video-selfie, e che i balli ebraici nel suo salotto avrebbero iniziato subito a saltellare attraverso le pagine Facebook fino ai telegiornali delle otto in Israele e chissà dove altro. Chissà come l’ha presa.


Daniela Fubini, Tel Aviv



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