 |
Roberto
Della Rocca, rabbino |
In
vari discorsi celebrativi di Chanukkà di questo anno, come in molti
post nei social network, si assiste ad una ostentazione un pò
perniciosa sulla coincidenza tra Chanukkà e il Natale. Questo
atteggiamento da parte ebraica, sdoganato dal livellamento culturale
tipico di quel contesto un pò folklorico – americano che seduce tanto
anche una certa Israele, potrebbe essere interpretato in diversi modi.
Da un semplice comportamento cortese e di buon vicinato nei confronti
della società circostante in cui viviamo, fino a un moto di ingenua
ironia corredata da vignette di babbi natale con la kippà e altro.
Talvolta, aleggia, invece, quella modalità deformata e omologata di
leggere la propria cultura, del tipo: ” …Vogliamo far vedere che anche
noi abbiamo le nostre lucine e i nostri addobbi in questi stessi
giorni…!” . La stessa logica che ha guidato quei tanti tentativi di
emulazione, come per esempio, la costruzione di Sinagoghe monumentali,
tanto magnificenti, quanto vuote, ma con le cupole e gli altari come
nelle Chiese attorno.
Altre volte ci troviamo di fronte a una dinamica che blandisce quello
spirito ecumenico e che in alcuni casi degenera in un vero e proprio
sincretismo culturale – religioso. Il neologismo “Chrismukkà” ne è una
prova culminante. Un goffo tentativo di sovrapposizione di valori
inconciliabili, nel quale ci si sforza in vari modi, di coniugare pezzi
contrapposti di sé, che per l’universo mentale ebraico non potranno mai
giungere a una sintesi inclusiva.
Ci si effonde in auguri natalizi accanto a quelli di Chanukkà,
dimentichi che queste giornate, assieme al periodo della Pasqua, hanno
costituito per tanti secoli nell’Europa ebraica occasione di tanti
lutti e di angoscia per le nostre Comunità.
|
|
Leggi
|
Anna
Foa,
storica | Quando si è cominciato a pensare che la cultura non servisse a niente?
E quando da lì si è passati a pensare che per esprimere un’opinione non fosse necessario sapere di cosa si parlava?
E poi, con l’arrivo dei social media, tutti abbiamo pensato di avere il
diritto di dire la nostra su qualunque cosa, in un linguaggio che tanto
poteva anche essere sgrammaticato. Chi si fila più i congiuntivi? E gli
apostrofi?
Quando è che da questa corale esaltazione del non sapere si è passati a
credere che non ci fosse nessuna verità da conoscere, nessun documento
su cui basare le nostre opinioni?
Quando è che semplicemente abbiamo dichiarato che non esiste nessuna verità?
Quando è che abbiamo cominciato a lanciare nel web menzogne, bugie, bufale, tanto che differenza c’è?
E ora che faremo, senza sapere, senza verità, affogati nelle bugie, credendo a tutte le bufale?
| |
|
|
LE ACCENSIONI NELLE PIAZZE D'ITALIA "Chanukkah, luce contro il buio"
È
una tradizione che si rinnova ormai da 28 anni. Nel cuore di Roma, in
piazza Barberini, l’accensione pubblica della Chanukkiah organizzata
dal Movimento Chabad coinvolge da sempre istituzioni e un folto numero
di cittadini. Quest’anno, in ragione anche dei recenti e drammatici
fatti di cronaca, un’occasione ancora più preziosa per riaffermare,
tutti insieme, il valore della luce contro l’oscurantismo ideologico e
religioso che vuole distruggere le nostre libertà.
Questo il messaggio testimoniato durante la festosa accensione,
preceduta dagli interventi dei rabbini Yitzhak e Shalom Hazan, della
sindaca Virginia Raggi, della presidente dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, della presidente della Comunità
ebraica romana Ruth Dureghello e del rappresentante dell’ambasciata
israeliana Rafael Erdreich.
Accensioni
si sono svolte un po’ ovunque nel paese, coinvolgendo le comunità
ebraiche, le amministrazioni locali, tanti curiosi venuti ad assistere
alle cerimonie.
(Nell'immagine l'accensione pubblica a Piazza Barberini a Roma)
Leggi
|
otto giorni otto luci Un dono di saggezza
Alla
domanda di quale grazia si parli nel verso citato nel lume di ieri (il
Signore ti conceda grazia/yochnekhà, figlio mio; Genesi 43:29), diversi
commentatori rispondono che si tratti del dono della saggezza. RaSH”Y
(Rabbì Shelomò Yitzhaqì 1040-1105), infatti, afferma che con questa
richiesta di grazia, Giuseppe completi quella del padre Giacobbe che
fece quando Beniamino ancora non era nato (Esaù alzo gli occhi e vide
le donne e i bambini e disse: Chi sono loro per te? Giacobbe rispose:
sono i bambini di cui il Signore ha fatto grazia al tuo servo; Genesi
33:5). In effetti, con le nostre capacità umane possiamo conoscere,
discernere ed essere intelligenti, ma la saggezza si acquisisce per
dono divino. I giorni di Chanukkà ci offrono la possibilità di
riceverne anche una porzione aggiuntiva, oggi molto necessaria per la
presenza di tante luci estranee.
Adolfo Locci, rabbino capo di Padova Leggi
|
l'eredità ebraica del grande artista George Michael (1963-2016)
La
rivelazione, a sorpresa, arrivò nel 2008. Intervistato dal Los Angeles
Times, rivelò un fatto di sé, della sua storia familiare, che nessuno
conosceva. Una nonna ebrea, che per timore che questa identità potesse
mettere a rischio lei e i suoi cari, scelse di far crescere i propri
figli all’oscuro di ciò.
C’era il pericolo incombente di un’invasione nazista della Gran
Bretagna: meglio occultare ogni possibile traccia, ogni possibile
pericolo. Questa fu la sua valutazione. “Pensò che se i suoi figli non
avessero saputo che la loro madre era ebrea, non sarebbero stati a
rischio” rivelò George Michael al quotidiano statunitense.
La madre dell’artista, Lesley Angold (1937-1997), fu mandata a una
scuola religiosa cattolica. E così l’ebraismo scomparve del tutto dal
ramo materno della grande pop star, pianta in queste ore in tutto il
mondo. E anche in Israele, un paese che ammise più volte di voler
visitare e conoscere con calma. Magari portando la sua musica a Tel
Aviv o Gerusalemme, dove certamente il pubblico non sarebbe mancato.
Come ricorda tra gli altri Haaretz, Michael venne comunque in visita
privata in Israele nel 2001. L’occasione fu il matrimonio di un amico
all’Hilton Hotel. Leggi
|
informazione - international edition Fumetto, in viaggio per la Storia con la matita di Pagine Ebraiche
Un
viaggio nel tempo e nello spazio, dall’Antico Egitto al Medio Evo, in
attesa di approdare ad Angoulême nel 2017, con una tappa obbligata:
Milano. Si tratta dell’avventura del graphic novel Chronosquad, scritto
da Giorgio Albertini, storico, docente universitario di fumetto e
illustratore di Pagine Ebraiche. L’opera è pubblicata da Editions
Delcourt (con disegni di Grégory Panaccione) e nell’odierna uscita
dell’edizione internazionale del giornale dell’ebraismo italiano ne
viene riproposta la presentazione ripresa dal dossier Comics & Jews
curato dalla giornalista Ada Treves nel numero di novembre. L’albo
“Chronosquad, tome 1 – Lune de miel à l’âge du bronze”, primo volume di
quella che diventerà una tetralogia è infatti entrato nella selezione
ufficiale per i Grand Prix del Festival di Angoulême, una delle
capitali mondiali del fumetto. Leggi
|
Oltremare - Miracolo virale
|
Gira
da ieri mattina su internet un clip in cui un gruppo di buoni ebrei
americani, tutti uomini, vestiti da buoni uomini ebrei americani, e
quindi in completi scuri e camicie bianche e cappellini da baseball,
ballano su musiche ebraiche in Bahrain, portando in trionfo una
Channukia (ancora spenta), e abbracciandosi con colleghi uomini
altrettanto barbuti e pasciuti, ma musulmani. Miracolo di Channukka,
titolano le condivisioni su Facebook! Incredibile, ebrei e musulmani
che addirittura ballano insieme al suono di musiche ebraiche
diasporiche, tipo "Am Israel Chai"! Miracolo, davvero. In effetti, il
sovrano del Bahrain non ha ancora passato per le armi nella pubblica
piazza i riconoscibilissimi signori con kefia bianca o rossa che
ballano allegri, ma francamente son problemi loro.
D'altra parte, usando la temibile eppure inevitabile wikipedia si
impara che il Bahrein conta meno di un milione e mezzo di cittadini,
quasi un terzo dei quali risiedono all'estero, 37 ebrei, contati non so
come ma uno di wiki o si fida ciecamente oppure smette di scrivere, e
sta attuando da anni una forte politica di attrazione del turismo.
Diciamo quindi che vista la presenza di un miliardario ebreo americano
e della sua corte, si può ipotizzare che la festicciola nel piccolo
regno forse avesse qualcosa a che fare con degli investimenti e non
fosse una semplice per quanto precisa lezione di Hava Nagila ai locali.
Perciò, dal punto di vista dello sceicco ospitante un po' di buone
maniere e l'accensione di una strana lampada a nove braccia può
rientrare nelle cose plausibili da fare con degli ospiti.
Certo lo sceicco del Bahrein non poteva prevedere che diversi fra gli
americani panciuti si facessero dei bei video-selfie, e che i balli
ebraici nel suo salotto avrebbero iniziato subito a saltellare
attraverso le pagine Facebook fino ai telegiornali delle otto in
Israele e chissà dove altro. Chissà come l’ha presa.
Daniela Fubini, Tel Aviv
|
|
|