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1 Gennaio 2017 -  3 Tevet 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Benedetto Carucci Viterbi,
rabbino
Ottavo giorno di Hanukkah: otto lumi segno del superamento della dimensione naturale e del rinnovamento. Li accendiamo al principio del nuovo anno solare, inizio del tempo naturale che si ripete sempre identico.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
C’è una striscia di Charles M. Schulz in cui un Charlie Brown con il suo sguardo perso e immobile, guardandoti in faccia direttamente, dice: “Propositi per il nuovo anno? Uscirne vivo”.
Ogni tanto ti rendi conto che quello che pensavi qualcuno l’ha detto prima e, soprattutto, meglio di te.
  davar
il 2017 si apre con il terrorismo islamico 
Turchia, capodanno di sangue

"Uniti contro questa barbarie"
Solidarietà e vicinanza ai familiari delle vittime e a tutti coloro che sono stati toccati dall’attentato di Istanbul è stata espressa dalla Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Noemi Di Segni nel corso di alcuni contatti intrattenuti con i rappresentanti del governo turco in Italia e con alti esponenti del mondo cattolico.
“È già evidente che non sarà un anno facile, ma la preghiera nostra comune si alzerà anche oggi” ha osservato la Presidente dell’Unione, sottolineando l’urgenza di uno sforzo di coesione e di unità ancora più intenso come prima risposta alla minaccia del terrorismo islamico e in particolare alla sua volontà annientatrice di ogni certezza, di ogni baluardo di libertà e democrazia così faticosamente costruito.
Immediata anche la solidarietà dello Stato di Israele, dove ad intervenire sono stati tra gli altri il Presidente della Repubblica Reuven Rivlin e il Primo ministro Benjamin Netanyahu. “I nostri cuori sono con il popolo turco, che vive un momento terribile. Questo attacco è un attacco all’intera umanità. Un pensiero a chi lotta per sopravvivere” le parole del Presidente Rivlin, che attraverso i social network ha anche diffuso un messaggio di vicinanza in lingua turca.
Inaugurando l’odierno Consiglio dei ministri, Netanyahu ha sottolineato come l’attacco, l’ultimo di una lunga serie, rappresenti una conferma che il terrorismo di matrice islamica sia oggi “la più significativa minaccia per il mondo”.
Tra le 39 vittime dell’attentato finora accertate c’è anche una ragazza israeliana di 19 anni: Lian Zahar Nassar, della città araba di Tira. Stando a quanto reso noto dall’ambasciata dello Stato ebraico ad Ankara, all’interno del locale si trovavano in tutto quattro cittadini israeliani. Oltre alla giovane vittima, si tratterebbe di tre sue amiche con lei in vacanza in Turchia.
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lo speciale di pagine ebraiche
Correre tra Storia e Memoria

Dieci chilometri, per gli atleti. Tre chilometri, per tutta la cittadinanza. Due diversi percorsi – a passo lento, a passo di marcia, a velocità più spedita – per esplorare e condividere il significato dei più importanti luoghi della Memoria romana. Dal Portico d’Ottavia a via Tasso, da via degli Zingari a San Bartolomeo all’Isola. Luoghi dell’orrore e luoghi di salvezza in una narrazione comune rivolta all’intera città. È la sfida della corsa non competitiva organizzata per il prossimo 22 gennaio dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei ministri e in collaborazione con l’Associazione Maccabi Italia e la Maratona di Roma. Un’iniziativa cui Pagine Ebraiche di gennaio dedica un ampio approfondimento con le voci dei protagonisti, i percorsi, alcuni spunti di riflessione (qua il link per leggere il numero con il nostro sfogliatore Facebook).
Numerose le adesioni nel mondo dello sport, delle istituzioni e dell’associazionismo. Prenderà parte alla corsa anche un testimonial d’eccezione: Shaul Ladany, professore universitario ma soprattutto ex marciatore professionista doppiamente reduce dall’inferno. Sopravvissuto bambino al campo di sterminio nazista di Bergen-Belsen, Ladany era uno degli atleti israeliani della compagine che partecipò ai Giochi di Monaco ‘72 e che fu raggiunta dai colpi d’arma da fuoco dei terroristi palestinesi. Si salvò per miracolo, come nel lager. E da allora non ha mai smesso di correre.
L’iniziativa del 22 gennaio nasce con una finalità profonda: celebrare la vita e la capacità che lo sport ha di andare oltre ogni distinzione di religione, di credo, di cultura e di genere per rivolgersi all’insieme della società. Lo sport quindi come veicolo ideale per la diffusione di valori positivi.

l'intervista
"Dialogo, è una fase positiva

Continuiamo su questa strada"
Non si può negare la storia biblica e il legame del popolo ebraico con il Monte del Tempio. È forse il concetto più significativo affermato nel comunicato congiunto delle delegazioni del Gran Rabbinato d’Israele e della Commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l’ebraismo, riunitesi in dicembre a Roma. Parole di grande impatto, anche alla luce del recente voto Unesco su Gerusalemme. Padre Norbert Hofmann (a sinistra nell’immagine), segretario della commissione vaticana, affronta con noi le principali sfide di questo percorso.


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pilpul

Che cos'è l'antisionismo 
Non è agevole argomentare sull’antisionismo cercando di evitare da subito un definitivo giudizio di valore su di esso senza averne prima indagato appieno le sue connotazioni. Il fatto stesso che porti il prefisso “anti” rivela esplicitamente la sua natura avversativa e, in immediato riflesso, la sua carica di secca opposizione, a qualcosa così come a qualcuno. Rispetto ad una definizione che non sia unicamente schiacciata sull’attualità politica, che rischia altrimenti di travolgerne tutti i significati possibili, l’antisionismo può essere ricondotto, nella sua essenzialità, ad un ampio spettro di convinzioni e credenze che dall’opinione possono giungere al pregiudizio e, infine, alla giustificazione di un’azione di offesa nei confronti di cose e persone. Definizione sufficientemente generica ma necessaria, poiché incorpora al suo interno la storicità sia di ciò di cui dice di essere l’inverso, il sionismo per l’appunto, sia dei modi e delle ragioni con cui tale atteggiamento si è concretamente manifestato tra le persone, ossia con modalità, in luoghi e in tempi tra di loro diversi. Il fondamento comune, poiché irrevocabile, è l’affermazione che il movimento nazionale ebraico, e ciò che da esso è nei fatti derivato, a partire dallo Stato d’Israele, costituiscano qualcosa a cui contrapporsi poiché storicamente illegittimi o comunque privi di un reale motivo d’essere, tanto più se questo è morale o civile.

Claudio Vercelli
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Levi Papers - Tatuaggio
Il foglio dattiloscritto che vedete nell’immagine appartiene a una delle più importanti aggiunte dell’edizione del 1958 di Se questo è un uomo. Si inserisce a pagina 26 di quella pubblicata presso De Silva nel 1947, nel capitolo intitolato Sul fondo. Viene subito dopo il brano dove Levi introduce la parola tedesca Häftling e dove fornisce il numero del suo tatuaggio sul braccio sinistro. Nei tre o quattro anni successivi alla pubblicazione del libro presso il piccolo editore torinese gli deve essere venuto in mente che doveva dire qualcosa di più su quella operazione. Il pezzo aggiunto inizia proprio così: “L’operazione è stata lievemente dolorosa, e straordinariamente rapida”. Segue la descrizione di quanto è accaduto. Il tempo verbale che usa è il passato prossimo; tutto il brano seguente oscilla tra questo tempo e il presente. L’aggiunta è consistente, perché si tratta di almeno tre o quattro pagine (dipende dalla edizione considerata). L’aggiunta sul tatuaggio serve anche per certificare in modo testimoniale il numero dei deportati entrati nel Lager di Monowitz e per descrivere le varie nazionalità.

Marco Belpoliti, scrittore
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Una vittoria di Pirro 
Mentre i riflettori erano puntati sul voto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 23 dicembre scorso, quando 14 nazioni hanno votato a favore di una risoluzione critica di Israele e quando gli Stati Uniti, rompendo con la loro politica consolidata, hanno deciso di astenersi piuttosto di opporsi alla mozione, la questione delle motivazioni di fondo e del comportamento di parte palestinese non è stata analizzata.
Ma avrebbe dovuto esserlo, perché in realtà è la chiave dell’intera questione.
Non basta che i palestinesi abbiano rifiutato ogni offerta di un accordo di pace negli ultimi 70 anni, ma, tragicamente, i loro errori hanno fatto sì che d’ora in avanti le possibilità di trovare un accordo siano sempre meno.

David Harris, direttore esecutivo American Jewish Committee


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L'amicizia è difficile da pesare
Ammetto di leggere sempre con interesse gli ottimi corsivi di Dario Calimani. Forse è proprio il mio egoistico interesse per la sua valida prosa che mi porta, sommessamente, a fare qualche minuta osservazione sulla sua nota del 27 dicembre 2016.

Emanuele Calò
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