Benedetto Carucci Viterbi,
rabbino
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Ottavo
giorno di Hanukkah: otto lumi segno del superamento della dimensione
naturale e del rinnovamento. Li accendiamo al principio del nuovo anno
solare, inizio del tempo naturale che si ripete sempre identico.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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C’è
una striscia di Charles M. Schulz in cui un Charlie Brown con il suo
sguardo perso e immobile, guardandoti in faccia direttamente, dice:
“Propositi per il nuovo anno? Uscirne vivo”.
Ogni tanto ti rendi conto che quello che pensavi qualcuno l’ha detto prima e, soprattutto, meglio di te.
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il 2017 si apre con il terrorismo islamico
Turchia, capodanno di sangue
"Uniti contro questa barbarie"
Solidarietà
e vicinanza ai familiari delle vittime e a tutti coloro che sono stati
toccati dall’attentato di Istanbul è stata espressa dalla Presidente
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Noemi Di Segni nel corso di alcuni
contatti intrattenuti con i rappresentanti del governo turco in Italia
e con alti esponenti del mondo cattolico.
“È già evidente che non sarà un anno facile, ma la preghiera nostra
comune si alzerà anche oggi” ha osservato la Presidente dell’Unione,
sottolineando l’urgenza di uno sforzo di coesione e di unità ancora più
intenso come prima risposta alla minaccia del terrorismo islamico e in
particolare alla sua volontà annientatrice di ogni certezza, di ogni
baluardo di libertà e democrazia così faticosamente costruito.
Immediata anche la solidarietà dello Stato di Israele, dove ad
intervenire sono stati tra gli altri il Presidente della Repubblica
Reuven Rivlin e il Primo ministro Benjamin Netanyahu. “I nostri cuori
sono con il popolo turco, che vive un momento terribile. Questo attacco
è un attacco all’intera umanità. Un pensiero a chi lotta per
sopravvivere” le parole del Presidente Rivlin, che attraverso i social
network ha anche diffuso un messaggio di vicinanza in lingua turca.
Inaugurando l’odierno Consiglio dei ministri, Netanyahu ha sottolineato
come l’attacco, l’ultimo di una lunga serie, rappresenti una conferma
che il terrorismo di matrice islamica sia oggi “la più significativa
minaccia per il mondo”.
Tra le 39 vittime dell’attentato finora accertate c’è anche una ragazza
israeliana di 19 anni: Lian Zahar Nassar, della città araba di Tira.
Stando a quanto reso noto dall’ambasciata dello Stato ebraico ad
Ankara, all’interno del locale si trovavano in tutto quattro cittadini
israeliani. Oltre alla giovane vittima, si tratterebbe di tre sue
amiche con lei in vacanza in Turchia. Leggi
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lo speciale di pagine ebraiche
Correre tra Storia e Memoria
Dieci
chilometri, per gli atleti. Tre chilometri, per tutta la cittadinanza.
Due diversi percorsi – a passo lento, a passo di marcia, a velocità più
spedita – per esplorare e condividere il significato dei più importanti
luoghi della Memoria romana. Dal Portico d’Ottavia a via Tasso, da via
degli Zingari a San Bartolomeo all’Isola. Luoghi dell’orrore e luoghi
di salvezza in una narrazione comune rivolta all’intera città. È la
sfida della corsa non competitiva organizzata per il prossimo 22
gennaio dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, sotto l’egida
della Presidenza del Consiglio dei ministri e in collaborazione con
l’Associazione Maccabi Italia e la Maratona di Roma. Un’iniziativa cui
Pagine Ebraiche di gennaio dedica un ampio approfondimento con le voci
dei protagonisti, i percorsi, alcuni spunti di riflessione (qua il link per leggere il numero con il nostro sfogliatore Facebook).
Numerose le adesioni nel mondo dello sport, delle istituzioni e
dell’associazionismo. Prenderà parte alla corsa anche un testimonial
d’eccezione: Shaul Ladany, professore universitario ma soprattutto ex
marciatore professionista doppiamente reduce dall’inferno.
Sopravvissuto bambino al campo di sterminio nazista di Bergen-Belsen,
Ladany era uno degli atleti israeliani della compagine che partecipò ai
Giochi di Monaco ‘72 e che fu raggiunta dai colpi d’arma da fuoco dei
terroristi palestinesi. Si salvò per miracolo, come nel lager. E da
allora non ha mai smesso di correre.
L’iniziativa del 22 gennaio nasce con una finalità profonda: celebrare
la vita e la capacità che lo sport ha di andare oltre ogni distinzione
di religione, di credo, di cultura e di genere per rivolgersi
all’insieme della società. Lo sport quindi come veicolo ideale per la
diffusione di valori positivi.
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Che cos'è l'antisionismo |
Non
è agevole argomentare sull’antisionismo cercando di evitare da subito
un definitivo giudizio di valore su di esso senza averne prima indagato
appieno le sue connotazioni. Il fatto stesso che porti il prefisso
“anti” rivela esplicitamente la sua natura avversativa e, in immediato
riflesso, la sua carica di secca opposizione, a qualcosa così come a
qualcuno. Rispetto ad una definizione che non sia unicamente
schiacciata sull’attualità politica, che rischia altrimenti di
travolgerne tutti i significati possibili, l’antisionismo può essere
ricondotto, nella sua essenzialità, ad un ampio spettro di convinzioni
e credenze che dall’opinione possono giungere al pregiudizio e, infine,
alla giustificazione di un’azione di offesa nei confronti di cose e
persone. Definizione sufficientemente generica ma necessaria, poiché
incorpora al suo interno la storicità sia di ciò di cui dice di essere
l’inverso, il sionismo per l’appunto, sia dei modi e delle ragioni con
cui tale atteggiamento si è concretamente manifestato tra le persone,
ossia con modalità, in luoghi e in tempi tra di loro diversi. Il
fondamento comune, poiché irrevocabile, è l’affermazione che il
movimento nazionale ebraico, e ciò che da esso è nei fatti derivato, a
partire dallo Stato d’Israele, costituiscano qualcosa a cui
contrapporsi poiché storicamente illegittimi o comunque privi di un
reale motivo d’essere, tanto più se questo è morale o civile.
Claudio Vercelli
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Levi Papers - Tatuaggio
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Il
foglio dattiloscritto che vedete nell’immagine appartiene a una delle
più importanti aggiunte dell’edizione del 1958 di Se questo è un uomo.
Si inserisce a pagina 26 di quella pubblicata presso De Silva nel 1947,
nel capitolo intitolato Sul fondo. Viene subito dopo il brano dove Levi
introduce la parola tedesca
Häftling e dove fornisce il numero del suo tatuaggio sul braccio
sinistro. Nei tre o quattro anni successivi alla pubblicazione del
libro presso il piccolo editore torinese gli deve essere venuto in
mente che doveva dire qualcosa di più su quella operazione. Il pezzo
aggiunto inizia proprio così: “L’operazione è stata lievemente
dolorosa, e straordinariamente rapida”. Segue la descrizione di quanto
è accaduto. Il tempo verbale che usa è il passato prossimo; tutto il
brano seguente oscilla tra questo tempo e il presente. L’aggiunta è
consistente, perché si tratta di almeno tre o quattro pagine (dipende
dalla edizione considerata). L’aggiunta sul tatuaggio serve anche per
certificare in modo testimoniale il numero dei deportati entrati nel
Lager di Monowitz e per descrivere le varie nazionalità.
Marco Belpoliti, scrittore
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Una vittoria di Pirro |
Mentre
i riflettori erano puntati sul voto del Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite del 23 dicembre scorso, quando 14 nazioni hanno votato a
favore di una risoluzione critica di Israele e quando gli Stati Uniti,
rompendo con la loro politica consolidata, hanno deciso di astenersi
piuttosto di opporsi alla mozione, la questione delle motivazioni di
fondo e del comportamento di parte palestinese non è stata analizzata.
Ma avrebbe dovuto esserlo, perché in realtà è la chiave dell’intera questione.
Non basta che i palestinesi abbiano rifiutato ogni offerta di un
accordo di pace negli ultimi 70 anni, ma, tragicamente, i loro errori
hanno fatto sì che d’ora in avanti le possibilità di trovare un accordo
siano sempre meno.
David Harris, direttore esecutivo American Jewish Committee
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L'amicizia è difficile da pesare |
Ammetto
di leggere sempre con interesse gli ottimi corsivi di Dario Calimani.
Forse è proprio il mio egoistico interesse per la sua valida prosa che
mi porta, sommessamente, a fare qualche minuta osservazione sulla sua
nota del 27 dicembre 2016.
Emanuele Calò
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