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2 gennaio 2017 - 4 Tevet 5777
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Jonathan Sacks, rabbino
Ci sono sempre stati due modi di vivere. Possiamo maledire l'oscurità o possiamo accendere una luce.
 
Anna
Foa,
storica
"Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile", ha detto Francesco d'Assisi. Una parola di speranza per il 2017.
 
Istanbul, caccia
al terrorista
Le autorità turche sono ancora in cerca del terrorista che, armato di mitragliatore, ha compiuto nella notte di capodanno la strage al Reina, locale simbolo della Istanbul laica. 39 le persone uccise e oltre 70 i feriti, riportano i giornali. L’attentato non è ancora stato rivendicato ma secondo le autorità c’è la mano dell’Isis e del fondamentalismo islamico: il terrorista durante l’attacco, scrive il Messaggero, ha urlato “Allah Akbar”. Diverse le analisi che compaiono sui quotidiani italiani riguarda l’attacco: secondo Elif Shafak, scrittrice turca intervistata da Repubblica, l’attacco rappresenta il cambiamento avvenuto nel suo Paese nel corso degli anni. “La Turchia – spiega Shafak – non unisce più due mondi, Oriente e Occidente ma è la nuova frontiera del terrorismo”. Il Corriere della Sera, con due articoli in prima pagina, sottolinea invece le responsabilità del presidente Erdogan di fronte all’emergere dell’integralismo e del terrorismo islamista in Turchi. Massimo Nava scrive infatti che non si può dimenticare “l’ambiguità di un regime che ha fatto calcoli sull’islamismo radicale”, parlando di Erdogan mentre Antonio Ferrari sottolinea come sul fronte della lotta all’Isis, “Fino a un anno fa o poco meno, la Turchia aveva un atteggiamento abbastanza ambiguo e sicuramente opaco”. “Pur di indebolire il presidente siriano Bashar Assad, – scrive Ferrari – Erdogan era stato pronto a sostenere tutte le opposizioni siriane in armi. I tir, scortati da agenti dei servizi segreti e diretti nel Paese confinante, trasportavano armi pesanti e leggere che finivano anche ai jihadisti (Isis e Al Nusra), come documentato da immagini non smentibili”.

Firenze, la bomba contro Casapound. Ha perso una mano e un occhio Mario Vece, l’artificiere che ieri è intervenuto per disinnescare la bomba trovata a Firenze di fronte al Bargello, una libreria vicina a Casa Pound, l’associazione di estrema destra. “Ho fatto il mio dovere, sono i rischi del mestiere, ma spero tanto di tornare a fare il poliziotto”, ha dichiarato Vece al Corriere. L’ordigno “è sicuramente di natura politica in relazione all’obiettivo e alle caratteristiche del manufatto”, hanno affermato fonti di polizia. Uno dei leader di Casa Pound, Simone DI Stefano, intervistato da La Stampa, cerca intanto di usare l’episodio per ottenere una legittimazione da parte dell’arco politico del movimento di estrema destra.

Mantova, la questione cimitero. Il Corriere di Milano torna sul tema del progetto edilizio portato avanti dall’amministrazione di Mantova e in parte legato al luogo dove un tempo sorgeva l’antico cimitero ebraico di San Nicolò, oggi dismesso. Nell’articolo si parla delle posizioni espresse dall’UCEI che chiede la tutela del luogo. “Stiamo organizzando un secondo momento tecnico per capire che spazi di mediazione ci sono — spiega l’assessore all’urbanistica Andrea Murari — ma non intendiamo fermare il piano di riqualificazione dell’area, in stato di degrado assoluto. Il progetto è stato presentato e finanziato. Non possiamo permetterci di fermarlo”. Intanto, prima di Natale, le ruspe sono entrate a pulire l’area e “renderla accessibile dopo anni di incuria”, scrive il Corriere. “Non stravolgeremo il luogo – continua Murari – ci limiteremo a recuperarne gli spazi, compresi i capannoni ammalo-rati. E su eventuali vincoli si esprimerà la Soprintendenza archeologica”.
 
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  davar
la giovane vittima israeliana di istanbul 
Lian Nasser (1997-2017) 
“Non avrei mai pensato di tornare a casa senza Lian. Non avrei mai immaginato una cosa del genere, che avremmo perso la nostra migliore amica”. Ruwa Manour, della città israeliana di Tira, la scorsa notte era al Reina di Istanbul assieme alle amiche Alaa Abed Alahi, Lian Nasser (nell'immagine a sinistra) e Aya Ahsan Abed Alahiee quando il terrorista dell'Isis (nelle scorse ore il movimento terroristico islamista ha rivendicato l'attentato) è entrato dentro il locale e ha compiuto la sua strage. 39 persone sono state uccise e oltre 70 ferite. Tra le vittime, c'era anche Lian, 18 anni, amica del cuore di Ruwa. “Dopo la sparatoria, ho cercato le mie amiche. Volevo poterle aiutare”, ha raccontato Ruwa ai media israeliani una volta tornata in patria. “Dopo l'attacco, io sono rimasta ferita, ho preso Aya con me e ci siamo nascoste nel deposito”.
La giovane è una volontaria del Maghen David Adom (nell'immagine in alto), la Croce rossa israeliana, e ha raccontato di aver prestato soccorso ad alcune persone rimaste ferite nell'attentato, questo nonostante lei stessa fosse rimasta ferita a una mano e a una gamba. “Ho prestato assistenza medica a una donna del Kuwait che aveva perso conoscenza. Sentivo il dovere di aiutare gli altri”. Solo ore dopo hanno scoperto di cosa era accaduto a Lian, una delle prime vittime identificate dell'attentato di Istanbul. Le autorità israeliane stanno lavorando per riportare a Tira e ai famigliari la salma della ragazza. “Condivido il dolore della famiglia di Lian Nasser. Come tutte le vittime dell'attentato, Lian era lì per celebrare il nuovo anno ed è stata uccisa da un feroce terrorista – il messaggio di cordoglio scritto in ebraico, arabo e inglese dal Presidente d'Israele Reuven Rivlin – Continueremo a combattere contro il terrore, in casa nostra come fuori, con coraggio, senza esitazioni, fino a che non sarà battuto”.
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pagine ebraiche - dossier golem 
Consapevolezza e spaesamento
Il mito portato in scena

Si chiama Quinta Torre l’avamposto simbolico in cui si svolge la parte centrale del Golem, il dramma che Halpern Leivick, nato in Bielorussia nel 1888, compose in yiddish tra il 1917 e il 1920 a New York, dove era riuscito a rifugiarsi dopo una serie di vicissitudini che trasformano a sua volta l’autore nel personaggio di un altro dramma. Nel Golem pare anticipare ciò che sarebbe successo da lì a pochi anni in quell’Europa da cui era riuscito a fuggire, anche forse perché, come scrive Laura Quercioli Mincer, curatrice e traduttrice del  leiick-quercioli-mincervolume recentemente pubblicato da Marsilo, “La biografia dei primi anni di vita di Leivick, il più grande di nove figli, è quella tipica, e difficile da idealizzare, dello shtetl. Miseria e promiscuità, un padre insoddisfatto e manesco e la disciplina ferrea dello kheyder, la scuola tradizionale”. I primi anni trascorsi nella natia Igumen sono terribilmente “normali”: il paesaggio è fermo nel tempo e ci sono talmente poche notizie disponibili – una strage di nazionalisti lituani compiuta dalla polizia politica sovietica, una strage di ebrei – che lo scrittore Manes Sperber la definisce “uno dei più miserabili borghi ebraici di tutta la Bielorussia”.
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INFORMAZIONE – INTERNATIONAL EDITION 
Meis: il profumo delle domande 
Profumi e interrogativi al centro del nuovo progetto nell’ambito del Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, come raccontato nell’odierna uscita di Pagine Ebraiche International Edition: al MEIS verrà inaugurato in primavera il “Giardino delle Domande”, un’area del complesso dedicata agli aromi della tradizione ebraica, dalle spezie dell’Havdalah alle Sette Specie bibliche, ma anche a offrire le risposte ai dubbi più frequenti di chi si trova a esplorare le caratteristiche fondamentali delle regole perno dell’ebraismo, prime fra tutte quelle alimentari.
Per i lettori internazionali l’occasione di scoprire gemme di storia e vita ebraica in luoghi meno conosciuti della penisola: nella sezione Bechol Lashon, questa settimana in lingua tedesca, è offerto un approfondimento sull’antico mikve (bagno rituale) di Siracusa, mentre in Italics si racconta del progetto delle Chanukkiot di Design portato avanti dalla Comunità di Casale Monferrato.
Tante domande anche alla conferenza stampa del nuovo primo ministro italiano Paolo Gentiloni. Sollecitato da Pagine Ebraiche, il premier traccia una visione per il Medio Oriente, che definisce una priorità da rimettere al centro dell’agenda, ribadendosi tra l’altro fermamente contrario al tentativo di isolare Israele diplomaticamente.
A rispondere alle domande del giornale dell’ebraismo italiano è stato anche Padre Norbert Hofmann, segretario della Commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l’ebraismo, che definisce il dialogo ebraico-cristiano “a un ottimo punto”, illustrando successi e sfide del lavoro portato avanti con il Rabbinato centrale di Israele.
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pilpul
Oltremare – L'ultima band
Se il primo dell'anno deve segnare il tono dell'anno nuovo, meglio evitare tutti i giornali, che parlano dell'ennesimo atto di terrorismo, dopo il quale nessuno si sogna neanche più di scrivere "Je suis Istanbul". Siamo già stati Charlie, Parigi, Tel Aviv proprio un anno fa, Nizza, Berlino e molte altre città, e non è servito a un granché. Meglio allora una fuga al cinema, meglio ancora per vedere una commedia, che come sempre nel cinema israeliano parla in realtà di cose serissime. "L'ultima band in Libano" in altre epoche sarebbe diventato un piccolo cult. Se la gente vedesse ancora i film al cinema o almeno in disordinati gruppi di amici in mezzo a popcorn fatti in casa e non ciascuno per sé e Netflix per tutti, io ci scommetto che un paio di generazioni entro poco saprebbero a memoria sequenze intere di questo film, come sa ancora recitare tutta "Givat Halfon" e "Mifza Safta”.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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