Jonathan Sacks, rabbino |
Ci sono sempre stati due modi di vivere. Possiamo maledire l'oscurità o possiamo accendere una luce.
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Anna
Foa,
storica |
"Cominciate
col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E
all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile", ha detto
Francesco d'Assisi. Una parola di speranza per il 2017.
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Istanbul, caccia
al terrorista
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Le
autorità turche sono ancora in cerca del terrorista che, armato di
mitragliatore, ha compiuto nella notte di capodanno la strage al Reina,
locale simbolo della Istanbul laica. 39 le persone uccise e oltre 70 i
feriti, riportano i giornali. L’attentato non è ancora stato
rivendicato ma secondo le autorità c’è la mano dell’Isis e del
fondamentalismo islamico: il terrorista durante l’attacco, scrive il
Messaggero, ha urlato “Allah Akbar”. Diverse le analisi che compaiono
sui quotidiani italiani riguarda l’attacco: secondo Elif Shafak,
scrittrice turca intervistata da Repubblica, l’attacco rappresenta il
cambiamento avvenuto nel suo Paese nel corso degli anni. “La Turchia –
spiega Shafak – non unisce più due mondi, Oriente e Occidente ma è la
nuova frontiera del terrorismo”. Il Corriere della Sera, con due
articoli in prima pagina, sottolinea invece le responsabilità del
presidente Erdogan di fronte all’emergere dell’integralismo e del
terrorismo islamista in Turchi. Massimo Nava scrive infatti che non si
può dimenticare “l’ambiguità di un regime che ha fatto calcoli
sull’islamismo radicale”, parlando di Erdogan mentre Antonio Ferrari
sottolinea come sul fronte della lotta all’Isis, “Fino a un anno fa o
poco meno, la Turchia aveva un atteggiamento abbastanza ambiguo e
sicuramente opaco”. “Pur di indebolire il presidente siriano Bashar
Assad, – scrive Ferrari – Erdogan era stato pronto a sostenere tutte le
opposizioni siriane in armi. I tir, scortati da agenti dei servizi
segreti e diretti nel Paese confinante, trasportavano armi pesanti e
leggere che finivano anche ai jihadisti (Isis e Al Nusra), come
documentato da immagini non smentibili”.
Firenze, la bomba contro Casapound. Ha perso una mano e un occhio Mario
Vece, l’artificiere che ieri è intervenuto per disinnescare la bomba
trovata a Firenze di fronte al Bargello, una libreria vicina a Casa
Pound, l’associazione di estrema destra. “Ho fatto il mio dovere, sono
i rischi del mestiere, ma spero tanto di tornare a fare il poliziotto”,
ha dichiarato Vece al Corriere. L’ordigno “è sicuramente di natura
politica in relazione all’obiettivo e alle caratteristiche del
manufatto”, hanno affermato fonti di polizia. Uno dei leader di Casa
Pound, Simone DI Stefano, intervistato da La Stampa, cerca intanto di
usare l’episodio per ottenere una legittimazione da parte dell’arco
politico del movimento di estrema destra.
Mantova, la questione cimitero. Il Corriere di Milano torna sul tema
del progetto edilizio portato avanti dall’amministrazione di Mantova e
in parte legato al luogo dove un tempo sorgeva l’antico cimitero
ebraico di San Nicolò, oggi dismesso. Nell’articolo si parla delle
posizioni espresse dall’UCEI che chiede la tutela del luogo. “Stiamo
organizzando un secondo momento tecnico per capire che spazi di
mediazione ci sono — spiega l’assessore all’urbanistica Andrea Murari —
ma non intendiamo fermare il piano di riqualificazione dell’area, in
stato di degrado assoluto. Il progetto è stato presentato e finanziato.
Non possiamo permetterci di fermarlo”. Intanto, prima di Natale, le
ruspe sono entrate a pulire l’area e “renderla accessibile dopo anni di
incuria”, scrive il Corriere. “Non stravolgeremo il luogo – continua
Murari – ci limiteremo a recuperarne gli spazi, compresi i capannoni
ammalo-rati. E su eventuali vincoli si esprimerà la Soprintendenza
archeologica”.
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la giovane vittima israeliana di istanbul
Lian Nasser (1997-2017)
“Non
avrei mai pensato di tornare a casa senza Lian. Non avrei mai
immaginato una cosa del genere, che avremmo perso la nostra migliore
amica”. Ruwa Manour, della città israeliana di Tira, la scorsa notte
era al Reina di Istanbul assieme alle amiche Alaa Abed Alahi, Lian
Nasser (nell'immagine a sinistra) e Aya Ahsan Abed Alahiee quando il
terrorista dell'Isis (nelle scorse ore il movimento terroristico
islamista ha rivendicato l'attentato) è entrato dentro il locale e ha
compiuto la sua strage. 39 persone sono state uccise e oltre 70 ferite.
Tra le vittime, c'era anche Lian, 18 anni, amica del cuore di Ruwa.
“Dopo la sparatoria, ho cercato le mie amiche. Volevo poterle aiutare”,
ha raccontato Ruwa ai media israeliani una volta tornata in patria.
“Dopo l'attacco, io sono rimasta ferita, ho preso Aya con me e ci siamo
nascoste nel deposito”.
La
giovane è una volontaria del Maghen David Adom (nell'immagine in alto),
la Croce rossa israeliana, e ha raccontato di aver prestato soccorso ad
alcune persone rimaste ferite nell'attentato, questo nonostante lei
stessa fosse rimasta ferita a una mano e a una gamba. “Ho prestato
assistenza medica a una donna del Kuwait che aveva perso conoscenza.
Sentivo il dovere di aiutare gli altri”. Solo ore dopo hanno scoperto
di cosa era accaduto a Lian, una delle prime vittime identificate
dell'attentato di Istanbul. Le autorità israeliane stanno lavorando per
riportare a Tira e ai famigliari la salma della ragazza. “Condivido il
dolore della famiglia di Lian Nasser. Come tutte le vittime
dell'attentato, Lian era lì per celebrare il nuovo anno ed è stata
uccisa da un feroce terrorista – il messaggio di cordoglio scritto in
ebraico, arabo e inglese dal Presidente d'Israele Reuven Rivlin –
Continueremo a combattere contro il terrore, in casa nostra come fuori,
con coraggio, senza esitazioni, fino a che non sarà battuto”.
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pagine ebraiche - dossier golem
Consapevolezza e spaesamento
Il mito portato in scena
Si
chiama Quinta Torre l’avamposto simbolico in cui si svolge la parte
centrale del Golem, il dramma che Halpern Leivick, nato in Bielorussia
nel 1888, compose in yiddish tra il 1917 e il 1920 a New York, dove era
riuscito a rifugiarsi dopo una serie di vicissitudini che trasformano a
sua volta l’autore nel personaggio di un altro dramma. Nel Golem pare
anticipare ciò che sarebbe successo da lì a pochi anni in quell’Europa
da cui era riuscito a fuggire, anche forse perché, come scrive Laura
Quercioli Mincer, curatrice e traduttrice del
leiick-quercioli-mincervolume recentemente pubblicato da Marsilo, “La
biografia dei primi anni di vita di Leivick, il più grande di nove
figli, è quella tipica, e difficile da idealizzare, dello shtetl.
Miseria e promiscuità, un padre insoddisfatto e manesco e la disciplina
ferrea dello kheyder, la scuola tradizionale”. I primi anni trascorsi
nella natia Igumen sono terribilmente “normali”: il paesaggio è fermo
nel tempo e ci sono talmente poche notizie disponibili – una strage di
nazionalisti lituani compiuta dalla polizia politica sovietica, una
strage di ebrei – che lo scrittore Manes Sperber la definisce “uno dei
più miserabili borghi ebraici di tutta la Bielorussia”.
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INFORMAZIONE
– INTERNATIONAL EDITION
Meis: il profumo delle domande
Profumi
e interrogativi al centro del nuovo progetto nell’ambito del Museo
dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, come raccontato nell’odierna
uscita di Pagine Ebraiche International Edition: al MEIS verrà
inaugurato in primavera il “Giardino delle Domande”, un’area del
complesso dedicata agli aromi della tradizione ebraica, dalle spezie
dell’Havdalah alle Sette Specie bibliche, ma anche a offrire le
risposte ai dubbi più frequenti di chi si trova a esplorare le
caratteristiche fondamentali delle regole perno dell’ebraismo, prime
fra tutte quelle alimentari.
Per i lettori internazionali l’occasione di scoprire gemme di storia e
vita ebraica in luoghi meno conosciuti della penisola: nella sezione
Bechol Lashon, questa settimana in lingua tedesca, è offerto un
approfondimento sull’antico mikve (bagno rituale) di Siracusa, mentre
in Italics si racconta del progetto delle Chanukkiot di Design portato
avanti dalla Comunità di Casale Monferrato.
Tante domande anche alla conferenza stampa del nuovo primo ministro
italiano Paolo Gentiloni. Sollecitato da Pagine Ebraiche, il premier
traccia una visione per il Medio Oriente, che definisce una priorità da
rimettere al centro dell’agenda, ribadendosi tra l’altro fermamente
contrario al tentativo di isolare Israele diplomaticamente.
A rispondere alle domande del giornale dell’ebraismo italiano è stato
anche Padre Norbert Hofmann, segretario della Commissione della Santa
Sede per i rapporti religiosi con l’ebraismo, che definisce il dialogo
ebraico-cristiano “a un ottimo punto”, illustrando successi e sfide del
lavoro portato avanti con il Rabbinato centrale di Israele.
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Oltremare – L'ultima band |
Se
il primo dell'anno deve segnare il tono dell'anno nuovo, meglio evitare
tutti i giornali, che parlano dell'ennesimo atto di terrorismo, dopo il
quale nessuno si sogna neanche più di scrivere "Je suis Istanbul".
Siamo già stati Charlie, Parigi, Tel Aviv proprio un anno fa, Nizza,
Berlino e molte altre città, e non è servito a un granché. Meglio
allora una fuga al cinema, meglio ancora per vedere una commedia, che
come sempre nel cinema israeliano parla in realtà di cose serissime.
"L'ultima band in Libano" in altre epoche sarebbe diventato un piccolo
cult. Se la gente vedesse ancora i film al cinema o almeno in
disordinati gruppi di amici in mezzo a popcorn fatti in casa e non
ciascuno per sé e Netflix per tutti, io ci scommetto che un paio di
generazioni entro poco saprebbero a memoria sequenze intere di questo
film, come sa ancora recitare tutta "Givat Halfon" e "Mifza Safta”.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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