Benedetto Carucci Viterbi,
rabbino
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Nella
grotta di Machpelà - mentre viene sepolto Giacobbe - rotola anche la
testa di Esaù, che si poggia sul petto del padre Isacco. Evidentemente
la sua dimensione intellettuale è di tale levatura da meritare di stare
lì, insieme ai patriarchi. Differenza tra chi lavora su di sé solo di
testa e chi lo fa integralmente: Giacobbe, come dice il suo nome - che
mantiene anche dopo essere diventato Israel - si è elevato dalla testa
al tallone ('eqev), dell'intelletto alla parte più bassa e meno
sensibile del corpo.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee | Lo
sterminio di migliaia di persone in Siria, il genocidio degli Yazidi in
Iraq o le persecuzioni dei Rohingya ci mostrano un nuovo fallimento
delle Nazioni Unite e della comunità internazionale che non riescono a
prevenire le atrocità di massa e a mantenere l’impegno morale del “mai
più” pronunciato dopo la Shoah.
II prossimo martedì, 17 gennaio, Marcello Flores, uno storico convinto
che la cultura dei diritti umani sia “sapere per fare”, ne
parlerà al Teatro Franco Parenti a Milano. Varrà la pena ascoltarlo.
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Conferenza di Parigi al via Al tavolo senza Israele
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Si
svolgerà oggi a Parigi la conferenza internazionale dedicata al Medio
Oriente. La seconda sul tema dopo quella del tre giugno scorso con il
segretario di Stato americano John Kerry e una trentina di paesi. “Ecco
oggi la seconda conferenza, con il segretario Kerry e stavolta una
settantina di Paesi. Le possibilità che si raggiunga qualche risultato
concreto sono ancora più scarse” scrive il Corriere.
Come noto, Israele non parteciperà. Uno “schiaffo a Hollande”, scrive sempre il Corriere.
Ieri intanto Abu Mazen, che ha incontrato papa Bergoglio e inaugurato
l’ambasciata palestinese presso la Santa Sede, ha lanciato il seguente
messaggio a Donald Trump: “Mai la vostra ambasciata a Gerusalemme” (La
Stampa).
“Per un’ora e mezza i militanti di Forza Nuova si sono goduti la
location che a Milano nessuna formazione di estrema destra, per nessuna
manifestazione, ha mai avuto in concessione. Mai. Da nessuna giunta”.
Così Repubblica Milano racconta il raduno svoltosi ieri nel cuore del
capoluogo lombardo, davanti all’Arco della Pace.
Sull’inaugurazione dell’ambasciata palestinese, un intervento della
presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello sul Tempo: “Il
Vaticano ha fatto un passo avanti perchè sulla carta lo Stato
palestinese non esiste, visto che non esiste un’autorità sovrana a Gaza
e Cisgiordania. Per una pace duratura servono regole chiare e non
riconoscimenti unilaterali”.
Sul domenicale del Sole 24 Ore, ampia presentazione dei temi che
saranno toccati in occasione del Concerto per la Memoria che si
svolgerà la sera del 26 gennaio all’Auditorium Parco della Musica.
Protagonista il campo di Ferramonti, in Calabria, dove gli internati
svilupparono “una vita comunitaria e artistica molto ricca”.
L’iniziativa è organizzata da Viviana Kasam e Marilena Francese con il
patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il Giorno,
sotto l’egida dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e in
collaborazione con l’Accademia di Santa Cecilia.
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la riunione in svolgimento a roma L'identità declinata al futuro
Consiglio UCEI a confronto
Identità e presenza ebraica, quale scenario per il futuro?
Questo il tema che ha segnato la prima parte della riunione del
Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in svolgimento a
Roma.
Tema, di grande attualità, che è stato al centro di molteplici interventi e riflessioni.
Ad aprire la sessione un inquadramento generale del professor Sergio
Della Pergola, tra i massimi esperti di demografia al mondo, che ha
permesso di cogliere differenze e analogie tra le varie Comunità anche
in relazione ai fenomeni avvenuti a livello macro in questi ultimi
decenni. Fenomeni che hanno cambiato, tra le altre, la realtà di
Israele ma soprattutto il volto della Diaspora: i tassi di natalità e
il tema dei matrimoni misti, ha spiegato Della Pergola, sono soltanto
alcune delle questioni che stanno modificando il mondo ebraico.
“Identità e futuro” le parole chiave individuate dal rabbino capo di
Roma Riccardo Di Segni, che ha parlato sia di emergenza demografica che
di emergenza qualitativa del modo in cui da alcuni viene vissuto il
proprio ebraismo. Da parte del rav, che ha fornito alcuni dati relativi
alle principali criticità (tra cui il calo vistoso delle nascite
rispetto agli Sessanta e Settanta del secolo scorso), è arrivato
l’invito a prendere atto dei fenomeni in tutta la loro grandezza e ad
intervenire con strumenti più aggiornati e organizzati.
Le principali difficoltà sono state analizzate anche dal professor
Gabriel Levi, che ha comparato la realtà numerica dell’ebraismo
italiano di pochi decenni fa con quella odierna. Un drastico calo,
molti problemi aperti. Una via d’uscita però ci sarebbe: è nella Torah,
dice il professore. Ma in una Torah condivisa, non per “pochi ma
buoni”. È nella capacità di non escludere chi si ritiene diverso da
noi, di non perdere nessuno per strada.
L’invito alla leadership UCEI dello storico sociale delle idee David
Bidussa, in collegamento telefonico da Milano, è a guardare ai paesi
più vicini all’Italia, a stringere alleanze, a rafforzare relazioni e
progettualità. È pressante la sfida di ripensarci, afferma lo studioso.
Ma questa crescita non può avvenire da soli, con le esigue forze
numeriche di cui dispone l’ebraismo italiano. Serve una rete sempre più
estesa. Serve una capacità reale di andare oltre le frontiere.
Introdotti dal sociologo Enrico Finzi, sono poi intervenuti con alcune
riflessioni diversi esponenti del Consiglio UCEI. Queste le domande
poste da Finzi: “Abbiamo un futuro? Come pensiamo di avere quella
propositività che ci spinge in quella direzione?”.
Nessuno deve sentirsi escluso, l’accoglienza va rinforzata. Un concetto chiaramente sostenuto da tutti i protagonisti.
Ad aprire gli interventi una riflessione di Joyce Bigio, prima
esponente reform nel Consiglio UCEI, cui hanno fatto seguito le parole
di Raffaele Sassun, Guido Osimo, Gianni Ascarelli, Davide Romanin
Jacur, Livia Ottolenghi, Gianluca Pontecorvo, Mauro Tabor, Victor
Magiar, Jacqueline Fellus, Raffaele Turiel, Roberto Israel, Elisabetta
Innerhofer, Mino Di Porto, Ruth Dureghello, Cobi Benatoff, rav Alfonso
Arbib, Saul Meghnagi, Sara Modena, Dalia Gubbay, Giorgio Mortara,
Claudio Moscati, Sara Cividalli, Davide Jona Falco e Milo Hasbani.
A partecipare alla sessione anche il rabbino chabad Shalom Hazan e il
presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia Ariel Nacamulli.
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QUI TEL AVIV - L'INIZIATIVA Da Israele alla Firenze del '66
Il grande cuore degli "Angeli"
Partirono
anche da Israele, con la voglia di dare una mano, salvare una città e i
suoi tesori. Non sono più i ragazzi di un tempo, ma quella luce non si
è spenta. “Angeli del fango”, d’altronde, lo si è per sempre.
Non ha nascosto l’emozione il sindaco di Firenze, Dario Nardella,
nell’abbracciarli ieri sera al Neve Schechter Institute di Tel Aviv.
Una delle tappe più significative della quattro giorni di impegni
istituzionali in Israele del primo cittadino del capoluogo toscano.
Tra le varie iniziative, l’evento “Fuggire, nascondersi, salvarsi a
Firenze durante la Shoah” in programma questa sera al Museo Eretz
Israel. Ad intervenire Giulia Donati, Aldo Baquis e David Cassuto.
Nell’occasione il liutaio Amnon Weinstein presenterà “Violins of Hope”,
il suo progetto di recupero degli strumenti musicali salvati dai campi
di sterminio.
Ad accompagnare il sindaco Nardella anche l'ambasciatore italiano in Israele Francesco Maria Talò.
Clicca qui per leggere l'intervista a David Cassuto
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Fiat veritas, et pereat mundus
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Afferma
una oramai proverbiale (ed anche un poco inflazionata, quanto meno
nelle citazioni, ma la licenza ce la prendiamo lo stesso, in questo
caso) Hannah Arendt in «Verità e politica» che: «Nessuno ha mai
dubitato del fatto che verità e politica siano in rapporti piuttosto
cattivi l’una con l’altra e nessuno, che io sappia, ha mai annoverato
la sincerità tra le virtù politiche. Le menzogne sono sempre state
considerate dei necessari e legittimi strumenti non solo del mestiere
del politico o del demagogo, ma anche di quello dello statista». Più
che cinica sarebbe il caso di riconoscere che sia realistica, al limite
dell’impietoso. Poco più in là, nel medesimo testo, aggiunge:
«Probabilmente nessuna epoca passata ha tollerato tante opinioni
diverse su questioni religiose o filosofiche; la verità di fatto, però,
qualora capiti che si opponga al profitto o al piacere di un dato
gruppo, è accolta oggi con un’ostilità maggiore che in passato». Forse,
per ragionare sulla cosiddetta “post-verità” (qualora esista), sulla
Misinformation e quant’altro partendo da qualche riscontro storico, più
che pensare che l’età che stiamo vivendo sia di per sé (e in sé)
eccezionale, magari nel senso più deteriore dell’espressione, sarebbe
bene riprendere in mano la filosofa germano-statunitense, insieme ad
un’altra figura del pensiero contemporaneo, quando quest’ultimo afferma
che: «non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma
è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro
coscienza». Le bufale esistono soprattutto perché si vuole credere ad
esse. Sono come una specie di verità parallela, una sorta di
risarcimento temporaneo, un sogno possibile perché desiderato che si
trasforma, ben presto, in incubo. Non è vero che la realtà, ossia anche
la politica (cosa diversa dalla «verità» come tale), sia
necessariamente inconoscibile, sommersi come saremmo da un eccesso di
sollecitazioni. Semmai è lo sguardo che vogliamo rivolgere ad essa che
muta, risultandoci spesso insostenibile. Abbiamo pertanto bisogno
sempre più spesso di trovare un qualche rifugio consolatorio. Ci
fingiamo quindi “ignoranti” quando ci occorre di trascurare ciò che ci
angoscia, impedendoci di vedere oltre un orizzonte che non sia quello
dei timori senza risarcimento. Salvo poi rischiare un brusco risveglio.
Se non affronti la realtà sarà lei a imporsi a te medesimo. Più prima
che poi.
Claudio Vercelli
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Levi Papers - Le notti
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I
fogli dattiloscritti recano il numero 19. Vanno aggiunti al capitolo Le
nostre notti. Levi ha battuto a macchina due fogli e ha indicato la
giuntura con l’edizione del 1947 in fondo al dattiloscritto. Per questo
ha ribattuto quello che nell’edizione del 1947 di Se questo è un uomo è
l’inizio del capitolo: “D’inverno, le notti sono lunghe… [segue come a
pag. 52]”. Ora i due fogli precedono quell’inizio. L’aggiunta del 1958
cambia il significato del capitolo. Nel primo foglio Levi fa un
riassunto dei fatti (“Dopo venti giorni di Ka-Be, essendosi la mia
ferita praticamente rimarginata, con mio vivo dispiacere sono stato
messo in uscita”); poi racconta cosa avviene dopo la sua uscita dalla
infermeria. Il nuovo inizio di capitolo ricorda quello de Il greco
nella Tregua, dove c’è un’altra dimissione dall’infermeria, quella del
Campo Grande di Auschwitz. Due differenti uscite da un luogo protetto,
che hanno qualcosa di simile.
Marco Belpoliti, scrittore
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