Giuseppe Momigliano,
rabbino
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Dopo
aver attraversato il Mar Rosso, Mosè e il popolo d’Israele elevano un
intenso canto di ringraziamento al Signore, per la salvezza e per il
miracolo con il quale essa si era manifestata.(Esodo, 15, 1-19). Nella
parte iniziale della cantica, il profeta pronuncia fra l’altro questa
frase “Zeh E-lì veanvehu”. Nel suo significato letterale, l’espressione
si può così intendere: “Questo è il mio D.O e lo glorificherò”,
tuttavia, per la molteplicità dei riferimenti semantici della forma
verbale, questo passo ha dato luogo a varie interpretazioni che
esprimono alcuni aspetti fondamentali dell’ebraismo, particolarmente
legati alle diverse modalità di manifestazione della fede e del legame
più intenso con il Signore.
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Davide
Assael,
ricercatore
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Sembra
ridursi tutto ad una gara di velocità: vince chi estrae la pistola per
primo, come in un vecchio film western. Negli Stati Uniti vari
tribunali di diverso ordine e grado hanno (finora) bocciato il bando
anti-immigrati proposto dall’Amministrazione Trump e Bibi, consapevole
di quanto un voto parlamentare possa essere strumento di pressione nei
confronti di un giudice, gioca di anticipo e fa approvare dalla Knesset
il voto tanto discusso oggi.
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Insediamenti, tensioni
tra Onu e Israele
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Durissima
presa di posizione dell’Onu contro la decisione del Parlamento
israeliano sugli insediamenti. “La legge sulla regolarizzazione degli
insediamenti su terreni privati palestinesi ha superato una grossa
linea rossa verso l’annessione dei Territori Occupati” dichiara
l’inviato dell’Onu per il processo di pace in Medio Oriente Nicolay
Mladenov. Scrive al riguardo La Stampa: “La legge, voluta dall’ala
destra del governo guidato da Netanyahu, va in senso contrario alla
Risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza, approvata lo scorso 23
dicembre, quella che chiedeva lo stop agli insediamenti nei Territori.
Per questo le parole al Palazzo di Vetro sono pesanti”.
Alla realtà degli insediamenti è dedicato un approfondimento di
Repubblica, che già dal titolo rivela un chiaro orientamento: “Nelle
colonie fuorilegge dove Israele sfida il mondo”. Scrive l’inviato di
Repubblica: “Qui, dove il ‘Movimento per la pace’ sembra spento, il
colpo di mano della Knesset ha il sapore di un primo passo verso
l’annessione dei Territori. Proprio come dopo la guerra dei Sei Giorni”.
“Ad affrettare l’approvazione della legge – si legge ancora – non è
stata soltanto la speranza di poter contare su Donald Trump, in più
occasioni dichiaratosi in favore di Israele, al punto da dare
l’annuncio (poi ritrattato o ritardato) di spostare l’ambasciata Usa da
Tel Aviv e Gerusalemme, che potrebbe provocare una sollevazione degli
arabi, già in aperta tenzone con Trump. Ad accelerare i tempi
parlamentari è stata anche la decisione di sfrattare quaranta famiglie
di coloni e di demolire le loro case ad Amona, perché da dieci anni
giudicate illegali. Per evitare la distruzione di quell’insediamento è
stata votata la legge retroattiva di gran fretta”.
In un editoriale sul Giornale, Fiamma Nirenstein parla di ‘indignazione
a senso unico’. “Può capitare – scrive Nirenstein – che nessuno da
Bruxelles dica una parola all’Iran che spiega che può colpire Tel Aviv
in 7 minuti. E invece tutti trovano il fiato per condannare una legge
votata alla Knesset che consente di conservare certi ‘outpost’, ovvero
parti periferiche di insediamenti, costruite su terreni di proprietà
palestinese? Tutta Europa si è alzata in piedi abbaiando, e sembra però
che nessuno abbia letto la legge”. Una legge che, sottolinea
Nirenstein, prevede compensazioni per gli ex proprietari palestinesi
“del 125 per cento del valore o a scelta della sostituzione con altra
terra”.
Svolta in Marocco, dove il Consiglio religioso degli Ulema ha riscritto
le norme sull’apostasia: non rischia più la pena di morte chi vuole
abbandonare l’Islam.
“Il documento degli Ulema marocchini – scrive il Messaggero – supera
uno dei nodi cruciali dell’Islam, in linea con un paese che rispetta da
sempre il pluralismo religioso e che, per volere del sovrano, il re
Mohammed VI, ha deciso di muovere guerra all’estremismo”.
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La
ricerca UCEI-Villa Santa Maria
Le
tutele dello sviluppo infantile
sono prevenzione e formazione
Una
ricerca pilota importante, voluto e finanziato dall'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane, che segna un passaggio significativo nel
lavoro sulla salute psicomotoria dei bambini. I risultati di questo
studio, realizzato da Villa Santa Maria, Centro di Tavernerio (Como),
sono stati presentati ieri a Milano nella prestigiosa sala Pirelli del
Palazzo della Regione Lombardia. Il progetto - che ha coinvolto le
scuole ebraiche (nello specifico, asili nido e materne) di Milano e poi
Torino, Trieste, Firenze e Roma - aveva due obbiettivi, ha spiegato la
coordinatrice Odelia Liberanome: uno preventivo per i bambini e uno
formativo per gli educatori e operatori scolastici. In particolare, ha
ricordato Liberanome - tra gli oratori del convegno moderato dalla
giornalista Ada Treves e aperto dai saluti del vicepresidente dell'UCEI
Giorgio Mortara, della presidente e direttore generale di Villa Santa
Maria Gaetana Mariani e della presidente dell’Agenzia ebraica per
Israele (Sochnut Italia) Claudia De Benedetti – lo scopo del progetto
consisteva da una parte nella valutazione dell'adeguatezza dello
sviluppo piscomotorio in età prescolare, individuando un eventuale
anticipo o un ritardo del bambino nel conseguire determinate capacità;
dall'altra, formare il personale degli asili nidi e delle scuole
materne perché acquisissero le competenze necessarie per raggiungere il
primo obiettivo citato.
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qui roma - l'incontro alla Casa della Memoria
“Pensare il mondo con curiosità”
Vittorio Foa, l'omaggio recitato
Dagli
anni della formazione alla lunga carcerazione, dalla Resistenza alla
Costituente, dall’attività di sindacalista e politico all’intensa opera
di scrittura degli ultimi anni. Una lezione speciale, dedicata a un
grande ebreo italiano – Vittorio Foa – la cui eredità resta viva nel
cuore e nelle coscienze di milioni di cittadini.
“Vittorio Foa – Pensare il mondo con curiosità”, questo il titolo del
testo a lui dedicato che andrà in scena domani alle 18, presso la Casa
della Memoria e della Storia di Roma. Opera dello storico Leonardo
Casalino, la lezione è parte di una serie di appuntamenti con la storia
del Novecento e in particolare con le pagine più importanti di impegno
civico che furono scritte, negli anni più duri, in un contesto
particolarmente complesso, nella città di Torino. Ad arricchire
l’incontro di domani le testimonianze delle figlie di Vittorio, Anna e
Bettina. Il compito di recitare le parole di Casalino è stato invece
affidato all’attore Marco Gobetti. Leggi
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Ticketless - Mediterraneo
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Quando
“Breviario mediterraneo” fu tradotto in italiano (1991) il baricentro
della politica internazionale ruotava intorno alla seconda Intifada e
alla crisi nei paesi balcanici. Colpiva il fatto che l'autore,
Predrag Matvejevic, avesse deciso di definire 'romanzo' un saggio che
lucidamente profetizzava una imminente catastrofe politica e
umanitaria, che poco aveva a che fare sia con Sarajevo sia con Beirut o
Gaza. Ripensare oggi al Breviario, rileggerlo alla luce degli
eventi odierni mi sembra indispensabile. Il libro aiuta a decifrare le
ondate migratorie, i barconi della disperazione, il terrorismo che ha
insanguinato una delle città-porto centrale del libro, Nizza, ma può
aiutare a fare aprire gli occhi a chi sogna due Europe. Che cosa
vorrebbe dire per la nostra penisola se una politica sciagurata
facesse precipitare l'Italia del centro-sud nel Mediterraneo
anti-moderno dipinto con realismo dallo scrittore recentemente
scomparso?
Alberto Cavaglion
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Periscopio - Assordanti silenzi
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La
battaglia legale in corso negli Stati Uniti intorno alla validità del
decreto firmato dal Presidente Trump (che, com'è noto,
impedirebbe ai cittadini di sette Paesi islamici di fare ingresso
negli States per 90 giorni), si presta a diverse considerazioni. Nel
merito e nella forma del provvedimento, dico subito che lo considero
sbagliato, controproducente e illegittimo. La lotta al terrorismo non
si fa certo adottando la stessa rozza e violenta mentalità dei
terroristi e degli estremisti, che considerano gli uomini nemici da
colpire esclusivamente sulla base della loro nazionalità, religione o
etnia. Trump fa bene a contrastare tutti i Paesi che foraggiano la
violenza e il terrore, ma, se vuole davvero farlo, sbaglia
completamente bersaglio prendendosela con i loro cittadini, anche
quelli che bussano alla porta dell'America per fuggire dai loro regimi
oscurantisti, in cerca di libertà e sicurezza. Niente fa più il gioco
dei violenti che la logica brutale del muro contro muro, senza alcuna
sfumatura e alcun distinguo. In un Paese democratico, poi, il
Presidente non è un padrone di casa che decide lui, di volta in volta,
a chi aprire l'uscio e a chi no.
Francesco Lucrezi, storico
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Nel paese di Abbondanza
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Presso
i Campi di lavori forzati aperti dal Reich il deportato era impiegato
molte ore al giorno per lavori talora non necessariamente utili
all’industria bellica; ciò non impediva ai deportati di comporre inni
religiosi o profani (purché scevri da contenuti patriottici) e canti in
madrelingua non immuni da contenuti antifascisti nonché pesantemente
ironici nei riguardi dell’occupante.
A ragione di ciò le autorità dei Campi imposero gradualmente l’uso
della lingua tedesca nei testi da mettersi in musica come pure nel
teatro leggero o d’autore.
Non mancavano canti collettivi ispirati a inni scoutistici e
studenteschi che cadenzavano la marcia presso i luoghi di lavoro o al
rientro dagli stessi; nei Block si formarono cori di buona fattura e
nel tam tam da una camerata all’altra gli inni erano spesso tradotti in
più lingue affinché nessun prigioniero si sentisse estraneo
all’attività musicale nelle poche ore libere.
Francesco Lotoro
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Gli anni rubati a Rukeile
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Johann
Wilhelm Trollmann era un ragazzone che ebbe la sfortuna di nascere e
vivere in Germania negli anni “sbagliati”, gli anni del nazismo.
La sua carriera di pugile iniziò negli anni ’20 e all’inizio
degli anni’30 aveva raggiunto una certa notorietà. Quando era sul ring
più che tirar pugni sembrava danzare e il suo stile sembrava un po’
quello che, molti anni dopo, caratterizzò Cassius Clay, Mohammad Alì.
Trollmann era di etnia sinti, e come noto le Leggi di Norimberga impedivano di boxare agli ebrei.
Sira Fatucci
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