19 Ottobre 2016 - 17 Tishri 5777

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8 febbraio 2017 - 12 Shevat 5777
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Giuseppe Momigliano,
rabbino
Dopo aver attraversato il Mar Rosso, Mosè e il popolo d’Israele elevano un intenso canto di ringraziamento al Signore, per la salvezza e per il miracolo con il quale essa si era manifestata.(Esodo, 15, 1-19). Nella parte iniziale della cantica, il profeta pronuncia fra l’altro questa frase “Zeh E-lì veanvehu”. Nel suo significato letterale, l’espressione si può così intendere: “Questo è il mio D.O e lo glorificherò”, tuttavia, per la molteplicità dei riferimenti semantici della forma verbale, questo passo ha dato luogo a varie interpretazioni che esprimono alcuni aspetti fondamentali dell’ebraismo, particolarmente legati alle diverse modalità di manifestazione della fede e del legame più intenso con il Signore.
 
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Davide
Assael,
ricercatore
Sembra ridursi tutto ad una gara di velocità: vince chi estrae la pistola per primo, come in un vecchio film western. Negli Stati Uniti vari tribunali di diverso ordine e grado hanno (finora) bocciato il bando anti-immigrati proposto dall’Amministrazione Trump e Bibi, consapevole di quanto un voto parlamentare possa essere strumento di pressione nei confronti di un giudice, gioca di anticipo e fa approvare dalla Knesset il voto tanto discusso oggi.
 
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Insediamenti,  tensioni
tra Onu e Israele
Durissima presa di posizione dell’Onu contro la decisione del Parlamento israeliano sugli insediamenti. “La legge sulla regolarizzazione degli insediamenti su terreni privati palestinesi ha superato una grossa linea rossa verso l’annessione dei Territori Occupati” dichiara l’inviato dell’Onu per il processo di pace in Medio Oriente Nicolay Mladenov. Scrive al riguardo La Stampa: “La legge, voluta dall’ala destra del governo guidato da Netanyahu, va in senso contrario alla Risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza, approvata lo scorso 23 dicembre, quella che chiedeva lo stop agli insediamenti nei Territori. Per questo le parole al Palazzo di Vetro sono pesanti”.

Alla realtà degli insediamenti è dedicato un approfondimento di Repubblica, che già dal titolo rivela un chiaro orientamento: “Nelle colonie fuorilegge dove Israele sfida il mondo”. Scrive l’inviato di Repubblica: “Qui, dove il ‘Movimento per la pace’ sembra spento, il colpo di mano della Knesset ha il sapore di un primo passo verso l’annessione dei Territori. Proprio come dopo la guerra dei Sei Giorni”.
“Ad affrettare l’approvazione della legge – si legge ancora – non è stata soltanto la speranza di poter contare su Donald Trump, in più occasioni dichiaratosi in favore di Israele, al punto da dare l’annuncio (poi ritrattato o ritardato) di spostare l’ambasciata Usa da Tel Aviv e Gerusalemme, che potrebbe provocare una sollevazione degli arabi, già in aperta tenzone con Trump. Ad accelerare i tempi parlamentari è stata anche la decisione di sfrattare quaranta famiglie di coloni e di demolire le loro case ad Amona, perché da dieci anni giudicate illegali. Per evitare la distruzione di quell’insediamento è stata votata la legge retroattiva di gran fretta”.

In un editoriale sul Giornale, Fiamma Nirenstein parla di ‘indignazione a senso unico’. “Può capitare – scrive Nirenstein – che nessuno da Bruxelles dica una parola all’Iran che spiega che può colpire Tel Aviv in 7 minuti. E invece tutti trovano il fiato per condannare una legge votata alla Knesset che consente di conservare certi ‘outpost’, ovvero parti periferiche di insediamenti, costruite su terreni di proprietà palestinese? Tutta Europa si è alzata in piedi abbaiando, e sembra però che nessuno abbia letto la legge”. Una legge che, sottolinea Nirenstein, prevede compensazioni per gli ex proprietari palestinesi “del 125 per cento del valore o a scelta della sostituzione con altra terra”.

Svolta in Marocco, dove il Consiglio religioso degli Ulema ha riscritto le norme sull’apostasia: non rischia più la pena di morte chi vuole abbandonare l’Islam.
“Il documento degli Ulema marocchini – scrive il Messaggero – supera uno dei nodi cruciali dell’Islam, in linea con un paese che rispetta da sempre il pluralismo religioso e che, per volere del sovrano, il re Mohammed VI, ha deciso di muovere guerra all’estremismo”.
 
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  davar
La ricerca UCEI-Villa Santa Maria
Le tutele dello sviluppo infantile
sono prevenzione e formazione

Una ricerca pilota importante, voluto e finanziato dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che segna un passaggio significativo nel lavoro sulla salute psicomotoria dei bambini. I risultati di questo studio, realizzato da Villa Santa Maria, Centro di Tavernerio (Como), sono stati presentati ieri a Milano nella prestigiosa sala Pirelli del Palazzo della Regione Lombardia. Il progetto - che ha coinvolto le scuole ebraiche (nello specifico, asili nido e materne) di Milano e poi Torino, Trieste, Firenze e Roma - aveva due obbiettivi, ha spiegato la coordinatrice Odelia Liberanome: uno preventivo per i bambini e uno formativo per gli educatori e operatori scolastici. In particolare, ha ricordato Liberanome - tra gli oratori del convegno moderato dalla giornalista Ada Treves e aperto dai saluti del vicepresidente dell'UCEI Giorgio Mortara, della presidente e direttore generale di Villa Santa Maria Gaetana Mariani e della presidente dell’Agenzia ebraica per Israele (Sochnut Italia) Claudia De Benedetti – lo scopo del progetto consisteva da una parte nella valutazione dell'adeguatezza dello sviluppo piscomotorio in età prescolare, individuando un eventuale anticipo o un ritardo del bambino nel conseguire determinate capacità; dall'altra, formare il personale degli asili nidi e delle scuole materne perché acquisissero le competenze necessarie per raggiungere il primo obiettivo citato.
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qui roma - l'incontro alla Casa della Memoria
“Pensare il mondo con curiosità”
Vittorio Foa, l'omaggio recitato

Dagli anni della formazione alla lunga carcerazione, dalla Resistenza alla Costituente, dall’attività di sindacalista e politico all’intensa opera di scrittura degli ultimi anni. Una lezione speciale, dedicata a un grande ebreo italiano – Vittorio Foa – la cui eredità resta viva nel cuore e nelle coscienze di milioni di cittadini.
“Vittorio Foa – Pensare il mondo con curiosità”, questo il titolo del testo a lui dedicato che andrà in scena domani alle 18, presso la Casa della Memoria e della Storia di Roma. Opera dello storico Leonardo Casalino, la lezione è parte di una serie di appuntamenti con la storia del Novecento e in particolare con le pagine più importanti di impegno civico che furono scritte, negli anni più duri, in un contesto particolarmente complesso, nella città di Torino. Ad arricchire l’incontro di domani le testimonianze delle figlie di Vittorio, Anna e Bettina. Il compito di recitare le parole di Casalino è stato invece affidato all’attore Marco Gobetti.
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ISRAELE - INFORMAZIONE
L'ambasciatore al forum Ansa
“Iran, la minaccia più grande”

"Israele non è più isolata”. Lo ha affermato l’ambasciatore israeliano in Italia Ofer Sachs, ospite ieri di un forum organizzato dall’agenzia Ansa. “Noi abbiamo un governo di destra in Israele, la loro opinione è chiara. Detto ciò, abbiamo visto nel passato che Israele è un paese che rispetta le leggi e la cornice legale” ha aggiunto Sachs, sottolineando che il “processo è ancora in corso”. Il diplomatico ha poi precisato: “Ci saranno forti critiche ma anche con gli amici più stretti in Usa o in Europa non andiamo d’accordo su tutto”.
Riguardo all’Iran, Sachs ha poi ricordato come Teheran sia oggi “la più grande minaccia per Israele nella regione”. Per questo, “non siamo felici dell’accordo con l’Iran, ma è lì ormai e dobbiamo farci i conti”.

(Nell’immagine l’ambasciatore Ofer Sachs con il direttore dell’Ansa Luigi Contu)
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QUI ROMA - LA CERIMONIA 
"7 ottobre '43, non dimentichiamo
il destino di duemila carabinieri"

Una pagina di Memoria, troppo a lungo dimenticata. Furono oltre 2mila i carabinieri rastrellati il 7 ottobre del 1943 su ordine di Kappler e quindi deportati nei lager. Rappresentavano un potenziale ingombro, troppi occhi scomodi che avrebbero potuto testimoniare i crimini che sarebbero stati compiuti di lì a poco. Compreso il rastrellamento degli ebrei romani, all’alba del 16 di quel mese. Fu così che si decise di procedere con quell’infamia, con il beneplacito del gerarca fascista Graziani.
Nel segno di questa Memoria, il comando generale dell’Arma ha accolto oggi la piantumazione di un albero di melograno donato dal Keren Kayemeth LeIsrael.
“Questa cerimonia di piantumazione è un fatto importante, che resterà nel tempo. Il mio auspicio è che quest’albero possa imprimere il ricordo della giornata odierna nelle generazioni e la particolare vicinanza che vi è tra l’Arma e la comunità ebraica” ha sottolineato il comandante generale Tullio Del Sette nel suo intervento. ”È fondamentale – ha poi aggiunto – che le particolari vicende che ricordiamo oggi diventino sempre più patrimonio della storia e della memoria dei carabinieri così come dell’intera collettività nazionale”.
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pilpul
Ticketless - Mediterraneo
Quando “Breviario mediterraneo” fu tradotto in italiano (1991) il baricentro della politica internazionale ruotava intorno alla seconda Intifada e alla crisi nei paesi balcanici. Colpiva il fatto che  l'autore, Predrag Matvejevic, avesse deciso di definire 'romanzo' un saggio che lucidamente profetizzava una imminente catastrofe politica e umanitaria, che poco aveva a che fare sia con Sarajevo sia con Beirut o Gaza. Ripensare oggi al  Breviario, rileggerlo alla luce degli eventi odierni mi sembra indispensabile. Il libro aiuta a decifrare le ondate migratorie, i barconi della disperazione, il terrorismo che ha insanguinato una delle città-porto centrale del libro, Nizza, ma può aiutare a fare aprire gli occhi a chi sogna due Europe. Che cosa vorrebbe dire per la nostra penisola se una politica sciagurata facesse  precipitare l'Italia del centro-sud nel Mediterraneo anti-moderno dipinto con realismo dallo scrittore recentemente scomparso?

Alberto Cavaglion
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Periscopio - Assordanti silenzi
La battaglia legale in corso negli Stati Uniti intorno alla validità del decreto firmato dal Presidente Trump (che, com'è  noto, impedirebbe ai cittadini di sette Paesi islamici di fare ingresso negli  States per 90 giorni), si presta a diverse considerazioni.
Nel merito e nella forma del provvedimento, dico subito che lo considero sbagliato, controproducente e illegittimo. La lotta al terrorismo non si fa certo adottando la stessa rozza e violenta mentalità dei  terroristi e degli estremisti, che considerano gli uomini nemici da colpire esclusivamente sulla base della loro nazionalità, religione o etnia. Trump fa bene a contrastare tutti i Paesi che foraggiano la violenza e il terrore, ma, se vuole davvero farlo, sbaglia completamente bersaglio prendendosela con i loro cittadini, anche quelli che bussano alla porta dell'America per fuggire dai loro regimi oscurantisti, in cerca di libertà e sicurezza. Niente fa più il gioco dei violenti che la logica brutale del muro contro muro, senza alcuna sfumatura e alcun distinguo.
In un Paese democratico, poi, il Presidente non è un padrone di casa che decide lui, di volta in volta, a chi aprire l'uscio e a  chi no.


Francesco Lucrezi, storico
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Nel paese di Abbondanza
Presso i Campi di lavori forzati aperti dal Reich il deportato era impiegato molte ore al giorno per lavori talora non necessariamente utili all’industria bellica; ciò non impediva ai deportati di comporre inni religiosi o profani (purché scevri da contenuti patriottici) e canti in madrelingua non immuni da contenuti antifascisti nonché pesantemente ironici nei riguardi dell’occupante.
A ragione di ciò le autorità dei Campi imposero gradualmente l’uso della lingua tedesca nei testi da mettersi in musica come pure nel teatro leggero o d’autore.
Non mancavano canti collettivi ispirati a inni scoutistici e studenteschi che cadenzavano la marcia presso i luoghi di lavoro o al rientro dagli stessi; nei Block si formarono cori di buona fattura e nel tam tam da una camerata all’altra gli inni erano spesso tradotti in più lingue affinché nessun prigioniero si sentisse estraneo all’attività musicale nelle poche ore libere.


Francesco Lotoro
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Gli anni rubati a Rukeile
Johann Wilhelm Trollmann era un ragazzone che ebbe la sfortuna di nascere e vivere in  Germania negli anni “sbagliati”, gli anni del nazismo. La sua carriera di  pugile iniziò negli anni ’20 e all’inizio degli anni’30 aveva raggiunto una certa notorietà. Quando era sul ring più che tirar pugni sembrava danzare e il suo stile sembrava un po’ quello che, molti anni dopo, caratterizzò Cassius Clay, Mohammad Alì.
Trollmann era di etnia sinti, e come noto le Leggi di Norimberga impedivano di boxare agli ebrei.


Sira Fatucci
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