17 Febbraio 2017 - 21 Shevat 5777 |

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Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter
quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri di Pierpaolo Pinhas
Punturello e di Gadi Luzzatto Voghera. Nella sezione pilpul una
riflessione di Anna Segre, Francesco Moises Bassano e Ilana Bahbout.
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L'ambasciatrice Usa all'Onu:
"Favorevoli ai due Stati"
“Gli
Usa sostengono ancora la soluzione dei due Stati per il negoziato tra
israeliani e palestinesi. Stiamo solo cercando di pensare fuori dagli
schemi, per vedere se esistono altre strade da percorrere per arrivare
alla pace”. Parole di Nikki Haley, ambasciatrice americana alle Nazioni
Unite, che ha parzialmente corretto la percezione emersa dall’incontro
alla Casa Bianca tra Trump e Netanyahu. Ieri mattina il Consiglio di
Sicurezza Onu, come riporta tra gli altri La Stampa, ha tenuto la
riunione sulla situazione in Medio Oriente (che viene convocata ogni
mese). All’uscita Haley, parlando con i giornalisti, ha affermato:
“Sono nuova qui, ma questa riunione mi ha colpito in negativo. Con
tutto quello che succede al mondo, dai missili della Corea del Nord a
quelli iraniani, dalla Siria all’Isis, noi dobbiamo incontrarci ogni
mese per attaccare Israele?”.
Bibi-Trump, quale futuro? il
vertice di Washington continua ad essere oggetto di riflessioni e
approfondimenti. L’ex ambasciatore Roberto Toscano, tra i più critici,
su Repubblica scrive: “Se i palestinesi diventassero tutti cittadini di
Israele lo Stato sarebbe anche loro, e la cittadinanza, una
cittadinanza a pieno titolo, non potrebbe essere legata a una
religione. A meno di non volere immaginare una sistematica apartheid o
una pulizia etnica dei palestinesi, abbandonare l’idea di uno Stato
palestinese vorrebbe dire avviarsi verso la fine di uno Stato ebraico”.
Sulla Stampa ci si sofferma invece su un altro tema, più nascosto ma
comunque centrale. “C’è una parola – viene scritto – che non è stata
pronunciata nella conferenza stampa alla Casa Bianca di Donald Trump e
Benjamin Netanyahu. Ma ha tenuto banco nell’incontro fra i due leader.
Golan. Netanyahu ha chiesto a Trump di riconoscere l’annessione
israeliana. Una richiesta impegnativa, un passo difficile, molto di più
dell’eventuale spostamento dell’ambasciata a Gerusalemme o del
riconoscimento degli insediamenti”.
Dice al Foglio l’ex comandante di brigata israeliano Giora Eiland:
“Oggi nessuno, né gli israeliani né i palestinesi, potrebbero accettare
quella soluzione così come fu delineata da Bill Clinton a Camp David.
Israele ad esempio non può accettare che da Gaza alla Cisgiordania non
ci sia la nostra presenza. Trump ha detto che accetta ‘altro’. Bene. Ma
cosa? Fra la soluzione dei due stati e un solo stato binazionale ci
sono numerose alternative. L’apertura americana consente di
immaginarle”.
Secondo l’Unità Trump avrebbe “gran parte degli ebrei americani contro di lui”.
Torino, il falò della libertà. “Valdesi,
ebrei, gente di ogni religione o senza religione, italiani e stranieri,
di qualsiasi orientamento, cultura, condizione. Lo spirito di una
serata nata per celebrare una ricorrenza cara a una comunità religiosa,
ma subito diventata molto altro: un appuntamento di libertà, il ricordo
di una battaglia non ancora terminata”. La Stampa racconta così il falò
organizzato in Piazza Castello a Torino nell’anniversario della
concessione delle Lettere Patenti alla minoranza valdese. Iniziativa
che si è svolta per la prima volta nella città piemontese e che ha
visto il coinvolgimento della Comunità ebraica. Dal palco il presidente
Dario Disegni, le cui parole sono riportate dal quotidiano, ha voluto
condividere con i presenti il seguente messaggio: “Il nostro impegno
civile è di lottare perché nella nostra società venga garantita piena
uguaglianza di diritti indipendentemente dal credo, dagli orientamenti
sessuali, dalle convinzioni politiche. In particolare a chi fugge da
guerre e regimi totalitari”.
Adam Smulevich
twitter @asmulevichmoked
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