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 20 febbraio 2017 - 24 Shevat 5777
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Paolo Sciunnach, insegnante
Ogni istante della nostra vita è la combinazione costante e in eguale proporzione delle seguenti quattro variabili, dando così origine al percorso della nostra vita: le mie scelte libere; le scelte degli altri su di me libere; l'ordine naturale delle cose (Stabilito dal Creatore, ma autonomo, Provvidenza Generale); il Pur - il Caso - Provvidenza Divina (individuale) - D-o.
La combinazione costante di queste variabili determina il percorso della nostra vita nella nostra linea spazio-temporale.
 
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Anna
Foa,
storica
A che cosa serve la violenza verbale, la propaganda sfrenata dell'odio? Potremmo supporre che serva a preannunciare un'intenzione. Così Salvini avrebbe davvero intenzione di andare a cercare gli immigrati strada per strada, casa per casa, come facevano i nazisti con gli ebrei.
 
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Israele e Arabia Saudita:
“L’Iran è un pericolo”
“Mina la stabilità del Medio Oriente”. Israele e Arabia Saudita sono sulla stessa lunghezza d’onda: l’Iran costituisce un pericolo per la regione, una minaccia da non sottovalutare in alcun modo. La conferma è arrivata dalla Conferenza di Monaco sulla sicurezza. I messaggi di Lieberman, ministro della Difesa d’Israele, e di Al-Jubeir, ministro degli Esteri saudita, appaiono infatti speculari. “Se il primo accusa Teheran di portare avanti ‘sforzi per minare la stabilità in tutti i Paesi del Medio Oriente’, avendo come ‘obiettivo principale l’Arabia Saudita’, Al-Jubeir rilancia poco dopo: ‘L’Iran è determinato a capovolgere l’ordine in Medio Oriente’” (La Stampa).

Ventiquattro anni, il giornalista franco-algerino Mehdi Meklat ha conquistato l’attenzione di media e intellettuali d’Oltralpe per i suoi reportage sul mondo delle banlieu. Dopo il successo, arriva però la caduta. Diversi utenti di Twitter, tra cui il celebre disegnatore Joann Sfar, hanno infatti scoperto che Meklat in passato ha scritto centinaia di messaggi antisemiti, omofobi, misogini, di apologia del terrorismo. “E in particolare di Mohamed Merah, che nel 2012 fece sette vittime tra le quali tre bambini ebrei a Tolosa. Meklat ha poi insultato e minacciato molte persone, dal filosofo Alain Finkielkraut a Brigitte Bardot, da Marine Le Pen alla moglie dell’ex premier Manuel Valls” (Corriere della sera).

Sul Fatto Quotidiano, un approfondimento è dedicato a uno dei quartieri più interessanti di Berlino: Neukoelln. Un quartiere che è luogo di incontro tra diverse identità. Talvolta positivo, talvolta meno. Nell’articolo si parla in particolare dell’esperienza di “Salaam-Shalom”, una rete sociale ideata da un giovane intellettuale che unisce musulmani ed ebrei della capitale per iniziative comuni nel nome dell’antirazzismo e del dialogo tra le religioni. Il fondatore, 27 anni, è autore di un libro, Un ebreo a Neukolln, che ha fatto parlare e attirato anche qualche polemica. “A chi lo accusa di banalizzare l’antisemitismo in un quartiere multietnico – si legge – risponde che il 98% delle violenze sugli ebrei viene dagli estremisti di destra”.

Zucche amare, spinaci giganti e funghi pelosi. Non sono ingredienti per una pozione magica ma, scrive il Messaggero, “nuovi esemplari di frutta e verdura che presto potrebbero essere disponibili sui banchi di mercati e supermercati d’Europa e nei menu dei ristoranti stellati”. La provenienza di questi prodotti è l’Arava, una regione desertica di Israele che si allunga per 180 chilometri dall’estremità meridionale del Mar Morto a Eilat. Nati in un clima arido, questi prodotti avrebbero proprietà particolari. “Dalle vitamine alla resistenza” sottolinea il quotidiano.
 
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  davar
QUI ROMA - IL CONVEGNO INTERNAZIONALE
Franz Rosenzweig, la filosofia come luogo d'incontro
In un’epoca caratterizzata dalla globalizzazione un pensiero, un’intuizione, un percorso filosofico, quello del grande intellettuale tedesco, in grado di offrire percorsi fecondi per affrontare le sfide concrete – religiose, politiche e sociali – poste da una opposizione dualistica tra identità e differenza.
La figura di Franz Rosenzweig (1886-1929) al centro di un convegno internazionale che prende avvio in queste ore a Roma. Quattro giornate di studio, organizzate dal Dipartimento di Filosofia dell’Università Sapienza, dalla Franz Rosenzweig Gesellschaft e dal Centro Cardinal Bea per gli Studi Giudaici della Pontificia Università Gregoriana con il patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che verteranno attorno a una congiunzione fondamentale nei suoi studi. La congiunzione è la e, la congiunzione dell’incontro. E infatti, nel corso di queste intense giornate, si parlerà di filosofia e di teologia, di ebraismo e di cristianesimo.
Il convegno avrà inizio questo pomeriggio alle 16.30, nella sede della Pontificia Università Gregoriana. Introdotti da Gaetano Piccolo, interverranno per un saluto il rettore della Pontificia Università Nuno da Silva Goncalves, il direttore del dipartimento di Filosofia della Sapienza Stefano Petrucciani, la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, il direttore della Federazione delle Banche del Credito Cooperativo nel Lazio Paolo Giuseppe Grignaschi.
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un nuovo reato contro l'apologia di fascismo
'Puniamo la propaganda fascista'
Proposta Fiano in Commissione

L’incognita più grande è legata ai tempi della legislatura. Ma la strada è ben tracciata, e una prossima calendarizzazione appare possibile.
Concluse le audizioni, in attesa di eventuali emendamenti, la proposta del parlamentare PD Emanuele Fiano (nell’immagine) di introdurre nel codice penale di una legge che punisca il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista è oggetto di approfondimento presso la Commissione Giustizia della Camera.
L’iniziativa del deputato, sostenuto da altri colleghi che si sono ritrovati in questa battaglia, punta a far introdurre nel codice una nuova fattispecie di reato. Senza toccare le normative speciali già vigenti in materia, viene spiegato, l’obiettivo è di colpire alcune condotte che individualmente considerate sfuggono oggi alle normative. Tra i sostenitori dell’iniziativa il presidente del Cdec Giorgio Sacerdoti, che negli scorsi giorni ha espresso il proprio favore nel corso di un’audizione.
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QUI ROMA - L'INIZIATIVA
La grande festa per il Pitigliani 
"Da 115 anni per i giovani"

Un libro ricco di spunti, una mostra fotografica, una serie di emozionanti testimonianze. È stata una giornata davvero speciale per il Centro Ebraico Il Pitigliani, gremitissimo ieri per la presentazione del volume Una storia nel secolo breve in cui si raccontano i primi 70 anni dell’istituto, dal 1902 al 1972. Gli anni in cui il Pitigliani fu un punto di riferimento per la gioventù privata dell’affetto dei propri genitori. Gli anni in cui le vicende del Novecento costrinsero la dirigenza, gli educatori, gli ospiti, a confrontarsi con prove ancora più ardue della già complessa sfida della convivenza tra diversi.
Da orfanotrofio a centro culturale d’eccellenza, un’evoluzione che è stata segnata da un denominatore comune. La sfida educativa, l’attenzione ai giovani.
Temi che ricorrono nelle oltre 700 pagine del libro, che è pubblicato da Giuntina ed è stato curato da Micaela Procaccia insieme ad Angelina Procaccia, Sandra Terracina e Ambra Tedeschi.
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L'INCONTRO CON GLI ISCRITTI della comunità
Ancona, futuro da protagonista
Il futuro delle Comunità ebraiche italiane nel medio e lungo termine, le diverse sfumature dell'identità ebraica, i rapporti con la società civile, le istituzioni, le altre identità religiose. A partire da quella islamica.
Sono questi i principali temi affrontati ieri ad Ancona nel corso di un partecipato incontro tra gli iscritti della locale Comunità ebraica, rappresentata tra gli altri dal presidente Manfredo Coen, e dalla presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni.
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INFORMAZIONE – INTERNATIONAL EDITION 
New York in ascolto, dall'Italia
i canti sinagogali e liturgici 

Un momento dedicato alla chazanut italiana nel cuore di New York. Nell’odierna uscita di Pagine Ebraiche International Edition, l’annuncio della tavola rotonda che il Centro Primo Levi della metropoli dedica annualmente a canti sinagogali e liturgici della tradizione ebraica del Bel Paese: come si legge nella rubrica Italics, che riprende un articolo pubblico dal New York Transatlantic, per il 2017 i protagonisti saranno il rabbino Elia Richetti e il musicologo Francesco Spagnolo.
I lettori dell’edizione internazionale possono poi apprendere le novità riguardanti due progetti portati avanti nella penisola. Il Museo dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara (Meis) ha annunciato che il primo edificio che ospiterà parte della mostra permanente sarà inaugurato il 13 dicembre 2017.
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pilpul
Oltremare – Montagna
Le montagne in Israele non esistono, lo sanno tutti. Un bel dire che abbiamo il Monte Hermon innevato d’inverno e che si può andare a sciare – sì, di solito quei dieci o quindici giorni in tutto. Con tutto che questo sembra essere l’inverno più lungo e piovoso degli ultimi cento anni, e che tutti sono stati già malati almeno due volte e non se ne vede la fine, la cucuzza piatta innevata del Hermon è comunque lontanissima lassú nel piccolo nord del paese, e per chi come me è cresciuta ai piedi delle Alpi può avere lo status di montagna solo perché tutto intorno è pianura, in parte parecchio sotto il livello del mare. Come dire, tutto è relativo. E infatti gli israeliani per sciare prendono aerei. In realtà prendiamo aerei sempre per qualunque destinazione: l’effetto isola colpisce in ogni stagione e ogni classe sociale.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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Analisi scorretta - Soluzioni
Mercoledì scorso Benjamin Netanyahu ha incontrato il Presidente Donald Trump. Come c’era da aspettarsi, il vertice è andato benissimo. I due leader hanno potuto mostrare senza equivoci che tra gli USA e lo Stato di Israele il rapporto è solido e che i tempi delle difficoltà dell’era Obama sono finiti.
Quanto al conflitto tra israeliani e palestinesi, il Presidente americano, ha affermato che per lui non fa differenza se la soluzione sia di due Stati o di uno solo, l’importante è che la parti si accordino per fare la pace, ciò che le parti decideranno andrà bene.
Questa dichiarazione è sembrata seppellire trent’anni di politica americana sulla questione, il Presidente americano pare aver sposato in pieno la tesi del governo israeliano che solo trattative dirette tra le parti senza pre-condizioni possono far avanzare il processo di pace. La nostra impressione è che con questa dichiarazione gli Stati Uniti stiano sostenendo la politica israeliana dello status-quo e che per quanto riguarda la questione palestinese non intendano giocare alcun ruolo politico.


Anselmo Calò 
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