Paolo Sciunnach, insegnante | Ogni
istante della nostra vita è la combinazione costante e in eguale
proporzione delle seguenti quattro variabili, dando così origine al
percorso della nostra vita: le mie scelte libere; le scelte degli altri
su di me libere; l'ordine naturale delle cose (Stabilito dal Creatore,
ma autonomo, Provvidenza Generale); il Pur - il Caso - Provvidenza
Divina (individuale) - D-o.
La combinazione costante di queste variabili determina il percorso della nostra vita nella nostra linea spazio-temporale.
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Anna
Foa,
storica |
A
che cosa serve la violenza verbale, la propaganda sfrenata dell'odio?
Potremmo supporre che serva a preannunciare un'intenzione. Così Salvini
avrebbe davvero intenzione di andare a cercare gli immigrati strada per
strada, casa per casa, come facevano i nazisti con gli ebrei.
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Israele e Arabia Saudita:
“L’Iran è un pericolo”
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“Mina
la stabilità del Medio Oriente”. Israele e Arabia Saudita sono sulla
stessa lunghezza d’onda: l’Iran costituisce un pericolo per la regione,
una minaccia da non sottovalutare in alcun modo. La conferma è arrivata
dalla Conferenza di Monaco sulla sicurezza. I messaggi di Lieberman,
ministro della Difesa d’Israele, e di Al-Jubeir, ministro degli Esteri
saudita, appaiono infatti speculari. “Se il primo accusa Teheran di
portare avanti ‘sforzi per minare la stabilità in tutti i Paesi del
Medio Oriente’, avendo come ‘obiettivo principale l’Arabia Saudita’,
Al-Jubeir rilancia poco dopo: ‘L’Iran è determinato a capovolgere
l’ordine in Medio Oriente’” (La Stampa).
Ventiquattro anni, il giornalista franco-algerino Mehdi Meklat ha
conquistato l’attenzione di media e intellettuali d’Oltralpe per i suoi
reportage sul mondo delle banlieu. Dopo il successo, arriva però la
caduta. Diversi utenti di Twitter, tra cui il celebre disegnatore Joann
Sfar, hanno infatti scoperto che Meklat in passato ha scritto centinaia
di messaggi antisemiti, omofobi, misogini, di apologia del terrorismo.
“E in particolare di Mohamed Merah, che nel 2012 fece sette vittime tra
le quali tre bambini ebrei a Tolosa. Meklat ha poi insultato e
minacciato molte persone, dal filosofo Alain Finkielkraut a Brigitte
Bardot, da Marine Le Pen alla moglie dell’ex premier Manuel Valls”
(Corriere della sera).
Sul Fatto Quotidiano, un approfondimento è dedicato a uno dei quartieri
più interessanti di Berlino: Neukoelln. Un quartiere che è luogo di
incontro tra diverse identità. Talvolta positivo, talvolta meno.
Nell’articolo si parla in particolare dell’esperienza di
“Salaam-Shalom”, una rete sociale ideata da un giovane intellettuale
che unisce musulmani ed ebrei della capitale per iniziative comuni nel
nome dell’antirazzismo e del dialogo tra le religioni. Il fondatore, 27
anni, è autore di un libro, Un ebreo a Neukolln, che ha fatto parlare e
attirato anche qualche polemica. “A chi lo accusa di banalizzare
l’antisemitismo in un quartiere multietnico – si legge – risponde che
il 98% delle violenze sugli ebrei viene dagli estremisti di destra”.
Zucche amare, spinaci giganti e funghi pelosi. Non sono ingredienti per
una pozione magica ma, scrive il Messaggero, “nuovi esemplari di frutta
e verdura che presto potrebbero essere disponibili sui banchi di
mercati e supermercati d’Europa e nei menu dei ristoranti stellati”. La
provenienza di questi prodotti è l’Arava, una regione desertica di
Israele che si allunga per 180 chilometri dall’estremità meridionale
del Mar Morto a Eilat. Nati in un clima arido, questi prodotti
avrebbero proprietà particolari. “Dalle vitamine alla resistenza”
sottolinea il quotidiano.
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QUI ROMA - IL CONVEGNO INTERNAZIONALE
Franz Rosenzweig, la filosofia come luogo d'incontro
In
un’epoca caratterizzata dalla globalizzazione un pensiero,
un’intuizione, un percorso filosofico, quello del grande intellettuale
tedesco, in grado di offrire percorsi fecondi per affrontare le sfide
concrete – religiose, politiche e sociali – poste da una opposizione
dualistica tra identità e differenza.
La figura di Franz Rosenzweig (1886-1929) al centro di un convegno
internazionale che prende avvio in queste ore a Roma. Quattro giornate
di studio, organizzate dal Dipartimento di Filosofia dell’Università
Sapienza, dalla Franz Rosenzweig Gesellschaft e dal Centro Cardinal Bea
per gli Studi Giudaici della Pontificia Università Gregoriana con il
patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che verteranno
attorno a una congiunzione fondamentale nei suoi studi. La congiunzione
è la e, la congiunzione
dell’incontro. E infatti, nel corso di queste intense giornate, si
parlerà di filosofia e di teologia, di ebraismo e di cristianesimo.
Il convegno avrà inizio questo pomeriggio alle 16.30, nella sede della
Pontificia Università Gregoriana. Introdotti da Gaetano Piccolo,
interverranno per un saluto il rettore della Pontificia Università Nuno
da Silva Goncalves, il direttore del dipartimento di Filosofia della
Sapienza Stefano Petrucciani, la presidente dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, il direttore della Federazione delle
Banche del Credito Cooperativo nel Lazio Paolo Giuseppe Grignaschi. Leggi
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QUI ROMA - L'INIZIATIVA
La grande festa per il Pitigliani
"Da 115 anni per i giovani"
Un
libro ricco di spunti, una mostra fotografica, una serie di emozionanti
testimonianze. È stata una giornata davvero speciale per il Centro
Ebraico Il Pitigliani, gremitissimo ieri per la presentazione del
volume Una storia nel secolo breve in cui si raccontano i primi 70 anni
dell’istituto, dal 1902 al 1972. Gli anni in cui il Pitigliani fu un
punto di riferimento per la gioventù privata dell’affetto dei propri
genitori. Gli anni in cui le vicende del Novecento costrinsero la
dirigenza, gli educatori, gli ospiti, a confrontarsi con prove ancora
più ardue della già complessa sfida della convivenza tra diversi.
Da orfanotrofio a centro culturale d’eccellenza, un’evoluzione che è
stata segnata da un denominatore comune. La sfida educativa,
l’attenzione ai giovani.
Temi che ricorrono nelle oltre 700 pagine del libro, che è pubblicato
da Giuntina ed è stato curato da Micaela Procaccia insieme ad Angelina
Procaccia, Sandra Terracina e Ambra Tedeschi. Leggi
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Oltremare – Montagna |
Le
montagne in Israele non esistono, lo sanno tutti. Un bel dire che
abbiamo il Monte Hermon innevato d’inverno e che si può andare a sciare
– sì, di solito quei dieci o quindici giorni in tutto. Con tutto che
questo sembra essere l’inverno più lungo e piovoso degli ultimi cento
anni, e che tutti sono stati già malati almeno due volte e non se ne
vede la fine, la cucuzza piatta innevata del Hermon è comunque
lontanissima lassú nel piccolo nord del paese, e per chi come me è
cresciuta ai piedi delle Alpi può avere lo status di montagna solo
perché tutto intorno è pianura, in parte parecchio sotto il livello del
mare. Come dire, tutto è relativo. E infatti gli israeliani per sciare
prendono aerei. In realtà prendiamo aerei sempre per qualunque
destinazione: l’effetto isola colpisce in ogni stagione e ogni classe
sociale.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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Analisi scorretta - Soluzioni
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Mercoledì
scorso Benjamin Netanyahu ha incontrato il Presidente Donald Trump.
Come c’era da aspettarsi, il vertice è andato benissimo. I due leader
hanno potuto mostrare senza equivoci che tra gli USA e lo Stato di
Israele il rapporto è solido e che i tempi delle difficoltà dell’era
Obama sono finiti.
Quanto al conflitto tra israeliani e palestinesi, il Presidente
americano, ha affermato che per lui non fa differenza se la soluzione
sia di due Stati o di uno solo, l’importante è che la parti si
accordino per fare la pace, ciò che le parti decideranno andrà bene.
Questa dichiarazione è sembrata seppellire trent’anni di politica
americana sulla questione, il Presidente americano pare aver sposato in
pieno la tesi del governo israeliano che solo trattative dirette tra le
parti senza pre-condizioni possono far avanzare il processo di pace. La
nostra impressione è che con questa dichiarazione gli Stati Uniti
stiano sostenendo la politica israeliana dello status-quo e che per
quanto riguarda la questione palestinese non intendano giocare alcun
ruolo politico.
Anselmo Calò
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