28 febbraio 2017 - 2 Adar 5777 |

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Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter
quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri del rav Roberto Della
Rocca e di Dario Calimani. Nella sezione pilpul una riflessione di
Tobia Zevi e Mario Avagliano.
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Khaled Abu Toameh@KhaledAbuToameh
28 febbraio
Israelis who came to Jericho to talk peace & coexistence had to be
escorted out of the city by PA policemen out of concern for their
safety.
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#PE24BreakingNews |
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Lieberman:"Pace senza l'Europa,
al nostro fianco i paesi sunniti"
Il
futuro del Medio Oriente e della pace con i palestinesi passa dal
dialogo tra Israele e paesi arabi moderati. Ad affermarlo, il ministro
della Difesa israeliano Avigdor Lieberman, rispondendo alle domande del
quotidiano tedesco Die Welt (intervista tradotta e pubblicata oggi da
Repubblica). “Per me la notizia più bella degli ultimi tempi è il fatto
che gli Stati sunniti moderati abbiano compreso che il maggior pericolo
per loro non è Israele o il sionismo, oppure gli ebrei, ma l'Iran.
Credo che gli Stati arabi moderati abbiano bisogno di Israele per la
loro sopravvivenza, più di quanto Israele abbia bisogno di loro”, le
parole di Lieberman, che propone un'alleanza contro il nemico comune,
l'Iran. Per il ministro della Difesa poi l'Europa dovrebbe fare un
passo indietro sul fronte dei colloqui di pace: “il coinvolgimento
europeo e internazionale nel conflitto con i palestinesi è stato
controproducente: hanno preso una posizione unilaterale a favore dei
palestinesi. Il miglior contributo che l'Europa possa offrire in questo
conflitto – il pensiero di Lieberman - è semplicemente quello di
dimenticare il Medio Oriente”. Parlando nello specifico della questione
palestinese e degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, Lieberman
ribadisce la sua posizione: “Il principio 'terra in cambio di pace' non
funziona. Dobbiamo scambiare la terra e le popolazioni” per mantenere –
prosegue il ministro – l'identità ebraica dello Stato d'Israele. “Non
si sposterebbero le persone, ma i confini. Gli arabi che vivono in
Israele potrebbero rimanere nei loro villaggi e nelle loro case. Questo
avrebbe molto più senso che ritornare ai confini della Guerra dei Sei
Giorni del 1967”.
Bds fuori dal Campidoglio.
Il convegno “Gaza, rompiamo l'assedio”, organizzato dal movimento che
propugna il boicottaggio d'Israele (il Bds), è stato cancellato. Niente
sala in Campidoglio dunque per chi, come aveva affermato la Presidente
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni chiedendo
al sindaco Raggi la revoca dell'iniziativa, costituisce “un vero e
proprio catalizzatore di odio anti-israeliano e e anti-ebraico” (Il
Mattino). Dopo le proteste della realtà ebraica italiana dunque, tra
cui quelle della Comunità ebraica romana, Stefano Fassina, deputato,
consigliere di Sinistra italiana e uno dei promotori dell'iniziativa,
ha annunciato la retromarcia e l'annullamento dell'iniziativa. “Si è
riparato a un grande errore”, il commento del vicepresidente della
Keillah romana Ruben Della Rocca (Repubblica Roma). Sul Foglio invece
si parla dei rapporti tra il movimento Cinque Stelle e la realtà che
appoggia il boicottaggio d'Israele.
Usa, minacce bomba contro scuole e centri ebraici.
Sarebbero 16, secondo fonti di stampa, i centri ebraici che hanno
ricevuto telefonate minatorie, in dodici Stati diversi. In alcuni casi
le minacce hanno provocato l'evacuazione degli edifici. La nuova
ondata, la quinta dall'inizio dell'anno, di telefonate minatorie contro
centri e scuole ebraiche è arrivata dopo che durante il weekend sono
state profanate decine di tombe nel cimitero ebraico di Filadelfia
(Avvenire).
Ricordando Primo Levi. A
trent'anni dalla scomparsa del grande scrittore torinese Testimone
della Shoah, diverse iniziative saranno realizzate nei prossimi mesi,
spiega il Corriere della Sera per ricordare la figura di Levi. “Spero
di essere riuscito a fare ben più che liberarmi di un'ossessione e
salvare i ricordi dall'oblio”, le parole di Levi riportate dal
quotidiano in riferimento al suo più famoso libro, Se questo è un uomo.
“Se tuttavia di 'oblio' si deve parlare, - scrive Frediano Sessi sul
Corriere - esso riguarda più quel che resta di Primo Levi nel museo di
Auschwitz, oggi che il padiglione memoriale italiano è chiuso e che la
fabbrica, Buna-Werke, come il campo per ebrei di Monowitz, non sono
altro che luoghi archeologici abbandonati”.
Segnalibro, Il museo delle penultime cose.
Sull'Unità Valerio Rosa intervista Massimiliano Boni, autore di Il
museo delle penultime cose. Il libro, spiega Rosa, è “ambientato in una
Roma futuribile ma livida e cupa come quella di oggi. Un romanzo sulla
memoria della Shoah” ma con uno sguardo al futuro. “Ho scelto una
proiezione in avanti, in un futuro prossimo, - racconta Boni -
immaginando cosa succederà quando non ci saranno più testimoni della
Shoah. Come la racconteremo, come continueremo a parlarne? A mettere in
moto il romanzo sono due soggetti: Pacifico, il vicedirettore del museo
un giovane storico ebreo di 35 anni, e il suo alter ego, Attilio, un
uomo quasi centenario che viene dal passato e che potrebbe essere
l'ultimo sopravvissuto della Shoah. Pacifico dovrà scoprire la sua
storia”.
Insediamento beduino a rischio.
Secondo Avvenire alcune Ong si sono mobilitate per chiedere al governo
italiano e all'Unione Europea di fermare la demolizione di Khan
al-Ahmar, villaggio beduino che sorge sulla strada tra Gerusalemme e
Gerico, in Cisgiordania. Secondo il quotidiano, Israele avrebbe
disposto lo sgombero del villaggio dove sono state costruite diverse
strutture “nel quadro di programmi umanitari finanziati dal Governo
italiano".
Daniel Reichel
twitter @dreichelmoked
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