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 13 marzo 2017 - 15 Adar 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Paolo Sciunnach, insegnante
Nel midràsh (Esthèr Rabbà 7) troviamo “la lettera di Hammàn alle nazioni” – scritta a nome del Re Achashveròsh. Il modo di ragionare di Amalek nel corso delle generazioni non cambia mai: la sostanza del discorso e del modo di pensare sarà la stessa anche negli anni 30 sotto Hitler.
 
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Anna
Foa,
storica
La vignetta elettorale su Twitter che ritrae il candidato centrista francese Macron, con il naso adunco, la tuba da banchiere e la falce in mano ha suscitato scandalo in Francia perché riproduce i tratti dell’ebreo come erano rappresentati nelle vignette antisemite degli anni Trenta. E poco importa che il candidato della destra, Fillon, si sia affrettato a sconfessarla. Il richiamo in chiave antisemita agli ebrei riemerge accompagnando e seguendo battaglie elettorali aspre. Così negli USA, dove è accompagnato da attentati e minacce opera dei suprematisti bianchi, così in Polonia, in Ungheria. Riemerge insomma un antisemitismo che i commentatori, impegnati com’erano a denunciare l’antisemitismo travestito da antisionismo delle sinistre estreme, tendevano a dare per inesistente o ininfluente, quello delle destre filonaziste. Attenzione quindi. E che gli ebrei, ovunque siano, nella diaspora o in Israele, guardino con attenzione a chi sono i loro amici e i loro nemici.
 
La campagna elettorale
e la vignetta antisemita
“Sembra una caricatura degli anni Trenta, quando fascisti e nazisti denunciavano il complotto demo-pluto-giudaico-massonico”. Così il Corriere definisce la vignetta che sta facendo parlare la Francia, opera del partito dei Républicains. Ad essere ritratto l’avversario politico Emmanuel Macron, già banchiere da Rothschild, con il naso adunco, la tuba da capitalista di inizio Novecento, intento a tagliare il sigaro grazie a una falce comunista. “Mirabile riassunto iconografico del nemico: ebreo (Macron non lo è, ma comunque), ricco e illiberale. L’infortunio è così grave – scrive il Corriere – che il candidato della destra François Fillon ha preso in fretta le distanze dai suoi stessi collaboratori”.

Volano parole forti tra i governi di Turchia e Olanda, alle prese con una crisi senza precedenti. Durissime le dichiarazioni di Erdogan, riportate tra gli altri da Repubblica: “L’Olanda pagherà per il suo comportamento vergognoso. Questo è fascismo e nazismo. Pagheranno il prezzo per il trattamento inflitto in modo sfacciato ai miei concittadini, al mio ministro degli Esteri. L’Occidente ha mostrato il proprio vero volto, una lampante dimostrazione di islamofobia”.
Mercoledì in Olanda si vota, con l’ultradestra di Wilders data in forte ascesa.

Perde un altro pezzo la rete di contatti in Italia del terrorista Anis Amri, autore della strage di Berlino del dicembre scorso. Un 37enne tunisino residente a Latina, che per gli investigatori aveva aderito alla compagine ‘radicale’ gravitante attorno alla moschea di Latina, è stato infatti espulso e rimpatriato su provvedimento del ministro dell’Interno Marco Minniti. La notizia è riportata dal Corriere.
 
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  davar
l'attentato palestinese di questa mattina
Gerusalemme, alba di sangue

Rafforzata la sicurezza in città
Aveva 25 anni e proveniva da Jabel Mukaber, quartiere di Gerusalemme Est, il terrorista palestinese che all’alba si è scagliato, armato di coltello, contro due soldati israeliani che si trovavano all’interno di una piccola postazione nei pressi della Porta dei Leoni, uno degli accessi alla Città Vecchia.
Rimasto ucciso nel corso dell’attacco, il terrorista era arrivato da poco nella zona (luogo di accesso privilegiato all’area del Monte del Tempio) a bordo di una vettura, parcheggiata nei paraggi.
A renderlo noto il portavoce della polizia di Gerusalemme, Micky Rosenfeld, che in queste ore ha fatto il punto su alcune iniziative intraprese per la sicurezza nazionale: la chiusura dell’area limitrofa al luogo dell’attacco, ma anche l’arresto di alcuni parenti del terrorista che si suppone fossero al corrente dei piani del 25enne. Non destano particolare preoccupazione invece le condizioni di salute dei due soldati, ricoverati con ferite lievi presso il centro medico dell’Università Hadassah.
Non sorprende, a detta dei principali analisti, il fatto che il terrorista provenisse da Jabi Mukaber. Dallo stesso quartiere sono infatti partite numerose azioni di sangue che hanno colpito la collettività israeliana in questi anni.
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I GENITORI DEI SOLDATI israeliani caduti
Or Lamishpachot, ancora Roma

"Qua come a casa nostra"
“Roma è la vostra casa. Questa Comunità è la vostra casa”.
Non nasconde l’emozione Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica romana. Di fronte, in una serata molto diversa dal solito, una folta delegazione del gruppo di Or Lamishpachot, associazione israeliana che raggruppa i genitori che hanno perso il loro figlio durante la leva militare o in guerra.
Di nuovo a Roma, a distanza di un anno dalla loro prima visita. Di nuovo in sinagoga, ultima tappa di una giornata fatta di molti incontri ed emozione.
Sono storie terribile, quelle che raccontano i genitori di Or Lemispachot. Storie di annunci terribili, che sconvolgono l’esistenza. Storie di vite e sogni infranti.
Ma anche storie di coraggio, di tenacia, di speranza. Storie di donne e uomini che hanno scelto di non arrendersi al dolore. La loro presenza a Roma, nelle ore in cui si celebra la ricorrenza del Purim (ieri dedicata alla storica insegnante della scuola ebraica Emma Alaltri, in cui onore è stata organizzata una festa a sorpresa) è una chiara dimostrazione in questo senso.


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UNA CULTURA IN TANTE CULTURE in sicilia
"Il nostro è un ballo per la vita"
Juliet Okotete è una mediatrice culturale di origini nigeriane. Arrivata in Italia su uno dei tanti e tristemente famosi barconi di migranti in fuga, oggi lavora presso il Cenacolo Domenicano di Solarino, nei pressi di Siracusa. La sua è una storia di riscatto, che ci racconta nel corso dell’iniziativa “Una cultura in tante culture”, la cinque giorni dell’educatrice Angelica Calò Livnè in Sicilia, sostenuta dall’UCEI con i fondi Otto per mille, per incontrare scolaresche e insegnare l’integrazione ai giovani immigrati, forte della sua pluriennale esperienza con ebrei, cristiani e musulmani nel kibbutz Sasa.


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inFORMAZIONE - INTERNATIONAL EDITION 
Purim e la nostra coscienza
Esce di Shushan Purim l’odierna edizione di Pagine Ebraiche International Edition. L’espressione si riferisce alla prescrizione di celebrare Purim con un giorno di ritardo nelle città cinte da mura già al tempo dell’ingresso del popolo ebraico in Terra d’Israele dopo l’Uscita dall’Egitto – che si sappia con certezza oggi solo Gerusalemme – in ricordo del fatto che gli ebrei di Susa, capitale di Persia dove la storia della ricorrenza ha luogo, combatterono più a lungo e festeggiarono 24 ore in ritardo. A parlare di Purim, dei suoi significati, dell’apparente mancanza della Presenza divina nella storia, e di come Amalek, tradizionale incarnazione del male, vada inteso anche in senso spirituale ed interiore, è il docente dell’Università di Bar Ilan Yaakov Mascetti.
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pilpul
Oltremare - Kikar HaMedinà
Nelle città ci sono sempre luoghi che l’urbanista di turno ha pianificato con un pensiero ben chiaro in testa, e che la realtà ha trasformato in qualcosa di completamente diverso. Un po’ come quegli alberi che crescono avviluppando nel loro tronco un cancello, una buca delle lettere, un palo della luce: anarchia della natura o dei luoghi. A Tel Aviv un esempio è Kikar HaMedinà, l’unica piazza davvero tonda della città, perfino libera del traffico che le gira intorno e non forma alcun incrocio di linee rette, causando non pochi giri a vuoto di automobilisti che perdono il conto dell’uscita giusta e ritentano, finchè non la trovano e escono finalmente dalla centrifuga. Kikar HaMedinà vorrebbe essere la piazza principale di Tel Aviv e non lo è. Intanto perchè è troppo lontana dalla spiaggia, e poi perchè i negozi carissimi che vi si affacciano vanno bene per lo shopping selvaggio con carta di credito rubata, giammai propria, ma non attirano alla fermata e alla chiacchiera. Poi perchè i cerchi concentrici di cui è formata confondono il telavivese che non capisce se deve usarla come giardino, ma è troppo terrosa per essere un giardino; o come un luogo di ritrovo, ma non ha neanche un chiosco come tutte le altre piazze o slarghi anche molto meno perfettamente rotondi; o come spazio in cui portare il cane a fare i suoi bisogni, ma non ha lo spazio dedicato in cui far correre i cani, e quindi anche per questo uso è inutile. Insomma, la piazza ha un serio problema di personalità, ogni giorno dell’anno a parte Purim. A Purim, tutte le entrate vengono chiuse ad ogni traffico a partire dalle due ruote, e Kikar HaMedinà si riempie di un fiume immane di israeliani dagli zero anni in su, in maschera: si riversano a fiotti da ogni stazione di treni o autobus, ballano per tutta la giornata in una specia di rave diurno, o estremo after-hour, e danno così un senso alla piazza, che ci mette poi un anno intero a riprendersi della sbornia, ma ne valeva la pena.

Daniela Fubini, Tel Aviv

Analisi scorretta - Sensibilità
La elezione di Donald Trump negli Stati Uniti ha messo in evidenza una questione che si era già affacciata per noi ebrei italiani in occasione dei governi del centrodestra: la divaricazione tra lo Stato d’Israele e gli ebrei della diaspora nella valutazione di un governo. Lo Stato ebraico giustamente informa i rapporti con gli altri governi sulla base delle esigenze e valutazioni politiche proprie di uno Stato. La sensibilità dell’elettorato ebraico di un dato Paese è invece condizionata da valutazioni di altro genere.

Anselmo Calò 
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