Giuseppe Momigliano, rabbino | Il
prossimo shabbat prende il nome da uno dei precetti della Torah di più
ardua comprensione, si tratta del comandamento definito “ parà adumà”
ovvero “la vacca rossa”, una mucca dal pelo rossastro con le cui ceneri
– nel tempo in cui esisteva il santuario – si compivano alcune
procedure rituali, indispensabili per ripristinare la condizione di
purità prescritta per l’accesso ai luoghi sacri e per l’adempimento
delle offerte e dei riti sacrificali.
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Davide
Assael,
ricercatore
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Si
apre oggi, con le elezioni olandesi che già si stanno svolgendo, una
serie di appuntamenti elettorali che decideranno i destini dell’Europa.
Per molti, il pericolo arriva oggi dal partito xenofobo e islamofobo di
Geert Wilders, che potrebbe fare da caposcuola.
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![](http://moked.it/unione_informa/strutturanl/stampa_header.jpg) |
“Velo, legittimo vietarlo”
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Per
un’azienda privata è legittimo vietare alle dipendenti a contatto con i
clienti dl portare il velo islamico: lo ha deciso ieri la Corte europea
di giustizia di Lussemburgo. La legittima esigenza di neutralità
dell’impresa difesa dagli eurogiudici, scrive il Corriere, non dovrà
comunque essere attuata in modo discriminatorio. Le restrizioni
dovranno quindi valere per tutte le convinzioni politiche, filosofiche
e religiose. Inoltre, in mancanza della specifica norma, “il datore di
lavoro non può accogliere la richiesta di un cliente di non affidare la
fornitura dei servizi a una dipendente con velo islamico”.
I riflettori della politica europea e internazionale puntati sulle
elezioni che si svolgono in queste ore in Olanda. Un chiaro segno,
scrive il Corriere, che la globalizzazione ha ormai assunto anche una
dimensione politica: le scelte degli elettori di ogni singolo Paese
hanno conseguenze rilevanti per tutti gli altri, soprattutto
all’interno della Ue. Altissima, come noto, la posta in gioco. I
risultati olandesi influenzeranno infatti due questioni centrali della
politica europea, ricorda il Corriere: i rapporti con l’Islam e il
futuro stesso della Ue.
Cinque le figure onorate in queste ore a Milano per la Giornata Europea
dei Giusti. Etty Hillesum, la giovane ebrea olandese morta ad Auschwitz
che rifiutò la logica dell’odio verso i tedeschi nonostante la
persecuzione; Lassana Bathily, il musulmano che ha nascosto gli ebrei
nell’Hyper Cacher di Parigi nell’attentato del 2015; Raif Badawi,
blogger saudita simbolo della lotta per una società libera, Pinar
Selek, la scrittrice turca costretta all’esilio per aver difeso i
diritti delle minoranze, e Hamadi ben Abdesslem, guida tunisina che ha
salvato decine di turisti durante l’attentato al museo del Bardo nel
marzo 2015.
“A due anni dalla strage gli italiani ritrovano il salvatore Hamadi”
titola il Corriere, ricordando lo sforzo profuso in questa sfida dal
presidente di Gariwo Gabriele Nissim.
Si presenta oggi alla Camera il volume “Lessons from Israel’s Response
to Terror”, edito dal think tank Jerusalem Center for Public Affairs e
curato dalla giornalista Fiamma Nirenstein, già vicepresidente della
Commissione Esteri della stessa. All’interno dieci contributi di
autorevoli personalità israeliane su suggerimenti che l’Europa potrebbe
cogliere dall’esperienza israeliana di contrasto del fenomeno del
terrorismo islamico. Una anticipazione del volume è pubblicata dal
Giornale.
Il Senato Accademico dell’università di Torino ha respinto la mozione
che chiedeva di rescindere l’accordo di ricerca con il Technion di
Haifa, in Israele (mozione respinta all’unanimità dai docenti, a favore
solo la componente studentesca). “La ricerca deve rimanere libera” ha
detto il rettore dell’ateneo torinese, Gianmaria Ajani (Libero). In
serata presidente della Comunità ebraica Dario Disegni ha inviato al
rettore un messaggio di apprezzamento per la fermezza con cui è stata
difesa “la libertà della ricerca e della collaborazione tra Istituzioni
accademiche dei Paesi democratici, fatta propria – come non dubitavo
minimamente – dal Senato accademico”.
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bioetica ed ebraismo - rav riccardo di segni
Halakhah e testamento biologico "I limiti tra lecito e illecito"
È
iniziata lunedì, non senza polemiche, la discussione alla Camera in
merito alla legge sul cosiddetto testamento biologico: si tratta della
dichiarazione anticipata di trattamento (DAT) che una persona capace di
intendere e di volere sottoscrive per dichiarare quali trattamenti
sanitari intenderà accettare o rifiutare nel caso in cui subentri
un’incapacità mentale.
Da tempo si discute di introdurre la DAT anche in Italia e sulla
questione si è aperto un lungo dibattito pubblico, in cui anche la voce
ebraica si è fatta sentire. Già nel 2006, mentre nel nostro Paese si
discuteva del caso Welby (sull'eutanasia passiva e sull'accanimento
terapeutico) rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma e
vicepresidente del Comitato Nazionale per la Bioetica, aveva spiegato
quali fossero le posizioni della tradizione ebraica in merito al
testamento biologico: ad esempio, una dichiarazione anticipata in cui
si esprime la propria volontà per atti futuri è prevista nell'ebraismo
e, per analogia ed entro certi limiti, è quindi permessa la
dichiarazione anticipata di trattamento. Il cuore del problema però è
un altro, ovvero la liceità delle direttive anticipate rispetto alla
legge ebraica. Leggi
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il ministro degli esteri alfano a gerusalemme
"Risoluzioni Onu contro Israele, l'Italia manterrà la parola"
Incontrando
i giornalisti durante la sua visita in Israele, il ministro degli
Esteri Angelino Alfano, rispondendo a una domanda di Pagine Ebraiche,
ha ribadito la posizione italiana rispetto alle risoluzioni ONU
anti-Israeliane: come promesso in ottobre dall'allora premier Matteo
Renzi e dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, contrariamente a
quanto accaduto con il documento Unesco che negava il legame fra popolo
ebraico e Gerusalemme, nelle votazioni future l'Italia si opporrà.
"Ribadisco quanto promesso da Renzi e Gentiloni, che oggi guida il
nostro governo". Alfano ha garantito che se l'Unesco si troverà a
discutere nuovamente la mozione ad aprile "l'Italia voterà no".
In mattinata, il titolare della Farnesina aveva incontrato il premier
israeliano Benjamin Netanyahu, il capo dell'opposizione Isaac Herzog e
il presidente Reuven Rivlin.
In occasione della visita, Alfano ha voluto sottolineare la vicinanza
tra Italia e Israele. "Abbiamo una storia comune e un destino comune",
ha spiegato incontrando Rivlin. "Israele è una bellissima e
straordinaria esperienza di democrazia in questa regione. Da italiani
condividiamo anche molte delle sue preoccupazioni. Nella nostra
prospettiva di pace e sicurezza per il mondo, pensiamo che essa non
possa prescindere dalla sicurezza di Israele e dalla stabilizzazione
della regione". Leggi
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i nuovi alberi nel giardino dei giusti di milano
Dall'Hypercasher al Bardo,
gli eroi del Monte Stella
Cinque
nuovi giusti hanno trovato posto questa mattina al Monte Stella di
Milano. A Etty Hillesum, Lassana Bathily, Raif Badawi, Pinar Selek e
Hamadi ben Abdesslem sono stati infatti dedicati cinque alberi
all'interno del Giardino dei Giusti milanese. Una cerimonia a cui ha
partecipato il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che, davanti a un folto
pubblico di ragazzi, ha ricordato come chi combatte in prima persona
contro violenza, intolleranza e oscurantismo sia un modello per le
giovani generazioni e quanto Milano sia impegnata a portare avanti il
messaggio di cui si è fatta portabandiera l'associazione Gariwo: quello
dei giusti, appunto. Le loro azioni, come più volte ha ricordato il
presidente di Gariwo Gabriele Nissim, sono la dimostrazione che c'è
sempre un'alternativa a totalitarismi e persecuzioni. Alla cerimonia,
hanno partecipato anche il vicepresidente dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Giorgio Mortara, protagonista assieme al presidente
del Consiglio comunale Lamberto Bertolè ieri dell'evento “I giusti
raccontano”, tenutosi nella prestigiosa Sala Alessi di Palazzo Marino,
e il vicepresidente della Fondazione del Memoriale della Shoah di
Milano Roberto Jarach. Leggi
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qui venezia
Da Pellestrina alle coste d'Israele
I 70 anni del viaggio di Kadima
Settant'anni
fa salparono dall'isola veneziana di Pellestrina tre navi cariche di
ebrei sopravvissuti alle persecuzioni e alla Shoah. La destinazione il
nascente Stato di Israele, la meta scelta per mettersi alle spalle
l'orrore, l'angoscia e la paura e ricostruirsi una vita.
Entrati in Italia da Tarvisio, i 794 passeggeri furono aiutati
dall'organizzazione clandestina Brichà, che operava a stretto contatto
con la Brigata Ebraica e l'Haganah, oltre che dall'infaticabile Ada
Sereni, un punto di riferimento imprescindibile per molte di quelle
traversate.
Il 26 marzo mattina il Keren Hayesod e la Comunità ebraica veneziana
ricorderanno il viaggio di una delle tre imbarcazioni, la nave “Kadima”
(in ebraico, avanti). Con l'ambizione di poter arrivare
all'appuntamento con nuove testimonianze e nuovi affreschi di Memoria.
Per questo, come racconta oggi Il Gazzettino in un ampio articolo nelle
proprie pagine culturali, è stata predisposta una mail ad hoc –
navekadima74@gmail.com. Chiunque abbia conservato un ricordo di quei
giorni, è pregato di mettersi in contatto con gli organizzatori. Leggi
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qui torino - RESPINta MOZIONE ANTI-ISRaeliana
Università, porte aperte a Israele "La ricerca non si boicotta"
“La
ricerca deve rimanere libera. E in questo mondo che sta alzando muri,
soltanto le Università tengono aperte le loro porte”. Così il rettore
dell’Università di Torino, Gianmaria Ajani (nell’immagine), ha
commentato il respingimento, da parte del Senato Accademico, della
mozione presentata dal Consiglio degli Studenti in cui gli stessi
chiedevano l’interruzione di ogni rapporto tra l’ateneo e il Technion
di Haifa, in Israele. Uno squallido tentativo di boicottaggio rimandato
al mittente, in un momento in cui iniziative dello stesso tenore
tendono ad aumentare nel mondo accademico italiano.
“L’istituzione che qui rappresentiamo, proprio per il suo ruolo
pubblico e sociale di alta formazione – ha affermato Ajani nel corso
della riunione – è chiamata a creare le condizioni perché ogni
individuo, quale che sia la posizione politica scelta, possa esprimerla
liberamente, usufruendo di tutele e garanzie di sicurezza nel fare
questo; a favorire azioni volte a far avanzare il confronto, a
promuoverne il superamento, proprio attraverso le azioni che danno vita
al mandato sopra ricordato, cioè favorendo la formazione di un sapere
critico, lo scambio delle idee, la cooperazione e l’interazione tra
posizioni diverse;a promuovere discussioni sulla responsabilità etica
del ricercatore, dei suoi ambiti e limiti. Credo sia questo, e non un
boicottaggio che nega in radice tali libertà, il modo più corretto di
interpretare il ruolo pubblico e sociale di un’istituzione di alta
cultura quale è la nostra Università”. Leggi
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cordoglio nell'italia ebraica e in israele
Elia Lillo Arbib (1933-2017)
Ha
destato profondo cordoglio in tutta l’Italia ebraica e in Israele la
scomparsa di Elia Arbib, da tutti conosciuto come Lillo, che ha
lasciato la vita terrena nelle scorse ore a Roma.
I funerali si svolgeranno domani alle 12 al Cimitero di Prima Porta,
mentre alle 11 il feretro transiterà dal Portico d’Ottavia, accanto al
Tempio Maggiore.
Nato a Tripoli nel 1933, in Israele dal 1948 fra i protagonisti della
costruzione del nascente Stato ebraico, Arbib nel 1954 era giunto a
Roma dove aveva fra l’altro costituito il primo punto di riferimento
della comunità dei libici in Italia e aveva dato vita alla sinagoga di
rito tripolino nel Tempio Spagnolo. Protagonista di una stagione di
profondi mutamenti per la realtà ebraica romana, gettò con il suo
impegno le basi per l’innesto di un gran numero di ebrei tripolini
nella vita della comunità ebraica della Capitale.
Alla moglie Ambretta, ai figli Roberto, Morris e Gloria, Segretario
generale dell’Unione delle Comunità Ebraiche, la partecipazione e
l’affetto della Presidenza, del Consiglio e di tutti i dipendenti
dell’Unione.
Che il ricordo di Lillo sia di perenne benedizione.
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Ticketless - L’urlo di Gegio
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Questa settimana segnalo il saggio che Marcella Ravenna ha dedicato a suo padre Eugenio (Gegio) Ravenna (qui il link per poterlo scaricare).
Non è la prima volta che segnalo lavori pubblicati da questo interessante e vivacissimo sito di studi storici.
Gegio è, per evidente assonanza, Geo, protagonista del racconto di
Bassani, “Una lapide di via Mazzini”. L’uomo il cui urlo “furibondo e
disumano” da essere udito con “orrore” fino oltre le mura della città,
ha come modello Zeno e l’esplosione cosmica del finale della Coscienza
di Zeno. Non è stato ancora indagato come si deve il debito di Bassani
con Svevo e quanto vi sia di Angiolina, ad esempio, nella joie de vivre
di Micòl. Il saggio di Marcella Ravenna ripropone il tema, centrale
nello studio dello “scrivere su Auschwitz”, del rapporto fra vero e
verosimile, fra personaggio e uomo. Non vi è scrittore che abbia saputo
sottrarsi. Primo Levi, dopo aver tratteggiato il picaresco Cesare della
Tregua ebbe
guai seri con il personaggio-uomo, che intendeva addirittura trascinare
in tribunale lo scrittore. Lo stesso dicasi delle donne del popolo nel
ghetto romano descritto da Morante ne La storia.
Alberto Cavaglion
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Periscopio - Falsi amici
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Non
c’è dubbio che la solitudine, accanto a malattia, vecchiaia, povertà,
rappresenti, in questo mondo, una delle principali fonti di dolore e
amarezza. E se chi è malato, vecchio, povero, può almeno sperare di
avere da qualcuno una parola di consolazione, chi è solo non ha neanche
quello.
A ben vedere, credo che ci siano due tipi diversi di solitudine: quella
di chi non ha proprio nessuno vicino, e quella di chi ha intorno solo
falsi amici, che, dicendo di volere il suo bene, vogliono invece il suo
male. E credo che il secondo tipo sia peggiore. E credo, infine, che di
solitudine possano soffrire non solo le singole persone, ma anche le
collettività.
Mi pare che ne soffra, infatti, e da molti anni, Napoli, la mia città.
Solitudine del secondo tipo, certamente, perché c’è sempre molta gente
che mostra di interessarsene, di proteggerla e di prendersene cura. Un
sacco di amici. Di falsi amici.
Francesco Lucrezi, storico
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Cinque canti e un angelo
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Pur
nel suo tragico epilogo, la storia della scrittrice, poetessa e
musicista ebrea morava Ilse Weber è tra le più emozionanti e avvincenti
dell’immenso patrimonio biografico di uomini e donne che hanno creato
musica in cattività durante la Seconda Guerra Mondiale.
Nata l’11 gennaio 1903 a Witkowitz (oggi Vítkovice v Krkonoších,
Repubblica Ceca), versata in numerosi strumenti musicali nonché autrice
di canzoni, testi poetici e opere teatrali per l’infanzia, nel 1930
Ilse (il suo cognome da nubile era Herlinger) sposò Vilém Weber e si
trasferì con lui a Praga.
Nel 1939, durante i giorni dell’invasione tedesca di Boemia e Moravia,
i coniugi Weber misero in salvo il loro figlio maggiore Hanuš
trasferendolo in Gran Bretagna.
Nel febbraio 1942 Ilse, suo marito e il figlio minore Tomáš (detto
Tommy) furono deportati a Theresienstadt; ivi Ilse lavorò come
infermiera addetta alla sorveglianza infantile, scrisse circa 60 testi
poetici, alcuni dei quali messi in musica con accompagnamento musicale.
Francesco Lotoro
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