19 Ottobre 2016 - 17 Tishri 5777

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15 marzo 2017 - 17 Adar 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Giuseppe Momigliano, rabbino
Il prossimo shabbat prende il nome da uno dei precetti della Torah di più ardua comprensione, si tratta del comandamento definito “ parà adumà” ovvero “la vacca rossa”, una mucca dal pelo rossastro con le cui ceneri – nel tempo in cui esisteva il santuario – si compivano alcune procedure rituali, indispensabili per ripristinare la condizione di purità prescritta per l’accesso ai luoghi sacri e per l’adempimento delle offerte e dei riti sacrificali.
 
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Davide
Assael,
ricercatore
Si apre oggi, con le elezioni olandesi che già si stanno svolgendo, una serie di appuntamenti elettorali che decideranno i destini dell’Europa. Per molti, il pericolo arriva oggi dal partito xenofobo e islamofobo di Geert Wilders, che potrebbe fare da caposcuola.
 
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“Velo, legittimo vietarlo”
Per un’azienda privata è legittimo vietare alle dipendenti a contatto con i clienti dl portare il velo islamico: lo ha deciso ieri la Corte europea di giustizia di Lussemburgo. La legittima esigenza di neutralità dell’impresa difesa dagli eurogiudici, scrive il Corriere, non dovrà comunque essere attuata in modo discriminatorio. Le restrizioni dovranno quindi valere per tutte le convinzioni politiche, filosofiche e religiose. Inoltre, in mancanza della specifica norma, “il datore di lavoro non può accogliere la richiesta di un cliente di non affidare la fornitura dei servizi a una dipendente con velo islamico”.

I riflettori della politica europea e internazionale puntati sulle elezioni che si svolgono in queste ore in Olanda. Un chiaro segno, scrive il Corriere, che la globalizzazione ha ormai assunto anche una dimensione politica: le scelte degli elettori di ogni singolo Paese hanno conseguenze rilevanti per tutti gli altri, soprattutto all’interno della Ue. Altissima, come noto, la posta in gioco. I risultati olandesi influenzeranno infatti due questioni centrali della politica europea, ricorda il Corriere: i rapporti con l’Islam e il futuro stesso della Ue.

Cinque le figure onorate in queste ore a Milano per la Giornata Europea dei Giusti. Etty Hillesum, la giovane ebrea olandese morta ad Auschwitz che rifiutò la logica dell’odio verso i tedeschi nonostante la persecuzione; Lassana Bathily, il musulmano che ha nascosto gli ebrei nell’Hyper Cacher di Parigi nell’attentato del 2015; Raif Badawi, blogger saudita simbolo della lotta per una società libera, Pinar Selek, la scrittrice turca costretta all’esilio per aver difeso i diritti delle minoranze, e Hamadi ben Abdesslem, guida tunisina che ha salvato decine di turisti durante l’attentato al museo del Bardo nel marzo 2015.
“A due anni dalla strage gli italiani ritrovano il salvatore Hamadi” titola il Corriere, ricordando lo sforzo profuso in questa sfida dal presidente di Gariwo Gabriele Nissim.

Si presenta oggi alla Camera il volume “Lessons from Israel’s Response to Terror”, edito dal think tank Jerusalem Center for Public Affairs e curato dalla giornalista Fiamma Nirenstein, già vicepresidente della Commissione Esteri della stessa. All’interno dieci contributi di autorevoli personalità israeliane su suggerimenti che l’Europa potrebbe cogliere dall’esperienza israeliana di contrasto del fenomeno del terrorismo islamico. Una anticipazione del volume è pubblicata dal Giornale.

Il Senato Accademico dell’università di Torino ha respinto la mozione che chiedeva di rescindere l’accordo di ricerca con il Technion di Haifa, in Israele (mozione respinta all’unanimità dai docenti, a favore solo la componente studentesca). “La ricerca deve rimanere libera” ha detto il rettore dell’ateneo torinese, Gianmaria Ajani (Libero). In serata presidente della Comunità ebraica Dario Disegni ha inviato al rettore un messaggio di apprezzamento per la fermezza con cui è stata difesa “la libertà della ricerca e della collaborazione tra Istituzioni accademiche dei Paesi democratici, fatta propria – come non dubitavo minimamente – dal Senato accademico”.
 
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  davar
bioetica ed ebraismo -  rav riccardo di segni
Halakhah e testamento biologico "I limiti tra lecito e illecito"
È iniziata lunedì, non senza polemiche, la discussione alla Camera in merito alla legge sul cosiddetto testamento biologico: si tratta della dichiarazione anticipata di trattamento (DAT) che una persona capace di intendere e di volere sottoscrive per dichiarare quali trattamenti sanitari intenderà accettare o rifiutare nel caso in cui subentri un’incapacità mentale.
Da tempo si discute di introdurre la DAT anche in Italia e sulla questione si è aperto un lungo dibattito pubblico, in cui anche la voce ebraica si è fatta sentire. Già nel 2006, mentre nel nostro Paese si discuteva del caso Welby (sull'eutanasia passiva e sull'accanimento terapeutico) rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma e vicepresidente del Comitato Nazionale per la Bioetica, aveva spiegato quali fossero le posizioni della tradizione ebraica in merito al testamento biologico: ad esempio, una dichiarazione anticipata in cui si esprime la propria volontà per atti futuri è prevista nell'ebraismo e, per analogia ed entro certi limiti, è quindi permessa la dichiarazione anticipata di trattamento. Il cuore del problema però è un altro, ovvero la liceità delle direttive anticipate rispetto alla legge ebraica.
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il ministro degli esteri alfano a gerusalemme
"Risoluzioni Onu contro Israele, l'Italia manterrà la parola"
Incontrando i giornalisti durante la sua visita in Israele, il ministro degli Esteri Angelino Alfano, rispondendo a una domanda di Pagine Ebraiche, ha ribadito la posizione italiana rispetto alle risoluzioni ONU anti-Israeliane: come promesso in ottobre dall'allora premier Matteo Renzi e dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, contrariamente a quanto accaduto con il documento Unesco che negava il legame fra popolo ebraico e Gerusalemme, nelle votazioni future l'Italia si opporrà. "Ribadisco quanto promesso da Renzi e Gentiloni, che oggi guida il nostro governo". Alfano ha garantito che se l'Unesco si troverà a discutere nuovamente la mozione ad aprile "l'Italia voterà no".
In mattinata, il titolare della Farnesina aveva incontrato il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il capo dell'opposizione Isaac Herzog e il presidente Reuven Rivlin.
In occasione della visita, Alfano ha voluto sottolineare la vicinanza tra Italia e Israele. "Abbiamo una storia comune e un destino comune", ha spiegato incontrando Rivlin. "Israele è una bellissima e straordinaria esperienza di democrazia in questa regione. Da italiani condividiamo anche molte delle sue preoccupazioni. Nella nostra prospettiva di pace e sicurezza per il mondo, pensiamo che essa non possa prescindere dalla sicurezza di Israele e dalla stabilizzazione della regione".
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i nuovi alberi nel giardino dei giusti di milano
Dall'Hypercasher al Bardo,
gli eroi del Monte Stella

Cinque nuovi giusti hanno trovato posto questa mattina al Monte Stella di Milano. A Etty Hillesum, Lassana Bathily, Raif Badawi, Pinar Selek e Hamadi ben Abdesslem sono stati infatti dedicati cinque alberi all'interno del Giardino dei Giusti milanese. Una cerimonia a cui ha partecipato il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che, davanti a un folto pubblico di ragazzi, ha ricordato come chi combatte in prima persona contro violenza, intolleranza e oscurantismo sia un modello per le giovani generazioni e quanto Milano sia impegnata a portare avanti il messaggio di cui si è fatta portabandiera l'associazione Gariwo: quello dei giusti, appunto. Le loro azioni, come più volte ha ricordato il presidente di Gariwo Gabriele Nissim, sono la dimostrazione che c'è sempre un'alternativa a totalitarismi e persecuzioni. Alla cerimonia, hanno partecipato anche il vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giorgio Mortara, protagonista assieme al presidente del Consiglio comunale Lamberto Bertolè ieri dell'evento “I giusti raccontano”, tenutosi nella prestigiosa Sala Alessi di Palazzo Marino, e il vicepresidente della Fondazione del Memoriale della Shoah di Milano Roberto Jarach.
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qui venezia
Da Pellestrina alle coste d'Israele
I 70 anni del viaggio di Kadima

Settant'anni fa salparono dall'isola veneziana di Pellestrina tre navi cariche di ebrei sopravvissuti alle persecuzioni e alla Shoah. La destinazione il nascente Stato di Israele, la meta scelta per mettersi alle spalle l'orrore, l'angoscia e la paura e ricostruirsi una vita.
Entrati in Italia da Tarvisio, i 794 passeggeri furono aiutati dall'organizzazione clandestina Brichà, che operava a stretto contatto con la Brigata Ebraica e l'Haganah, oltre che dall'infaticabile Ada Sereni, un punto di riferimento imprescindibile per molte di quelle traversate.
Il 26 marzo mattina il Keren Hayesod e la Comunità ebraica veneziana ricorderanno il viaggio di una delle tre imbarcazioni, la nave “Kadima” (in ebraico, avanti). Con l'ambizione di poter arrivare all'appuntamento con nuove testimonianze e nuovi affreschi di Memoria.
Per questo, come racconta oggi Il Gazzettino in un ampio articolo nelle proprie pagine culturali, è stata predisposta una mail ad hoc – navekadima74@gmail.com. Chiunque abbia conservato un ricordo di quei giorni, è pregato di mettersi in contatto con gli organizzatori.
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qui torino - RESPINta MOZIONE ANTI-ISRaeliana
Università, porte aperte a Israele "La ricerca non si boicotta"
“La ricerca deve rimanere libera. E in questo mondo che sta alzando muri, soltanto le Università tengono aperte le loro porte”. Così il rettore dell’Università di Torino, Gianmaria Ajani (nell’immagine), ha commentato il respingimento, da parte del Senato Accademico, della mozione presentata dal Consiglio degli Studenti in cui gli stessi chiedevano l’interruzione di ogni rapporto tra l’ateneo e il Technion di Haifa, in Israele. Uno squallido tentativo di boicottaggio rimandato al mittente, in un momento in cui iniziative dello stesso tenore tendono ad aumentare nel mondo accademico italiano.
“L’istituzione che qui rappresentiamo, proprio per il suo ruolo pubblico e sociale di alta formazione – ha affermato Ajani nel corso della riunione – è chiamata a creare le condizioni perché ogni individuo, quale che sia la posizione politica scelta, possa esprimerla liberamente, usufruendo di tutele e garanzie di sicurezza nel fare questo; a favorire azioni volte a far avanzare il confronto, a promuoverne il superamento, proprio attraverso le azioni che danno vita al mandato sopra ricordato, cioè favorendo la formazione di un sapere critico, lo scambio delle idee, la cooperazione e l’interazione tra posizioni diverse;a promuovere discussioni sulla responsabilità etica del ricercatore, dei suoi ambiti e limiti. Credo sia questo, e non un boicottaggio che nega in radice tali libertà, il modo più corretto di interpretare il ruolo pubblico e sociale di un’istituzione di alta cultura quale è la nostra Università”.
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Qui Bologna
Salvador Dalí, il segno ebraico
Quale filo lega il mondo surreale di Salvador Dalí, l’ebraismo e la psicanalisi di Freud? Un intreccio raccontato da due serie grafiche che dalla mostra “Dalí Experience” a Palazzo Belloni si trasferiscono al Museo ebraico di Bologna per la mostra collaterale “Dalí. A Jewish Experience” che si inaugura oggi e che sarà visitabile fino al 7 maggio.
Il racconto di questo suggestivo percorso comincia con le “Dodici tribù d’Israele” pensate dall’artista in occasione del venticinquesimo anniversario dello Stato d’Israele. Si tratta di 13 grafiche – incisioni più colore applicato con stencil – risalenti al 1972, che ritraggono i capostipiti delle tribù ebraiche. Abba Eban, allora ministro degli Affari Esteri per Israele, afferma in proposito: “O per la loro ambiguità o per la loro ambivalenza questi ritratti hanno un grande significato per noi. Attraverso la sua immaginazione, abbondante e diversa, Dalí in questo album aiuta a raccontare la civiltà israeliana agli inizi, il suo carattere mistico e la sua evoluzione”..
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cordoglio nell'italia ebraica e in israele
Elia Lillo Arbib (1933-2017)
Ha destato profondo cordoglio in tutta l’Italia ebraica e in Israele la scomparsa di Elia Arbib, da tutti conosciuto come Lillo, che ha lasciato la vita terrena nelle scorse ore a Roma.
I funerali si svolgeranno domani alle 12 al Cimitero di Prima Porta, mentre alle 11 il feretro transiterà dal Portico d’Ottavia, accanto al Tempio Maggiore.
Nato a Tripoli nel 1933, in Israele dal 1948 fra i protagonisti della costruzione del nascente Stato ebraico, Arbib nel 1954 era giunto a Roma dove aveva fra l’altro costituito il primo punto di riferimento della comunità dei libici in Italia e aveva dato vita alla sinagoga di rito tripolino nel Tempio Spagnolo. Protagonista di una stagione di profondi mutamenti per la realtà ebraica romana, gettò con il suo impegno le basi per l’innesto di un gran numero di ebrei tripolini nella vita della comunità ebraica della Capitale.
Alla moglie Ambretta, ai figli Roberto, Morris e Gloria, Segretario generale dell’Unione delle Comunità Ebraiche, la partecipazione e l’affetto della Presidenza, del Consiglio e di tutti i dipendenti dell’Unione.
Che il ricordo di Lillo sia di perenne benedizione. 

pilpul
Ticketless - L’urlo di Gegio
Questa settimana segnalo il saggio che Marcella Ravenna ha dedicato a suo padre Eugenio (Gegio) Ravenna (qui il link per poterlo scaricare).
Non è la prima volta che segnalo lavori pubblicati da questo interessante e vivacissimo sito di studi storici.

Gegio è, per evidente assonanza, Geo, protagonista del racconto di Bassani, “Una lapide di via Mazzini”. L’uomo il cui urlo “furibondo e disumano” da essere udito con “orrore” fino oltre le mura della città, ha come modello Zeno e l’esplosione cosmica del finale della Coscienza di Zeno. Non è stato ancora indagato come si deve il debito di Bassani con Svevo e quanto vi sia di Angiolina, ad esempio, nella joie de vivre di Micòl. Il saggio di Marcella Ravenna ripropone il tema, centrale nello studio dello “scrivere su Auschwitz”, del rapporto fra vero e verosimile, fra personaggio e uomo. Non vi è scrittore che abbia saputo sottrarsi. Primo Levi, dopo aver tratteggiato il picaresco Cesare della Tregua ebbe guai seri con il personaggio-uomo, che intendeva addirittura trascinare in tribunale lo scrittore. Lo stesso dicasi delle donne del popolo nel ghetto romano descritto da Morante ne La storia.


Alberto Cavaglion
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Periscopio - Falsi amici
Non c’è dubbio che la solitudine, accanto a malattia, vecchiaia, povertà, rappresenti, in questo mondo, una delle principali fonti di dolore e amarezza. E se chi è malato, vecchio, povero, può almeno sperare di avere da qualcuno una parola di consolazione, chi è solo non ha neanche quello.
A ben vedere, credo che ci siano due tipi diversi di solitudine: quella di chi non ha proprio nessuno vicino, e quella di chi ha intorno solo falsi amici, che, dicendo di volere il suo bene, vogliono invece il suo male. E credo che il secondo tipo sia peggiore. E credo, infine, che di solitudine possano soffrire non solo le singole persone, ma anche le collettività.
Mi pare che ne soffra, infatti, e da molti anni, Napoli, la mia città. Solitudine del secondo tipo, certamente, perché c’è sempre molta gente che mostra di interessarsene, di proteggerla e di prendersene cura. Un sacco di amici. Di falsi amici.


Francesco Lucrezi, storico
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Cinque canti e un angelo
Pur nel suo tragico epilogo, la storia della scrittrice, poetessa e musicista ebrea morava Ilse Weber è tra le più emozionanti e avvincenti dell’immenso patrimonio biografico di uomini e donne che hanno creato musica in cattività durante la Seconda Guerra Mondiale.
Nata l’11 gennaio 1903 a Witkowitz (oggi Vítkovice v Krkonoších, Repubblica Ceca), versata in numerosi strumenti musicali nonché autrice di canzoni, testi poetici e opere teatrali per l’infanzia, nel 1930 Ilse (il suo cognome da nubile era Herlinger) sposò Vilém Weber e si trasferì con lui a Praga.
Nel 1939, durante i giorni dell’invasione tedesca di Boemia e Moravia, i coniugi Weber misero in salvo il loro figlio maggiore Hanuš trasferendolo in Gran Bretagna.
Nel febbraio 1942 Ilse, suo marito e il figlio minore Tomáš (detto Tommy) furono deportati a Theresienstadt; ivi Ilse lavorò come infermiera addetta alla sorveglianza infantile, scrisse circa 60 testi poetici, alcuni dei quali messi in musica con accompagnamento musicale.


Francesco Lotoro
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