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Giuseppe Momigliano, rabbino | Convegno
di rabbini provenienti da diversi paesi europei. All’ordine del giorno
tanti argomenti diversi, dai quali emerge la sfida che il rabbinato
contemporaneo cerca di affrontare: svolgere attivamente un ruolo nel
quale ci si trova ad affrontare da un lato, citando a puro titolo di
esempio, il problema di verificare se e a quali condizioni il contatto
con dei sensori che azionano impianti di illuminazione possa costituire
o meno una trasgressione delle norme che proibiscono l’attivazione di
elettricità di Shabbat e d’altro lato, sempre a titolo di esempio, come
avviare un discorso di identità ebraica con uno studente universitario
lontano mille miglia da questi argomenti. Occorre certamente sviluppare
competenza, sensibilità e apertura di pensiero. La stessa apertura che
d’altra parte si richiede a chi vuole dialogare con i rabbini evitando,
ancora una volta a titolo di esempio, il ricorso a definizioni
stereotipate, quale l’uso del termine ultraortodosso specialmente per
indicare personaggi ebrei che, essendo abbigliati in modo poco in
sintonia con la moda corrente, dovrebbero essere chiusi in un mondo
tutto lontano dalla realtà. Qualcuno di loro con barba lunga e
palandrana nera ha invece competenze approfondite e aggiornate dei più
moderni impianti e di tecnologie che comparano con le relative norme
rituali ebraiche concernenti, in particolare la preparazione dei cibi e
il rispetto del Sabato. Prima norma del dialogo: non fermarsi
all’aspetto dell’interlocutore.
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Davide
Assael,
ricercatore
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È
a tutti noi noto come il discredito di Israele non passi solo
attraverso le prese di posizione sui grandi temi come il conflitto
israelo-palestinese, o l’analisi della situazione mediorientale.
L’immagine si costruisce anche attraverso piccoli riferimenti, frasi
sfuggenti inserite in un contesto che non sembrerebbe c’entrare niente.
In un articolo dedicato agli incendi degli autobus romani comparso oggi
su Repubblica, Francesco Merlo dice, “Il viale Kennedy somigliava così
alle strade di Tel Aviv o di Damasco, città che vivono in guerra e
hanno nemici magari nascosti ma dichiarati, subiscono l’assedio di
terroristi guerriglieri".
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Terrorismo islamico,
il no di Washington
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Niente
pc e tablet in cabina sui voli per gli Usa provenienti da otto Paesi
dell’Africa settentrionale e del Medio Oriente. Tutte le
apparecchiature elettroniche più grandi di un cellulare potranno essere
trasportate solo nel bagaglio in stiva. È quanto deciso
dall’amministrazione Trump, nel suo ultimo provvedimento che sarà
attivo da sabato prossimo. Otto i paesi interessati: Giordania, Egitto,
Turchia, Arabia Saudita, Kuwait, Qatar, Emirati Arabi e Marocco, tutti
alleati o almeno partner degli Usa (Repubblica). Un divieto simile è
stato preso anche in Gran Bretagna, riporta il Corriere: “Tra le
compagnie coinvolte dalla scelta di Londra ci sono anche le britanniche
EasyJet e British Airways. I governi di Francia e Canada stanno
consultando l’intelligente americana per stabilire se seguire
l’esempio. L’Italia? Oggi a Roma si riunisce il Comitato
interministeriale per la sicurezza dei trasporti aerei e degli
aeroporti per decidere se adeguarsi”. Repubblica spiega che il primo
allarme su tablet e smartphone trasformati in ordigni esplosivi erano
arrivati dalla Nigeria: nei covi dei terroristi di Boko Haram nel 2015
erano stati trovate bombe all’interno degli apparecchi high tech.
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LA VISITA DEL RABBINO CAPO SEFARDITA D'ISRAELE
"Un futuro di studio e Torah"
La
scuola, l’educazione, lo studio della Torah. Sono i tre principi su cui
si basa il futuro ebraico. Questo il messaggio che il rabbino capo
sefardita d’Israele, rav Itzhak Yosef, ha voluto condividere nel corso
del suo incontro con la Comunità di Roma.
Accolto all’ingresso del Tempio maggiore dal rabbino capo Riccardo Di
Segni e dalla presidente Ruth Dureghello, il rav Yosef ne ha varcato la
soglia assieme ai 200 rabbini che partecipano in queste ore a un
confronto di ampio respiro organizzato alle porte della Capitale dalla
European Jewish Association e dal Rabbinical Centre of Europe.
Diversi gli aneddoti che legano il rav Yosef a Roma e all’Italia. Fu da
Brindisi infatti che il padre, rav Ovadia Yosef (1920-2013), per 11
anni rabbino capo d’Israele, sostò nel viaggio che l’avrebbe portato
dall’Egitto a quello che nel frattempo era diventato lo Stato di
Israele. Ed è a Roma che, cinquant’anni fa, quando era rabbino capo a
Tel Aviv, trascorse un intenso periodo come formatore per rilanciare le
attività di studio e insegnamento nella Comunità ebraica. “Lo studio
della Torah – ha affermato rav Yosef – è lo scopo fondamentale del
popolo ebraico ed è quindi compito di ogni rabbino impegnarsi in questo
senso, far sì che la collettività acquisisca gli strumenti per
comprenderla, condividerla, amarla. Un obiettivo possibile soltanto con
l’educazione, con una continuità di incontri e lezioni rivolti
all’insieme delle Comunità. È la nostra missione sin da quando abbiamo
lasciato la schiavitù d’Egitto per la Terra Promessa”.
Riflessioni condivise sia dal rav Di Segni che dalla presidente
Dureghello, che hanno posto l’accento sulla sfida educativa, sulle
diverse attività intraprese in questo senso a Roma, sulla molteplicità
di sinagoghe che ogni Shabbat accolgono le diverse anime della Comunità.
“È un grande onore ospitarvi in questa meravigliosa sinagoga, che è il
centro della vita ebraica della città e che è diventato nel momento in
cui è stato costruito sulle macerie del Ghetto il segno delle
difficoltà ma anche dei nostri successi” ha esordito il rav Di Segni.
“Sapere che la mattina i nostri studenti hanno come primo pensiero
quello di recitare la tefillah, la preghiera, è un fatto che deve
riempirci di orgoglio” ha invece affermato Dureghello.
Ad intervenire anche il presidente dell’Assemblea rabbinica italiana,
rav Alfonso Arbib, che ha sottolineato lo stretto legame esistente tra
il rabbinato italiano e quello di Israele. Mentre il rabbino capo
d’Olanda rav Binyomin Jacobs e il direttore generale della European
Jewish Association rav Menachem Margolin hanno portato all’attenzione
del pubblico alcuni temi di respiro europeo, preziosi spunti di
riflessione per i leader che nei prossimi giorni saranno a Roma per il
60esimo anniversario dei Trattati.
Lotta all’odio, coesione, difesa dei valori fondanti l’Europa unita e democratica.
Una prospettiva irrinunciabile per non compromettere il grande sogno dei padri fondatori.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
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LE "INTERDIZIONI ISRAELITICHE" ALLA CAMERA
Carlo Cattaneo, lezione attuale
Non
soltanto la riproduzione di un testo dall’immenso valore conoscitivo,
frutto della penna di uno dei maggiori intellettuali dell’Ottocento. In
questa sfida, realizzata insieme alla casa editrice Castelvecchi, si è
voluti andare oltre. L’obiettivo è infatti quello di diffondere un
messaggio di tolleranza, di dialogo e reciproca comprensione il più
ampio possibile. Di sottolineare, in tempi difficili, i danni materiali
e morali “che chiusure pregiudizievoli e barriere al confronto possono
generare”.
C’è tutto questo dietro la ripubblicazione del celeberrimo saggio sulle
“Interdizioni Israelitiche” dello scrittore, politico e divulgatore
scientifico milanese Carlo Cattaneo. Iniziativa che il Centro di studi
storici, politici e sociali Gaetano Salvemini di Napoli ha voluto
sostenere, portandone i temi e i contenuti nel prestigioso scenario
della Camera dei deputati.
Sono parole e riflessioni di quasi due secoli fa, quelle del Cattaneo.
Ma la loro attualità è fortissima. Perché, come ricorda Gianmarco
Poliranno Altavilla, direttore del Centro Salvemini, la minaccia
dell’antisemitismo è tutto fuorché esaurita.
Al suo fianco in Sala Moro, nel corso di un convegno moderato dal
tesoriere del Centro Salvemini Samuele Crosetti, anche la presidente
UCEI Noemi Di Segni, l’ambasciatore israeliano Ofer Sachs, il
presidente dell’associazione interparlamentare di amicizia
Italia-Israele Maurizio Bernardo. Leggi
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IL MESSAGGIO CONGIUNTO AL SINDACO DI MODENA
"Via il patrocinio del Comune
dal convegno contro Israele"
La
Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni
e la Presidente della Comunità ebraica di Modena Tiziana Ferrari hanno
inviato il seguente messaggio al Sindaco di Modena Gian Carlo
Muzzarelli:
Ill.ma Sindaco Muzzarelli,
Abbiamo appreso che il giorno martedi 28 marzo, alle 20.30, si terrà
presso l’Istituto Storico di Modena un convegno dal tema:
“Legalizzazione delle colonie israeliane nei territori palestinesi”. Si
tratta di un convegno che vede tra i suoi principali organizzatori il
BDS – movimento di boicottaggio che spicca da tempo per le sue violente
posizioni di rancore anti-israeliano e anti-ebraico, e con grande
amarezza e dispiacere apprendiamo che il Comune ha accordato a questa
iniziativa il proprio patrocinio.
Le chiediamo Signor Sindaco di voler ritirare ogni forma di sostegno
concessa ad una simile iniziativa, nella certezza che trattasi di un
involontario errore, e che Lei condivida massimamente il danno che
simili iniziative possano generare, diffondendo ulteriore odio nella
più vasta popolazione cittadina. Una città come Modena, per la sua
storia ed esperienza di lotta contro ogni forma di violenza che ha
respirato ogni angolo di questa città, non può permettersi di abbassare
la guardia in un periodo storico tanto critico e delicato e proprio nei
giorni che vedono il culmine delle celebrazioni per l’Unità europea,
che solo attraverso i saldi valori del rispetto e della tolleranza
potrà proseguire nel suo cammino.
In attesa di un Suo gradito riscontro Le inviamo il nostro più cordiale saluto.
Noemi Di Segni,
Presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Tiziana Ferrari,
Presidente Comunità ebraica di Modena Leggi
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Ticketless - Vedere e poi parlare
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Ho
letto su Anpinews l’intervento sulla triste vicenda del film su Israele
programmato a Biella. Soltanto due osservazioni. La prima. Al
Presidente dell’Anpi dà fastidio che non si possa criticare Israele
senza essere accusati di antisemitismo. Libero di dirlo, ma se almeno
avesse visto il film. Il Presidente dell’Anpi stigmatizza l’orribile
titolo della pellicola (chi potrebbe lodarlo!), ma ripete due, se non
tre volte di non aver visto il film. Trovo la cosa sconcertante. Nel
tempo trascorso fra quando è scoppiato il caso e la scrittura di questa
nota tempo per vedere il film ce n’era a sufficienza. Mi pare
sconcertante, come sempre mi paiono sconcertanti le riflessioni di chi
non si è mai recato a vedere la realtà di cui parla. Supponenza o
semplice superficialità? Come si fa a giudicare se non si vede ciò di
cui si parla?
Seconda osservazione. Anche a me dà fastidio quando vedo qualcuno
accusato di antisemitismo solo perché critica il governo israeliano.
Però dà altrettanto fastidio la retorica del “ripudio” della guerra, se
ripetuta con ingenuità. Per chi vive nel conflitto quel “ripudio” suona
come una pia illusione. Un lusso che né uno né l’altro contendente si
può permettere. Forse non dovrebbe permetterselo nemmeno il Presidente
dell’Anpi. Se infatti i partigiani della Val Sesia, ad esempio il
“Lungo” Silvio Ortona avessero “ripudiato” la guerra, che ne sarebbe
stato di noi?
Alberto Cavaglion
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Periscopio - Minotauro
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Il
problema della ricerca identitaria – intesa come percezione tanto della
propria origine, quanto della propria trasformazione e destinazione -,
com’è noto, si pone come una delle questioni essenziali del nostro
tempo, nel quale tutte le società umane appaiono attraversate da
profondi fenomeni di contaminazione, intreccio, sinecismo, capaci di
rimescolare le carte, scardinare consolidate categorie, abbattere
vecchi muri e innalzarne di nuovi. Ed è una tematica che, in
particolare, appare tra le più trattate dalla letteratura
contemporanea, che, evidentemente, cerca in essa delle possibili
risposte a un senso di smarrimento e di incertezza che ci accompagna
ormai da molto tempo, e di cui non si scorge una fine.
Francesco Lucrezi, storico
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Enzo Joseph Bonaventura
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Enzo
Joseph Bonaventura (Pisa, 1891 - Gerusalemme, 1948). “Pioniere della
psicoanalisi italiana e della psicologia accademica israeliana”. L’idea
di tenere un convegno in memoria di Enzo Joseph Bonaventura in Israele
è stato un pensiero che ho coltivato per decenni, e che lo scorso anno
si è realizzato per una serie di felici coincidenze. Una di queste la
scoperta che la moglie di Abraham Yehoshua, la compianta Rivka, una
collega della Società psicoanalitica israeliana, era la cognata del
figlio di Bonaventura.
David Meghnagi, Consigliere UCEI
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