Paolo Sciunnach, insegnante | Chi
è forte? Chi domina il suo istinto del male, come è detto: è meglio il
longanime del forte e chi domina il suo istinto di chi espugna una
città. (Pirkeh Avoth 4, 1).
Da questa Mishnah impariamo a non confondere l'eroismo con il Kidush
HaShem ("martirio"). Spesso si pensa che il "martire" sia colui che
viene posto difronte ad una scelta: soccombere o combattere, morire con
onore reagendo o arrendersi. Quasi a voler "togliere" a colui che si
lascia morire passivamente il titolo di "martire". Spesso infatti si
"accusa" gli ebrei di essersi lasciati "ammazzare come pecore al
macello".
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Anna
Foa,
storica |
La
foto, apparsa su FB, è citata come tratta da Irpinia News - Attualità
(29 marzo), mostra, oscurandone il volto, sei giovani donne con il
braccio alzato nel saluto fascista. Sono ragazze dell'Ateneo di
Fisciano che festeggiano in questo modo la laurea appena presa da una
loro compagna con una tesi, indovinate? Sul fascismo.
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Ombre sulla Slovacchia
La Serbia sceglie l’Europa
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I
serbi confermano alla presidenza l’europeista Aleksandar Vučić. Il
primo ministro uscente, candidato col Partito Progressista serbo di
centrodestra, ha infatti ottenuto nuovamente la fiducia dei suoi
concittadini ottenendo il 55 per cento dei voti, cosa che gli
permetterà di evitare il ballottaggio. La strategia di Vucic, hanno
dunque avuto successo: i negoziati con Bruxelles per entrare nella Ue
al più presto, le riforme accelerate per modernizzare l’economia, la
neutralità ma pro-Unione europea tra Nato e Mosca e infine ma non
ultimo i tentativi di dialogo di pace con i paesi vicini, tutti gli
Stati nati dalla disintegrazione della Jugoslavia e con l’Albania
(Repubblica). Clima più preoccupante quello che invece si respira più a
nord, in Slovacchia: come racconta un reportage di Francesca Paci su La
Stampa, nel Paese aumenta un “nazionalismo che rimpiange monsignor
Tiso, il primo cattolicissimo presidente slovacco nonché il
collaborazionista sotto cui furono deportati 70 mila ebrei”. È il
Partito popolare di estrema destra Slovacchia Nostra (Lsns) a
convogliare questi sentimenti, e i suoi leader annunciano di puntare a
raddoppiare il risultato alle parlamentari di marzo (8 per cento) alla
prossima tornata elettorale. “Non abbiamo fretta, – afferma uno dei
leader – non entreremo in nessuna coalizione, se tra due o tre tornate
avremo la maggioranza e l’Ue esisterà ancora faremo un referendum per
uscire e poi un altro contro i criminali dell’Alleanza Atlantica”.
Germania, una legge sull’Islam. Secondo i media, i
cristiano-democratici guidati dalla cancelliera Angela Merkel
starebbero pensando di far approvare una legge che regoli la realtà
islamica tedesca. Un provvedimento su cui, afferma il Corriere, Merkel
ha delle perplessità e che sancirebbe, tra le altre cose: la
registrazione formale delle moschee e l’impossibilità per esse di
ricevere finanziamenti dall’estero; status legale per le organizzazioni
musulmane; obbligo per i predicatori di attenersi a certe regole nelle
prigioni, negli ospizi e negli ospedali; regolamentazione delle
sepolture. “In generale, – spiega Danilo Taino sul Corriere – il
provvedimento, che sarebbe approvato solo nella legislatura prossima se
la Cdu vincerà le elezioni, dovrebbe stabilire il primato della legge
tedesca sulle pratiche islamiche”.
L’Islam a Varese. “Imam che recitano preghiere, chiacchierate sul
Corano, accoglienza nella comunità islamica. Ieri a Varese, culla
leghista, è stata una giornata speciale per alcuni italiani, – scrive
Repubblica Milano – venuti a conoscere l’islam su invito della comunità
islamica e probabilmente entrati nell’anticamera della conversione.
Meno di una decina, in realtà, ma basta per confermare che le
conversioni all’Islam, anche a Varese, seppure in numeri piccolissimi,
sono oramai una realtà”.
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lo storico bensoussan a pagine ebraiche
"È il momento di parlar chiaro
sull'antisemitismo arabo”
C’è
ancora aria di Purim quando Georges Bensoussan si stacca dalla folla
che traffica incessabilmente ai confini di Belleville. È subito chiaro
il perché: “In mezzo a tanta gente è difficile ritrovare anche un
amico”. “Mi sono un po’ camuffato”, scherza lui, che è appena uscito da
un’emozione forte e continua a guardarsi le spalle.
La magistratura parigina ha appena statuito che c'è speranza, che le
sorti dell’Europa e delle democrazie sono ancora tutte da giocare, che
si può parlare chiaramente, quando si parla civilmente. E che la
subcultura dell’antisemitismo così popolare e così diffusa nel mondo
arabo può essere chiamata con il proprio nome, può essere denunciata.
La sentenza, assoluzione con formula piena dall’accusa di fomentare
l’odio antiarabo arrivata per aver avuto il coraggio di denunciare
l’antisemitismo arabo, è ancora fresca. Una sentenza scomoda, di cui
molti preferiranno non parlare. Eppure già si capisce che si tratta di
un provvedimento destinato a fare storia. Forse la parola finale di
decenni di malinteso buonismo pseudoprogressista, secondo il quale
dalle popolazioni immigrate, e in particolare dalle popolazioni arabe o
islamiche, bisognerebbe accettare di tutto, anche la violazione dei
principi di base delle nostre democrazie.
Lo storico francese, direttore delle pubblicazioni al prestigioso
Memorial de la Shoah di Parigi e polemista di fama mondiale, è
sollevato, ma forse anche intimorito dalla responsabilità che la
società e la magistratura gli hanno assegnato con questa vittoria.
Adesso, Georges, dopo questa sentenza è ora di tirare le fila.
Di capire come andare avanti.
L’episodio che mi ha visto coinvolto, l’essere stato portato in
tribunale e accusato paradossalmente di razzismo per aver denunciato
quanto l’antisemitismo sia diffuso, popolare e trasmesso di generazione
nel mondo arabo, è stato un passaggio di una “jihad” giudiziaria
condotta oggi dall’Islam politico. Mi hanno rimproverato di aver detto
in una trasmissione che esiste un antisemitismo culturale trasmesso
nell’ambito familiare (ho usato l’espressione “che si succhia con il
latte della madre”) in certi ambienti d’origine araba in Francia. E mi
si è rimproverato di aver evocato la formazione di una contro società
che tende a isolarsi dalla nazione pensando che la legge islamica debba
prevalere sulle leggi della Repubblica, arrivando a invertire le regole
comunemente ammesse dell’integrazione. Questa strategia giudiziaria
intimidatoria si inscrive in una strategia politica più generale e
questi processi che si ripetono sulla base di denunce che provengono da
organizzazioni che pretendono di agire nel nome della lotta al
razzismo, costituiscono un test di resistenza per la nazione.
Guido Vitale, Pagine Ebraiche Aprile 2017
(Ritratto di Giorgio Albertini - Pagine Ebraiche) Leggi
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l'incontro a tel aviv con il ministro calenda
"Da Israele all'Italia, entro il 2025
arriverà il gas di Leviatano"
Una
partnership per la costruzione di un gasdotto sottomarino lungo 1300
chilometri, il più lungo al mondo, dalla riserva israeliana del
Leviatano e di quelle di Cipro, attraverso le acque greche fino ad
arrivare in Italia. Per presentarlo si sono ritrovati a Tel Aviv i
ministri dei quattro paesi interessati: Yuval Steinitz, titolare del
Dicastero delle Infrastrutture, Energia e Risorse idriche di
Gerusalemme, il ministro dello Sviluppo economico italiano Carlo
Calenda, il collega greco con delega a Energia e Ambiente Giorgos
Stathakis e il ministro del Commercio cipriota Yiorgos Lakkotrypis;
insieme a loro il Commissario europeo al Clima e all’Energia Miguel
Arias Cañete.
“L’approvvigionamento del gas è una sfida fondamentale, e per questo
stiamo lavorando a nuove strategie che presenteremo nelle prossime
settimane - ha sottolineato Calenda - Questo progetto è una priorità
per l’Italia. Siamo qui perché ne abbiamo accertato la fattibilità e la
convenienza, ora ciò che dobbiamo fare è accelerare”. Il ministro ha
evidenziato l’importanza per l’Italia e l’Europa di assicurare la
fornitura di gas da fonti diversificate e sicure, così come il fatto
che pur essendo il progetto considerato strategico a livello
istituzionale, a portarlo avanti siano investitori privati. Leggi
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il viaggio della memoria della regione
Giovani, dal Lazio ad Auschwitz per non dimenticare l'orrore
“Viaggio
della Memoria, ancora oggi c’è chi nega la Shoah, lo sterminio degli
ebrei da parte dei nazisti. Ecco perchè abbiamo deciso di raccontare ai
ragazzi delle scuole come funzionavano le camere a gas, con le parole e
i ricordi di chi è stato ad Auschwitz”. Così sul suo profilo Facebook
il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, da ieri in
Polonia per accompagnare i ragazzi e le ragazze degli istituti
scolastici ad Auschwitz-Birkenau. Ad accompagnare gli studenti oggi in
visita al campo di concentramento i sopravvissuti alla Shoah, Sami
Modiano, Andra e Tatiana Bucci. “In questi anni alla Regione abbiamo
coinvolto più di 2mila studenti nel progetto del Viaggio della
Memoria”, ha affermato Zingaretti, che attraverso i social ha
annunciato la stampa di un libro che contiene le immagini dei
precedenti viaggi organizzati dalla Regione Lazio.
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Oltremare - Cinema italiano |
Sabato
sera è iniziato da Tel Aviv il festival annuale del cinema italiano che
da qui si espande questa settimana in tutta Israele, come sempre
parallelo ed alternativo alle pulizie di Pesach. In sé è perfettamente
logico che ci sia un festival che traghetta fino al di qua del mare
ogni anno un certo numero di film italiani nuovi di zecca o quasi. Solo
che poi, perfino italiani neo-israeliani come me, che son cresciuti a
pane e cinema almeno dall’età della ragione, aprono il programma e
annaspano in cerca di nomi ancora noti fra attori e registi e non
sempre trovano appigli. Non perché i film che arrivano non siano di
primo piano, anzi. Premi di Donatello a manciate, facce conosciute che
stanno così a loro agio sul grande schermo che per forza in Italia
devono essere famose. Semplicemente passano gli anni: i registi
spuntano come funghi, e gli attori che quando si è lasciata l’Italia
facevano ancora parti da post-adolescenti con la faccina da ragazzini
improvvisamente sono padri di famiglia a loro volta alle prese con
figli adolescenti, e certi punti di riferimento si perdono.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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