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3 aprile 2017 - 7 Nissan 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Paolo Sciunnach, insegnante
Chi è forte? Chi domina il suo istinto del male, come è detto: è meglio il longanime del forte e chi domina il suo istinto di chi espugna una città. (Pirkeh Avoth 4, 1).
Da questa Mishnah impariamo a non confondere l'eroismo con il Kidush HaShem ("martirio"). Spesso si pensa che il "martire" sia colui che viene posto difronte ad una scelta: soccombere o combattere, morire con onore reagendo o arrendersi. Quasi a voler "togliere" a colui che si lascia morire passivamente il titolo di "martire". Spesso infatti si "accusa" gli ebrei di essersi lasciati "ammazzare come pecore al macello".
 
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Anna
Foa,
storica
La foto, apparsa su FB, è citata come tratta da Irpinia News - Attualità (29 marzo), mostra, oscurandone il volto, sei giovani donne con il braccio alzato nel saluto fascista. Sono ragazze dell'Ateneo di Fisciano che festeggiano in questo modo la laurea appena presa da una loro compagna con una tesi, indovinate? Sul fascismo.
 
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Ombre sulla Slovacchia
La Serbia sceglie l’Europa
I serbi confermano alla presidenza l’europeista Aleksandar Vučić. Il primo ministro uscente, candidato col Partito Progressista serbo di centrodestra, ha infatti ottenuto nuovamente la fiducia dei suoi concittadini ottenendo il 55 per cento dei voti, cosa che gli permetterà di evitare il ballottaggio. La strategia di Vucic, hanno dunque avuto successo: i negoziati con Bruxelles per entrare nella Ue al più presto, le riforme accelerate per modernizzare l’economia, la neutralità ma pro-Unione europea tra Nato e Mosca e infine ma non ultimo i tentativi di dialogo di pace con i paesi vicini, tutti gli Stati nati dalla disintegrazione della Jugoslavia e con l’Albania (Repubblica). Clima più preoccupante quello che invece si respira più a nord, in Slovacchia: come racconta un reportage di Francesca Paci su La Stampa, nel Paese aumenta un “nazionalismo che rimpiange monsignor Tiso, il primo cattolicissimo presidente slovacco nonché il collaborazionista sotto cui furono deportati 70 mila ebrei”. È il Partito popolare di estrema destra Slovacchia Nostra (Lsns) a convogliare questi sentimenti, e i suoi leader annunciano di puntare a raddoppiare il risultato alle parlamentari di marzo (8 per cento) alla prossima tornata elettorale. “Non abbiamo fretta, – afferma uno dei leader – non entreremo in nessuna coalizione, se tra due o tre tornate avremo la maggioranza e l’Ue esisterà ancora faremo un referendum per uscire e poi un altro contro i criminali dell’Alleanza Atlantica”.

Germania, una legge sull’Islam. Secondo i media, i cristiano-democratici guidati dalla cancelliera Angela Merkel starebbero pensando di far approvare una legge che regoli la realtà islamica tedesca. Un provvedimento su cui, afferma il Corriere, Merkel ha delle perplessità e che sancirebbe, tra le altre cose: la registrazione formale delle moschee e l’impossibilità per esse di ricevere finanziamenti dall’estero; status legale per le organizzazioni musulmane; obbligo per i predicatori di attenersi a certe regole nelle prigioni, negli ospizi e negli ospedali; regolamentazione delle sepolture. “In generale, – spiega Danilo Taino sul Corriere – il provvedimento, che sarebbe approvato solo nella legislatura prossima se la Cdu vincerà le elezioni, dovrebbe stabilire il primato della legge tedesca sulle pratiche islamiche”.

L’Islam a Varese. “Imam che recitano preghiere, chiacchierate sul Corano, accoglienza nella comunità islamica. Ieri a Varese, culla leghista, è stata una giornata speciale per alcuni italiani, – scrive Repubblica Milano – venuti a conoscere l’islam su invito della comunità islamica e probabilmente entrati nell’anticamera della conversione. Meno di una decina, in realtà, ma basta per confermare che le conversioni all’Islam, anche a Varese, seppure in numeri piccolissimi, sono oramai una realtà”.
 
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  davar
lo storico bensoussan a pagine ebraiche
"È il momento di parlar chiaro
sull'antisemitismo arabo”

C’è ancora aria di Purim quando Georges Bensoussan si stacca dalla folla che traffica incessabilmente ai confini di Belleville. È subito chiaro il perché: “In mezzo a tanta gente è difficile ritrovare anche un amico”. “Mi sono un po’ camuffato”, scherza lui, che è appena uscito da un’emozione forte e continua a guardarsi le spalle.
La magistratura parigina ha appena statuito che c'è speranza, che le sorti dell’Europa e delle democrazie sono ancora tutte da giocare, che si può parlare chiaramente, quando si parla civilmente. E che la subcultura dell’antisemitismo così popolare e così diffusa nel mondo arabo può essere chiamata con il proprio nome, può essere denunciata. La sentenza, assoluzione con formula piena dall’accusa di fomentare l’odio antiarabo arrivata per aver avuto il coraggio di denunciare l’antisemitismo arabo, è ancora fresca. Una sentenza scomoda, di cui molti preferiranno non parlare. Eppure già si capisce che si tratta di un provvedimento destinato a fare storia. Forse la parola finale di decenni di malinteso buonismo pseudoprogressista, secondo il quale dalle popolazioni immigrate, e in particolare dalle popolazioni arabe o islamiche, bisognerebbe accettare di tutto, anche la violazione dei principi di base delle nostre democrazie.
Lo storico francese, direttore delle pubblicazioni al prestigioso Memorial de la Shoah di Parigi e polemista di fama mondiale, è sollevato, ma forse anche intimorito dalla responsabilità che la società e la magistratura gli hanno assegnato con questa vittoria.

Adesso, Georges, dopo questa sentenza è ora di tirare le fila.
Di capire come andare avanti.

L’episodio che mi ha visto coinvolto, l’essere stato portato in tribunale e accusato paradossalmente di razzismo per aver denunciato quanto l’antisemitismo sia diffuso, popolare e trasmesso di generazione nel mondo arabo, è stato un passaggio di una “jihad” giudiziaria condotta oggi dall’Islam politico. Mi hanno rimproverato di aver detto in una trasmissione che esiste un antisemitismo culturale trasmesso nell’ambito familiare (ho usato l’espressione “che si succhia con il latte della madre”) in certi ambienti d’origine araba in Francia. E mi si è rimproverato di aver evocato la formazione di una contro società che tende a isolarsi dalla nazione pensando che la legge islamica debba prevalere sulle leggi della Repubblica, arrivando a invertire le regole comunemente ammesse dell’integrazione. Questa strategia giudiziaria intimidatoria si inscrive in una strategia politica più generale e questi processi che si ripetono sulla base di denunce che provengono da organizzazioni che pretendono di agire nel nome della lotta al razzismo, costituiscono un test di resistenza per la nazione.

Guido Vitale, Pagine Ebraiche Aprile 2017

(Ritratto di Giorgio Albertini - Pagine Ebraiche)
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l'incontro a tel aviv con il ministro calenda
"Da Israele all'Italia, entro il 2025
arriverà il gas di Leviatano"

Una partnership per la costruzione di un gasdotto sottomarino lungo 1300 chilometri, il più lungo al mondo, dalla riserva israeliana del Leviatano e di quelle di Cipro, attraverso le acque greche fino ad arrivare in Italia. Per presentarlo si sono ritrovati a Tel Aviv i ministri dei quattro paesi interessati: Yuval Steinitz, titolare del Dicastero delle Infrastrutture, Energia e Risorse idriche di Gerusalemme, il ministro dello Sviluppo economico italiano Carlo Calenda, il collega greco con delega a Energia e Ambiente Giorgos Stathakis e il ministro del Commercio cipriota Yiorgos Lakkotrypis; insieme a loro il Commissario europeo al Clima e all’Energia Miguel Arias Cañete.
“L’approvvigionamento del gas è una sfida fondamentale, e per questo stiamo lavorando a nuove strategie che presenteremo nelle prossime settimane - ha sottolineato Calenda - Questo progetto è una priorità per l’Italia. Siamo qui perché ne abbiamo accertato la fattibilità e la convenienza, ora ciò che dobbiamo fare è accelerare”. Il ministro ha evidenziato l’importanza per l’Italia e l’Europa di assicurare la fornitura di gas da fonti diversificate e sicure, così come il fatto che pur essendo il progetto considerato strategico a livello istituzionale, a portarlo avanti siano investitori privati.
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il viaggio della memoria della regione
Giovani, dal Lazio ad Auschwitz per non dimenticare l'orrore
“Viaggio della Memoria, ancora oggi c’è chi nega la Shoah, lo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti. Ecco perchè abbiamo deciso di raccontare ai ragazzi delle scuole come funzionavano le camere a gas, con le parole e i ricordi di chi è stato ad Auschwitz”. Così sul suo profilo Facebook il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, da ieri in Polonia per accompagnare i ragazzi e le ragazze degli istituti scolastici ad Auschwitz-Birkenau. Ad accompagnare gli studenti oggi in visita al campo di concentramento i sopravvissuti alla Shoah, Sami Modiano, Andra e Tatiana Bucci. “In questi anni alla Regione abbiamo coinvolto più di 2mila studenti nel progetto del Viaggio della Memoria”, ha affermato Zingaretti, che attraverso i social ha annunciato la stampa di un libro che contiene le immagini dei precedenti viaggi organizzati dalla Regione Lazio.
 

qui firenze - l'Opera del Tempio ebraico
Comunità ebraica e Uffizi,
insieme per la cultura

Domenica scorsa si è tenuta l’assemblea annuale dell’Opera del Tempio ebraico di Firenze, presieduta da Renzo Funaro, con un protagonista d'eccezione: il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt. Al pubblico presente, Schimdt ha presentato una relazione dal titolo “Firenze e i beni culturali ebraici. Tutele e iniziative di valorizzazione” in cui, dopo aver sottolineato il valore artistico del Tempio di Firenze, ha illustrato per tappe salienti la storia degli Uffizi, le recenti realizzazioni e i progetti in corso.
In particolare si è soffermato sul progetto di un libro sui temi biblici presenti nei dipinti posseduti dalla galleria, che si sta preparando con la collaborazione della professoressa Dora Liscia e del rabbino capo di Firenze Joseph Levi, per consentire ai visitatori di accostarsi alle opere con una maggiore consapevolezza delle diverse esegesi sviluppatesi in ambito ebraico e cristiano.
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international edition
Toscana ebraica, passato e futuro
Toscana ebraica tra passato e futuro al centro dell’odierna uscita di Pagine Ebraiche International Edition. A Firenze, in una cerimonia svoltasi nella grande sinagoga, è stato conferito il riconoscimento di Giusto tra le Nazioni a Renato Fantoni, rappresentante delle istituzioni fiorentine prima e dopo la seconda guerra mondiale, che durante la Shoah rischiò la vita per salvare quella dell’amico Eugenio Artom e della sua famiglia. E in Toscana si sono ritrovati negli scorsi giorni decine di giovani ebrei da tutta Italia per Irua, la grande convention giovanile organizzata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, per conoscersi, ritrovarsi e parlare di futuro.
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pilpul
Oltremare - Cinema italiano
Sabato sera è iniziato da Tel Aviv il festival annuale del cinema italiano che da qui si espande questa settimana in tutta Israele, come sempre parallelo ed alternativo alle pulizie di Pesach. In sé è perfettamente logico che ci sia un festival che traghetta fino al di qua del mare ogni anno un certo numero di film italiani nuovi di zecca o quasi. Solo che poi, perfino italiani neo-israeliani come me, che son cresciuti a pane e cinema almeno dall’età della ragione, aprono il programma e annaspano in cerca di nomi ancora noti fra attori e registi e non sempre trovano appigli. Non perché i film che arrivano non siano di primo piano, anzi. Premi di Donatello a manciate, facce conosciute che stanno così a loro agio sul grande schermo che per forza in Italia devono essere famose. Semplicemente passano gli anni: i registi spuntano come funghi, e gli attori che quando si è lasciata l’Italia facevano ancora parti da post-adolescenti con la faccina da ragazzini improvvisamente sono padri di famiglia a loro volta alle prese con figli adolescenti, e certi punti di riferimento si perdono.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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