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 8 maggio 2017 - 12 Iyar 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Paolo Sciunnach, insegnante
Tutto è previsto e la libertà è data, nel bene il mondo è giudicato, tutto secondo la grandezza dell’opera (Avoth 3, 16).
Tutto è previsto, ma la libertà è lasciata all’uomo. Con bontà il mondo è giudicato, e tutto avviene secondo la grandezza dell’Opera Divina che noi non comprendiamo: il Creato segue l’ordine naturale delle cose. Tutto è previsto e tutto è svelato, eppure ogni cosa avviene secondo la volontà dell’uomo. La libertà è lasciata all’uomo. Il Santo vede in anticipo ogni azione degli uomini
 
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Anna
Foa,
storica
Ricordate Casablanca, quando Bogart, mentre i nazisti cantano il loro inno, ordina ai suonatori "Suonate la Marsigliese!"? Ecco, così mi sentivo ieri quando arrivavano i primi risultati. La Francia ci ha salvati, ha salvato l'Europa, ha salvato la democrazia. Forse da ora in poi il vento potrà cambiare. In ogni caso la sconfitta di Le Pen ieri ha rigettato fra i rifiuti della storia gli antisemiti, i nazionalisti, i razzisti, gli antieuropeisti. È solo una precondizione, certo. Ma se le cose fossero andate diversamente oggi il sole si sarebbe levato su un mondo molto molto peggiore.
 
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La Francia fuori pericolo
Lavoro, squadra di governo, Unione Europea. Questi i primi punti nell’agenda del nuovo presidente francese Emmanuel Macron.
La sua Francia “è ancora un mistero” scrive Repubblica. I pochi indizi sono disseminati nella sua biografia e nel programma presentato in campagna elettorale. “Il leader di En Marche non ha promesso grandi effetti speciali. Ha fatto appello alla ragione degli elettori forte della sua esperienza sui temi economici, a cominciare dalla banca d’affari Rothschild come George Pompidou, anche lui presidente-banchiere eletto nel 1969, in un altro ballottaggio nel quale era stato eliminato il candidato di sinistra e in cui l’astensione – viene ricordato – era stata da record”.
Poche certezze ancora, ma un grande sospiro di sollievo per quella parte maggioritaria di paese che ancora si riconosce nei valori repubblicani e lotta contro estremisimi e populismi.
Numerose le voci ebraiche che, ai più alti livelli, si sono levate in tal senso.

Si va verso un ridimensionamento dell’influenza del parlamentare Manlio Di Stefano all’interno del Movimento Cinque Stelle. Quello che in molti davano come probabile ministro degli Esteri di un eventuale governo grillino rischia infatti di pagare caro l’ultima provocazione, e cioè il fatto di non aver voluto togliere una black list antiebraica postata da un utente sulla sua pagina Facebook.
“Si stava accreditando come l’uomo della diplomazia internazionale dei Cinque Stelle. Ora, ironia della sorte, rischia di scivolare (politicamente) per una mancata moderazione” scrive il Corriere.

L’assenza di credibilità delle Nazioni Unite continua a tenere banco, in particolare dopo l’inclusione dell’Arabia Saudita tra i paesi incaricati di riflettere e intervenire sullo “status delle donne” all’interno di una specifica commissione. “Sono giorni nerissimi per gli organismi internazionali che dovevano difendere la pace e i diritti e sono diventati tribune per i peggiori regimi dittatoriali del mondo” scrive Pierluigi Battista sul Corriere, ricordando anche l’ultima grottesca risoluzione dell’Unesco su Gerusalemme. “Una spudoratezza – scrive – non si sa se più dettata da ignoranza, arroganza o puro servilismo”.

Colloquio a Gerusalemme tra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier. L’incontro arriva a due settimane dall’annullamento di un precedente confronto tra Netanyahu e il ministro degli Esteri di Berlino, Sigmar Gabriel, come segno di protesta per la sua decisione di incontrare i leader di due ong israeliane molto critiche nei confronti del governo. Nella giornata di ieri, scrive Il Messaggero, “Steinmeier ha preferito non inasprire i toni”.

Ispezioni in tutte le caserme sono state ordinate dai vertici militari tedeschi. Il motivo, spiega il Fatto Quotidiano, la scoperta da parte degli stessi dell’esistenza di una presunta rete neonazista che sarebbe pronta a colpire e avrebbe tra i suoi obiettivi l’ex presidente della Repubblica Joachim Gauck e l’attuale ministro federale della Giustizia Heiko Mass.
 
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  davar
LE REAZIONI DELL'EBRAISMO FRANCESE
"Macron, trionfa la Repubblica
Ma non abbassiamo la guardia"

Oggi è la giornata della gioia e dello scampato pericolo. Ma ci sarà comunque da rimboccarsi le maniche, da lottare con ogni mezzo e misura democratica possibile affinché gli estremismi siano messi in un angolo, non possano più costituire un pericolo. Guai a ignorare alcuni inquietanti segnali giunti da questa consultazione elettorale.
È l’appello che il Gran Rabbino di Francia Haim Korsia ha rivolto all’insieme della classe politica nazionale nel suo messaggio di felicitazioni al nuovo inquilino dell’Eliseo, l’economista Emmanuel Macron. “È fondamentale prendere in considerazione la rabbia di alcuni elettori, i motivi che hanno portato a un certo malcontento. Ed eventualmente – scrive rav Korsia – rivedere parte della piattaforma programmatica, così da ritrovare l’entusiasmo e il sostegno dei cittadini”. Una revisione da effettuare a stretto giro perché, ammonisce il rav, la prossima scadenza delle elezioni legislative è ormai incombente. La speranza espressa dal Gran Rabbino, con riferimento anche alla preghiera recitata in tal senso ogni sabato mattina nelle sinagoghe, è che la Francia possa andare avanti “viva, orgogliosa e prospera”. E soprattutto, viene poi speficicato, “nell’unità e nella concordia”.
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decisivo l'intervento dei leader ebraici
Arezzo, l'omaggio ai Viva Maria  Rinviato l'esame della mozione
Un rinvio sine die, per consentire ulteriori approfondimenti e un eventuale nuovo confronto.
Oggi, per il Consiglio comunale di Arezzo, lo snodo era decisivo. All'ordine del giorno il parere dell'aula su una mozione presentata dal Consigliere leghista Egiziano Andreani, esponente della maggioranza al governo della città, in cui si chiedeva di dedicare un “luogo significativo” di Arezzo ai Viva Maria, un movimento popolare di insurrezione anti-francese del 1799 nel cui nome furono compiuti orribili misfatti. Tra gli altri, la brutale uccisione di alcuni ebrei senesi in occasione di un vero e proprio pogrom condotto nel giugno dello stesso anno, oggi ricordato con una lapide che il Comune di Siena ha voluto far affiggere a duecento anni da quei crimini in prossimità dell'ingresso della sinagoga. All'ultimo momento, con una decisione a sorpresa, il Consigliere Andreani ha deciso di far slittare la discussione e il voto.
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le iniziative per yom haatzamut
Milano, città in festa per Israele
Una grande festa per i 69 anni d'Israele che ha visto uniti i membri della Comunità ebraica di Milano e tutti coloro che sostengono la democrazia israeliana e i suoi valori. Un momento per raccontare, attraverso conferenze, proiezioni, eventi musicali, la bellezza d'Israele e ricordare anche il 50esimo anniversario della liberazione di Gerusalemme, che cade proprio quest'anno. Tante le persone che ieri hanno partecipato alla festa di Yom HaAtzmaut (il giorno dell'Indipendenza) alla Società Umanitaria, organizzato dall'Associazione Amici di Israele, con il patrocinio della Comunità ebraica di Milano, e con la collaborazione di diversi enti e associazioni, dall'Ambasciata d'Israele in Italia all'Associazione medica ebraica di Milano e il Keren Kayemeth LeIsrael Italia. Tanti, come accennato, gli incontri tra cui la conferenza d'apertura tenuta dallo studioso del pensiero ebraico Haim Baharier su tema “Gerusalemme. La città bianca, la città plurale”, ma anche la consegna del Premio Parete Amico del popolo di Israele a Ferruccio de Bortoli, presidente della Fondazione del Memoriale della Shoah di Milano. A ricordare cosa significa Israele per il mondo ebraico, le parole di rav Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano, così come quelle di Raffaele Besso, presidente assieme a Milo Hasbani della Comunità ebraica della città.
Ma Israele, a Milano, continua ad essere protagonista in questi giorni grazie alla tradizionale rassegna dedicata al cinema israeliano organizzata dalla Fondazione del Centro di documentazione ebraica contemporanea assieme alla Fondazione Cineteca Italiana. Un'iniziativa, inaugurata ieri al Cinema Oberdan con la proiezione dell'applauditissimo documentario Mr Gaga di Tomer Heymann (nell'immagine qui in alto), arrivata al decimo anno e curata da Nanette Hayon, Paola Mortara, con la collaborazione di Anna Saralvo e con la direzione artistica di Dan Muggia e Ariela Piattelli. Una rassegna che fino all'11 maggio proporrà al pubblico milanese alcune delle pellicole più interessanti del vivace panorama cinematografico israeliano.
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qui roma 
Frankl e la psicologia del lager
Si è tenuto domenica al Centro Bibliografico “Tullia Zevi” dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane un affollatissimo incontro su Viktor Frankl, lo psichiatra e filosofo sopravvissuto alla Shoah scomparso venti anni fa, nel 1997, lasciando una profonda traccia nella cultura del ‘900. L’iniziativa è stata realizzata in collaborazione con l’Associazione di Logoterapia e Analisi Esistenziale Frankliana (Alaef).
Una personalità che ha attraversato la storia della psicoterapia (nato nel 1905 in quella Vienna culla della psicoanalisi, la sua “analisi esistenziale” fu considerata il terzo metodo della scuola viennese dopo quelli di Freud e Adler), e che ha lasciato una eredità teorica importante, espressa in molte opere. A partire da quella forse più nota sull’esperienza nel lager (Frankl fu deportato a Theresienstadt, ad Auschwitz, a Dachau), “Uno psicologo nei lager”, tradotta in decine di lingue e vero e proprio caso editoriale, che racconta la deportazione e le crudeltà subite, con acute osservazioni sulla forza di volontà dimostrata da coloro che erano riusciti a trovare un senso alla loro esistenza.
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qui venezia
In scena, processo a un marrano 
Si è svolta venerdì mattina all’Ateneo Veneto la rappresentazione teatrale “Processate Abram Righetto, un marrano a Venezia durante l'inquisizione” a cura delle classi II° G e I° I dell’Istituto Algarotti di Venezia. Lo spettacolo, organizzato in collaborazione con la Comunità Ebraica di Venezia sotto il coordinamento del consigliere Paolo Navarro Dina, racconta il processo ad Abram Righetto, un ebreo marrano accusato di apostasia della fede cristiana.
In un’opaca Venezia di fine XVI secolo, due anni dopo il rogo di libri ebraici in Piazza San Marco, ha luogo il processo del Sant’Uffizio contro Abram Righetto. Nel corso del procedimento penale emerge la complessa figura dell’imputato: un viaggiatore benestante, incline al gioco, astuto e con amicizie altolocate, ma anche dal carattere contraddittorio, sfuggente e ambiguo, che vive la precarietà della sua condizione di marrano.
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INFORMAZIONE – INTERNATIONAL EDITION 
La Tenda come luogo d’incontro
La tenda come luogo dove incontrare il Divino. Nell’odierna  uscita di Pagine Ebraiche International Edition, il docente dell’Università di  Bar Ilan Yaakov Mascetti riflette sul quello che è uno dei luoghi di ingresso,  passaggio e attesa per eccellenza nel racconto biblico: dalla Tenda di Abramo a quella dell’Adunanza.
“La presenza di Dio nella natura non fa più parte della  nostra esperienza, - quello che noi, come popolo, dobbiamo accettare è la  dolorosa presa di distanza del Divino dal nostro ‘campo’ e accogliere umilmente  lo struggimento, lo scrutare e il ponderare come mezzi che abbiamo a  disposizione per approcciare ciò che è ora un Assoluto disperso. E la presenza  di Dio può essere percepita come “nell’atto di un passaggio”, in un movimento  dall’interno all’esterno, dall’intimità all’alienazione, con un fuggente,  inafferrabile ed effimero attimo in cui possiamo percepire soltanto le spalle  di Dio, non il volto. Il Divino può così essere trovato nell’indeterminato  locus dell’ ‘ingresso’, tra due luoghi, mai davvero in uno soltanto” scrive Mascetti.
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pilpul
Oltremare - Quattro anni
Quattro anni non sono un anniversario importante, non sono ancora nemmeno un lustro. Eppure, quando il calendario mi ha detto che l'Oltremare di oggi cadeva proprio nel quarto anniversario del primo, la cosa mi ha fatto un certo effetto. Prima di tutto perché oggi siamo in simil-pace, ma gli Oltremare sono nati come conseguenza quasi diretta dei miei post su Facebook durante una guerra, o se si vuole 'azione militare' contro i missili che da Gaza arrivavano fino a pochissimo tempo fa su tutto il sud di Israele. Era fine 2012, 'Amud 'Annan. Epoca geologica e militare pre-Iron Dome, campi coltivati e asili e scuole sotto attacco senza preavviso più lungo dei 60 secondi che ad una persona normale servono per rimettersi le pantofole e alzarsi per andare a chiamare l'ascensore. Una generazione intera in una regione estesa di Israele ha imparato a scattare come velocisti kenyani a ogni suono di sirene, si trovassero a scuola in ufficio a letto o in autostrada nel solito traffico irrazionale del sud del paese. Oggi a malapena ce lo ricordiamo, perché si sa, la vita prevale. Ma allora si discuteva molto di post-trauma infantile, di danni permanenti che incidono sulla resa scolastica, sulle carriere, e sull’economia della zona. Ora del luglio 2014, quando la guerra – questa volta chiamata da tutti guerra – arrivò fino a Tel Aviv ed oltre, ero già dentro gli Oltremare fino al collo, con la ferma convinzione che scrivere da Israele per l’Italia avesse senso solo a condizione di scrivere di cose “normali”.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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Analisi scorretta - Scollamenti
Una costante che si è verificata sia nel referendum britannico per la Brexit che nella elezione di Trump negli Stai Uniti è la divaricazione del voto tra le zone metropolitane e quelle rurali. Nel giugno scorso il voto di Londra fu decisamente a favore del remain in controtendenza con quello del resto dell’Inghilterra e del Galles.
Anche negli USA il voto a favore dei democratici che, non lo dimentichiamo, è stato superiore di 1,5 milioni di suffragi rispetto a quelli presi da Trump, si è concentrato sulle due coste e su Chicago, mentre quello per i repubblicani si è verificato, come avviene  fin dai tempi di Clinton, negli Stati dell’interno.
Lo stesso fenomeno si è verificato ieri in Francia: a Marine Le Pen è andato solo il 10% del voto dei parigini, mentre Macron a Parigi ha preso il 90%, così come nelle banlieu parigine dove ha preso più voti della media nazionale.


Anselmo Calò 
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