Paolo Sciunnach, insegnante | Il
legame che ha tenuto uniti gli ebrei per migliaia di anni e che li
unisce oggi è, soprattutto, l’ideale democratico della giustizia
sociale, insieme all’ideale di aiuto reciproco e di tolleranza fra
tutti gli uomini. Anche gli scritti religiosi più antichi degli ebrei
sono imbevuti di questi ideali sociali, che hanno influito potentemente
sul cristianesimo e sulla religione maomettana e hanno esercitato
un’azione benefica sulla struttura sociale di gran parte dell’umanità.
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Anna
Foa,
storica |
“…Per
sconfiggere il male, bisogna anticipare il bene. In questo modo, come è
accaduto a tanti giusti nella storia, che hanno riempito uno spazio
vuoto e hanno costruito piccole isole di umanità, l’uomo responsabile
nel suo ambito di sovranità offre il suo contributo per raddrizzare il
mondo. Il suo esempio può diventare contagioso e accendere una
scintilla tra gli altri uomini”.
Sono alcune delle parole della Carta delle responsabilità 2017,
presentata alcuni giorni fa a Milano da Gariwo, a cui hanno aderito già
in molti, personaggi illustri e gente comune, di diverse parti
politiche, accomunati dal fatto di riconoscersi nelle sue parole, nelle
sue analisi, nelle sue prospettive. La Carta affronta i temi più
urgenti e scottanti dei nostri giorni: i rischi per la democrazia, la
necessità di ridare veste e ruolo all’Europa, i migranti, i muri, il
razzismo e l’antisemitismo, la cultura dell’odio, il terrorismo.
Propone a tutti di impegnarsi per assumersi responsabilità e gettare
semi di verità e giustizia, per dare la loro opera a migliorare, a
ricostruire il mondo. Sono parole in cui tutti si possono riconoscere,
religiosi di tutte le fedi, laici, giovani e vecchi, persone di ogni
paese e di ogni cultura. Purché decidano di metter fine all’egoismo,
all’indifferenza, all’odio. Purché non abbiano paura di mostrarsi
capaci di chinarsi a soccorrere i deboli e di non piegarsi di fronte
agli egoismi e alle violenze, ripercorrendo così l’esempio dei giusti
di ogni tempo e luogo.
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'Arabi, cacciate i terroristi'
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Sarà
il Primo ministro Benjamin Netanyahu ad accogliere in queste ore Donald
Trump nel suo primo viaggio in Israele da Presidente degli Stati Uniti.
Trump inizierà infatti oggi il tour tra Tel Aviv, Gerusalemme e
territori palestinesi: l’obiettivo dichiarato della Casa Bianca è
quello di riavviare i negoziati di pace tra israeliani e palestinesi e
lavorare alla stabilizzazione del Medio Oriente. Per il secondo punto,
Trump ha chiesto una mano ai 50 leader islamici incontrati ieri in
Arabia Saudita: “L’obiettivo deve essere quello di creare una grande
coalizione per distruggere il terrorismo e per segnare l’inizio della
pace per il Medio Oriente”, ha detto il presidente Usa. Quattro i punti
cardine emersi dal suo discorso, secondo il Corriere della Sera: in
primis, un approccio pragmatico, su consiglio del generale Raymond
McMaster, per consolidare l’alleanza con l’Arabia Saudita (con cui
Trump ha firmato un accordo da 110 miliardi di dollari per la vendita
di armi di vario tipo); in secondo luogo, il presidente Usa ha scelto
di non parlare di scontro tra fedi ma di lotta tra bene e male; ha poi
chiesto ai leader islamici presenti di unirsi in funzione anti-Isis e,
ultimo punto, di isolare l’Iran. “Per decenni – ha dichiarato Trump –
l’Iran ha portato distruzione e morte in Israele, in America. Ora
conduce una politica di aggressione e destabilizzazione nelle regione”.
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accadde domani
Salone di Torino, prova riuscita
La cultura italiana riparte da qui Fra
poche ora sarà il momento dei numeri. Alla conferenza stampa
conclusiva, non appena chiusi i battenti della sua ultima giornata, per
il trentesimo Salone internazionale del libro sarà il momento di un
primo bilancio. Ma i numeri, tutti lo sanno già, tutti hanno potuto
constatarlo di persona in questi cinque giorni roventi di folla e di
cultura, smentendo i profeti di sventura saranno molto confortanti.
Questa sera sarà piuttosto il momento di tirare un sospiro di sollievo,
e di ripartire in corsa.
A un anno di distanza dalla grande crisi e dalla minaccia di chiusura,
di smembramento, la città ha reagito chiamando a raccolta la cultura
italiana. La risposta è arrivata e non poteva essere più chiara.
Sorride Massimo Bray, presidente della Fondazione per il libro e di
Treccani. “Ce l’abbiamo fatta – commenta – e i segnali che sto
raccogliendo da tutte le case editrici e dalle istituzioni che hanno
partecipato sono largamente positivi”.
Sorride Mario Montalcini, il manager torinese che è riuscito a tenere
il timone durante la tempesta di polemiche e di gelosie che ha
accompagnato il rilancio del Salone, si è assunto il rischio di
rimettere assieme la vecchia esperienza della grande manifestazione
culturale per farne una sfida rinnovata e vincente. “Dei numeri, dei
risultati raggiunti – spiega – si parlerà più tardi. Ora si riparte con
365 giorni di lavoro dinnanzi e non solo 120, come è stato per questa
difficile edizione del rilancio. Mi dispiace per chi non ci ha creduto
e ha preferito restare assente, finendo per mettersi al margine di una
grande occasione di crescita comune”.
Il suo riferimento è chiaro, e non vale solo nei confronti dei grandi
gruppi editoriali che avrebbero preferito vedere il Salone naufragare,
ma anche, all’interno del mondo che fa riferimento alla cultura e
all’identità ebraica, ai pochi che hanno preferito cedere al pessimismo
e hanno scelto la strada dell’isolamento.
Sorride il presidente della Comunità ebraica di Torino Dario Disegni e
del nascente Museo dell’ebraismo italiano di Ferrara, che assieme a
moltissimi ebrei della città piemontese e ad altri provenienti da tutta
Italia e dal mondo ha rinnovato il clima di collaborazione fra
numerosissime realtà culturali. “Questa edizione del Salone – commenta
– dimostra che il sistema Torino ha tenuto, che la città è e resta
protagonista della vita economica e della cultura. Non è solo una prova
riuscita nell’ambito della realtà locale, ma anche una lezione su scala
nazionale su come lavorando fianco a fianco sia possibile superare le
crisi e vincere le sfide”.
Sorridono al desk di Pagine Ebraiche, preso d’assalto dalle richieste
di una copia del giornale dell’ebraismo italiano proprio lungo lo snodo
fra i grandi padiglioni del Lingotto dove otto anni fa la testata è
stata lanciata con una distribuzione straordinaria e il consenso degli
italiani disposti a sottoscrivere l’Otto per mille a favore dell’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane toccava il suo record.
Un cenno discreto ma eloquente segna questo momento di vittoria, il
sollievo di farcela nel nome dell’Italia e della cultura. Il direttore
Nicola Lagioia, altra grande sorpresa vincente e fuori dagli schemi,
che scambia un gesto di amicizia con Carmine Donzelli. Il raffinato e
coraggioso editore indipendente ha appena mandato in stampa il suo
Calendario civile che parla tutto di Memoria sana e viva, dei valori di
cui né gli ebrei italiani né l’Italia civile possono fare a meno. Lo
scrittore ha appena concluso il suo primo mandato, quello di rimettere
in piedi l’anima del Salone non solo dal punto di vista organizzativo,
ma anche dell’ispirazione e dell’ambizione culturale. Torino ha accolto
loro assieme a tanti altri. La prova riuscita vale lo scambio di un
sorriso e l’impegno a riprendere la strada. A tornare per fare ancora
di meglio.
gv
(Nell'immagine Dario Disegni, Guido Vitale e Mario Montalcini)
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qui roma - il convegno "donne e religioni" Violenza, i segnali da cogliere “Ignoranza,
violenza, discriminazione: i segni dell’inciviltà”. Questo il titolo
del settimo convegno “Donne e religioni: dialogo e confronto tra
scienza, teologia e istituzioni” organizzato dall’associazione
culturale Sound’s good e animato dalla docente universitaria Marisa
Patulli Trythall. Un incontro per ragionare sulla condizione femminile,
tra emancipazione e discriminazione, con donne e uomini di diverse
confessioni religiose, provenienti dal mondo delle istituzioni, della
cultura, del giornalismo, della società civile.
Il simposio, che va concludendosi nella sala Aldo Moro di Palazzo Montecitorio, è iniziato venerdì scorso.
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qui milano - l'assemblea e il convegno Cultura, donne, solidarietà
Novanta anni di Adei Wizo
Novant’anni
di impegno per il mondo ebraico e per la società civile. Un modello per
il lavoro fatto sul fronte della solidarietà. È quanto rappresenta
l’Adei Wizo Italia, l’Associazione donne ebree, che in questi giorni
celebra quasi un secolo di vita a Milano con l’assemblea generale delle
socie e un grande convegno internazionale dedicato a diritti delle
donne e multiculturalismo, organizzato con lo European council of WIZO
federations (ECWF) – riunitosi per l’occasione nel capoluogo lombardo –
e il Consiglio nazionale donne italiane e con il patrocinio, tra gli
altri, dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, della Comunità
ebraica di Milano, del Comune, del Centro di documentazione ebraica
contemporanea (Cdec) e del Coreis. Leggi
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qui ferrara - l'iniziativa Meis, una sfida a porte aperte Una
rivoluzione dolce, ma al contempo radicale. Dolce per l’armonizzazione
con il contesto, radicale per la virata nella destinazione d’uso. È
quella che, passo dopo passo, con un cantiere che pulsa spedito e un
disegno che prende forma in modo sempre più tangibile, sta avvenendo al
Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, a Ferrara.
Del suo passato, presente e futuro si è parlato ieri pomeriggio in un
incontro aperto al pubblico, in occasione della Giornata internazionale
dei musei, promossa da Icom e declinata dal Meis con il titolo
“Trasformare un carcere in un museo”. Leggi
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Oltremare - Blindati |
Gli
inglesi dicevano “nebbia sulla Manica, il continente è isolato”, ed era
ben prima che qualunque Brexit isolasse effettivamente la Gran Bretagna
da ogni attività economica e politica che coinvolga il suddetto
continente. Fatte le debite proporzioni, quando arrivano Presidenti
americani in visita in Israele si può dire tranquillamente: delegazione
internazionale in atterraggio, la capitale è isolata. La capitale nel
senso di Gerusalemme: se qualcuno avesse dubbi vada ad interrogare in
materia l’attuale ministro della cultura Miri Regev e il suo vestito
lievemente politicizzato a Cannes.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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Analisi scorretta - Elezioni
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Tra meno di dieci mesi finirà la legislatura e ancora non si dispone di una legge elettorale adeguata per votare.
In realtà ci sono due leggi elettorali, ambedue riformate
dall’intervento della Corte Costituzionale, una per il Senato,
marcatamente maggioritaria, ed una per la Camera dei Deputati, di fatto
proporzionale, poiché il premio di maggioranza nel cosiddetto sistema
“Italicum” scatterebbe sulla soglia del 40% dei voti ad una singola
lista. Eventualità abbastanza improbabile nella situazione odierna
italiana.
Anselmo Calò
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