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6 giugno 2017 - 12 Sivan 5777
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SOCIETÀ

Non c’è salute senza conoscenza
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img headerDaniela Ovadia e Silvia Bencivelli / È LA MEDICINA, BELLEZZA! / Carocci editore

Nella sua introduzione al Festival Economia di Trento 2017 – dedicato alla salute diseguale – il direttore scientifico della rassegna Tito Boeri spiega che anche sulle questioni della sanità gli economisti possono e devono dire la loro. “Condivido al cento per cento – spiega Daniela Ovadia, giornalista scientifica nonché autrice assieme alla collega Silvia Bencivelli del libro È la medicina, bellezza! Perché è difficile parlare di salute (Carocci editore) – È necessario avere una visione più ampia sul fronte sanitario, con il coinvolgimento degli stakeholders (portatori di interesse) su quali pratiche e policy applicare a livello di Comunità europea. Facendo un esempio semplice: se io cittadino ma anche Stato posso spendere 10, il medico mi propone un metodo che costa 15, l'economista mi può aiutare a trovare una soluzione a questo problema”. Maggiore collaborazione dunque tra diversi campi, con la salute del paziente sempre al primo posto, ma anche tenendo conto dei costi per il sistema sanitario. Una realtà, quella del servizio sanitario nazionale, che in Italia è universalistica e di cui Ovadia sottolinea i pregi: “il sistema solidaristico, mantenuto sulla contribuzione in proporzione al reddito, deve essere difeso. Sicuramente ha un costo e dobbiamo migliorarlo ma non possiamo ridurre la spesa sulla sanità andando a colpire la sopravvivenza stessa delle persone”.

Pagine Ebraiche, giugno 2017 

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IDENTITÀ

Storie di vita sulle rive del Tevere

img headerGiulia Mafai / EBREI SUL TEVERE / Gangemi

“Si dice che Dio creò l'uomo perché gli piaceva ascoltare delle storie, dei racconti, e agli ebrei piace molto raccontare. Tutto in fondo nasce circa cinquemila anni fa dalla più grande e meravigliosa raccolta di storie: la Bibbia”. Con questa premessa Giulia Mafai, scenografa e costumista per i maggiori registi italiani, introduce il lettore al suo “Ebrei sul Tevere - Storia, storie, storielle”, edito da Gangemi, nel quale l'intento divulgativo sull'ebraismo, e in particolare sugli ebrei romani, è fatto di percorsi storici, antropologici, nonché gastronomici. Percorsi raccontati al giovane nipote Elia, che viene portato a mangiare in uno dei ristoranti ebraici del Portico d’Ottavia, e qui edotto circa le vicende e le caratteristiche della più antica comunità ebraica della diaspora.
Figlia del pittore Mario Mafai e della scultrice di origini ebraiche Antonietta Raphaël, Giulia Mafai, oltre alla sua intensa attività nel cinema, ha pubblicato diverse altre opere. Nel libro precedente, “La ragazza con il violino”, ha raccontato la storia di sua madre Antonietta, che assieme a Mario Mafai ha segnato la stagione artistica della cosiddetta “scuola romana”.

Marco Di Porto

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StoriA

Quel lungo rapporto
tra fascismo e Islam  

storia

L'Ungheria dilaniata
di Sándor Márai

Giancarlo Mazzuca e Gianmarco Walch / MUSSOLINI E I MUSULMANI / Mondadori

Il feeling tra il fascismo e l'Islam non è una novità storiografica. Già Stefano Fabei, ad esempio, ne aveva scritto in passato nel saggio "Il fascio, la svastica e la mezzaluna". Un libro appena uscito, "Mussolini e i musulmani. Quando l'Islam era amico dell'Italia" (Mondadori, pp. 150, euro 19), di Giancarlo Mazzuca e Gianmarco Walch, ci aiuta a ripercorrerne le tappe e a comprenderne le motivazioni e la pesante eredità per l'Italia di oggi, con il piglio e la scorrevolezza del «buon giornalismo storico», come scrive Roberto Balzani nella premessa. Nella ricostruzione fatta da Mazzuca e Walch il rapporto di amorosi sensi tra Benito Mussolini e l'Islam ebbe origine da un misto di ragioni di carattere personale e di politica estera.





Mario Avagliano
Il Messaggero
4 giugno 201
7

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Sándor Márai / VOLEVO TACERE / Adelphi



Sembrava la mattinata primaverile di una giornata qualunque, a Budapest, quel 13 marzo del 1938, sul viale bordato di castagni che conduceva alla Fortezza — scrive Sándor Márai in Volevo tacere (Adelphi, con la traduzione di Laura Sgarioto) — e poi anche su via dei Bastioni, lungo la quale si incontravano i pochi aristocratici veri e i molti borghesi che facevano la passeggiata prima di pranzo. Lui, Márai, giovane scrittore già affermato nonché giornalista per nulla vergognoso di accoppiare le due professioni, aveva già fatto la sua ora di tennis al circolo sull'isola, bevuto la spremuta d'arancia che la domestica gli aveva portato come sempre nello studio, e messo giù le abituali trentacinque righe quotidiane del romanzo al quale stava lavorando che, nella fattispecie, si occupava del Settecento italiano e di Casanova.

Giorgio Montefoschi Corriere della Sera
2 giugno 201
7

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