Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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“Nel servire Dio non ci sono regole; e questa regola stessa non è una regola” (lo Yehudi di Pshiska)
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee | La rivolta di Còrach che abbiamo letto ieri (Nm, 16-18) è la vittoria dell’idolatria.
L’idolatria è credere in forma fanatica, ritenere che la propria
convinzione non solo sia quella vera, ma soprattutto l’unica avvertendo
l’interlocutore come fastidio. Quella convinzione diventerà il suo
idolo, quella cosa per cui tutto diviene lecito. In altre parole:
l’idolo è sempre una parte che il soggetto decide di vivere come il
tutto; qualsiasi parte può diventare idolo. L’idolo distrugge il
soggetto prima ancora che chi gli sta intorno.
Su questi tre principi un mio amico, Igior Loddo, ha costruito uno
spettacolo teatrale. Si intitola “Kill Ill”. Vale la pena andare a
vederlo.
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Jihad, la coppia diabolica
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L’arresto
dell’italiana Lara Bombonati, aspirante jihadista, è una delle notizie
del giorno. Voleva morire da martire, al più presto, la donna. “E per
farlo, da combattente musulmana – scrive il Corriere – aveva bisogno di
un marito nuovo, che aveva trovato a Bruxelles, dopo che Francesco
Cascio, il suo primo marito, era morto in Medio Oriente. Lara voleva un
altro guerriero con cui rientrare in Siria, dopo che la polizia turca,
a gennaio, l’aveva arrestata ed espulsa in Italia”.
“La coppia diabolica che sognava la Jihad” titola La Stampa a proposito
del legame tra Lara e Francesco. Un legame nel segno del fanatismo
islamico.
Come affrontare il terrorismo (e i terrorismi)? Sul Corriere,
l’ambasciatore Sergio Romano propone alcune riflessioni al riguardo.
“Dall’Atlantico all’Oceano Indiano passando per il Mediterraneo e
l’Africa, il significato di ‘terrorismo’ non è sempre necessariamente
lo stesso. Se un governo si riferisce all’Isis, non ci sono dubbi. Ma
diverse – scrive – sono le formazioni terroristiche che agiscono nel
mondo”. Aggiunge poi l’ambasciatore: “È probabile che l’ala
terroristica dell’Isis possa sopravvivere alla scomparsa dello Stato ma
si tratterà, sperabilmente, di un problema generazionale, destinato a
divenire meno minaccioso nell’arco di un paio di decenni”.
Nel passare in rassegna le esperienze del passato, Romano mette l’Irgun
(“messo in riga dalla fermezza e dalla saggezza di Ben Gurion”) sullo
stesso piano di gruppi come l’Ira.
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il messaggio di netanyahu a teheran "Iran, basta armi ad Hezbollah" Israele
non tollererà ulteriormente la costante fornitura di armi da parte
iraniana ai terroristi di Hezbollah attivi nel sud del Libano, al
confine con lo Stato ebraico. È il messaggio che, secondo i media
israeliani, il primo ministro Benjamin Netanyahu avrebbe fatto
pervenire a Teheran attraverso alcune non meglio precisate nazioni
amiche che hanno rapporti aperti con Rouhani e il suo entourage.
Tra le minacce più significative portate all’attenzione in questo
messaggio il tentativo in corso da parte di Hezbollah di costruire
centri sotterranei di produzione di armi avanzate, così da averle
subito a disposizione ed evitare il trasferimento dall’Iran al Libano
attraverso la Siria.
La tensione è alta, e la conferma arriva da molti segnali. Appena
venerdì scorso il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah ha dichiarato
che centinaia di miglia di combattenti arabi e musulmani sarebbero
pronti ad accorrere in Libano in caso di attacco israeliano al Libano
stesso oppure alla Siria. “Non sto dicendo che dei paesi potrebbero
intervenire direttamente in questo conflitto, ma un attacco israeliano
aprirebbe la porta all’arrivo di combattenti da Iraq, Yemen, Iran,
Pakistan, Afghanistan” ha affermato Nasrallah nel corso di un
intervento in uno studio televisivo.
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lo studente usa torturato in corea
Warmbier aveva origini ebraiche
Il silenzio richiesto dal governo Un
dettaglio troppo pericoloso da rivelare, almeno fin quando una
trattativa per la sua scarcerazione era aperta. Adesso che purtroppo
non resta niente da fare, se non piangere una nuova vittima della
follia totalitaria di Pyongyang, quel dettaglio è diventato di dominio
pubblico.
Otto Warmbier, il giovane studente americano condannato a 15 anni di
lavori forzati in Nord Corea, scarcerato mesi dopo in condizioni
drammatiche di salute e poi morto poche ore dopo il suo ritorno a casa,
aveva origini ebraiche.
A rivelarlo la famiglia, non particolarmente osservante ma comunque
attaccata a questa origine. Un attaccamento trasmesso dalla madre ad
Otto, che è stato a lungo attivo all’interno del centro ebraico del
campus dell’Università della Virginia (a spingerlo in questa direzione
un viaggio svolto in Israele nel 2014).
“Una delle persone intellettualmente più curiose che abbia mai
conosciuto” l’ha descritto il rabbino Jake Rubin, direttore esecutivo
del Brody Jewish Center dell’ateneo, nel corso della cerimonia funebre.
“Era spesso da noi, celebrava lo Shabbat e le festività, ha anche
condotto un Seder e nel corso dello stesso ha tenuto un intervento
sulla sostenibilità ambientale” ha aggiunto il rabbino, intervistato
dalla Jewish Telegraphic Agency.
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il messaggio per la fine del ramadan "Dialogo, valore da difendere" "Il
più sincero augurio per una festa che rappresenta un momento di
condivisione e di felicità per un'intera comunità di fedeli, ma
rappresenta anche per tutti noi un'occasione per riflettere
sull'importanza del dialogo tra diverse religioni e culture, in uno
spazio libero e democratico come quello rappresentato dalla società
italiana".
È quanto ha voluto trasmettere venerdì scorso la Presidente dell'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni alle comunità islamiche
d'Italia in procinto di festeggiare l'Eid Al Fitr, l'ultimo giorno del
Ramadan.
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Uno, nessuno, centomila
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«Uno
vale uno». Quindi, quanto vale il vicepresidente della Camera?
Soprattutto, per conto di chi parla e di cosa va parlando? Luigi Di
Maio, premier in pectore del Movimento cinque stelle, a «Porta a
Porta», trasmissione della quale, se bene ricordiamo, aveva chiesto,
insieme ai suoi colleghi di gruppo parlamentare, la chiusura,
accomodatosi ora sugli scranni televisivi ha affermato che la missione
del suo partito, è di portare avanti «i valori di Berlinguer, di
Almirante e della Dc». Da un punto di vista ideologico (è il caso di
usare questa parola) parrebbe essere un azzardo che sa di minestrone
fuori stagione. Forse un pout-pourri. Comunque sia, qualcosa di
difficile da mandare giù e al limite dalla indigeribilità. Dopo di che,
visto che la formazione politica di Grillo e Casaleggio non è certo
nuova ad exploit di tal genere, ed in tutta probabilità altri ne
riserverà al pubblico, nei tempi a venire, vale la pena di capire quale
possa esserne la sua ragione.
Claudio Vercelli
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