Roberto
Della Rocca,
rabbino
|
Tre
sono i termini maggiormente adoperati per definire una Comunità:
Tzibbùr, Kahal-Kehilà, Edà. Lo Tzibbùr può essere paragonato a una
sorta di consorzio che deve assicurarsi alcuni servizi comuni
fondamentali; il Kahal-Kehillà è una convocazione di assemblea
permanente; l’Edà è la forma più elevata di congregazione, con il suo
significativo richiamo etimologico a quella radice che indica la
testimonianza, Edùt.
|
|
Leggi
|
Dario
Calimani,
Università di Venezia
|
L'Autorità
Palestinese chiede venga riconosciuta come Patrimonio dell'umanità la
Città Vecchia di Hebron. Di fatto, ne sta rivendicando la proprietà,
quanto meno morale e storica. La cosa, in sé, potrebbe anche lasciare
indifferenti, se non fosse che la mossa implica anche il riconoscimento
di appartenenza palestinese della Tomba dei Patriarchi, che a Hebron si
trova. È la tomba in cui tradizione vuole siano sepolti Abramo, Isacco,
Giacobbe e alcune delle loro mogli.
Sarà difficile che l'Unesco dia torto ai Palestinesi, visti i precedenti del Muro del Pianto e del Tempio di Salomone.
Qui la politica non c'entra, o almeno non dovrebbe entrarci, visto che
l'Unesco è (o dovrebbe essere) un'istituzione culturale. C'entra invece
l'onestà intellettuale. Lo abbiamo già scritto: è in atto una spudorata
manovra di ribaltamento della storia, come se la storia dell'Islamismo
volesse sostituirsi alla storia dell'Ebraismo dichiarando la propria
priorità. La storia ebraica e la Bibbia stessa vengono soppiantate,
anzi cancellate, dall'Unesco per compiacere Palestinesi e Paesi arabi.
|
|
Leggi
|
 |
Un tweet che fa discutere
|
Forte
contestazione in Lombardia per il governatore Roberto Maroni, che ieri
ha rilanciato su Twitter un ‘cinguettio’ del vicepresidente di Casa
Pound Simone Di Stefano in cui lo stesso dava a Luigi Di Maio del M55
del “pagliaccio” per aver chiesto l’intervento dell’Europa per la crisi
dei migranti.
“Ecco un altro che va a piangere miseria. Macron aiutaci, Europa dacci
i soldi… pagliaccio! Rispediamo tutti in Libia e fan… la Ue” il
contenuto del messaggio di Di Stefano. Il gruppo del Partito
democratico al Consiglio regionale della Lombardia, riporta il
Corriere, ha stigmatizzato il post del presidente leghista con questo
messaggio via Facebook: “Maroni sui migranti rilancia il messaggio di
un leader di CasaPound. A quando un bel tweet che mette in dubbio
l’Olocausto?”.
“Addio con strappo. E sede vacante”.
Così titola il Corriere Fiorentino a proposito della fine del mandato
di rav Joseph Levi. “Non ha voglia di parlare Joseph Levi, declina con
cortesia la richiesta di un’intervista. E già questo è singolare –
scrive il Corriere – dopo ventuno anni in cui l’ormai ex rabbino capo
di Firenze ha fatto del dialogo uno dei segni distintivi della sua
attività”. In merito alla successione, il quotidiano riferisce che la
Comunità ebraica ha fatto sapere che nelle prossime ore sarà diffuso un
comunicato. “Ma fino ad allora – si legge – il presidente Dario
Bedarida si limita a dire che ‘sì, il consiglio sta valutando alcune
candidature e si augura che i tempi siano brevi perché la comunità non
può stare a lungo senza una guida’”.
Secondo il dorso romano di Repubblica la giunta Raggi si appresta a
licenziare nella giornata di domani una delibera per la Casina dei
Vallati, sede della Fondazione Museo della Shoah, in cui l’affidamento
provvisorio della struttura (il secondo edificio più antico del
patrimonio comunale) sarà tramutato in concessione fino al 2020. La
notizia è così commentata dal presidente della Fondazione Mario
Venezia: “È un provvedimento positivo perchè ci consente di continuare
nella nostra attività che ha prodotto quest’anno due mostre con oltre
30 mila visitatori, più le presentazioni di libri e film e dibattiti”.
Venezia poi aggiunge: “L’aspetto negativo è che andrebbero individuati
i tempi per la realizzazione del museo ma anche per l’allestimento che
ormai è stato progettato 8-9 anni fa, e forse va attualizzato”.
L’iniziativa UCEI ad Amatrice continua a far parlare i media. Stamane è
andato in onda un lungo servizio su Unomattina Estate. “Grazie agli
ebrei italiani inaugurato un nuovo centro sportivo nel comune reatino,
lì dove fino a poco tempo fa c’era una tendopoli” scrive invece
Avvenire. Anche Tv2000, televisione della CEI, ha dedicato all’evento
di domenica un ampio approfondimento.
|
|
Leggi
|
|
|
qui roma - la delibera della giunta raggi
Casina dei Vallati: 'Dal Comune
riconoscimento del lavoro svolto'
“A
prescindere da ogni discorso relativo ai tempi e alla struttura che in
futuro ospiterà il museo, si tratta di un riconoscimento evidente per
il lavoro che stiamo portando avanti su un piano educativo/formativo.
Un segno d’attenzione che arriva alle porte di mesi decisamente
intensi, che saranno dedicati alla realizzazione del programma di
appuntamenti pensati per l’ottantesimo anniversario dalla promulgazione
delle Leggi Razziste. Anniversario per cui metteremo in campo
molteplici iniziative”.
Nella giornata di domani la Giunta Raggi dovrebbe licenziare una
delibera dedicata alla Casina dei Vallati, attuale sede della
Fondazione Museo della Shoah di Roma. Struttura tra le più antiche del
patrimonio comunale, da domani non sarà più in affidamento provvisorio
ma in concessione (fino al 2020). Per Mario Venezia, presidente della
Fondazione, questa notizia rappresenta un motivo particolare di
orgoglio.
“Sono diverse le realtà cui il Comune assegna una propria struttura. Ma
spesso, come sappiamo, col tempo questa concessione viene ritirata. Nel
nostro caso si è voluto chiaramente riconoscere quello che abbiamo
fatto all’interno di questo luogo: inaugurazione di mostre che hanno
fatto parlare, un fitto calendario di attività, diverse decine di
migliaia di visitatori che sono venuti a trovarci. La Casina dei
Vallati – afferma Venezia – è un luogo vivo di Memoria”. Leggi
|
la squadra italiana in partenza per israele
Maccabiadi, la nuova edizione
Questo
pomeriggio a Roma, in sinagoga, la squadra italiana come tradizione
raccoglierà il caloroso abbraccio della Comunità ebraica. La
benedizione del rav, qualche parola di incitamento, un’ultima foto
ricordo. Poi di corsa verso l’aeroporto, con destinazione Israele, dove
fino al 18 luglio si svolgerà la ventesima edizione delle Maccaiadi.
Un appuntamento molto atteso, nel mondo ebraico e non. Le Maccabiadi
rappresentano infatti da sempre uno snodo fondamentale, per cui si
lavora da molto tempo nelle diverse realtà locali. Perché l’evento,
oltre ad essere tra le più partecipate iniziative a carattere sportivo
al mondo (oltre 10mila gli atleti che si sfideranno in questa
edizione), è da sempre luogo di incontro e confronto nel segno
dell’identità. Identità ebraica, naturalmente, ma in un proficuo
dialogo con la società circostante.
Nascevano nel 1932 le Maccabiadi, in un’epoca segnata dall’arrivo di
nuove turbolenze a minacciare in modo drammatico i progetti di
convivenza dei popoli d’Europa. Mussolini era già al potere da dieci
anni, Hitler lo sarebbe stato di lì a poco. Le Maccabiadi si impongo da
subito come un punto di riferimento, sul modello delle Olimpiadi. Sono
anche, a metà tra la dichiarazione Balfour e la nascita di Israele, un
chiaro segnale di vitalità ebraica. Leggi
|
Passi avanti e vigilanza |
Sono
passati solo cinque mesi da quando, in febbraio, celebrammo il “Patto
nazionale per l’Islam italiano, espressione di una comunità aperta,
integrata e aderente ai valori e principi dell’ordinamento statale”,
firmato al Viminale da nove associazioni islamiche. Senza tacerne il
carattere embrionale, e la dimensione programmatica rispetto al
faticoso processo di integrazione, ci parve allora un primo passo
comunque significativo.
Apparentemente, avevamo ragione. Nei giorni scorsi una delle nove sigle
presenti al tavolo, la più ampia, rappresentativa e anche discussa,
l’UCOII, ha inviato al ministro dell’Interno Marco Minniti 62 pagine di
censimento di luoghi e ministri di culto islamici in Italia.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
Leggi
|
|
Dove osano i passerotti |
È
lecito, dal punto di vista giuridico che gli ebrei/israeliani
costruiscano in Cisgiordania? Appare paradossale che un giurista scriva
che il côté giuridico della questione non lo appassioni, ma il
paradosso potrebbe proseguire il suo travagliato itinerario se
soggiungessimo che, proprio perché abbiamo un’idea non necessariamente
vaga del giure, tendiamo talvolta ad un suo ridimensionamento. Per
intenderci, poiché l’intreccio di ragioni e torti è inestricabile,
sarebbe più semplice riconoscere i diritti delle due parti senza alcuna
condizione, prima fra tutte quella di terra in cambio della pace, che
oltre alla sua formula poco felice e che i penalisti ben conoscono,
ricorda troppo le vessazioni subite dal popolo ebraico per poter
rimanere in vita.
Emanuele Calò
Leggi
|
|
|