Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Prima
di congedarsi Moshè chiede all’Eterno di nominare la nuova guida del
popolo ebraico, specificando alcune doti che vorrebbe trovare nell’uomo
designato.”Moshè parlò al Signore dicendo così: “Nomini l’Eterno, il
Signore degli spiriti di ogni vivente, un uomo a capo della Comunità,
il quale proceda davanti a loro e che rientri alla loro testa, che li
possa far uscire e li possa far rientrare, affinché la Comunità del
Signore non sia come un gregge che non ha pastore”.(Bemidbar, 27; 15 –
17).
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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Presi
dall’ansia generosa di conoscere l’altro, a volte ci dimentichiamo di
verificare prima la conoscenza di noi stessi. L’immagine che ci
formiamo dell’altro ci arriva così alterata dalla nostra stessa
ignoranza di noi. Come se ci trovassimo a osservare la realtà di fronte
allo specchio deformante della nostra mente. A noi non resta che
studiare. Agli psicanalisti il compito di ampliare gli orari di
ambulatorio.
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La Siria preoccupa
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L’accordo
per il cessate il fuoco in Siria non piace a Israele, come ha
dichiarato esplicitamente il Primo ministro Netanyahu al collega
francese Macron nella sua recente visita a Parigi. Non piace perché
lascia troppo spazio all’Iran, che, come racconta il Corriere, ha da
tempo aumentato il suo potere in Medio Oriente, riuscendo a influenzare
e gestire il conflitto in Iraq e poi proprio in Siria. Un corridoio di
potere, con la collaborazione di Hezbollah, che arriva fino ai confini
d’Israele, nazione che Teheran minaccia continuamente di voler
distruggere. Nei mesi che hanno preceduto l’accordo in Siria, spiega
Giordano Stabile su La Stampa, Israele ha tenuto diversi meeting con
gli alti funzionari americani coinvolti, compreso Brett McGurk, inviato
speciale antiIsis della Casa Bianca. “Gli israeliani hanno chiesto che
Iran, Hezbollah, e altre milizie sciite venissero ‘tenute fuori dalle
zone di de-escalation vicino ai confini di Israele e Giordania’”.
Gerusalemme aveva inizialmente ricevuto garanzie dall’amministrazione
Trump che però non ha visto rispettate mentre i russi, altra parte
protagonista dell’intesa, insistono che saranno loro a gestire la
situazione.
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qui ferrara - redazione aperta Raccontare l'ebraismo italiano,
a confronto con le redazioni
Come
approcciarsi al mondo ebraico italiano nel suo insieme, alle sue
molteplici complessità e sfaccettature? Un interrogativo che ha animato
la prima parte dei lavori di Redazione Aperta a Ferrara, il seminario
giornalistico di formazione e incontro dedicato oggi a un confronto tra
i giornalisti della redazione UCEI con i protagonisti dell’informazione
locale. Nelle redazioni di Nuova
Ferrara, Resto del Carlino e Telestense, ospiti dei diversi gruppi di
lavoro, l’interrogativo è stato centrale in una serie di riflessioni e
opportunità di collaborazione pensate insieme al Meis, il Museo
Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah che procede spedito
verso l’inaugurazione candidandosi ad essere formidabile polo di
cultura e divulgazione ebraica e che ospita questa prima settimana di
laboratorio. Tra i giornalisti incontrati dalla redazione il
capocronista del Resto del Carlino Cristiano Bendin, il redattore
Stefano Lolli, i collaboratori Anja Rossi e Federico Di Bisceglie,
Veronica Capucci della Nuova Ferrara e Marco Contini Vitale de La
Repubblica.
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Accoglienza al Memoriale
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Per
il terzo anno consecutivo, la Fondazione del Memoriale della Shoah di
Milano apre i suoi locali al di sotto della Stazione centrale e
accoglie una quarantina di profughi e richiedenti asilo. Da domenica
sera docce, pasti caldi e conforto per persone che celano storie
drammatiche, e che tendiamo a visualizzare solo quando si mostrano in
gruppo, relegandole all’invisibilità se invece camminano affaticate e
solitarie per le strade delle nostre città. Davanti alla Stazione
centrale, a pochi metri di distanza, ce ne sono molte, e infatti se ne
parla con allarme e rabbia. Ai responsabili del Memoriale, comunque,
moltissime congratulazioni, Kol Ha-Kavod!
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Appelli
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Di
recente è stato diffuso un documento nel quale si informa che: “abbiamo
risposto con favore all’appello agli ebrei del mondo promosso da più di
500 israeliani, figure eminenti nel mondo intellettuale, accademico e
imprenditoriale, ex membri della Knesset e dei governi di Israele”.
Poiché io sono, incontestabilmente, uno degli ebrei del mondo, godo del
privilegio (purtroppo non esclusivo) di essere un soggetto al quale si
rivolgono ben cinquecento figure eminenti. Finora ho passato il tempo a
chiacchierare col barbiere del paese e col personale del supermercato,
traendo l’impressione che costoro mi trattassero con grande riguardo
per la bravura con cui fingo di saper leggere e scrivere così come per
la mia incrollabile fede nella più eccelsa squadra di calcio che mente
umana abbia potuto concepire.
Emanuele Calò
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