Jonathan Sacks,
rabbino
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La
Torah e la tradizione ebraica sanno come onorare sia i morti che i
vivi, sostenendo il delicato equilibrio tra il dolore e la
consolazione, tra la perdita della vita che ci provoca dolore e la
riaffermazione di quest'ultima che ci offre speranza.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee | L’abbattimento
delle statue negli Stati Uniti dice che una guerra civile, che è sempre
rimasta sottotraccia, è tornata a essere protagonista nell’immaginario
collettivo tanto che forse è persino legittimo dire che non c’è mai
stato nessun dopoguerra. In breve nella testa di tutti i protagonisti
in conflitto – suprematisti, neri d’America, democratici,… – non c’è
come si ricorda il passato, ma che presente si vive e quale futuro si
vuole per i propri figli.
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Spagna, terrorista in fuga
Italia obiettivo dell'Isis
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“Proseguono
le indagini della polizia catalana sulla cellula terroristica che ha
organizzato l’attacco a Barcellona. Finora ci sono stati quattro
arrestati: nessuno con precedenti per terrorismo, tre marocchini e uno
spagnolo. Secondo i giornali, le autorità pensano che a guidare il
furgone usato nell’attacco sia stato Younes Abouyaaqoub, un marocchino
di 22 anni. “Voglio che tu ti costituisca, non voglio che tu uccida
altre persone, l’Islam non lo predica” l’appello della madre del
giovane, riporta La Stampa. Intanto, scrive il Corriere, prende sempre
più consistenza il ruolo dell’imam di Ripoll, Albdelbaki Es Saty:
licenziato dalla sua comunità, potrebbe essere lui la mente degli
attacchi a Barcellona e Cambrils. Inoltre, sembra che l’obiettivo dei
terroristi fosse colpire la Sagrada Familia in quanto “simbolo
contemporaneo della cristianità, – spiega La Stampa – ma anche il luogo
più frequentato dai turisti (4,5 milioni nel 2016)”. Il fatto poi che
l’attentato sia stato pianificato in Catalogna, spiega il Corriere, non
deve sorprendere: tutta la regione “è un avamposto dell’islamismo in
Europa. Lo dimostrano le 30 indagini antiterrorismo degli ultimi 5
anni, con oltre 60 arresti”. Barcellona ha risposto alla minaccia
jihadista, tornando a riempire di persone la Rambla (Giornale) e
dimostrando di non avere paura. Forte preoccupazione invece nelle
parole del rabbino capo della città che ha invitato la sua Comunità a
lasciare il Paese (Giornale).
Italia, la minaccia sui social jihadisti. “Il prossimo obbiettivo è
l’Italia”, è il senso del messaggio rivelato dal sito statunitense
Site, specializzato in monitoraggio delle comunicazioni dei terroristi
islamici sul web. “Una minaccia che non suona nuova e che non sposta la
sostanza delle misure di controllo e prevenzione già varate dal
Viminale, ma che non viene sottovalutata”, sottolinea il Corriere.
L’Isis intanto ha rivendicato l’attacco in Russia dove un uomo armato
di coltello ha ferito sette persone mentre non ci sono rivendicazioni
per l’attentato a Turku in Finlandia: qui un uomo ha ucciso due persone
per la strada e ne ha ferite altre otto. “È la prima volta che il paese
scandinavo (di cinque milioni di abitanti di cui 70.000 musulmani)
diventa bersaglio di attacchi jihadisti, – scrive l’Osservatore Romano
– ma oggi si ricorda che in giugno i servizi di sicurezza avevano
avvertito di una possibile minaccia terroristica”.
Operazione libanese contro l’Isis. Ieri, racconta Alberto Negri sul
Sole 24 Ore, “Beirut ha lanciato contro l’enclave dello Stato islamico
sul confine con la Siria una vasta offensiva presso la città di Ras
Baalbek. Si tratta dell’ultimo tratto di frontiera ancora in mano ai
militanti. Che sono obiettivo anche di un’operazione congiunta di
Damasco ed Hezbollah”. Proprio Hezbollah, movimento terroristico
supportato dall’Iran, sta rafforzando molto la sua posizione e per
questo Israele teme un possibile nuovo conflitto a nord.
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pagine ebraiche - nel nome di bartali
Il Giro d’Italia a Gerusalemme,
l’annuncio ufficiale a settembre
Progetti
editoriali, ricostruzioni giornalistiche, nuove ricerche
storiografiche. La figura di Gino Bartali e il suo ruolo nel
salvataggio di ebrei sotto il nazifascismo conoscono una stagione di
rinnovata centralità. Una centralità che si accentuerà ulteriormente
nelle prossime settimane, quando diventerà ufficiale (l’annuncio
dovrebbe arrivare il 18 settembre) un progetto molto atteso e di cui vi
avevamo già svelato alcune anticipazioni.
A meno di clamorosi imprevisti infatti il prossimo Giro d’Italia
prenderà il via da Gerusalemme e da lì toccherà diverse mete, per tre
tappe complessive.
Centralità assoluta per Ginettaccio, che dovrebbe essere ricordato
dalla carovana in rosa con almeno un passaggio allo Yad Vashem, il
Memoriale della Shoah di Gerusalemme la cui commissione, al termine di
un lungo lavoro di approfondimento, l’ha inserito nel 2013 nell’elenco
dei Giusti tra le Nazioni basandosi tra gli altri sulla testimonianza
inedita dell’ebreo fiumano Giorgio Goldenberg, che dopo aver raccontato
la sua incredibile storia di salvezza a Pagine Ebraiche (dicembre
2010), in poche ore ripresa da tutta la stampa italiana e da molta
internazionale, si è recato di persona allo Yad Vashem con una
deposizione scritta a beneficio della commissione stessa.
Sempre più spesso i grandi giri ciclistici, in testa Tour de France e
Giro d’Italia, prevedono l’apertura in un paese estero. Gerusalemme è
stata proposta anche con l’auspicio inoltre di dar vita a una vera e
propria “corsa per la pace”.
Le recenti tensioni che hanno coinvolto la capitale dello Stato ebraico
hanno fatto slittare un annuncio che sarebbe già dovuto arrivare nel
corso del Tour de France, durante uno dei due giorni di riposo
previsti. Ma ormai ci dovremmo essere.
Significativi gli investimenti sul ciclismo realizzati in questi anni.
Già nell’ottobre 2013, su iniziativa del Giro d’Italia, fu infatti
organizzata a Gerusalemme una Gran Fondo con starter d’eccezione Andrea
Bartali. Il figlio del grande Gino, recentemente scomparso al pari di
Goldenberg, fu coinvolto per legare in modo ideale Sport e Memoria. Due
assi che sono al centro anche di questo nuovo progetto.
Il ciclismo cresce intanto nella considerazione degli israeliani.
Merito anche di una squadra professionistica, la Israel Cycling
Academy, che oltre a partecipare ad alcuni giri minori si è imposta
all’attenzione dell’opinione pubblica per varie ragioni.Tra queste, un
rapporto fortissimo con la vicenda di Bartali campione di umanità.
Iniziativa frutto del giovane team manager, Ran Margaliot, che in corsa
è stato allievo del grande Alberto Contador e che ha portato i suoi
ragazzi ad affrontare i luoghi di Gino in bicicletta, nel 2016 e nella
scorsa primavera.
Un progetto che è nato ed è stato sviluppato insieme alla redazione di Pagine Ebraiche.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked Leggi
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sorgente di vita
In Galilea, il villaggio high tech Si
apre con un servizio realizzato a Yokneam, villaggio tecnologico in
Galilea, nel nord di Israele, la puntata di Sorgente di Vita in onda
stasera 20 agosto. Guidati da Astorre Modena, manager dell’incubatore
tecnologico TerraLab, modello israeliano nel mondo delle start up.
Talento, idee, investimenti statali per sviluppare ricerche su energie
rinnovabili, acqua, ambiente, ma anche software e app, dispositivi
medici e robot: dalla realtà aumentata di un visore per le operazioni
alla spina dorsale alle invenzioni per migliorare la vita quotidiana.
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Di gesso e di sale |
Mentre
c’è chi abbatte vite umane, investendole intenzionalmente con un
veicolo a motore, ci sono quanti pensano che il passato possa essere
ricostruito a propria immagine e somiglianza (quale immagine e a
somiglianza di chi e cosa?) buttando giù i monumenti e le costruzioni
del passato. La polemica ha il sapore di stantio, sia nella forma che
nei contenuti. Ed è probabile che passata l’estate, stagione ritornata
tragica per il ripetersi di un terrorismo con il quale dovremo
convivere a lungo, si sgonfi da sé. Rimane il fatto che la furia
iconoclasta – questa volta nel senso letterale del termine, trattandosi
di una distruzione di immagini e raffigurazioni simboliche alle quali è
conferito un qualche valore che trascende il passato – pervade
trasversalmente un nutrito gruppo di persone, anche da sponde
(politiche, culturali, ideologiche) opposte. Così quindi in Ucraina, da
dove viene annunciato che la rimozione delle statue di Lenin è in via
di ultimazione; negli Stati Uniti, attraversati da una polemica per
l’abbattimento dei monumenti che rimandano ai trascorsi confederati e
sudisti; più modestamente – è il caso di dirlo – in Italia, tra
affermazioni e contro-affermazioni rispetto al passato fascista, ai
suoi simboli e alla traccia architettonica (ma anche urbanistica, la
qual cosa è assai meno facilmente modificabile di quanto non lo sia nel
caso precedente) che il regime mussoliniano ha lasciato in eredità.
Qualche rimando al merito del problema, forse, necessiterebbe.
Claudio Vercelli
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