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5 Settembre 2017 - 14 Elul 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Jonathan Sacks,
rabbino
Amalek non muore. Ma neanche il popolo ebraico. Attaccato così tante volte nel corso dei secoli, è ancora qua. La prova della vittoria dell'amore di Dio contro l'odio.
 
Dario
Calimani,
Università di Venezia
All'attenzione della Giornata Europea della Cultura Ebraica c'è quest'anno la Diaspora. Come dire che il pensiero è rivolto senza troppi infingimenti alle migrazioni dei nostri giorni e ai problemi connessi. Problemi di identità e di adattamento per chi emigra, problemi di identità e di accettazione per chi, di fronte all'immigrato, si pone lui stesso problemi di identità e di disponibilità all'accoglienza e alla convivenza. Perché l'immigrazione porta con sé culture diverse, visioni esistenziali diverse, costumi relazionali diversi.
Non che gli stupri dei nostri giorni dipendano dalla cultura di provenienza degli stupratori. Forse essi dipendono fondamentalmente dalla loro personale propensione alla bestialità, e non dall'ambiente da cui provengono. Benché l'idea che si concepisce del ruolo della donna nella società ha sempre un'influenza sull'attitudine alla violenza e al sopruso, sull'idea di poter disporre di una donna a piacimento.
Ma esistono anche stupratori indigeni, cresciuti e nutriti dalla nostra stessa cultura, e tuttavia non meno animaleschi.
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Il Giro a Gerusalemme
Il Giro a Gerusalemme. Nel 2018, come anticipato da Pagine Ebraiche, il Giro d’Italia partirà da Gerusalemme. “Per Gino il Giusto” titola il Corriere Fiorentino, dorso toscano del Corriere della sera, che ha chiesto ad Adam Smulevich di raccontare qualcosa di questo progetto andato a segno, anche nel nome del grande ciclista fiorentino Gino Bartali. “Una sfida che nasce e si sviluppa attorno alla figura di Bartali, il ciclista eroe che Israele ha voluto tra i suoi Giusti per l’impegno di assistenza e per le numerose iniziative intraprese a favore degli ebrei perseguitati dal nazifascismo. Il testimonial d’eccezione – si legge nell’articolo – per un paese che ha imparato a conoscere questa disciplina, per lungo tempo assai poco considerata, proprio grazie alle imprese extra-agonistiche del campione di Ponte a Ema”.
Lo Yad Vashem, il Memoriale di Gerusalemme sul cui muro è impresso anche il nome di Gino, riconosciuto Giusto tra le nazioni nel settembre del 2013, sarà tra i luoghi toccati dalla corsa.
 
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  davar
la conferenza stampa al mibact
Dalla Sicilia al Meis di Ferrara,

la cultura ebraica è protagonista
La storia, i destini e le sfide future dell’ebraismo italiano protagonisti nelle scorse ore al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali in occasione della conferenza stampa di presentazione delle iniziative della Giornata Europea della Cultura Ebraica in programma domenica in tutta Italia e del lancio dei nuovi impegni del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah che sarà inaugurato a Ferrara il 13 dicembre.
“La presentazione della Giornata Europea della Cultura Ebraica è la perfetta occasione per presentare il museo” ha esordito il padrone di casa, il ministro Dario Franceschini. “È giusto e doveroso raccontare e conoscere questa storia lunga e straordinaria: la Giornata e il Meis sono l’occasione e il luogo perfetto, si intrecciano alla perfezione. In particolare, la mostra sui primi mille anni di storia ebraica, con la quale sarà inaugurato il Museo – ha poi detto – dà il senso di quanto la storia ebraica e italiana si siano incrociate a lungo nel tempo, nei momenti buoni e in periodi terribili”.
Diaspora, identità e dialogo: questo il filo conduttore della Giornata. Ottantuno le località che nel nostro paese partecipano a questa iniziativa, che oltre al patrocinio del Mibact gode del sostegno del Dipartimento per le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani ed è inoltre riconosciuta dal Consiglio d’Europa.
Ha osservato al riguardo la presidente UCEI Noemi Di Segni: “Apprestandoci a celebrare la diciottesima Giornata Europea della Cultura Ebraica, vogliamo raccontare la storia di una specifica Diaspora, quella ebraica, emblema di tutte le Diaspore, dell’essere erranti, della difficoltà del vivere lontani dal proprio Paese d’origine, ma anche della bellezza e delle opportunità dell’integrazione, in una società aperta e pluralista. Una sfida della nostra epoca, che è importantissimo affrontare con saggezza ed equilibrio”. Quindi, riferendosi alle iniziative in Sicilia, regione capofila di questa edizione, ha sottolineato come l’isola abbia “una storia ebraica di grande interesse, interrottasi per secoli, ma che oggi vede dei germogli di rinascita, che l’ebraismo italiano intende incoraggiare, per guardare al futuro con ottimismo e speranza.”
Tangibile al riguardo l’orgoglio del sindaco di Catania Enzo Bianco. “Mi fa particolarmente piacere che le iniziative più significative si svolgano nella mia terra, c’è un legame profondo tra ebraismo e Sicilia”. Prima dell’espulsione avvenuta sul finire del XV secolo, ha poi ricordato Bianco, c’era una grande coesione tra ebraismo e Sicilia. “Abbiamo voluto essere protagonisti assieme all’UCEI di questa rinascita. A Catania abbiamo organizzato tante iniziative, dalle proiezioni di film, ai concerti, alle mostre d’arte ai percorsi museali. Altre importanti iniziative sono in programma a Palermo, e poi a Siracusa, Agira e Ragusa-Camarina”.
È seguito l’intervento del presidente del Meis Dario Disegni, che ha annunciato l’apertura del percorso espositivo sui primi mille anni di storia ebraica in Italia (curatori Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla) e nell’occasione ha anche presentato il nuovo logo del museo. “Non poteva esserci migliore opportunità per annunciare la prossima apertura a Ferrara del Meis che l’odierna presentazione della Giornata, dedicata quest’anno al tema Diaspora. Identità e dialogo” ha affermato Disegni. “La Diaspora più antica del popolo ebraico è infatti proprio quella installatasi nel nostro Paese duemiladuecento anni orsono, la cui storia, la cui cultura, e la cui interazione, tra luci e ombre, con la storia e la cultura dell’Italia, con apporti di tradizioni e di saperi di grandissima originalità e importanza, il Meis intende appunto narrare.”
Grande la soddisfazione del ministro Franceschini. “Sono legato personalmente al percorso del Meis – le sue parole – perché ero all’inizio della mia esperienza parlamentare quando, nel 2003, riuscimmo a far approvare la legge istitutiva del museo. E fu un rarissimo caso di voto unanime. Poi dall’idea, dalla nascita della Fondazione, dalla ricerca dei finanziamenti siamo arrivati ad avere oggi il quadro completo dal punto di vista della governance ed è stato trovato un equilibrio positivo con le altre iniziative culturali che esistono da tempo o che sono in fase di costruzione”.i

l'intervento della presidente ucei
'Una Giornata per condividere'
Buongiorno e a tutti un caloroso benvenuto.
Anzitutto un ringraziamento alle Istituzioni che sostengono la Giornata Europea della Cultura Ebraica e in particolare il MIBACT, che patrocina l’iniziativa da molti anni, condividendo l’importanza di far conoscere il patrimonio culturale ebraico diffuso nella nostra penisola. Ventidue secoli di storia vissuta ed ininterrotta dall’epoca romana, con tracce monumentali, storiche, archeologiche, negli archivi, nella lingua, nella cucina, nelle tradizioni di moltissimi luoghi in Italia. Un apporto culturale importante, che noi ebrei italiani siamo felici di far conoscere e valorizzare con iniziative nazionali come la Giornata.
Tre gli aspetti che vorrei evidenziare:
– Perché cultura
– Perché Sicilia
– La condizione esistenziale – chi siamo nel luogo in cui viviamo?
Perché la Giornata? Perché la cultura? Citando una celebre battuta di Albert Einstein: “È più facile dividere un atomo, che spezzare un pregiudizio.” Proprio per questo nasce la Giornata Europea della Cultura Ebraica: per contrastare antisemitismo, razzismo, vecchi e nuovi stereotipi, con lo strumento più importante che abbiamo: la Cultura. Farci conoscere – condividere luoghi, musica, cucina. C’è una forte curiosità nella società per la cultura ebraica e lo dimostra il successo di iniziative come questa. Lo dimostra anche l’interesse e la grande aspettativa che c’è intorno alla nascita del Meis, che diverrà un importante punto di riferimento per chiunque si occupi di cultura ebraica in Italia.
La cultura, in tutte le sue espressioni, è ciò di cui il Paese necessità oggi, quale motore indispensabile per lo sviluppo e per un futuro di vero progresso. Non lo dico perché siano in questa sede in questa assise – ma ci credo profondamente – è la base essenziale per ogni forma di rapporto politico, economico sociale. Non è un settore di tanti è la trave che sorregge tutto.
Un po’ di dati.
Ci apprestiamo a celebrare – e festeggiare – la diciottesima edizione, che ha visto anno dopo anno crescere l’interesse del pubblico e la partecipazione di località.
Partecipano quest’anno oltre ottanta località, precisamente 83, Sono diffuse in quindici regioni, che vanno da nord a sud, alle isole. In grandi città e in piccoli centri. Piccoli e grandi eventi.
L’edizione italiana vanta un primato: è probabilmente l’edizione più riuscita d’Europa, per la quantità e qualità di iniziative, e per la grande affluenza di pubblico, decine di migliaia di persone ogni anno, con picchi, alcuni anni, di oltre cinquantamila visitatori. Questo perché crediamo fortemente in questa iniziativa, e diamo vita a un lavoro di squadra che dura diversi mesi, forte di una macchina organizzativa davvero ben rodata.
Ed è importante sottolineare come alla Giornata Europea della Cultura Ebraica, che l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane organizza e promuove, danno un fondamentale apporto, oltre che le ventuno comunità ebraiche italiane, decine di enti e associazioni locali, che propongono iniziative per valorizzare la storia ebraica del loro territorio. Cogliamo l’occasione per ringraziarli. Un grazie anche a tutti coloro che hanno collaborato per la riuscita di questa manifestazione. Ancora una volta. Ci siamo.
Quest’anno, al centro delle iniziative, la Sicilia. Con eventi in cinque località (Catania, Palermo, Agira, Camarina e Siracusa).
Perché la Sicilia? Perché ha una storia ebraica di grande interesse, interrottasi per secoli, ma che oggi vede dei germogli di rinascita, che l’ebraismo italiano intende incoraggiare, per guardare al futuro con ottimismo e speranza.
Per secoli, sin da tempi molto antichi, sono esistiti una gran quantità di importanti centri di vita ebraica e di studio, in tutto il Meridione e in Sicilia, con decine di comunità ebraiche piccole e grandi. L’ebraismo è un pezzo importante della storia del Meridione. In pochi mesi questa lunga storia di “coesistenza nella diversità” finì, con l’espulsione di tutti gli ebrei nel xv secolo, assieme alla cacciata dalla spagna.
Al centro dell’attenzione, in particolare, saranno Catania e Palermo, due grandi città, dove sono state predisposte molte e interessanti iniziative. Grazie alla fondamentale collaborazione con Enti e Associazioni locali, e a Catania direttamente con gli uffici del Comune e con il supporto diretto del sindaco Enzo Bianco, che desidero ringraziare sinceramente per l’impegno profuso e per la sua disponibilità a essere anche oggi qui con noi.
Una occasione per l’ebraismo italiano, e per i cittadini siciliani, di tornare a incontrarsi, intrecciando di nuovo un dialogo che, pur rinnovatosi da diversi anni, ci auguriamo possa in questa occasione acquisire ulteriore vitalità e slancio.
Anche a Palermo, si terrà un fitto programma di iniziative, per la cui organizzazione desidero ringraziare gli ebrei palermitani e il Comune di Palermo, il cui sindaco Leoluca Orlando, che purtroppo non è potuto essere con noi oggi, ma che sarà presente all’inaugurazione, ha convintamente sostenuto.
La Sicilia è un contesto strategico per l’Italia intera – crocevia di importanti scelte importanti di medio lungo termine.
Il terzo aspetto, le radici: il tema di quest’anno. “Diaspora. Identità e Dialogo”. Tema esistenziale. Ci porterà e riflettere su un fenomeno che ha caratterizzato la storia del popolo ebraico, la vita in esilio, lontana da Gerusalemme e dalle Terra d’Israele, in cui è stato costretto per molti secoli. Una condizione che ha reso necessario agli ebrei, sparsi nel mondo, di imparare a vivere insieme agli altri, in epoche e tra popoli che hanno permesso una degna integrazione e una notevole fioritura, ma anche tra non pochi momenti di difficoltà, quando non drammatici, o tristemente tragici.
La vita ebraica nella diaspora, nei suoi momenti migliori come in quelli più difficili, è sempre stata e sempre sarà un riflesso e uno specchio dell’anima delle civiltà e Paesi nei quali hanno vissuto.
Sono contenta e fiera che questa importante storia sarà raccontata attraverso il percorso che si appresta ad inaugurare il Meis. Un luogo di cultura che narrerà la nostra storia in questa terra.
E come non pensare, visto l’argomento, ad uno dei fenomeni più drammatici che caratterizzano la nostra epoca, quello delle migrazioni? Come non andare, con il pensiero, alle centinaia di migliaia di persone che tentano ogni anno di raggiungere le nostre coste, sfidando la sorte, per sfuggire a fame e guerra, tra violenze e soprusi? A tutti loro, va il nostro pensiero, convinti assieme all’Italia che questo fenomeno va gestito; gestito con l’Europa tutta.
Quindi: cultura – fenomeni di distacco violento – sfide di accoglienza – la Sicilia come fulcro ed emblema di questa condizione esistenziale.

Noemi Di Segni, Presidente UCEI

l'intervento del presidente del meis
'Un museo per scrivere il futuro'
Signor ministro, signore e signori,
non poteva darsi migliore opportunità per annunciare la prossima apertura a Ferrara del Meis il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, che l’odierna presentazione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, dedicata quest’anno al tema: “Diaspora – Identità e dialogo”.
La Diaspora più antica del popolo ebraico è infatti proprio quella installatasi nel nostro Paese duemiladuecento anni orsono, la cui storia, la cui cultura, e la cui interazione, tra luci e ombre, con la storia e la cultura dell’Italia, con apporti di tradizioni e di saperi di grandissima originalità e importanza, il Meis intende appunto narrare.
Dopo una prima fase essenzialmente di elaborazione culturale e programmatica negli anni successivi all’istituzione da parte del Parlamento della Repubblica della Fondazione Meis, a partire dallo scorso anno, con l’insediamento del nuovo Consiglio di Amministrazione e la nomina del nuovo Direttore, siamo entrati in una fase decisamente realizzativa, con un rapido avanzamento del cantiere, consentito dal generoso completamento della copertura economica da parte del Mibact, grazie al forte e convinto sostegno del ministro Franceschini, che ancora una volta desidero ringraziare di cuore.
Ho così il piacere di annunciare che tra pochi giorni verrà consegnato al Meis, al termine del primo lotto dei lavori, l’edificio completamente ristrutturato dell’ex-carcere di Ferrara, che si appresta a ospitare la mostra inaugurale, assumendo in tal modo, da luogo di segregazione e di esclusione, il suo nuovo ruolo di centro vivo di cultura, di dialogo e di inclusione.
Mi sia consentito, a questo proposito, rivolgere il più sentito ringraziamento a chi è stato l’artefice principale di questo complesso cantiere di lavoro, che proseguirà, a partire dai primi mesi del 2018 e fino a tutto il 2020, con la costruzione dei cinque nuovi edifici previsti dal progetto vincitore del concorso internazionale di architettura bandito negli scorsi anni: il RUP arch. Carla Di Francesco, che è anche autorevole membro del CdA del Meis e alla quale desidero formulare le più vive congratulazioni e i più affettuosi auguri per il prestigioso incarico al quale è stata chiamata pochi giorni fa dal Consiglio dei Ministri.
La disponibilità del nuovo spazio, e dell’annesso padiglione temporaneo, permetterà così l’apertura del Museo, fissata per il 13 dicembre con una importante mostra dal titolo “Ebrei, una storia italiana: i primi mille anni”.
Alla realizzazione di questa operazione stanno oggi lavorando, sulla base degli indirizzi approvati dal Consiglio di amministrazione e dal comitato scientifico, insigni curatori, studiosi dell’ebraismo italiani e stranieri, progettisti, esperti di comunicazione museale, consulenti, in stretto coordinamento con il direttore del museo Simonetta Della Seta e tutto il suo esiguo, ma efficiente e appassionato, staff. Preziosa poi la collaborazione offerta con grande dedizione e coinvolgimento dalla Città di Ferrara e dalla Regione Emilia-Romagna.
Va sottolineato che, nel nostro caso, non si tratterà, come in genere accade, di una semplice esposizione temporanea su di un determinato tema, bensì di una vera e propria mostra di prefigurazione del museo, di cui rappresenterà sostanzialmente, dal punto di vista scientifico ed espositivo, la prima grande sezione.
Una mostra che i curatori Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla hanno inteso realizzare, con la collaborazione per l’allestimento dello Studio Tortelli e Frassoni di Brescia, vincitore della gara, come una rappresentazione di contesti temporali, spaziali, sociali, culturali, attraverso oggetti autentici o riproduzioni, testi scritti, immagini fisse o in movimento, capaci di comunicare ai visitatori l’interpretazione dei primi mille anni della storia degli ebrei in Italia.
L’obiettivo strategico che, a partire dalla mostra inaugurale, ci siamo posti è quello di dare vita a un centro di cultura, di dibattito e di confronto, un laboratorio di idee e riflessioni sull’ebraismo, dal suo lontano passato al suo futuro in Italia, ma anche, più in generale, sul ruolo delle diverse minoranze e sulla convivenza e il dialogo tra le molteplici componenti del mosaico rappresentato dalla nostra società.
Per comunicare adeguatamente tali obiettivi, occorreva anche, a nostro parere, disporre di un’identità visiva e di un’immagine del Meis completamente rinnovate. Per questo negli scorsi mesi è stata bandita una gara tra creativi per il nuovo brand del Museo.
Siamo quindi lieti di presentare oggi in anteprima il nuovo logo del Meis, realizzato dall’agenzia vincitrice della gara, la Teikna Design di Claudia Neri di Milano.
Si tratta di un’immagine aperta, in cui le lettere dell’acronimo del nome del museo sono rappresentate da rettangoli dal contenuto variabile, pensati per raccogliere e trasmettere messaggi ogni volta differenti.
Una metafora, in un certo senso, dell’ebraismo come sistema culturale ed esistenziale, in continuo divenire, che incessantemente si interroga e guarda avanti, proprio come suggerisce l’ultima lettera del logo: mentre i caratteri che la precedono rimandano a un’idea di saldo ancoraggio alle radici ultra millenarie, la “S” finale sembra volersi disallineare dalla loro compatta geometria e andare oltre, in avanti.
Dunque, non un marchio ingessato in una forma immutabile, ma un logo dal design identitario e fusionale, capace di dare voce a un racconto di volta in volta diverso, a seconda del tema che il Meis vorrà promuovere, e soprattutto alle tante facce dell’ebraismo.
In conclusione: la vicenda storica di duemiladuecento anni di vita ebraica in Italia rappresenta un modello assolutamente originale di integrazione e, al tempo stesso, di mantenimento e sviluppo di una propria identità religiosa e culturale.
Farla conoscere e proporla all’attenzione e alla riflessione, nel momento in cui l’Italia e l’Europa sono chiamate ad affrontare le drammatiche sfide poste dagli epocali fenomeni migratori e dall’accoglienza, è quindi uno dei principali contributi che il nascente Museo intende offrire alla società del nostro Paese.

Dario Disegni, Presidente MEIS


israele - la nomina
Corte Suprema, Hayut presidente
Esther Hayut è la nuova presidente della Corte Suprema d’Israele. La nomina è stata approvata all’unanimità nelle scorse ore dalla Commissione guidata dal ministro della Giustizia Ayelet Shaked e, all’età di 64 anni, Hayut sarà la terza donna a guidare la Corte. Il suo incarico – di sei anni – inizierà ufficialmente il 26 ottobre quando prenderà il posto di Miriam Naor (a destra nella foto, assieme a Shaked, al centro, e Hayut, a sinistra) e sarà affiancata da Hanan Melcer, nominata vicepresidente. Nella Corte suprema israeliana vige il principio di anzianità per quanto riguarda la scelta della presidenza, per questo la nomina di Hayut non è una sorpresa: proprio per una questione di anzianità di carriera, la scelta infatti non poteva che cadere su di lei. Ma la nomina non è stata del tutto scontata, visti i tentativi del ministro Shaked di modificare l’applicazione del principio. Un tentativo che però ha trovato l’opposizione di alcuni membri della Commissione per la selezione dei giudici così come degli altri membri della Corte Suprema che si sono rifiutati di presentare la propria candidatura alla presidenza.


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sorgente di vita
Identità ebraica e Diaspora
Lunedì prossimo andrà in replica la puntata di Sorgente di vita di domenica 3 settembre che apre con una riflessione della storica Anna Foa sul tema “Diaspora: identità e dialogo”, scelto quest’anno come filo conduttore delle iniziative per la Giornata Europea della Cultura Ebraica il 10 settembre. La dispersione del popolo ebraico tra i popoli del mondo, la fine del legame con la terra d’Israele dopo la caduta di Gerusalemme nel primo secolo dell’era volgare, le fughe e gli esili; ma anche la continuità della vita ebraica nei quattro angoli della terra, la secolare osmosi con la realtà circostante, la creazione di un patrimonio di cultura e di identità dalle mille sfaccettature, l’anelito a Sion.
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pilpul
I repubblichini tra noi
Un manifesto della Repubblica di Salò, nell'Italia del 2017. I soldati alleati che diventano i migranti invasori. C'è da aver paura, se ne avessimo voglia.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas


L'origine delle specie
Sono proprio ebreo? È un quesito non solo scomodo (tutto è scomodo nella vita, perfino il sesso, e basta leggere il trattato di Vatsyayana per darmi ragione) ma anche arduo, perché l’alternativa, nel mio caso, non sarebbe quella di essere non ebreo, ma di origine ebraica.
L’eufemismo è una forma d’ipocrisia ma, a sua volta, l’ipocrisia è una forma di difesa. Se scrivessi “quella persona scioccherella che mette giudizio a tutti facendo loro la morale” è vero che avrei impiegato dodici parole anziché due, però il peso della probabile offesa si sarebbe parecchio alleggerito.
Se scrivessi “detesto gli stolti”, è probabile che taluno pensi che si tratta di un’autocritica oppure che talaltro avanzi delle ipotesi sui misteriosi destinatari, mentre è assai improbabile che qualcuno protesti sostenendo che ho offeso la sua categoria di naturale appartenenza, anche se ormai quasi tutti sono sindacalizzati.
Leggo su un quotidiano che Philip Roth sarebbe “d’origine ebraica” ma, sviluppando il ragionamento, visto che frequento le pandette, dovrei ammettere che anche i suoi genitori ed i suoi nonni e bisnonni lo fossero, fino a risalire ad Abramo.


Emanuele Calò
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