Jonathan Sacks,
rabbino
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Amalek
non muore. Ma neanche il popolo ebraico. Attaccato così tante volte nel
corso dei secoli, è ancora qua. La prova della vittoria dell'amore di
Dio contro l'odio.
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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All'attenzione
della Giornata Europea della Cultura Ebraica c'è quest'anno la
Diaspora. Come dire che il pensiero è rivolto senza troppi infingimenti
alle migrazioni dei nostri giorni e ai problemi connessi. Problemi di
identità e di adattamento per chi emigra, problemi di identità e di
accettazione per chi, di fronte all'immigrato, si pone lui stesso
problemi di identità e di disponibilità all'accoglienza e alla
convivenza. Perché l'immigrazione porta con sé culture diverse, visioni
esistenziali diverse, costumi relazionali diversi.
Non che gli stupri dei nostri giorni dipendano dalla cultura di
provenienza degli stupratori. Forse essi dipendono fondamentalmente
dalla loro personale propensione alla bestialità, e non dall'ambiente
da cui provengono. Benché l'idea che si concepisce del ruolo della
donna nella società ha sempre un'influenza sull'attitudine alla
violenza e al sopruso, sull'idea di poter disporre di una donna a
piacimento.
Ma esistono anche stupratori indigeni, cresciuti e nutriti dalla nostra stessa cultura, e tuttavia non meno animaleschi.
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Il Giro a Gerusalemme
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Il
Giro a Gerusalemme. Nel 2018, come anticipato da Pagine Ebraiche, il
Giro d’Italia partirà da Gerusalemme. “Per Gino il Giusto” titola il
Corriere Fiorentino, dorso toscano del Corriere della sera, che ha
chiesto ad Adam Smulevich di raccontare qualcosa di questo progetto
andato a segno, anche nel nome del grande ciclista fiorentino Gino
Bartali. “Una sfida che nasce e si sviluppa attorno alla figura di
Bartali, il ciclista eroe che Israele ha voluto tra i suoi Giusti per
l’impegno di assistenza e per le numerose iniziative intraprese a
favore degli ebrei perseguitati dal nazifascismo. Il testimonial
d’eccezione – si legge nell’articolo – per un paese che ha imparato a
conoscere questa disciplina, per lungo tempo assai poco considerata,
proprio grazie alle imprese extra-agonistiche del campione di Ponte a
Ema”.
Lo Yad Vashem, il Memoriale di Gerusalemme sul cui muro è impresso
anche il nome di Gino, riconosciuto Giusto tra le nazioni nel settembre
del 2013, sarà tra i luoghi toccati dalla corsa.
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la conferenza stampa al mibact Dalla Sicilia al Meis di Ferrara,
la cultura ebraica è protagonista La
storia, i destini e le sfide future dell’ebraismo italiano protagonisti
nelle scorse ore al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali in
occasione della conferenza stampa di presentazione delle iniziative
della Giornata Europea della Cultura Ebraica in programma domenica in
tutta Italia e del lancio dei nuovi impegni del Museo Nazionale
dell’Ebraismo Italiano e della Shoah che sarà inaugurato a Ferrara il
13 dicembre.
“La presentazione della Giornata Europea della Cultura Ebraica è la
perfetta occasione per presentare il museo” ha esordito il padrone di
casa, il ministro Dario Franceschini. “È giusto e doveroso raccontare e
conoscere questa storia lunga e straordinaria: la Giornata e il Meis
sono l’occasione e il luogo perfetto, si intrecciano alla perfezione.
In particolare, la mostra sui primi mille anni di storia ebraica, con
la quale sarà inaugurato il Museo – ha poi detto – dà il senso di
quanto la storia ebraica e italiana si siano incrociate a lungo nel
tempo, nei momenti buoni e in periodi terribili”.
Diaspora,
identità e dialogo: questo il filo conduttore della Giornata. Ottantuno
le località che nel nostro paese partecipano a questa iniziativa, che
oltre al patrocinio del Mibact gode del sostegno del Dipartimento per
le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri e
dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani ed è inoltre riconosciuta
dal Consiglio d’Europa.
Ha osservato al riguardo la presidente UCEI Noemi Di Segni:
“Apprestandoci a celebrare la diciottesima Giornata Europea della
Cultura Ebraica, vogliamo raccontare la storia di una specifica
Diaspora, quella ebraica, emblema di tutte le Diaspore, dell’essere
erranti, della difficoltà del vivere lontani dal proprio Paese
d’origine, ma anche della bellezza e delle opportunità
dell’integrazione, in una società aperta e pluralista. Una sfida della
nostra epoca, che è importantissimo affrontare con saggezza ed
equilibrio”. Quindi, riferendosi alle iniziative in Sicilia, regione
capofila di questa edizione, ha sottolineato come l’isola abbia “una
storia ebraica di grande interesse, interrottasi per secoli, ma che
oggi vede dei germogli di rinascita, che l’ebraismo italiano intende
incoraggiare, per guardare al futuro con ottimismo e speranza.”
Tangibile al riguardo l’orgoglio del sindaco di Catania Enzo Bianco.
“Mi fa particolarmente piacere che le iniziative più significative si
svolgano nella mia terra, c’è un legame profondo tra ebraismo e
Sicilia”. Prima dell’espulsione avvenuta sul finire del XV secolo, ha
poi ricordato Bianco, c’era una grande coesione tra ebraismo e Sicilia.
“Abbiamo voluto essere protagonisti assieme all’UCEI di questa
rinascita. A Catania abbiamo organizzato tante iniziative, dalle
proiezioni di film, ai concerti, alle mostre d’arte ai percorsi
museali. Altre importanti iniziative sono in programma a Palermo, e poi
a Siracusa, Agira e Ragusa-Camarina”.
È
seguito l’intervento del presidente del Meis Dario Disegni, che ha
annunciato l’apertura del percorso espositivo sui primi mille anni di
storia ebraica in Italia (curatori Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e
Daniele Jalla) e nell’occasione ha anche presentato il nuovo logo del
museo. “Non poteva esserci migliore opportunità per annunciare la
prossima apertura a Ferrara del Meis che l’odierna presentazione della
Giornata, dedicata quest’anno al tema Diaspora. Identità e dialogo” ha
affermato Disegni. “La Diaspora più antica del popolo ebraico è infatti
proprio quella installatasi nel nostro Paese duemiladuecento anni
orsono, la cui storia, la cui cultura, e la cui interazione, tra luci e
ombre, con la storia e la cultura dell’Italia, con apporti di
tradizioni e di saperi di grandissima originalità e importanza, il Meis
intende appunto narrare.”
Grande la soddisfazione del ministro Franceschini. “Sono legato
personalmente al percorso del Meis – le sue parole – perché ero
all’inizio della mia esperienza parlamentare quando, nel 2003,
riuscimmo a far approvare la legge istitutiva del museo. E fu un
rarissimo caso di voto unanime. Poi dall’idea, dalla nascita della
Fondazione, dalla ricerca dei finanziamenti siamo arrivati ad avere
oggi il quadro completo dal punto di vista della governance ed è stato
trovato un equilibrio positivo con le altre iniziative culturali che
esistono da tempo o che sono in fase di costruzione”.i
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l'intervento della presidente ucei 'Una Giornata per condividere' Buongiorno e a tutti un caloroso benvenuto.
Anzitutto un ringraziamento alle Istituzioni che sostengono la Giornata
Europea della Cultura Ebraica e in particolare il MIBACT, che patrocina
l’iniziativa da molti anni, condividendo l’importanza di far conoscere
il patrimonio culturale ebraico diffuso nella nostra penisola. Ventidue
secoli di storia vissuta ed ininterrotta dall’epoca romana, con tracce
monumentali, storiche, archeologiche, negli archivi, nella lingua,
nella cucina, nelle tradizioni di moltissimi luoghi in Italia. Un
apporto culturale importante, che noi ebrei italiani siamo felici di
far conoscere e valorizzare con iniziative nazionali come la Giornata.
Tre gli aspetti che vorrei evidenziare:
– Perché cultura
– Perché Sicilia
– La condizione esistenziale – chi siamo nel luogo in cui viviamo?
Perché la Giornata? Perché la cultura? Citando una celebre battuta di
Albert Einstein: “È più facile dividere un atomo, che spezzare un
pregiudizio.” Proprio per questo nasce la Giornata Europea della
Cultura Ebraica: per contrastare antisemitismo, razzismo, vecchi e
nuovi stereotipi, con lo strumento più importante che abbiamo: la
Cultura. Farci conoscere – condividere luoghi, musica, cucina. C’è una
forte curiosità nella società per la cultura ebraica e lo dimostra il
successo di iniziative come questa. Lo dimostra anche l’interesse e la
grande aspettativa che c’è intorno alla nascita del Meis, che diverrà
un importante punto di riferimento per chiunque si occupi di cultura
ebraica in Italia.
La cultura, in tutte le sue espressioni, è ciò di cui il Paese
necessità oggi, quale motore indispensabile per lo sviluppo e per un
futuro di vero progresso. Non lo dico perché siano in questa sede in
questa assise – ma ci credo profondamente – è la base essenziale per
ogni forma di rapporto politico, economico sociale. Non è un settore di
tanti è la trave che sorregge tutto.
Un po’ di dati.
Ci apprestiamo a celebrare – e festeggiare – la diciottesima edizione,
che ha visto anno dopo anno crescere l’interesse del pubblico e la
partecipazione di località.
Partecipano quest’anno oltre ottanta località, precisamente 83, Sono
diffuse in quindici regioni, che vanno da nord a sud, alle isole. In
grandi città e in piccoli centri. Piccoli e grandi eventi.
L’edizione italiana vanta un primato: è probabilmente l’edizione più
riuscita d’Europa, per la quantità e qualità di iniziative, e per la
grande affluenza di pubblico, decine di migliaia di persone ogni anno,
con picchi, alcuni anni, di oltre cinquantamila visitatori. Questo
perché crediamo fortemente in questa iniziativa, e diamo vita a un
lavoro di squadra che dura diversi mesi, forte di una macchina
organizzativa davvero ben rodata.
Ed è importante sottolineare come alla Giornata Europea della Cultura
Ebraica, che l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane organizza e
promuove, danno un fondamentale apporto, oltre che le ventuno comunità
ebraiche italiane, decine di enti e associazioni locali, che propongono
iniziative per valorizzare la storia ebraica del loro territorio.
Cogliamo l’occasione per ringraziarli. Un grazie anche a tutti coloro
che hanno collaborato per la riuscita di questa manifestazione. Ancora
una volta. Ci siamo.
Quest’anno, al centro delle iniziative, la Sicilia. Con eventi in
cinque località (Catania, Palermo, Agira, Camarina e Siracusa).
Perché la Sicilia? Perché ha una storia ebraica di grande interesse,
interrottasi per secoli, ma che oggi vede dei germogli di rinascita,
che l’ebraismo italiano intende incoraggiare, per guardare al futuro
con ottimismo e speranza.
Per secoli, sin da tempi molto antichi, sono esistiti una gran quantità
di importanti centri di vita ebraica e di studio, in tutto il Meridione
e in Sicilia, con decine di comunità ebraiche piccole e grandi.
L’ebraismo è un pezzo importante della storia del Meridione. In pochi
mesi questa lunga storia di “coesistenza nella diversità” finì, con
l’espulsione di tutti gli ebrei nel xv secolo, assieme alla cacciata
dalla spagna.
Al centro dell’attenzione, in particolare, saranno Catania e Palermo,
due grandi città, dove sono state predisposte molte e interessanti
iniziative. Grazie alla fondamentale collaborazione con Enti e
Associazioni locali, e a Catania direttamente con gli uffici del Comune
e con il supporto diretto del sindaco Enzo Bianco, che desidero
ringraziare sinceramente per l’impegno profuso e per la sua
disponibilità a essere anche oggi qui con noi.
Una occasione per l’ebraismo italiano, e per i cittadini siciliani, di
tornare a incontrarsi, intrecciando di nuovo un dialogo che, pur
rinnovatosi da diversi anni, ci auguriamo possa in questa occasione
acquisire ulteriore vitalità e slancio.
Anche a Palermo, si terrà un fitto programma di iniziative, per la cui
organizzazione desidero ringraziare gli ebrei palermitani e il Comune
di Palermo, il cui sindaco Leoluca Orlando, che purtroppo non è potuto
essere con noi oggi, ma che sarà presente all’inaugurazione, ha
convintamente sostenuto.
La Sicilia è un contesto strategico per l’Italia intera – crocevia di importanti scelte importanti di medio lungo termine.
Il terzo aspetto, le radici: il tema di quest’anno. “Diaspora. Identità
e Dialogo”. Tema esistenziale. Ci porterà e riflettere su un fenomeno
che ha caratterizzato la storia del popolo ebraico, la vita in esilio,
lontana da Gerusalemme e dalle Terra d’Israele, in cui è stato
costretto per molti secoli. Una condizione che ha reso necessario agli
ebrei, sparsi nel mondo, di imparare a vivere insieme agli altri, in
epoche e tra popoli che hanno permesso una degna integrazione e una
notevole fioritura, ma anche tra non pochi momenti di difficoltà,
quando non drammatici, o tristemente tragici.
La vita ebraica nella diaspora, nei suoi momenti migliori come in
quelli più difficili, è sempre stata e sempre sarà un riflesso e uno
specchio dell’anima delle civiltà e Paesi nei quali hanno vissuto.
Sono contenta e fiera che questa importante storia sarà raccontata
attraverso il percorso che si appresta ad inaugurare il Meis. Un luogo
di cultura che narrerà la nostra storia in questa terra.
E come non pensare, visto l’argomento, ad uno dei fenomeni più
drammatici che caratterizzano la nostra epoca, quello delle migrazioni?
Come non andare, con il pensiero, alle centinaia di migliaia di persone
che tentano ogni anno di raggiungere le nostre coste, sfidando la
sorte, per sfuggire a fame e guerra, tra violenze e soprusi? A tutti
loro, va il nostro pensiero, convinti assieme all’Italia che questo
fenomeno va gestito; gestito con l’Europa tutta.
Quindi: cultura – fenomeni di distacco violento – sfide di accoglienza
– la Sicilia come fulcro ed emblema di questa condizione esistenziale.
Noemi Di Segni, Presidente UCEI
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l'intervento del presidente del meis 'Un museo per scrivere il futuro'
Signor ministro, signore e signori,
non poteva darsi migliore opportunità per annunciare la prossima
apertura a Ferrara del Meis il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e
della Shoah, che l’odierna presentazione della Giornata Europea della
Cultura Ebraica, dedicata quest’anno al tema: “Diaspora – Identità e
dialogo”.
La Diaspora più antica del popolo ebraico è infatti proprio quella
installatasi nel nostro Paese duemiladuecento anni orsono, la cui
storia, la cui cultura, e la cui interazione, tra luci e ombre, con la
storia e la cultura dell’Italia, con apporti di tradizioni e di saperi
di grandissima originalità e importanza, il Meis intende appunto
narrare.
Dopo una prima fase essenzialmente di elaborazione culturale e
programmatica negli anni successivi all’istituzione da parte del
Parlamento della Repubblica della Fondazione Meis, a partire dallo
scorso anno, con l’insediamento del nuovo Consiglio di Amministrazione
e la nomina del nuovo Direttore, siamo entrati in una fase decisamente
realizzativa, con un rapido avanzamento del cantiere, consentito dal
generoso completamento della copertura economica da parte del Mibact,
grazie al forte e convinto sostegno del ministro Franceschini, che
ancora una volta desidero ringraziare di cuore.
Ho così il piacere di annunciare che tra pochi giorni verrà consegnato
al Meis, al termine del primo lotto dei lavori, l’edificio
completamente ristrutturato dell’ex-carcere di Ferrara, che si appresta
a ospitare la mostra inaugurale, assumendo in tal modo, da luogo di
segregazione e di esclusione, il suo nuovo ruolo di centro vivo di
cultura, di dialogo e di inclusione.
Mi sia consentito, a questo proposito, rivolgere il più sentito
ringraziamento a chi è stato l’artefice principale di questo complesso
cantiere di lavoro, che proseguirà, a partire dai primi mesi del 2018 e
fino a tutto il 2020, con la costruzione dei cinque nuovi edifici
previsti dal progetto vincitore del concorso internazionale di
architettura bandito negli scorsi anni: il RUP arch. Carla Di
Francesco, che è anche autorevole membro del CdA del Meis e alla quale
desidero formulare le più vive congratulazioni e i più affettuosi
auguri per il prestigioso incarico al quale è stata chiamata pochi
giorni fa dal Consiglio dei Ministri.
La disponibilità del nuovo spazio, e dell’annesso padiglione
temporaneo, permetterà così l’apertura del Museo, fissata per il 13
dicembre con una importante mostra dal titolo “Ebrei, una storia
italiana: i primi mille anni”.
Alla realizzazione di questa operazione stanno oggi lavorando, sulla
base degli indirizzi approvati dal Consiglio di amministrazione e dal
comitato scientifico, insigni curatori, studiosi dell’ebraismo italiani
e stranieri, progettisti, esperti di comunicazione museale, consulenti,
in stretto coordinamento con il direttore del museo Simonetta Della
Seta e tutto il suo esiguo, ma efficiente e appassionato, staff.
Preziosa poi la collaborazione offerta con grande dedizione e
coinvolgimento dalla Città di Ferrara e dalla Regione Emilia-Romagna.
Va sottolineato che, nel nostro caso, non si tratterà, come in genere
accade, di una semplice esposizione temporanea su di un determinato
tema, bensì di una vera e propria mostra di prefigurazione del museo,
di cui rappresenterà sostanzialmente, dal punto di vista scientifico ed
espositivo, la prima grande sezione.
Una mostra che i curatori Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla
hanno inteso realizzare, con la collaborazione per l’allestimento dello
Studio Tortelli e Frassoni di Brescia, vincitore della gara, come una
rappresentazione di contesti temporali, spaziali, sociali, culturali,
attraverso oggetti autentici o riproduzioni, testi scritti, immagini
fisse o in movimento, capaci di comunicare ai visitatori
l’interpretazione dei primi mille anni della storia degli ebrei in
Italia.
L’obiettivo strategico che, a partire dalla mostra inaugurale, ci siamo
posti è quello di dare vita a un centro di cultura, di dibattito e di
confronto, un laboratorio di idee e riflessioni sull’ebraismo, dal suo
lontano passato al suo futuro in Italia, ma anche, più in generale, sul
ruolo delle diverse minoranze e sulla convivenza e il dialogo tra le
molteplici componenti del mosaico rappresentato dalla nostra società.
Per comunicare adeguatamente tali obiettivi, occorreva anche, a nostro
parere, disporre di un’identità visiva e di un’immagine del Meis
completamente rinnovate. Per questo negli scorsi mesi è stata bandita
una gara tra creativi per il nuovo brand del Museo.
Siamo quindi lieti di presentare oggi in anteprima il nuovo logo del
Meis, realizzato dall’agenzia vincitrice della gara, la Teikna Design
di Claudia Neri di Milano.
Si tratta di un’immagine aperta, in cui le lettere dell’acronimo del
nome del museo sono rappresentate da rettangoli dal contenuto
variabile, pensati per raccogliere e trasmettere messaggi ogni volta
differenti.
Una metafora, in un certo senso, dell’ebraismo come sistema culturale
ed esistenziale, in continuo divenire, che incessantemente si interroga
e guarda avanti, proprio come suggerisce l’ultima lettera del logo:
mentre i caratteri che la precedono rimandano a un’idea di saldo
ancoraggio alle radici ultra millenarie, la “S” finale sembra volersi
disallineare dalla loro compatta geometria e andare oltre, in avanti.
Dunque, non un marchio ingessato in una forma immutabile, ma un logo
dal design identitario e fusionale, capace di dare voce a un racconto
di volta in volta diverso, a seconda del tema che il Meis vorrà
promuovere, e soprattutto alle tante facce dell’ebraismo.
In conclusione: la vicenda storica di duemiladuecento anni di vita
ebraica in Italia rappresenta un modello assolutamente originale di
integrazione e, al tempo stesso, di mantenimento e sviluppo di una
propria identità religiosa e culturale.
Farla conoscere e proporla all’attenzione e alla riflessione, nel
momento in cui l’Italia e l’Europa sono chiamate ad affrontare le
drammatiche sfide poste dagli epocali fenomeni migratori e
dall’accoglienza, è quindi uno dei principali contributi che il
nascente Museo intende offrire alla società del nostro Paese.
Dario Disegni, Presidente MEIS
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israele - la nomina Corte Suprema, Hayut presidente Esther
Hayut è la nuova presidente della Corte Suprema d’Israele. La nomina è
stata approvata all’unanimità nelle scorse ore dalla Commissione
guidata dal ministro della Giustizia Ayelet Shaked e, all’età di 64
anni, Hayut sarà la terza donna a guidare la Corte. Il suo incarico –
di sei anni – inizierà ufficialmente il 26 ottobre quando prenderà il
posto di Miriam Naor (a destra nella foto, assieme a Shaked, al centro,
e Hayut, a sinistra) e sarà affiancata da Hanan Melcer, nominata
vicepresidente. Nella Corte suprema israeliana vige il principio di
anzianità per quanto riguarda la scelta della presidenza, per questo la
nomina di Hayut non è una sorpresa: proprio per una questione di
anzianità di carriera, la scelta infatti non poteva che cadere su di
lei. Ma la nomina non è stata del tutto scontata, visti i tentativi del
ministro Shaked di modificare l’applicazione del principio. Un
tentativo che però ha trovato l’opposizione di alcuni membri della
Commissione per la selezione dei giudici così come degli altri membri
della Corte Suprema che si sono rifiutati di presentare la propria
candidatura alla presidenza.
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I repubblichini tra noi
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Un
manifesto della Repubblica di Salò, nell'Italia del 2017. I soldati
alleati che diventano i migranti invasori. C'è da aver paura, se ne
avessimo voglia.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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L'origine delle specie
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Sono
proprio ebreo? È un quesito non solo scomodo (tutto è scomodo nella
vita, perfino il sesso, e basta leggere il trattato di Vatsyayana per
darmi ragione) ma anche arduo, perché l’alternativa, nel mio caso, non
sarebbe quella di essere non ebreo, ma di origine ebraica.
L’eufemismo è una forma d’ipocrisia ma, a sua volta, l’ipocrisia è una
forma di difesa. Se scrivessi “quella persona scioccherella che mette
giudizio a tutti facendo loro la morale” è vero che avrei impiegato
dodici parole anziché due, però il peso della probabile offesa si
sarebbe parecchio alleggerito.
Se scrivessi “detesto gli stolti”, è probabile che taluno pensi che si
tratta di un’autocritica oppure che talaltro avanzi delle ipotesi sui
misteriosi destinatari, mentre è assai improbabile che qualcuno
protesti sostenendo che ho offeso la sua categoria di naturale
appartenenza, anche se ormai quasi tutti sono sindacalizzati.
Leggo su un quotidiano che Philip Roth sarebbe “d’origine ebraica” ma,
sviluppando il ragionamento, visto che frequento le pandette, dovrei
ammettere che anche i suoi genitori ed i suoi nonni e bisnonni lo
fossero, fino a risalire ad Abramo.
Emanuele Calò
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