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 14 Settembre 2017 - 23 Elul 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
“Anche se fosse il tuo esilio all’estremità del cielo, da lì ti raccoglierà il Signore tuo D. e da lì ti prenderà”.
Questo è uno dei versetti più noti che parlano degli effetti della Teshuvà, del pentimento. Però questo versetto ci pone un quesito. Com’è possibile essere esiliati “all’estremità del cielo”? Sarebbe stato più logico che la Torà dicesse “all’estremità della Terra”.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
Il convegno internazionale su Antisemitismo e diritti delle minoranze in Medio Oriente organizzato in qesti giorni dall'Institute for the Study of Global Antsemitism and Policy (ISGAP) all'Augustinianum in Vaticano, all'Università di Roma La Sapienza, e alla Camera dei Deputati offre un'occasione per ricapitolare cose ben note ma non per questo meno vere. La capillarità dell'antisemitismo si articola su tre fronti principali: il presunto eccessivo potere degli ebrei, la negazione della Shoah, e la demonizzazione di Israele. Un quarto profilo storicamente popolare – l'ebreo come degenerato fisico e morale – occupa oggi solo un ruolo complementare ai primi tre che a loro volta si compenetrano in complesse configurazioni.
 
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La leva per i haredim
L’Alta Corte di giustizia israeliana ha bocciato un emendamento del 2015 che esentava gli studenti delle yeshivot dal servizio militare. L’emendamento del 2015 modificava una legge del 2014, promossa dal partito politico centrista e laico Yesh Atid, che imponeva il servizio militare ai giovani haredim (ultraortodossi) israeliani. “Per la precisione, – spiega Avvenire – l’attuale legislazione concede loro di rinviare il servizio militare: numeri alla mano, la Corte ha verificato che solo poche migliaia di studenti haredi hanno scelto di arruolarsi, mentre altri 12mila no”. La bocciatura dell’Alta Corte nasce, spiegano i giudici, dalla violazione del principio di uguaglianza tra tutti i cittadini. Ora la maggioranza guidata da Netanyahu, che si fonda sul sostegno di due partiti religiosi contrati alla leva obbligatoria per gli studenti di yeshivot, avrà un anno di tempo per produrre una nuova legge che regoli la questione. Avvenire ricorda anche un altra decisione dell’Alta Corte, che concerne invece il cibo kasher (rispettoso della religione ebraica) e le certificazioni concesse, fino ad oggi, ai ristoranti del Paese dal rabbinato di Stato: “D’ora in poi, i ristoratori potranno fare a meno del placet delle autorità centrali – di fatto scavalcate- fornendo informazioni dettagliate sulla preparazione delle pietanze”.
 
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  davar
le storie di jaffe, ascarelli e sacerdoti
I presidenti del grande calcio
Tre protagonisti ritrovati

Raffaele Jaffe, l’uomo che regalò a Casale un incredibile scudetto alla vigilia della Grande Guerra. Giorgio Ascarelli, il fondatore del Napoli in una stagione segnata da tante felici intuizioni. Renato Sacerdoti, il presidente che per primo fece assaporare ai tifosi della Roma il sogno tricolore. Tre straordinari innovatori del nostro calcio, oggi quasi del tutto dimenticati. Sono loro i protagonisti di Presidenti, di Adam Smulevich, da oggi in libreria con la casa editrice Giuntina.
Fu il fascismo, e più precisamente furono le Leggi Razziali, a renderli degli indesiderati. Ascarelli era già morto da tempo quando le Leggi entrarono in vigore. Ma ciò non gli evitò una feroce ritorsione postuma. Jaffe e Sacerdoti, pur convertiti al cristianesimo da tempo, furono messi ai margini della società. Il preludio a quello che sarebbe successo di lì a poco. Sacerdoti, in clandestinità, riuscì a scamparla. Jaffe invece, arrestato da militi in camicia nera, terminò la sua vita ad Auschwitz.
Il libro vuole ricostruire le loro storie, non accontentandosi di ripercorrere cronologicamente fatti e situazioni. È uno sguardo d’insieme a una stagione di scelte e responsabilità, in ogni senso. Perché l’orrenda pagina del pregiudizio e della violenza fascista, spiega l’autore, riguarda un po’ tutti.
E rileggerla attraverso lo sport, linguaggio universale per eccellenza, può forse aiutare a fare chiarezza. E al tempo stesso contribuire ad aprire nuove strade, a rafforzare la sfida di una Memoria realmente consapevole.


una piccola ma vivace presenza
L'invito degli ebrei di Cuneo:

"A Kippur a 'Scola' da noi"
Una presenza gentile e tenace, un compito portato avanti senza grandi proclami, con la pazienza, la determinazione e la costanza di chi crede davvero in qualcosa. È così che Mirella Foà Cavaglion, responsabile della minuscola ma molto attiva vita ebraica di Cuneo, sezione di Torino, ha lanciato con molta semplicità il suo appello: “Apriremo anche quest’anno a Kippur la Scola, ossia il nostro piccolo Tempio e abbiamo bisogno di ospiti che arrivando da fuori ci aiutino a raggiungere il minian”. Lo dice con un po’ di pudore ma anche con un evidente orgoglio per l’appartenenza a un nucleo ebraico che si è installato a partire dal 1406, quando il comune concesse ad alcuni ebrei provenienti dalla Provenza di risiedere in città. Le testimonianze certe di una presenza ebraica stabile risalgono al 1436, quando il Consiglio generale della città approvò la reclusione degli ebrei in un “angulo” (ossia in un ghetto chiamato semplicemente “angolo”), mentre alla fine del Cinquecento arrivarono in città i “Juifs du Pape”, discendenti dei banchieri ebrei che il papa aveva portato con sé da Roma durante la cattività avignonese.
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festival di letteratura e cultura ebraica
Pagani, una traccia indelebile
“Un cuore per capire”. Si chiude con un tributo all’artista Herbert Pagani (1944-1988) la decima edizione del Festival Internazionale di Letteratura e Cultura Ebraica di Roma. Curata da Ketty Di Porto in collaborazione con Paola Traverso e con Simon Nahum, Emanuela Fontana, Vincenzo De Michele e Luca Sgamas sul palco, la performance ha reso omaggio a una figura tra le più luminose della comunità libica insediatasi in Italia a partire dal primo dopoguerra. Una figura che ha segnato i molti campi artistici in cui si è mossa nella sua pur breve vita e di cui resta indimenticabile il duro attacco, in forma epistolare, al colonnello Gheddafi.
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qui roma - il ricordo 
Una vita per la scuola e i giovani,

l'esempio della "morà" Ravenna
Per quasi quattro decenni alla guida della scuola ebraica romana, Elena Ravenna è ancora oggi figura viva nella memoria e nella gratitudine della sua Comunità.
A mezzo secolo dalla scomparsa una commemorazione non rituale ma davvero sentita ha permesso di far luce su questa formidabile figura, che ha attraversato da protagonista alcune delle fasi più complesse della storia recente degli ebrei romani.
L’avvio delle attività dell’istituto, di cui prese le redini nel 1928 a pochi anni dalla fondazione. Il dramma delle Leggi Razziali, la persecuzione nazifascista, la ricostruzione post-Shoah.
Apertosi con un saluto della presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello, con un video messaggio del rabbino capo Riccardo Di Segni e con una introduzione dell’archivista Silvia Haia Antonucci, il pomeriggio in onore della “morà” Ravenna è proseguito con una documentata esposizione della coordinatrice delle attività didattiche ed educative della scuola Milena Pavoncello.
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al via una serie di iniziative
Roma ebraica nella Grande Mela
Un innovativo percorso all’interno della storia dell’Antica Roma e della sua millenaria presenza ebraica. È la sfida di Rome Lab, laboratorio inaugurato a New York grazie all’impegno congiunto di Yeshiva University Museum, Centro Primo Levi, Museo Ebraico di Roma, NYU Casa Italiana Zerilli Marimò, American Sephardi Federation e Center for Jewish History, e della mostra collegata “The Arch of Titus – from Jerusalem to Rome, and Back”. Al centro di questa specifica esposizione la lunga influenza di uno dei monumenti più importanti di Roma, nonché i modi in cui il suo significato è stato trasformato nel corso di oltre duemila anni.
Pensato da Alessandra Di Castro, direttrice del Museo ebraico di Roma, e da Natalia Indrimi, direttrice del Centro Primo Levi di New York, il Rome Lab vuol essere “spazio di memoria e immaginazione” che dissolve le coordinate spazio-temporali intorno a tre luoghi fisici simbolici: il quartiere ebraico, il museo ebraico e la sinagoga di Roma. L’installazione audiovisiva è curata da Alessandro Cassin con Valerio Ciriaci e Isaak Liptzin, con fotografie di Araldo De Luca.


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A PORDENONELEGGE CON PAGINE EBRAICHE
L
a festa del libro e dei lettori
"Noi, cocciuti come un asino"
Entra nel vivo in queste ore la diciottesima edizione di Pordenonelegge, “la festa del libro con gli autori” che fino a domenica vede intervenire, in una quarantina di spazi del centro storico cira cinquecento autori, per più di trecento incontri. Con l’edizione 2016, che ha superato le centocinquanta mila presenze, Pordenonelegge ha confermato di essere uno degli appuntamenti principali dell’autunno culturale italiano, che non teme più confronti neppure con il capostipite, quel Festivaletteratura che più di vent’anni addietro aprì la strada, a Mantova. I caratteristici colori nero e giallo, simbolo del festival anche quest’anno hanno invaso Pordenone, e dopo papere, gatti, canarini e rotelle di liquirizia quest’anno è un asino dallo sguardo intenso e intento che dai manifesti e dalle vetrine osserva i tanti che già affollano le strade e le sale. Come hanno ricordato i curatori Gian Mario Villalta, che del festival è direttore artistico, Alberto Garlini e Valentina Gasparet, “si tratta di una scelta precisa, di un invito a noi umani a rincorrere tutte le qualità dell’asino, qualità che nella nostra epoca sono sempre più latitanti”.
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    pilpul
Setirot - Identità e dialogo
Nell’ambito della Giornata europea della cultura ebraica, ho avuto l’onore e il piacere di essere invitato dalla Comunità di Trieste a parlare del tema di quest’anno, “Diaspora: identità e dialogo”. Un intervento in qualche modo immerso nelle opere di Andy Warhol raccolte nella bella mostra ospitata dal Museo Carlo e Vera Wagner e intitolata “Jewish Geniuses. Gli ebrei geniali di Andy Warhol”.
Ecco, più o meno, ciò che mi sono sentito di dire.


Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Ruth Rubin
Un po’ per lavoro, un po’ per curiosità, negli ultimi anni mi sono dedicata a leggere storie di “donne vocali” della storia ebraica, dalla Bibbia a oggi. Donne che nella quotidianità hanno cantato per i propri figli segnandone le tappe importanti della vita o che hanno scelto di usare la voce per professione e hanno portato al grande pubblico le melodie e le lingue della diaspora. Abbiamo a disposizione documenti, racconti, memorie e pur con qualche difficoltà possiamo tracciare a grandi linee i contorni di questo “fenomeno”.

Maria Teresa Milano
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I frutti della Diaspora
Da anni l’Unione dei giovani ebrei d’Italia (Ugei) è solita “adottare” una comunità in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica. Quest’anno, diversamente dal passato, la gita in giornata si è trasformata in un weekend intero, in modo da partecipare allo Shabbat con la comunità e trascorrere del tempo con giovani locali e provenienti da altre città. Temporali a parte, sono stati tre giorni ideali, anche grazie alla bella ospitalità con cui siamo stati accolti.

Giorgio Berruto
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Tempo vuoto
Tempo libero (il poco rimasto), anzi tempo vuoto aspettando di prendere il treno. Finalmente da anni grazie ad una complicata congiunzione astrale non sono in gravidanza, non allatto (tanto), non ho contro indicazioni, e posso tornare a pensare al caffè come un gradevole piacere della quotidianità. Dunque prendo un caffè al bar, lungo, non zuccherato come dovrebbe essere il caffè per gustarlo davvero. Mi posso pure permettere di sfogliare il giornale, cosa assai rara.

Sara Valentina Di Palma
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