Elia Richetti,
rabbino
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“Anche se fosse il tuo esilio all’estremità del cielo, da lì ti raccoglierà il Signore tuo D. e da lì ti prenderà”.
Questo è uno dei versetti più noti che parlano degli effetti della
Teshuvà, del pentimento. Però questo versetto ci pone un quesito. Com’è
possibile essere esiliati “all’estremità del cielo”? Sarebbe stato più
logico che la Torà dicesse “all’estremità della Terra”.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
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Il
convegno internazionale su Antisemitismo e diritti delle minoranze in
Medio Oriente organizzato in qesti giorni dall'Institute for the Study
of Global Antsemitism and Policy (ISGAP) all'Augustinianum in Vaticano,
all'Università di Roma La Sapienza, e alla Camera dei Deputati offre
un'occasione per ricapitolare cose ben note ma non per questo meno
vere. La capillarità dell'antisemitismo si articola su tre fronti
principali: il presunto eccessivo potere degli ebrei, la negazione
della Shoah, e la demonizzazione di Israele. Un quarto profilo
storicamente popolare – l'ebreo come degenerato fisico e morale –
occupa oggi solo un ruolo complementare ai primi tre che a loro volta
si compenetrano in complesse configurazioni.
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La leva per i haredim
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L’Alta
Corte di giustizia israeliana ha bocciato un emendamento del 2015 che
esentava gli studenti delle yeshivot dal servizio militare.
L’emendamento del 2015 modificava una legge del 2014, promossa dal
partito politico centrista e laico Yesh Atid, che imponeva il servizio
militare ai giovani haredim (ultraortodossi) israeliani. “Per la
precisione, – spiega Avvenire – l’attuale legislazione concede loro di
rinviare il servizio militare: numeri alla mano, la Corte ha verificato
che solo poche migliaia di studenti haredi hanno scelto di arruolarsi,
mentre altri 12mila no”. La bocciatura dell’Alta Corte nasce, spiegano
i giudici, dalla violazione del principio di uguaglianza tra tutti i
cittadini. Ora la maggioranza guidata da Netanyahu, che si fonda sul
sostegno di due partiti religiosi contrati alla leva obbligatoria per
gli studenti di yeshivot, avrà un anno di tempo per produrre una nuova
legge che regoli la questione. Avvenire ricorda anche un altra
decisione dell’Alta Corte, che concerne invece il cibo kasher
(rispettoso della religione ebraica) e le certificazioni concesse, fino
ad oggi, ai ristoranti del Paese dal rabbinato di Stato: “D’ora in poi,
i ristoratori potranno fare a meno del placet delle autorità centrali –
di fatto scavalcate- fornendo informazioni dettagliate sulla
preparazione delle pietanze”.
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le storie di jaffe, ascarelli e sacerdoti
I presidenti del grande calcio
Tre protagonisti ritrovati
Raffaele
Jaffe, l’uomo che regalò a Casale un incredibile scudetto alla vigilia
della Grande Guerra. Giorgio Ascarelli, il fondatore del Napoli in una
stagione segnata da tante felici intuizioni. Renato Sacerdoti, il
presidente che per primo fece assaporare ai tifosi della Roma il sogno
tricolore. Tre straordinari innovatori del nostro calcio, oggi quasi
del tutto dimenticati. Sono loro i protagonisti di Presidenti, di Adam Smulevich, da oggi in libreria con la casa editrice Giuntina.
Fu il fascismo, e più precisamente furono le Leggi Razziali, a renderli
degli indesiderati. Ascarelli era già morto da tempo quando le Leggi
entrarono in vigore. Ma ciò non gli evitò una feroce ritorsione
postuma. Jaffe e Sacerdoti, pur convertiti al cristianesimo da tempo,
furono messi ai margini della società. Il preludio a quello che sarebbe
successo di lì a poco. Sacerdoti, in clandestinità, riuscì a scamparla.
Jaffe invece, arrestato da militi in camicia nera, terminò la sua vita
ad Auschwitz.
Il libro vuole ricostruire le loro storie, non accontentandosi di
ripercorrere cronologicamente fatti e situazioni. È uno sguardo
d’insieme a una stagione di scelte e responsabilità, in ogni senso.
Perché l’orrenda pagina del pregiudizio e della violenza fascista,
spiega l’autore, riguarda un po’ tutti.
E rileggerla attraverso lo sport, linguaggio universale per eccellenza,
può forse aiutare a fare chiarezza. E al tempo stesso contribuire ad
aprire nuove strade, a rafforzare la sfida di una Memoria realmente
consapevole.
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una piccola ma vivace presenza L'invito degli ebrei di Cuneo:
"A Kippur a 'Scola' da noi"
Una
presenza gentile e tenace, un compito portato avanti senza grandi
proclami, con la pazienza, la determinazione e la costanza di chi crede
davvero in qualcosa. È così che Mirella Foà Cavaglion, responsabile
della minuscola ma molto attiva vita ebraica di Cuneo, sezione di
Torino, ha lanciato con molta semplicità il suo appello: “Apriremo
anche quest’anno a Kippur la Scola, ossia il nostro piccolo Tempio e
abbiamo bisogno di ospiti che arrivando da fuori ci aiutino a
raggiungere il minian”. Lo dice con un po’ di pudore ma anche con un
evidente orgoglio per l’appartenenza a un nucleo ebraico che si è
installato a partire dal 1406, quando il comune concesse ad alcuni
ebrei provenienti dalla Provenza di risiedere in città. Le
testimonianze certe di una presenza ebraica stabile risalgono al 1436,
quando il Consiglio generale della città approvò la reclusione degli
ebrei in un “angulo” (ossia in un ghetto chiamato semplicemente
“angolo”), mentre alla fine del Cinquecento arrivarono in città i
“Juifs du Pape”, discendenti dei banchieri ebrei che il papa aveva
portato con sé da Roma durante la cattività avignonese. Leggi
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al via una serie di iniziative Roma ebraica nella Grande Mela
Un
innovativo percorso all’interno della storia dell’Antica Roma e della
sua millenaria presenza ebraica. È la sfida di Rome Lab, laboratorio
inaugurato a New York grazie all’impegno congiunto di Yeshiva
University Museum, Centro Primo Levi, Museo Ebraico di Roma, NYU Casa
Italiana Zerilli Marimò, American Sephardi Federation e Center for
Jewish History, e della mostra collegata “The Arch of Titus – from
Jerusalem to Rome, and Back”. Al centro di questa specifica esposizione
la lunga influenza di uno dei monumenti più importanti di Roma, nonché
i modi in cui il suo significato è stato trasformato nel corso di oltre
duemila anni.
Pensato da Alessandra Di Castro, direttrice del Museo ebraico di Roma,
e da Natalia Indrimi, direttrice del Centro Primo Levi di New York, il
Rome Lab vuol essere “spazio di memoria e immaginazione” che dissolve
le coordinate spazio-temporali intorno a tre luoghi fisici simbolici:
il quartiere ebraico, il museo ebraico e la sinagoga di Roma.
L’installazione audiovisiva è curata da Alessandro Cassin con Valerio
Ciriaci e Isaak Liptzin, con fotografie di Araldo De Luca.
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A PORDENONELEGGE CON PAGINE EBRAICHE La festa del libro e dei lettori
"Noi, cocciuti come un asino"
Entra
nel vivo in queste ore la diciottesima edizione di Pordenonelegge, “la
festa del libro con gli autori” che fino a domenica vede intervenire,
in una quarantina di spazi del centro storico cira cinquecento autori,
per più di trecento incontri. Con l’edizione 2016, che ha superato le
centocinquanta mila presenze, Pordenonelegge ha confermato di essere
uno degli appuntamenti principali dell’autunno culturale italiano, che
non teme più confronti neppure con il capostipite, quel
Festivaletteratura che più di vent’anni addietro aprì la strada, a
Mantova. I caratteristici colori nero e giallo, simbolo del festival
anche quest’anno hanno invaso Pordenone, e dopo papere, gatti, canarini
e rotelle di liquirizia quest’anno è un asino dallo sguardo intenso e
intento che dai manifesti e dalle vetrine osserva i tanti che già
affollano le strade e le sale. Come hanno ricordato i curatori Gian
Mario Villalta, che del festival è direttore artistico, Alberto Garlini
e Valentina Gasparet, “si tratta di una scelta precisa, di un invito a
noi umani a rincorrere tutte le qualità dell’asino, qualità che nella
nostra epoca sono sempre più latitanti”.
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Setirot
- Identità e dialogo
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Nell’ambito
della Giornata europea della cultura ebraica, ho avuto l’onore e il
piacere di essere invitato dalla Comunità di Trieste a parlare del tema
di quest’anno, “Diaspora: identità e dialogo”. Un intervento in qualche
modo immerso nelle opere di Andy Warhol raccolte nella bella mostra
ospitata dal Museo Carlo e Vera Wagner e intitolata “Jewish Geniuses.
Gli ebrei geniali di Andy Warhol”.
Ecco, più o meno, ciò che mi sono sentito di dire.
Stefano Jesurum, giornalistaLeggi
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In ascolto - Ruth Rubin
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Un
po’ per lavoro, un po’ per curiosità, negli ultimi anni mi sono
dedicata a leggere storie di “donne vocali” della storia ebraica, dalla
Bibbia a oggi. Donne che nella quotidianità hanno cantato per i propri
figli segnandone le tappe importanti della vita o che hanno scelto di
usare la voce per professione e hanno portato al grande pubblico le
melodie e le lingue della diaspora. Abbiamo a disposizione documenti,
racconti, memorie e pur con qualche difficoltà possiamo tracciare a
grandi linee i contorni di questo “fenomeno”.
Maria Teresa Milano
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I frutti della Diaspora
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Da
anni l’Unione dei giovani ebrei d’Italia (Ugei) è solita “adottare” una
comunità in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica.
Quest’anno, diversamente dal passato, la gita in giornata si è
trasformata in un weekend intero, in modo da partecipare allo Shabbat
con la comunità e trascorrere del tempo con giovani locali e
provenienti da altre città. Temporali a parte, sono stati tre giorni
ideali, anche grazie alla bella ospitalità con cui siamo stati accolti.
Giorgio Berruto
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Tempo vuoto
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Tempo
libero (il poco rimasto), anzi tempo vuoto aspettando di prendere il
treno. Finalmente da anni grazie ad una complicata congiunzione astrale
non sono in gravidanza, non allatto (tanto), non ho contro indicazioni,
e posso tornare a pensare al caffè come un gradevole piacere della
quotidianità. Dunque prendo un caffè al bar, lungo, non zuccherato come
dovrebbe essere il caffè per gustarlo davvero. Mi posso pure permettere
di sfogliare il giornale, cosa assai rara.
Sara Valentina Di Palma
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