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19 Settembre 2017 - 28 Elul 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Rosh Hashanà è una ricorrenza che nonostante il passare del tempo conserva un’attrattiva ed una carica di spiritualità inalterate. Una delle denominazioni bibliche del Rosh Hashanà è Yom Ha Zikaròn, Giorno del Ricordo. Rosh Hashanà è giorno di ricordo per eccellenza: ricordo del passato più profondo e misterioso, ricordo del passato più prossimo e recente, ricordo del presente, sempre così difficile da cogliere e da fermare, proprio perché in movimento. Ricordiamo la nostra vita e le nostre azioni, sperando di non trovarle irrimediabilmente indegne. Ricordiamo le persone care che non ci sono più, le cose e i momenti che avevamo in comune con loro e che le nostre tradizioni ci consentono di perpetuare e rivivere con la passione del cuore. Ricordiamo i giorni dell’anno trascorso, che ormai non ci appartengono più, ma che pesano ugualmente sulla nostra vita, per passarli al vaglio della nostra coscienza. È quindi, con consapevolezza e umiltà, non disgiunte da speranza e fede, che ci prepariamo ad aprire un nuovo anno, senza botti e fuochi d’artificio, ma addentrandoci in silenzio nei meandri oscuri e inquietanti del nostro animo per ascoltarci e provare a migliorarci.
Shanà Tovà Umvorechet.
 
Dario
Calimani,
Università di Venezia
Sembra si stia diffondendo una sindrome fra gli opinion makers per la quale non si sopporta che degli intellettuali possano proporre per il problema israeliano soluzioni ideali, magari anche utopistiche. Magari utopistiche dalla prospettiva pessimistica dell’oggi. Ma che cosa dovrebbero fare gli intellettuali, gli scrittori, coloro che per vizio o per mestiere usano e mettono a frutto il pensiero, se non stimolare la società a pensare soluzioni di vita anziché soluzioni di morte; se non proporre visioni ardite di luce e soluzioni impossibili anziché le soluzioni possibili di un oggi deprimente e a cul-de-sac?
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La storica stretta di mano
Il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha incontrato nelle scorse ore a New York il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Si tratta, raccontano i quotidiani israeliani, del primo incontro pubblico tra i due da quando al-Sisi è salito al potere in Egitto. Una riunione tenuta a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, durata un’ora e mezza e in cui il presidente egiziano ha espresso a Netanyahu la volontà di sostenere il processo di pace tra israeliani e palestinesi. Un desiderio che sembra aver già portato un cambiamento, come ricorda Avvenire: nelle scorse ore infatti è arrivato l’annuncio del movimento terroristico di Hamas di voler passare la mano ed essere disposto a consegnare il controllo della Striscia di Gaza (sempre più in difficoltà) a Fatah. “Nello specifico, – scrive Avvenire – la dirigenza islamista ha detto sì allo scioglimento della Commissione amministrativa (l’organismo rivale del governo di Ramallah), all’organizzazione del voto politico in tutti i Territori palestinesi e all’apertura di negoziati per la creazione di un Esecutivo di unità nazionale”. Si tratterebbe del quarto tentativo e la dirigenza dell’Anp si è espressa con cautela sull’apertura di Hamas. Un’apertura che per il momento, comprensibilmente, non convince Israele e di cui Netanyahu ha parlato con al-Sisi.
 
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  davar
il rabbino capo riccardo di segni
"Vaccini obbligatori una tutela,

rifiutiamo paragoni insostenibili"
“Dal punto di vista della mia tradizione religiosa parto dal principio che la tutela della salute personale e collettiva non sia solo un diritto ma un dovere al quale non è lecito sottrarsi, alla luce delle più aggiornate conoscenze scientifiche”. È quanto scrive il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni, membro del Comitato nazionale per la Bioetica, intervenuto nelle scorse ore nel dibattito sui vaccini e la decisione di renderli obbligatori per legge. “La libertà individuale non è assoluta ma va misurata rispetto alla libertà e al diritto alla salute degli altri cittadini e anche dei propri figli minorenni – ha spiegato il rav in una lettera al Quotidiano Sanità – In più occasioni recenti molte persone che si sono ritenute offese nei loro diritti hanno evocato e usato i simboli della persecuzione antiebraica per stabilire un paragone emotivo tra gli orrori nazisti e fatti recenti. Questi confronti si rivelano, nella migliore delle ipotesi, inopportuni, di gusto discutibile”.
Rav Di Segni critica quindi in modo chiaro e puntuale il mondo no-vax, arrivato a definire la legge sui vaccini approvata alla Camera nel luglio scorso un provvedimento simile alle sperimentazioni di massa condotte dai nazisti sulle proprie vittime. “Come ebreo – sottolinea rav Di Segni, contattato anche da Pagine Ebraiche – mantengo con dolore e rispetto la memoria delle vittime del nazifascismo e della barbarie da questo scatenata contro l’umanità”. Dolore e rispetto che hanno portato il rabbino capo a intervenire contro chi distorce la storia e la tragedia della Shoah per rilanciare paragoni impossibili.
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il giro d'italia a gerusalemme
Turchia-Israele, intesa sui pedali
Ha la mezzaluna disegnata sulla maglia, ma dalla prossima stagione correrà con una squadra il cui simbolo è la Stella di Davide. Il turco e musulmano Ahmet Örken, 24 anni, è l’ultimo acquisto della Israel Cycling Academy. La prima squadra professionistica israeliana di ciclismo, tra le potenziali wild card del prossimo Giro d’Italia, lancia un messaggio molto significativo all’opinione pubblica. In un momento storico ancora attraversato da lacerazioni profonde tra i due paesi, lo sport rilancia l’impegno di un dialogo e di un confronto necessari tra due paesi chiave della regione. “Sono felice di essere a Gerusalemme e di rappresentare questo team. È davvero una grande sfida” ha spiegato Örken nel corso della conferenza stampa di presentazione tenutasi a margine dell’evento durante il quale sono state illustrate le prime tre tappe israeliane del Giro d’Italia 2018: la cronometro inaugurale di Gerusalemme e le successive tappe in linee Haifa-Tel Aviv e Beersheba-Eilat.
Ha sottolineato Ran Margaliot, team manager della squadra e tra i principali artefici dell’arrivo della corsa in rosa in Israele: “”Difficile trovare un miglior esempio di come lo sport possa cambiare il mondo circostante e avvicinare le persone”.
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primo incontro pubblico con al-sisi 
Iran e pace con i palestinesi

L'agenda di Bibi all'Onu
Due incontri significativi per il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in queste ore a New York per partecipare all’Assemblea generale dell’Onu: prima il vis-a-vis con il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump poi l’incontro – di grande rilevanza perché per la prima volta pubblico – con il Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Al centro dei due vertici, la minaccia iraniana e la questione dei negoziati di pace con i palestinesi. A tirare fuori il tema dell’accordo nucleare, definendolo “terribile”, è stato soprattutto Netanyahu, che ha chiesto a Trump di mettere mano alla questione. Di contro, il presidente Usa, che ha più volte criticato aspramente l’accordo siglato dal suo predecessore con Teheran, non ne ha quasi fatto menzione, concentrandosi invece sul tema dei palestinesi: “Credo davvero che abbiamo una possibilità – ha detto Trump parlando ai giornalisti dell’accordo di pace, con al suo fianco Netanyahu – Penso che Israele e i palestinesi vorrebbero vederlo. E posso dirvi che l’amministrazione di Trump vorrebbe vederlo. Per questo stiamo lavorando molto; vedremo cosa succede. Storicamente, la gente sostiene che non possa accadere. Io dico che è possibile”.
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il libro di andreina contessa
Arte e cultura ebraica, l'incontro

tra Mantova e Gerusalemme
L’ebraismo mantovano e il suo particolare legame con Gerusalemme sono stati al centro dell’incontro tenutosi ieri all’Istituto di Cultura di Tel Aviv con la direttrice del Museo Storico e Parco del Castello di Miramare a Trieste Andreina Contessa. Cuore dell’iniziativa, la presentazione del libro di Contessa, Mantova e Gerusalemme. Arte e cultura ebraica nella città dei Gonzaga, edito da Giuntina e in cui si racconta la storia dell’ebraismo mantovano attraverso la sua produzione artistica e i suoi antichi oggetti sacri, oggi in gran parte dispersi nel mondo e diversi dei quali custoditi a Gerusalemme. A dialogare con l’autrice, storica dell’arte e museologa, il direttore dell’Istituto italiano di cultura di Tel Aviv Massimo Sarti e il presidente del Museo Museo di Arte Ebraica Italiana U. Nahon di Gerusalemme Jack Arbib.
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informazione - international edition
Italia ebraica, l'anno che verrà
Che anno sarà il 5778 per l’Italia ebraica? Quali le sfide da affrontare, le risposte da cercare? L’odierna uscita di Pagine Ebraiche International Edition, alla vigilia di Rosh Hashanah, il capodanno ebraico, si apre con l’editoriale del direttore della redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane pubblicato sul numero di settembre del giornale in apertura del dossier Focus sull’anno, che riepiloga gli accadimenti salienti del 5777. “Per essere fedeli alla nostra missione e all’eredità spirituale che abbiamo preso in consegna dobbiamo dimostrarci capaci di parlare chiaro e serenamente, di essere aperti e contemporaneamente fedeli alle tradizioni. Di guardare, nonostante tutto, con fiducia al domani” scrive tra l’altro Vitale. A firmare la traduzione in lingua inglese, Anna Pagetti, una delle studentesse della Scuola traduttori e interpreti di Trieste che sta svolgendo il proprio tirocinio presso l’UCEI.
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pilpul
livelli di guardia 
Un futuro da conquistare
Questo 5778 che sta per aver inizio sarà per le istituzioni dell’ebraismo italiano l’anno di decisioni che lasciano il segno.
Il mondo ebraico è disorientato, insufficientemente preparato ad agire in un contesto dove le vecchie divisioni fra conservatori e progressisti hanno ormai scarso significato e diviene invece necessario confrontarsi con un fronte di globalisti e internazionalisti contrapposto al risorgere di una forte componente nazionalista e qualunquista. Ma al di là dei grandi problemi globali, l’agenda dell’ebraismo italiano è gravata da specifici nodi irrisolti.

La crisi dei valori e delle idee
L’ebraismo italiano fatica sempre di più a definire quale messaggio vuole effettivamente trasmettere alla società circostante, quale ruolo vuole assumere nell’Italia di oggi. La situazione consiglia di non accontentarsi più di idee generiche e di espressioni consuetudinarie, ma di definire un contenuto specifico, chiaramente percepibile da tutti gli italiani. Limitarsi a iniziative riservate ad ambiti ristretti, riprodurre frammenti di discorsi tratti dal patrimonio del passato, in una società dove i comuni cittadini sono pressati da problemi nuovi e gravi, significa semplicemente certificare la propria marginalità.

La crisi della Memoria della Shoah
La percezione della Memoria si è enormemente deteriorata in questi ultimi anni. La distanza crescente nel tempo, la scomparsa degli ultimi Testimoni e la pericolosa tendenza alla ritualizzazione e all’istituzionalizzazione corrono il rischio di privare la Memoria del suo ruolo di funzione necessaria della vita e di relegarla a una dimensione meramente formale. Nell’anno che verrà il nostro Paese assumerà la guida dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) e tutti noi avremo l’occasione di contribuire per ridefinire e preservare la Memoria viva.

Le nuove generazioni
Le scelte dei più giovani, che in gran numero lasciano l’Italia, parlano da sole. Una politica credibile non può reggersi sugli ammiccamenti di iniziative di svago e intrattenimento. Deve passare da un’azione seria per creare nuovi posti di lavoro e quella intensa formazione che sola può garantire un accesso all’attuale mercato del lavoro.

Le risorse economiche
L’afflusso sempre più precario delle risorse dell’Otto per mille, peraltro comunque insufficienti, ha finito per impigrire le intelligenze e impedire una presa di coscienza di cosa sono le risorse, da dove vengono, come si reperiscono. La progettualità non dovrebbe solo costituire la misura di un insostenibile fabbisogno economico, ma anche il motore per raccogliere i finanziamenti necessari.

Il ruolo dell’informazione
Ognuno dei temi precedenti può essere letto attraverso le diverse percezioni che gli ebrei italiani e i loro amici si vanno formando rispetto al problema dell’informazione e di conseguenza anche ai destini del giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche e dei notiziari realizzati dalla redazione. Chi vuole adattare l’animo dell’ebraismo italiano alle strettoie della propaganda e della demenza digitale, chi non crede all’utilità di un’informazione libera e professionale, corre il rischio di lasciare dietro di sé disastri e problemi di catastrofiche dimensioni. Per essere fedeli alla nostra missione e all’eredità spirituale che abbiamo preso in consegna dobbiamo dimostrarci capaci di parlare chiaro e serenamente, di essere aperti e contemporaneamente aderire alle tradizioni. Di guardare, nonostante tutto, con fiducia al domani.
Da oltre due millenni gli ebrei italiani si sono assunti il compito di comunicare un messaggio di coesione nella diversità, di fedeltà ai valori, di tolleranza e ferma opposizione a ogni prevaricazione, di amore per Israele, di fiducia che, nonostante i piccoli numeri, grandi ideali e grandi idee possano affermarsi.
Lasciare da un canto la propria vocazione originaria non sarebbe solo una grave distorsione, ma anche il tragico errore di imboccare una via senza ritorno di povertà e marginalità.

Guido Vitale, giornalista

(Pagine Ebraiche, settembre 2017)

(Il disegno è di Michel Kichka) 

JW3
Ci presentiamo tutti profumati e incravattati, ci hanno invitati a cena nel centro comunitario della comunità ebraica di Londra e non vogliamo farci trovare impreparati. Con la delegazione del World Jewish Congress procediamo in pullman fino a Finchley road, una strada molto trafficata, sopravvivendo al traffico impazzito come di consueto. Quando finalmente arriviamo, belli eleganti, eccoci di fronte a uno spettacolo insolito. Niente muri, reti metalliche, guardiole per la sicurezza. C’è un cortile – a cui si accede se ammessi da una guardia – e poi una grande parete vetrata, attraverso cui si scorge ciò che accade all’interno.
Sembra una quinta teatrale: corsi di aerobica e di Krav Maga, c’è chi prende l’aperitivo e chi siede al ristorante, corsi di lingua e di storia dell’arte. Giovani e anziani, nerovestiti e in ciabatte. Questa trasparenza sorprende il nostro immaginario, quello che ci aspettiamo dalla sede di un’organizzazione ebraica.


Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Rivalutiamo i mestieri noiosi
Marcel Proust, nella Recherche (Il tempo ritrovato, Matinée dai Principi di Guermantes), informa il mondo di essere disceso ancora dalla carrozza poco prima di arrivare dalla principessa di Guermantes, ricominciando a pensare alla malavoglia e alla noia con la quale, la vigilia, aveva tentato di trovare la linea che, in una delle campagne più belle di Francia, separava sugli alberi l’ombra dalla luce. Le conclusioni intellettuali che ne aveva tratto non coinvolgevano quel giorno, così crudelmente, la sua sensibilità, ma restavano le stesse. Tuttavia, come ogni volta che veniva strappato alle sue abitudini, uscito in un’ora diversa dal solito e giunto in un luogo nuovo, provava un grande piacere

Emanuele Calò
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