ORIZZONTI
Lehman Brothers, una storia anche ebraica
Stefano Massini / QUALCOSA SUI LEHMAN / Einaudi
L’immagine, in sé impietosa, rimane consegnata agli annali della
fotografia e a quelli della nostra storia più recente: alcuni addetti
rimuovono a New York le insegne della Lehman Brothers, spostandole
chissà dove. Non troppo distanti da loro, gruppi di oramai ex
dipendenti escono quasi alla chetichella da una porta, accompagnandosi
con delle scatole di cartone, dove hanno riposto i loro effetti
personali. Si abbassa il sipario. È il 15 settembre 2008, un altro
settembre nero, ma ancora per New York, come dopo l’attentano alle Twin
Towers. La bancarotta della società finanziaria internazionale, nonché
banca di affari, che portava il nome dei fratelli Lehman, una public
company tra i più importanti operatori del mercato dei titoli di stato
americani, era come una terza torre che crollava fragorosamente verso
il basso. Non fu un caso, infatti, che la sua caduta, dopo i numerosi
scricchiolii che si era ripetuti nel corso del tempo, a causa della
crisi dei mutui subprime, e che sembravano già preannunciare
sinistramente un esito così drammatico, avvenisse poi repentinamente,
nel giro di pochi giorni.
Claudio Vercelli, Pagine Ebraiche, settembre 2017