
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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La
sceneggiata, genere teatrale popolare napoletano, è una forma di
rappresentazione a basso costo venuta alla luce subito dopo la disfatta
di Caporetto, quando lo Stato Italiano, disgustato da spettacoli
volgari, impose la censura e forti tasse agli spettacoli di varietà. La
prima “opera sceneggiata” fu allestita dalla compagnia di G. D’Alessio,
la quale rappresentò l’opera Pupatella, tratta dall’omonima canzone di
Libero Bovio.
I motivi principali della classica sceneggiata sono: l’amore, la
passione, la gelosia, i valori ancestrali, l’onore, il tradimento,
l’adulterio, mamme morenti, il rapporto viscerale madre-figlio, giovani
nullafacenti e dissennati, la vendetta, il codice d’onore, la lotta tra
il buono e “ ‘o malamente”, etc.
La sceneggiata ha una propria storia espressiva, una propria tradizione
e messaggi morali da inviare al pubblico, alla platea, al mondo intero.
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Gadi
Luzzatto
Voghera, direttore
Fondazione CDEC
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Sul
tema dell’antisemitismo lo stato italiano, le istituzioni e l’intera
società civile investono ogni anno una quota non indifferente di
risorse. Non è sempre stato così, ma da qualche decennio il dato è
inequivocabile e non può che essere apprezzato. Vengono prodotti studi
accurati, sondaggi, ricerche sociologiche. Vengono pubblicati volumi su
casi locali e finanziati progetti a livello accademico. I risultati
sono spesso ben pubblicizzati e su di essi si attivano riflessioni e
dibattiti. Poi capita che quindici ragazzotti poco colti facciano un
utilizzo vergognoso della memoria di Anne Frank e la macchina va
completamente in tilt. Le reazioni del mondo politico, del mondo della
comunicazione, delle istituzioni in generale non dimostrano
un’elaborazione matura dell’immenso lavoro che viene condotto da
decenni, ma si esprimono “di pancia”, valutando i fatti e proponendo
strategie che sono sorprendenti, per non dire allarmanti.
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Bergoglio al Giro,
l'invito di Israele
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Il
governo israeliano ha invitato papa Bergoglio a dare il via al prossimo
Giro d’Italia, che partirà da Gerusalemme il 4 maggio 2018.
La notizia, data ieri in serata dal portale dell’ebraismo www.moked.it,
è diventata virale in pochi minuti. Ed è dal portale UCEI che oggi
parte la Gazzetta dello sport, il giornale che organizza la corsa rosa,
per raccontare questo invito e il suo fortissimo valore simbolico.
Scrive la Gazzetta: “Quella di venerdì 4 maggio 2018 sarà una giornata
memorabile per lo sport: il Giro d’Italia scatterà da Gerusalemme e,
per la prima volta, lo Stato di Israele accoglierà la partenza di una
grande corsa a tappe. Adesso lo storico evento si arricchisce di un
ulteriore passo di grandissimo significato”.
Una squalifica per il presidente, un’altra per il campo. Nella migliore
delle ipotesi partite senza pubblico o la chiusura della curva Nord.
“Tremano la Lazio e i suoi tifosi” scrive il Corriere a proposito della
conclusione dell’istruttoria della procura federale sulle ultime
vicende relative agli ultrà biancocelesti.
“Il razzismo c’è, ma contro la Lazio” sostiene il direttore della
comunicazione della squadra bianconceleste Arturo Diaconale in una
intervista al Tempo. “Su di noi solo montature e falsità” afferma
Diaco, che nell’intervista racconta i diversi contatti intercorsi con
esponenti della Comunità ebraica romana nelle ore che hanno preceduto
la deposizione della corona davanti al Tempio Maggiore da parte del
presidente Lotito.
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l'anticipazione di www.moked.it
Il Giro d'Italia a Gerusalemme
Israele invita Jorge Bergoglio
Il
governo israeliano ha invitato papa Bergoglio a dare il via al prossimo
Giro d’Italia, che partirà da Gerusalemme il 4 maggio 2018.
La notizia, data ieri in serata dal portale dell’ebraismo www.moked.it,
è diventata virale in pochi minuti. Ed è dal portale UCEI che oggi
parte la Gazzetta dello sport, il giornale che organizza la corsa rosa,
per raccontare questo invito e il suo fortissimo valore simbolico.
Scrive la Gazzetta: “Quella di venerdì 4 maggio 2018 sarà una giornata
memorabile per lo sport: il Giro d’Italia scatterà da Gerusalemme e,
per la prima volta, lo Stato di Israele accoglierà la partenza di una
grande corsa a tappe. Adesso lo storico evento si arricchisce di un
ulteriore passo di grandissimo significato”.
Scrive Netanyahu nel messaggio fatto pervenire a Bergoglio: “Il fatto
che il Giro cominci a Gerusalemme e termini a Roma assume uno speciale
simbolismo riflesso nello storico documento ‘Tra Gerusalemme e Roma’,
una cui copia è stata presentata a Sua Santità il 31 agosto.
Quest’evento, che è sostenuto dal Governo italiano, sarà uno dei punti
chiave dei festeggiamenti per il 70esimo anniversario della nascita
dello Stato d’Israele ed è parte dei nostri sforzi congiunti di
approfondire il dialogo interreligioso e di promuovere la pace”.
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lo storico "cocciaro" della roma ebraica
David Limentani (1930-2017)
L’amico,
il confidente, il tramite per la realizzazione di un incontro che
avrebbe riscritto la storia dei rapporti tra ebrei e cristiani. Ci ha
lasciati nelle scorse ore David Limentani, 87 anni, lo storico
“cocciaro” del Portico d’Ottavia. Una vita al fianco del rav Elio
Toaff, con cui collaborò anche nell’organizzazione della storica visita
di Wojtyla.
È “un giorno come un altro”, raccontò a Pagine Ebraiche alcuni anni fa,
quando dal Vaticano arriva, a sorpresa, una convocazione da un
funzionario. David crede a uno scherzo del cugino Aldo, sparring
partner di battute e azioni goliardiche, e infatti finisce con il farsi
chiudere il telefono in faccia dal suo interlocutore. E invece, come
appurerà in seguito, è tutto vero: Wojtyla vuole conoscerlo. L’invito
viene accolto e i due, in un clima disteso e cordiale, parlano un po’
di tutto. Poi Wojtyla arriva al punto: “So che lei è amico intimo del
rabbino Toaff. Come pensa reagirebbe se esprimessi il desiderio di
visitare la sinagoga?”. È la domanda che cambierà il corso degli
eventi. David è sorpreso ed emozionato: sarà lui a riferire la proposta
al rav e a fare da intermediario con il Vaticano.
Una vicenda che ha raccontato anche nel suo libro di memorie Il
cocciaro del papa, uscito nel 2013. I funerali di David Limentani si
sono svolti questa mattina, al cimitero di Prima Porta. Sia il suo
ricordo di benedizione.
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l'approfondimento del prestigioso quotidiano
'Presidenti' sul New York Times
Il calcio e la sfida della Memoria
Per
difendere la Memoria viva servono storie, indagine, complessità.
Servono nuovi elementi e spunti in grado di avvicinare le nuove
generazioni a temi che sono di tutti e che come tali vanno difesi.
Coinvolgendo, appassionando, stimolando. Promuovendo iniziative lontano
anni luce da retorica e vuote celebrazioni. Lo dice il New York Times
nel suo odierno approfondimento dedicato alle ultime vicende di odio
nelle curve del calcio italiano. E ce lo dice aprendo con la
segnalazione di un saggio di recente uscita che molto sta facendo
parlare l’opinione pubblica: Presidenti, del collega Adam Smulevich. Il
documentato racconto di come il regime fascista e la sua macchina della
propaganda cancellarono tre mitiche figure del pallone, accomunate da
un’origine ebraica che costò loro cara sia in vita che in memoria: il
casalese Raffaele Jaffe, il napoletano Giorgio Ascarelli e il romanista
Renato Sacerdoti. Tre uomini dimenticati e oggi finalmente riscoperti,
grazie a questo libro. Un messaggio a tutti gli amanti del calcio e a
tutti coloro che hanno a cuore gli inalienabili valori delle società
progredite.
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l'incontro al centro bibliografico Il Novecento di Tre Maestri
Rav
Samuel Hirsch Margulies, rabbino capo e direttore del Collegio
Rabbinico di Firenze dal 1899 al 1922. Rav Samuele Colombo, rabbino
capo di Livorno dal 1900 al 1923. Rav Alfredo Sabato Toaff, rabbino
capo nella stessa città dal 1923 al 1963. Tre grandi Maestri, che hanno
segnato un’epoca e che saranno ricordati questa domenica, al Centro
Bibliografico UCEI, in occasione della conferenza Rabbini di Firenze e
Livorno organizzata nell’ambito del ciclo Rabbini Italiani del
Novecento a cura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e del
Centro di Cultura e della Comunità ebraica di Roma.
Appuntamento alle 17.45, con interventi di Daniele Bedarida, Gisèle
Lévy, Ariel Viterbo e Lionella Viterbo Neppi Modona. Modererà il
confronto rav Gianfranco Di Segni, coordinatore del Collegio Rabbinico
Italiano. Leggi
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jciak Nessuno è al sicuro
Quando
il fratello Nick finisce in galera per una rapina in banca, Constantine
Nickas si lancia in una disperata corsa contro il tempo. Ogni mezzo è
lecito pur di tirar fuori da lì il ragazzo prima che sia troppo tardi.
Good Time, da ieri nelle sale italiane, è l’ultimo lavoro dei fratelli
Josh e Benny Safdie – background ebraico-siriano e, a loro dire,
imparentati con l’archistar Moshe Safdie (artefice di Yad Vashem, tanto
per dirne una). Violento, veloce, adrenalinico, Good Time – che nel
ruolo di Constantine schiera Robert Pattinson, l’ex vampiro di
Twilight, ci scaraventa nel sottobosco criminale di New York, in
un’odissea destinata a durare una notte.
Daniela Gross Leggi
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Donne per la pace
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In
una serata triste e nebbiosa, mentre Torino era più cha mai soffocata
dallo smog, è stato quasi un sollievo fisico assistere alla
presentazione (la prima ufficiale in Italia) del movimento di donne
israeliane e palestinesi Women Wage Peace – Nashim osot shalom (le
donne fanno la pace). La manifestazione concreta di una speranza che si
accende, forse per qualcuno inattesa. Foto e video che mostravano,
nella luce accecante del deserto del Negev, un fiume di donne vestite
di bianco e di turchese (i colori del movimento) che sfila, canta e
balla in mezzo all’oro della sabbia. Donne che sorridono, si
abbracciano, camminano insieme. Così, tra racconto, video e immagini,
l’artista e scrittrice italo-israeliana Shazarahel ha portato la
propria testimonianza sul grande evento che si è svolto in Israele dal
24 settembre al 10 ottobre, con donne che hanno percorso il paese da
sud a nord, da ovest ad est, fino all’arrivo a Gerusalemme, dove il
fiume umano si era ingrossato e risultava ancora più imponente (si
parla di 30000 persone).
Anna Segre, insegnante
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Vincere gli stereotipi
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Qualche
settimana fa mi sono recato in un campo nomadi nei dintorni della mia
città, come parte di un progetto documentario che io e un amico ci
proponiamo di intraprendere a breve tra l’Italia e i Balcani sui Roma e
su altre minoranze. Discorrendo con un sacerdote che vive nel campo
nomadi (totalmente abitato da musulmani) con la sua roulotte da oltre
vent’anni, riflettevamo che per le istituzioni e la società civile un
Rom viene accettato solo se cessa di essere tale. Ciò vale per tutti
coloro che sono etichettati come “diversi” dalla maggioranza, anche
Karl Marx sosteneva nella “questione ebraica” del 1843 che gli ebrei
avrebbero dovuto emanciparsi dall’identità e dalla religione ebraica,
non tenendo in considerazione che questa uguaglianza non sarebbe altro
che assimilazione culturale.
Francesco Moises Bassano
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