Hannah Arendt e Walter Benjamin / L'ANGELO DELLA STORIA / Giuntina
Cocci, errori, ingenuità. E uno spiritello maligno, da favola per
bambini, che ingarbuglia anche le situazioni più semplici. Nelle
pagine, affettuose e appassionate, che Hannah Arendt dedica all'amico
Walter Benjamin, questo grande protagonista intellettuale del Novecento
risalta in tutta la sua umana inadeguatezza. Sempre pronto a fare la
scelta sbagliata, incapace di sbarcare il lunario, nato ricco e ben
presto soffocato da affanni economici, Benjamin sogna un'esistenza
sicura senza poterla mai ottenere. A non voler capire la vita, si
rischia di perderla. A voler perdere la Storia, si rischia di capirla.
Sentirsi fuori posto, sempre e comunque, è del resto un destino comune
a molti pensatori ebrei tedeschi durante i primi decenni del Novecento.
Nati in una casa, quella della cultura germanica, in cui sono ormai
ospiti sgraditi, non riescono a rimetter piede nel vecchio, venerabile
edificio dell'ebraismo.
Giulio Busi,
Il Sole 24 Ore Domenica, 5 novembre 2017
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