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10 Novembre 2017 - 21 Cheshvan 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Ieri ho passato molto tempo a Mea Shearim e dintorni, il quartiere “ultraortodosso” di Gerusalemme, per alcune spese e necessità di ordine religioso: teffilin, mezuzot, talled nuovo, talled vecchio da mettere a posto e forniture per una vita religiosa e piena di benedizioni per un prossimo bar mitzvà, a Dio piacendo.
Per quasi sei ore ho vissuto il quartiere come mai ho fatto nella mia vita: ho parcheggiato dietro un vicolo accanto ad un piccolo mercato lontano dal percorso turistico e pieno, ovviamente, di popolazione locale ben definita nella propria osservanza religiosa e nella propria visione politica del paese.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
direttore
Fondazione CDEC
Partiamo dai dati concreti. Secondo il sondaggio realizzato dall’IPSOS in collaborazione con l’Osservatorio Antisemitismo della Fondazione CDEC l’11% degli italiani è antisemita. Percentuale che potrebbe dirci poco espressa in questi termini, ma che sta a indicare – se si legge bene il rapporto – tutte quelle persone che rispondono sempre invariabilmente in maniera negativa a ogni tipo di questione riguardante gli ebrei e Israele. L’antisemita-tipo in Italia è maschio, è poco istruito, risiede al centro-sud, è collocato politicamente a destra, esprime analoga repulsione verso gli immigrati in genere ed ha opinioni fortemente polarizzate anche su altre questioni. Si tratta di un dato costante.
 
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"Fiducia in Trump"
“Crediamo in Trump per arrivare alla pace tra Israele e Palestina”. È quanto dichiara Riad al Malki, ministro degli Esteri dell’Autorità Nazionale Palestinese, in una intervista alla Stampa. Afferma al Malki: “Durante gli anni di Obama Netanyahu ha fatto il bello e il cattivo tempo, si è divertito. Obama è stato un leader esitante e Netanyahu, contando sull’appoggio del Congresso, lo metteva continuamente in difficoltà. Con Trump è diverso, il nuovo presidente ha il Congresso dalla sua e asseconda Netanyahu ma gli ha fatto anche capire che c’è un limite”. Secondo il ministro, Israele sembra non rendersi conto “che il tempo sta finendo, che siamo come due gemelli siamesi e che lo Stato d’Israele non resisterà ancora a lungo senza la nascita di quello palestinese”.

Non sono cinque ma almeno 50 i morti dell’ultimo naufragio al largo delle coste siciliane. A svelarlo, scrive il Corriere, le testimonianze dei migranti superstiti: 59 persone arrivate a Pozzallo lunedì scorso “dopo il solito viaggio della speranza pagato 400 dollari a testa ai trafficanti di esseri umani”. La ong tedesca Sea Watch e la Guardia costiera libica intanto si accusano a vicenda di non essere intervenute in tempo per i soccorsi. E sui libici, si legge, aleggia anche il sospetto di aver salvato lo scafista (di cui non si hanno notizie).
 
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  davar
qui ferrara - il convegno
Tra bioetica e diritto ebraico

Nuove sfide e nuove risposte
Impegnativi e complessi gli argomenti trattati nella sessione pomeridiana del convegno “Questioni bioetiche e diritto ebraico” che si è tenuto nell’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Ferrara, organizzato con la collaborazione del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah nell’ambito del Corso di Diritto e Religione. Dopo una prima sessione mattutina, presieduta dal rabbino capo della Comunità ebraica di Ferrara, Luciano Caro, in cui a confrontarsi sono stati i rabbini Avraham Steinberg, Riccardo e Gianfranco Di Segni, il pomeriggio moderata e presieduta da Rinaldo Bertolino (Emerito di Diritto Canonico e Diritto Ecclesiastico dell’Università di Torino) si è aperto con un primo spostamento del centro del confronto sui diritti delle religioni e sulla bioetica interculturale, tema dell’intervento del professor Silvio Ferrari, docente dell’Università di Milano. La radicale trasformazione del panorama sociale e culturale, è stato sottolineato. impone riflessioni su temi sino ad ora poco frequentati e che invece ora si impongono con forza per la presenza sul territorio di culture, tradizioni e pratiche prima lontane.
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qui ferrara - la visita del segretario pd
"Meis, un patrimonio italiano"
"Sono proprio curioso di vedere questa struttura!”. Sono passate da poco le 18, quando Matteo Renzi si presenta sull’uscio del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – Meis di Ferrara. E da lì inizia il suo breve ma intenso tour di esplorazione del Museo, con alcuni ciceroni d’eccezione: il ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, il sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani, la direttrice del MEIS, Simonetta Della Seta, e il rabbino capo rav Luciano Caro. Atteso in Via Piangipane da una folta schiera di giornalisti, fotografi e supporter, Renzi è stato condotto innanzitutto davanti al plastico che mostra quale volto avrà il Museo, una volta completato. Proprio lì, Franceschini ha chiarito che “con l’inaugurazione del 13 dicembre si concretizzerà un importante passo avanti nel progetto, avviato ormai quindici anni fa e sul quale il governo, compreso quello di Renzi, ha investito complessivamente 47 milioni di euro".

A tagliare il nastro della mostra sui primi mille anni di presenza ebraica in Italia – ha poi annunciato ufficialmente – sarà il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
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qui roma - Lo studio di sarfatti
Mussolini contro gli ebrei
Era il 10 novembre del 1938 quando il Consiglio dei ministri approva le Leggi Razziste che porteranno gli ebrei italiani ai margini della società. Il preludio a molte sofferenze e difficoltà che di lì a poco seguiranno. La cacciata dalle scuole, dalle università, dalle professioni. L’anticamera, per molte migliaia di loro, alla successiva deportazioni nei campi di sterminio e all’annientamento.
Preziosa, per inquadrare quell’epoca di scelte e di infamie, la decisione dello storico Michele Sarfatti di proporre, proprio in queste settimane, una versione ampliata del saggio Mussolini contro gli ebrei con l’editore Silvio Zamorani. Sottotitolo: cronaca dell’elaborazione delle Leggi del 1938.
“La figura di Mussolini va analizzata e studiata con attenzione, va davvero capita nei suoi pantaloni. Il dittatore fascista fu un essere estremamente pensante, che sviluppava ragionamenti, cambiava idea, rifletteva sulle proprie decisioni. Aveva un fortissimo senso dell’opinione pubblica” ha sottolineato Sarfatti, ospite ieri della Fondazione Museo della Shoah di Roma.
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qui roma - l'incontro
La Genesi secondo Yehoshua
Una conferenza a tema biblico con uno dei maggiori scrittori contemporanei, autore di capolavori come Un divorzio tardivo, L’amante e Il signor Mani. Abraham B. Yehoshua ha incantato il folto pubblico accorso ieri pomeriggio all’Università Gregoriana, per ascoltare la sua lezione dal titolo “Qual è la vera punizione del primo assassino”? La storia di Caino e Abele, una originale lettura del passo della Genesi in cui si consuma il famoso fratricidio.
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melamed - scuola ebraica di roma
Lingua ebraica, venti diplomi
Consegnati a venti studenti, tra i dodici e i diciotto anni, i certificati di lingua ebraica conseguiti al termine del percorso di studi effettuati secondo i programmi della Rothberg International School, la scuola della Hebrew University di Gerusalemme.
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la giornata di studio a bologna
"Tzedakah, dovere sociale"
Giustizia sociale e filantropia nella storia degli ebrei in Italia. È il tema svolto ieri al Museo ebraico di Bologna in occasione di una giornata di studio organizzata con il proposito di onorare la memoria di Styra Campos Goldstein (1922-2016), imprenditrice nel settore import-export di caffè e poi nell’immobiliare, impegnata nel sociale, con particolare attenzione per gli orfani e per la formazione di giovani donne, per illustrare l’idea e la pratica etica della Tzedakàh
"A differenza della Carità, virtù legata alla benevolenza, la Tzedakah è un preciso dovere improntato all’idea di giustizia sociale, che obbliga l’ebreo a donare a tutte le persone bisognose, in particolare vedove e orfani, indipendentemente dalla loro appartenenza. È questo l’imperativo etico che moltissimi ebrei in Italia e nel mondo, e in particolare molte donne ebree, hanno continuato a onorare anche in modo laico” ha sottolineato nel suo intervento il presidente del Museo ebraico Guido Ottolenghi.


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l'anniversario della deportazione
Nove novembre, Firenze ricorda
“Esprimete in maniera forte le vostre opinioni perché è facendo sentire la propria voce al resto del mondo che si può combattere contro le ingiustizie”.
Così l’assessore comunale al Welfare Sara Funaro si è rivolta ai giovani presenti al binario 16 della stazione di Santa Maria Novella, in occasione della cerimonia organizzata in occasione della partenza del primo convoglio di deportati ebrei fiorentini avvenuta il 9 novembre 1943.
Alla commemorazione erano presenti tra gli altri la vicepresidente del Senato Rosa Maria Di Giorgi, il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani, la vicepresidente della Comunità ebraica Daniela Misul, il chazan Umberto Forti, alcuni partigiani, un rappresentante della ACF Fiorentina e una delegazione di alunni della scuola Dino Compagni, che hanno suonato due brani musicali, uno di musica ebraica e uno di musica Kletzmer.


(Foto di Sergio Servi)
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la tavola rotonda a firenze
Trenta anni per Toscana ebraica
Integrazione ed esclusione: il contributo delle minoranze alla vita culturale e sociale toscana. È il tema della tavola rotonda organizzata dalla redazione di Toscana ebraica per il 30esimo anniversario dalla fondazione della rivista. Appuntamento per questa domenica alle 10 nei locali della Comunità ebraica fiorentina.
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pilpul
Uscire d'obbligo
Letture dantesche, approfondimenti tematici su Napoleone Bonaparte, corso di economia civile, educazione alla salute, educazione alla legalità, educazione finanziaria, due o tre conferenze, vari spettacoli teatrali e proiezioni di film dedicate alle scuole, un po’ di concorsi, un po’ di corsi di formazione per insegnanti, oltre naturalmente ai nostri laboratori e alle nostre attività normali: è quanto contenuto nella prima schermata della posta ricevuta al mio indirizzo mail di scuola, che più o meno corrisponde alle mail arrivate nell’ultima settimana. E non è una delle settimane peggiori, anzi, forse è la prima di calma relativa dopo il turbinoso inizio dell’anno scolastico.
A leggerle tutte sul serio non rimarrebbe molto tempo per fare altre cose come correggere compiti o preparare lezioni. E naturalmente non c’è nessuno che in assenza di risposte positive non si senta in diritto di offendersi e di andare in giro a pontificare sulla scarsa sensibilità degli insegnanti su questo o quell’altro tema.


Anna Segre, insegnante
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Incontri dal basso
Un sondaggio pubblicato di recente dall’Israel Democracy Institute ha rivelato che il 58% degli ebrei israeliani sosterrebbero che “gli arabo-israeliani che non riconoscono Israele come patria ebraica dovrebbero perdere il loro diritto di voto”. Quello che per Haaretz è un’altra conferma dell’”intolleranza e della diffidenza ebraico-israeliana nei confronti degli arabi” non dovrebbe in fondo granché sconcertare. Se un sondaggio simile fosse proposto in Francia o in qualunque altro paese, dove la domanda sarebbe per esempio “ritenete che coloro che non riconoscono la Francia come patria dei francesi o la stessa costituzione o storia nazionale abbiano diritto di voto” probabilmente i risultati contrari sarebbero stati anche superiori, senza però l’indignazione di nessuno.

Francesco Moises Bassano
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