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29 novembre 2017 - 11 Kislev 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Giuseppe Momigliano,
rabbino
Il giudizio particolarmente severo che i Maestri danno di Esaù, in tutta la vicenda che lo pone a confronto con il fratello Giacobbe, appare chiaramente influenzato dall’identificazione di questo personaggio con i popoli e le civiltà considerate idealmente sue eredi e propaggini, che avrebbero incarnato valori diametralmente contrari a quelli del popolo d’Israele, fino a tentare di distruggerlo sottomettendolo con crudele violenza. Con tutto ciò, i Maestri non mancano di cogliere anche nel comportamento di Giacobbe verso il fratello degli aspetti critici, evidenziando, tra le pieghe del racconto, delle azioni che lasciano intravvedere delle responsabilità dello stesso patriarca nell’evoluzione così negativa dei rapporti con Esaù. 
 
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Francesco Lucrezi,
storico


Dopo aver scritto il mio commento per oggi, ho appena appreso, alle ore 3 del mattino, che alla signora di cui parlo a seguire è stato vietato l’ingresso nel nostro Paese. Mi stavo accingendo a modificare l’articoletto, quando ho cambiato idea, e ho pensato di presentarlo così come lo avevo scritto, in modo che mi valga da monito e incoraggiamento: mai disperare. Un grazie di cuore alle autorità italiane.
Questo, dunque, il mio (ex) contributo:
Ho esposto più volte, purtroppo, il mio persistente, radicato pessimismo riguardo alla possibilità di una soluzione pacifica e concordata, sia pure in tempi lontani, del conflitto arabo-israeliano. Un conflitto, a mio avviso, che ha una radice, una storia, delle ragioni e dei contendenti completamente diversi da quelli che la maggior parte dei soggetti coinvolti e degli osservatori, in buona o cattiva (o pessima) fede, mostra di voler credere. E ho già spiegato perché ritengo che questa visione profondamente deformata del problema non sia soltanto un difetto di percezione e di analisi, ma anche parte integrante del problema stesso. Se uno è malato di diabete, e il medico continua a consigliargli delle aspirine per l’influenza, è piuttosto difficile che possa guarire.
 
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Da Gerusalemme a Roma,
il Giro d’Italia si presenta
Da Gerusalemme a Roma. È un Giro d’Italia 2018 ricco di significati, che vanno oltre l’aspetto agonistico, quello che si presenta oggi a Milano. Tra i testimonial di questa edizione l’ex ciclista Alberto Contador, che alla Gazzetta dello sport dice: “Soffrirò a guardare il Giro d’Italia da spettatore? Il Giro è sempre stata la corsa che più mi è costato vedere in televisione. Volevo e vorrei esserci sempre”.
Il via il 4 maggio con una cronometro che arriverà davanti alla porta di Giaffa, arrivo a Roma il 27 dello stesso mese. Tra le squadre che dovrebbero ottenere un wild card per partecipare la Israel Cycling Academy, il primo team professionistico israeliano.

Sgominata a Milano una rete di riciclaggio con base in via Padova, che si ipotizza abbia trasferito 100 milioni di euro per conto di gruppi jihadisti. Scrive il dorso locale di Repubblica: “Le indagini del Gico della Guardia di finanza hanno evidenziato come egiziani, siriani e marocchini avrebbero utilizzato il sistema Hawala, che permette il trasferimento di soldi da uno stato all’altro senza movimento di denaro, perché basato sulla fiducia degli operatori e sulla compensazione di crediti e debiti, per far perdere le tracce di milioni di euro provenienti prevalentemente dal traffico di droga, armi ed esseri umani”.

Su Avvenire Massimo Giuliani approfondisce i temi del secondo trattato Berakhot, con cui prosegue l’opera di traduzione dal Talmud Babilonese. Scrive Giuliani a proposito dell’opera, curata dal rav Gianfranco Di Segni e pubblicata dalla casa editrice Giuntina: “Anche se dedicato alle benedizioni, questo trattato talmudico è una vera e propria enciclopedia della fede ebraica, ricca di commenti biblici e di parabole (che i maestri di Israele chiamano aggadot), di precetti specifici e di insegnamenti universali, dove abbondano ardite metafore teologiche”.

In un editoriale sul Corriere Pierluigi Battista parla dei “perseguitati di Serie B”. Come quelli del Darfur, dove ci sono stati 400mila morti e altri due milioni e mezzo di profughi causati dalla ferocia dei ‘janjawid’, le milizie musulmane spalleggiate e foraggiate dal Sudan “di cui nessuno chiede l’isolamento internazionale”. Isolamento che invece viene faziosamente invocato per lo Stato di Israele, sottolinea Battista, “con una lettura distorta e faziosa del dramma palestinese, senza mai peraltro accennare agli oltre 600mila ebrei cacciati dai Paesi arabi dopo la nascita dello Stato di Israele e da quest’ultimo accolti a braccia aperte, a differenza dei profughi palestinesi che hanno avuto vita durissima nei Paesi arabi”.

 
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  davar
a 70 anni dal voto onu sulla risoluzione 181 
Lauder: "Soluzione dei due Stati
ancora possibile e auspicabile"

Il 29 novembre del 1947 le Nazioni Unite approvarono (33 voti a favore, 13 contro e 10 astensioni) la Risoluzione 181 che sanciva la partizione della Palestina mandataria e la nascita di due Stati, uno ebraico e l'altro arabo, assieme a una zona a regime speciale che comprendeva la città di Gerusalemme. Quel voto, a cui si opposero tutti gli Stati arabi, aprì la strada alla nascita dello Stato d'Israele e alla Dichiarazione di Indipendenza del 14 maggio 1948. Una risoluzione storica che il World Jewish Congress e la missione israeliana all'Onu hanno ricordato organizzando a New York un evento nel luogo in cui si tenne la votazione, il Queens Museum, con la partecipazione del vicepresidente Usa Mike Pence. “Gli Stati Uniti sono orgogliosi di aver sostenuto la Risoluzione del 1947”, ha detto Pence, porgendo poi ai presenti i saluti del Presidente Donald Trump. “Mi ha chiesto di essere qui oggi per esprimere il nostro apprezzamento a tutti coloro che sostengono il popolo ebraico. Il Presidente mi ha consegnato un messaggio semplice: sotto la nostra amministrazione, l'America sarà sempre con Israele”, ha affermato Pence, sottolineando l'impegno di Washington contro chi all'interno delle Nazioni Unite lavora per colpire Israele (“I giorni in cui Israele veniva presa di mira dalle Nazioni Unite sono finiti”, ha detto il vicepresidente). E riguardo al trattamento riservato a Israele all'Onu ha parlato anche il Presidente del World Jewish Congress Ronald S. Lauder (nell'immagine con Pence), sottolineando la necessità di fermare chi vuole usare l'organizzazione internazionale come arma contro il paese. “La mia speranza, il mio desiderio più forte, è che invece di usare questa organizzazione per esprimere voti basati su menzogne politiche e inganni, i paesi facciano effettivamente ciò che è giusto. Possono usare Israele come punto di riferimento”, ha ribadito Lauder, dicendo poi di essere ottimista sulla fattibilità di raggiungere la soluzione dei due Stati tra israeliani e palestinesi. “Israele non ha mai negato il diritto degli arabi palestinesi alla loro sovranità. Eppure siamo qui oggi ancora a sognare che due popoli, ebrei e arabi, vivano insieme in pace. Credo che in questo momento, e contro ogni statistica, una soluzione a due Stati sia in realtà possibile”, le parole del Presidente Lauder.
“Il presidente Trump si impegna a portare finalmente la pace sul conflitto israelo-palestinese. - la promessa di Pence - E mentre il compromesso sarà necessario, potete stare tranquilli: il presidente Trump non comprometterà mai la sicurezza e l'incolumità dello Stato ebraico di Israele".
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qui roma - la rappresentante ue 
"La definizione di antisemitismo,
Italia adotti quella dell'Ihra"

Si è svolto ieri, nella Sala del Consiglio della Comunità ebraica di Roma, un incontro con Katharina von Schnurbein, Coordinatrice per il contrasto all’antisemitismo in seno alla Commissione Europea.
Di nazionalità tedesca, funzionario di alto profilo, dal dicembre 2015 von Schnurbein si occupa del monitoraggio e della lotta al pregiudizio antiebraico in Europa, dal dilagare di pagine social con contenuti razzisti e antisemiti alle varie manifestazioni di antisionismo e di pregiudizio contro lo Stato d’Israele.
A dialogare con von Schnurbein, la presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello e l’ex presidente del Bené Berith Europe Daniel Citone, impegnato per la stessa associazione in diverse missioni presso Istituzioni europee.
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dopo i fatti di como e monza
Lombardia, vergogna neofascista
"L'irruzione di un gruppo di naziskin in un centro che si occupa di assistenza ai migranti, avvenuta l'altra sera a Como, durante la riunione, imponendo la propria presenza senza alcun timore o tremore è un fatto che suscita orrore e indignazione. Ora non suona più solo il campanello d'allarme come ma una campana che deve chiamare a raccolta. Movimenti neofascisti e neonazisti che alzano la testa, cercano visibilità e legittimazione pubblica, intimando a chi si prodiga per il bene altrui di cessare ogni opera è un fatto gravissimo. Alle istituzioni il compito di fermarli nei modi più efficaci e immediati". A sottolinearlo in una nota, la Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. Sempre in Lombardia poi il presidente dell'Anpi Milano ha denunciato, definendola “inaccettabile”, la decisione del Comune di Monza di dare il patrocinio “ad una iniziativa - banchetto natalizio previsto per sabato 2 dicembre 2017 - dell'associazione Bran.co, diretta emanazione di Lealtà e Azione, l'organizzazione neofascista che si ispira al pensiero di Leon Degrelle, ufficiale delle Waffen SS e di Corneliu Codreanu, fondatore della Guardia di Ferro rumena, movimento antisemita degli anni trenta".

qui roma
La lotta ai discorsi d'odio
Un incontro dal titolo “Violent extremism, hate speeches. Nuove forme di antisemitismo”, ha avuto luogo ieri pomeriggio presso il Centro Studi Americani, organizzato dal Bené Berith Roma per parlare di temi caldi quali le nuove manifestazioni di antisemitismo, a partire dal web per arrivare al pregiudizio anti-israeliano e ai processi di radicalizzazione, in cui è presente anche una forte componente di odio per Israele.
In cattedra studiosi, esponenti della società civile e rappresentati delle istituzioni, tra i quali l’ex ministro e ambasciatore in Israele e Stati Uniti Giulio Terzi di Sant’Agata, la giornalista ed esponente del Jerusalem Center for Public Affairs Fiamma Nirenstein, il docente di sociologia dell’Università di Firenze Edoardo Tabasso, l’avvocato Alessandro Luzon. A introdurre l’incontro, il direttore del Centro Studi Americani Paolo Messa e il presidente del Bené Berith Roma Federico Ascarelli.
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pilpul
Ticketless - Da Balfour a Brexit
Lo scandalo che ha coinvolto una ministra inglese costretta a dimettersi per via di un suo dialogo fuori protocollo con il governo israeliano ha coinciso con il ricordo della dichiarazione Balfour e mi ha fatto tornare alla mente un tema, gli ebrei e gli inglesi, importante nel Novecento per la storia del sionismo, ma non solo. Il legame va cercato nel lungo periodo del mandato britannico. Quando studente digiuno di storia feci prima un viaggio a Tel Aviv poi a Londra rimasi colpito dalla stretta vicinanza delle architetture, di una certa somiglianza, formale e sostanziale, dei pensieri.

Alberto Cavaglion
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