Giuseppe Momigliano,
rabbino
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Il
giudizio particolarmente severo che i Maestri danno di Esaù, in tutta
la vicenda che lo pone a confronto con il fratello Giacobbe, appare
chiaramente influenzato dall’identificazione di questo personaggio con
i popoli e le civiltà considerate idealmente sue eredi e propaggini,
che avrebbero incarnato valori diametralmente contrari a quelli del
popolo d’Israele, fino a tentare di distruggerlo sottomettendolo con
crudele violenza. Con tutto ciò, i Maestri non mancano di cogliere
anche nel comportamento di Giacobbe verso il fratello degli aspetti
critici, evidenziando, tra le pieghe del racconto, delle azioni che
lasciano intravvedere delle responsabilità dello stesso patriarca
nell’evoluzione così negativa dei rapporti con Esaù.
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Francesco Lucrezi,
storico
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Dopo
aver scritto il mio commento per oggi, ho appena appreso, alle ore 3
del mattino, che alla signora di cui parlo a seguire è stato vietato
l’ingresso nel nostro Paese. Mi stavo accingendo a modificare
l’articoletto, quando ho cambiato idea, e ho pensato di presentarlo
così come lo avevo scritto, in modo che mi valga da monito e
incoraggiamento: mai disperare. Un grazie di cuore alle autorità
italiane.
Questo, dunque, il mio (ex) contributo:
Ho esposto più volte, purtroppo, il mio persistente, radicato
pessimismo riguardo alla possibilità di una soluzione pacifica e
concordata, sia pure in tempi lontani, del conflitto arabo-israeliano.
Un conflitto, a mio avviso, che ha una radice, una storia, delle
ragioni e dei contendenti completamente diversi da quelli che la
maggior parte dei soggetti coinvolti e degli osservatori, in buona o
cattiva (o pessima) fede, mostra di voler credere. E ho già spiegato
perché ritengo che questa visione profondamente deformata del problema
non sia soltanto un difetto di percezione e di analisi, ma anche parte
integrante del problema stesso. Se uno è malato di diabete, e il medico
continua a consigliargli delle aspirine per l’influenza, è piuttosto
difficile che possa guarire.
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Da Gerusalemme a Roma,
il Giro d’Italia si presenta
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Da
Gerusalemme a Roma. È un Giro d’Italia 2018 ricco di significati, che
vanno oltre l’aspetto agonistico, quello che si presenta oggi a Milano.
Tra i testimonial di questa edizione l’ex ciclista Alberto Contador,
che alla Gazzetta dello sport dice: “Soffrirò a guardare il Giro
d’Italia da spettatore? Il Giro è sempre stata la corsa che più mi è
costato vedere in televisione. Volevo e vorrei esserci sempre”.
Il via il 4 maggio con una cronometro che arriverà davanti alla porta
di Giaffa, arrivo a Roma il 27 dello stesso mese. Tra le squadre che
dovrebbero ottenere un wild card per partecipare la Israel Cycling
Academy, il primo team professionistico israeliano.
Sgominata a Milano una rete di riciclaggio con base in via Padova, che
si ipotizza abbia trasferito 100 milioni di euro per conto di gruppi
jihadisti. Scrive il dorso locale di Repubblica: “Le indagini del Gico
della Guardia di finanza hanno evidenziato come egiziani, siriani e
marocchini avrebbero utilizzato il sistema Hawala, che permette il
trasferimento di soldi da uno stato all’altro senza movimento di
denaro, perché basato sulla fiducia degli operatori e sulla
compensazione di crediti e debiti, per far perdere le tracce di milioni
di euro provenienti prevalentemente dal traffico di droga, armi ed
esseri umani”.
Su Avvenire Massimo Giuliani approfondisce i temi del secondo trattato
Berakhot, con cui prosegue l’opera di traduzione dal Talmud Babilonese.
Scrive Giuliani a proposito dell’opera, curata dal rav Gianfranco Di
Segni e pubblicata dalla casa editrice Giuntina: “Anche se dedicato
alle benedizioni, questo trattato talmudico è una vera e propria
enciclopedia della fede ebraica, ricca di commenti biblici e di
parabole (che i maestri di Israele chiamano aggadot), di precetti
specifici e di insegnamenti universali, dove abbondano ardite metafore
teologiche”.
In un editoriale sul Corriere Pierluigi Battista parla dei
“perseguitati di Serie B”. Come quelli del Darfur, dove ci sono stati
400mila morti e altri due milioni e mezzo di profughi causati dalla
ferocia dei ‘janjawid’, le milizie musulmane spalleggiate e foraggiate
dal Sudan “di cui nessuno chiede l’isolamento internazionale”.
Isolamento che invece viene faziosamente invocato per lo Stato di
Israele, sottolinea Battista, “con una lettura distorta e faziosa del
dramma palestinese, senza mai peraltro accennare agli oltre 600mila
ebrei cacciati dai Paesi arabi dopo la nascita dello Stato di Israele e
da quest’ultimo accolti a braccia aperte, a differenza dei profughi
palestinesi che hanno avuto vita durissima nei Paesi arabi”.
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a 70 anni dal voto onu sulla risoluzione 181
Lauder: "Soluzione dei due Stati
ancora possibile e auspicabile"
Il
29 novembre del 1947 le Nazioni Unite approvarono (33 voti a favore, 13
contro e 10 astensioni) la Risoluzione 181 che sanciva la partizione
della Palestina mandataria e la nascita di due Stati, uno ebraico e
l'altro arabo, assieme a una zona a regime speciale che comprendeva la
città di Gerusalemme. Quel voto, a cui si opposero tutti gli Stati
arabi, aprì la strada alla nascita dello Stato d'Israele e alla
Dichiarazione di Indipendenza del 14 maggio 1948. Una risoluzione
storica che il World Jewish Congress e la missione israeliana all'Onu
hanno ricordato organizzando a New York un evento nel luogo in cui si
tenne la votazione, il Queens Museum, con la partecipazione del
vicepresidente Usa Mike Pence. “Gli Stati Uniti sono orgogliosi di aver
sostenuto la Risoluzione del 1947”, ha detto Pence, porgendo poi ai
presenti i saluti del Presidente Donald Trump. “Mi ha chiesto di essere
qui oggi per esprimere il nostro apprezzamento a tutti coloro che
sostengono il popolo ebraico. Il Presidente mi ha consegnato un
messaggio semplice: sotto la nostra amministrazione, l'America sarà
sempre con Israele”, ha affermato Pence, sottolineando l'impegno di
Washington contro chi all'interno delle Nazioni Unite lavora per
colpire Israele (“I giorni in cui Israele veniva presa di mira dalle
Nazioni Unite sono finiti”, ha detto il vicepresidente). E riguardo al
trattamento riservato a Israele all'Onu ha parlato anche il Presidente
del World Jewish Congress Ronald S. Lauder (nell'immagine con Pence),
sottolineando la necessità di fermare chi vuole usare l'organizzazione
internazionale come arma contro il paese. “La mia speranza, il mio
desiderio più forte, è che invece di usare questa organizzazione per
esprimere voti basati su menzogne politiche e inganni, i paesi facciano
effettivamente ciò che è giusto. Possono usare Israele come punto di
riferimento”, ha ribadito Lauder, dicendo poi di essere ottimista sulla
fattibilità di raggiungere la soluzione dei due Stati tra israeliani e
palestinesi. “Israele non ha mai negato il diritto degli arabi
palestinesi alla loro sovranità. Eppure siamo qui oggi ancora a sognare
che due popoli, ebrei e arabi, vivano insieme in pace. Credo che in
questo momento, e contro ogni statistica, una soluzione a due Stati sia
in realtà possibile”, le parole del Presidente Lauder.
“Il presidente Trump
si impegna a portare finalmente la pace sul conflitto
israelo-palestinese. - la promessa di Pence - E mentre il compromesso
sarà necessario, potete stare tranquilli: il presidente Trump non
comprometterà mai la sicurezza e l'incolumità dello Stato ebraico di
Israele". Leggi
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dopo i fatti di como e monza
Lombardia, vergogna neofascista
"L'irruzione
di un gruppo di naziskin in un centro che si occupa di assistenza ai
migranti, avvenuta l'altra sera a Como, durante la riunione, imponendo
la propria presenza senza alcun timore o tremore è un fatto che suscita
orrore e indignazione. Ora non suona più solo il campanello d'allarme
come ma una campana che deve chiamare a raccolta. Movimenti neofascisti
e neonazisti che alzano la testa, cercano visibilità e legittimazione
pubblica, intimando a chi si prodiga per il bene altrui di cessare ogni
opera è un fatto gravissimo. Alle istituzioni il compito di fermarli
nei modi più efficaci e immediati". A sottolinearlo in una nota, la
Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni.
Sempre in Lombardia poi il presidente dell'Anpi Milano ha denunciato,
definendola “inaccettabile”, la decisione del Comune di Monza di dare
il patrocinio “ad una iniziativa - banchetto natalizio previsto per
sabato 2 dicembre 2017 - dell'associazione Bran.co, diretta emanazione
di Lealtà e Azione, l'organizzazione neofascista che si ispira al
pensiero di Leon Degrelle, ufficiale delle Waffen SS e di Corneliu
Codreanu, fondatore della Guardia di Ferro rumena, movimento antisemita
degli anni trenta".
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qui roma
La lotta ai discorsi d'odio
Un
incontro dal titolo “Violent extremism, hate speeches. Nuove forme di
antisemitismo”, ha avuto luogo ieri pomeriggio presso il Centro Studi
Americani, organizzato dal Bené Berith Roma per parlare di temi caldi
quali le nuove manifestazioni di antisemitismo, a partire dal web per
arrivare al pregiudizio anti-israeliano e ai processi di
radicalizzazione, in cui è presente anche una forte componente di odio
per Israele.
In cattedra studiosi, esponenti della società civile e rappresentati
delle istituzioni, tra i quali l’ex ministro e ambasciatore in Israele
e Stati Uniti Giulio Terzi di Sant’Agata, la giornalista ed esponente
del Jerusalem Center for Public Affairs Fiamma Nirenstein, il docente
di sociologia dell’Università di Firenze Edoardo Tabasso, l’avvocato
Alessandro Luzon. A introdurre l’incontro, il direttore del Centro
Studi Americani Paolo Messa e il presidente del Bené Berith Roma
Federico Ascarelli. Leggi
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Ticketless - Da Balfour a Brexit |
Lo
scandalo che ha coinvolto una ministra inglese costretta a dimettersi
per via di un suo dialogo fuori protocollo con il governo israeliano ha
coinciso con il ricordo della dichiarazione Balfour e mi ha fatto
tornare alla mente un tema, gli ebrei e gli inglesi, importante nel
Novecento per la storia del sionismo, ma non solo. Il legame va cercato
nel lungo periodo del mandato britannico. Quando studente digiuno di
storia feci prima un viaggio a Tel Aviv poi a Londra rimasi colpito
dalla stretta vicinanza delle architetture, di una certa somiglianza,
formale e sostanziale, dei pensieri.
Alberto Cavaglion
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