La lotta ai discorsi d’odio

20171128_180536Un incontro dal titolo “Violent extremism, hate speeches. Nuove forme di antisemitismo”, ha avuto luogo ieri pomeriggio presso il Centro Studi Americani, organizzato dal Bené Berith Roma per parlare di temi caldi quali le nuove manifestazioni di antisemitismo, a partire dal web per arrivare al pregiudizio anti-israeliano e ai processi di radicalizzazione, in cui è presente anche una forte componente di odio per Israele.
In cattedra studiosi, esponenti della società civile e rappresentati delle istituzioni, tra i quali l’ex ministro e ambasciatore in Israele e Stati Uniti Giulio Terzi di Sant’Agata, la giornalista ed esponente del Jerusalem Center for Public Affairs Fiamma Nirenstein, il docente di sociologia dell’Università di Firenze Edoardo Tabasso, l’avvocato Alessandro Luzon. A introdurre l’incontro, il direttore del Centro Studi Americani Paolo Messa e il presidente del Bené Berith Roma Federico Ascarelli.
Tra le posizioni espresse, la preoccupazione di Terzi di Sant’Agata per il “patto con l’Islam” siglato dal ministero dell’Interno con associazioni islamiche, alcune delle quali fanno riferimento alla fratellanza musulmana, con posizioni dichiaratamente antisioniste. Terzi di Sant’Agata ha riportato inoltre i risultati di un sondaggio condotto tra i musulmani italiani, in cui si è evidenziata una diffusa componente di pregiudizio anti-Israele, e la persistenza di vecchi stereotipi e pregiudizi antiebraici. Fenomeni che dovrebbero indurre a riflettere e a usare cautela nel relazionarsi con certe componenti dell’Islam italiano.
Per Fiamma Nirenstein, l’antisemitismo è stato il motore della seconda guerra mondiale, e oggi è il motore del terrorismo internazionale. Un veleno presente a molti livelli, il meno preoccupante dei quali è rappresentato, paradossalmente, dagli ignoranti che urlano slogan razzisti e violenti negli stadi, mentre nelle Istituzioni internazionali, a partire dall’Unesco, si nega il legame stesso del popolo ebraico con Gerusalemme. Per tentare di salvare la situazione, secondo Nirenstein, è necessario contrastare in primis questo genere di antisemitismo, che si nutre di antisionismo.