Se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui

  3 Dicembre 2017 - 15 Kislev 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Jonathan Sacks, rabbino
Se vi trovate in difficoltà con la fede, tenete conto che siete in ottima compagnia: Giacobbe-Israele, padre di tutti noi.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Ieri e oggi ad Asti molti amici hanno ricordato Paolo De Benedetti a un anno alla morte. Per me ascoltarlo, oltreché leggerlo, è stato scoprire che il pensiero è profondo quando con parole semplici si aprono porte su nuovi significati. Perché il senso delle parole è come l’utopia: fai un passo pensando di agguantare il significato delle cose e quello si sposta.
A differenza del sogno, che marca la distanza, senza colmarla, tra ciò che c’è e ciò che non c’è, l’utopia è lo stimolo che ci fa camminare per tentare di annullare quella distanza.
 
Il Reich in caserma
Ci potrebbero essere conseguenze penali per l’iniziativa di un carabiniere, che ha esposto un vessillo del Reich dentro una delle stanze della caserma Baldissera di Firenze. Notizia che è diventata virale dopo la pubblicazione di un video su un sito locale (www.ilsitodifirenze.it). “Poco dopo la pubblicazione – scrive Repubblica – l’Arma ha spiegato che in quella stanza alloggiano quattro carabinieri del sesto battaglione. Uno solo di loro, già individuato, è considerato responsabile e contro di lui è stato avviato un procedimento disciplinare”. La ministra della Difesa Roberta Pinotti ha parlato di episodio “vergognoso” e chiesto al comandante dell’Arma, generale Tullio Del Sette, “chiarimenti rapidi e provvedimenti rigorosi”.

L’ex segretario del Pd Walter Veltroni in un’intervista con Repubblica afferma: “Ci sono momenti della storia in cui i cittadini non possono essere spettatori ma devono mobilitarsi con volontà e coscienza. La bandiera nazista nella caserma dei carabinieri dimostra che dobbiamo vigilare anche su chi la democrazia dovrebbe difenderla”. Ammette inoltre Veltroni: “Nutro una profonda inquietudine sul futuro della democrazia. Si stanno creando condizioni politiche e persino antropologiche per le quali la più grande conquista del Novecento, costata il sangue di Auschwitz e la prova dei gulag, e cioè la democrazia, può essere rimessa in discussione”.

Possibile futuro politico (con Fratelli d’Italia) per Caio Giulio Cesare Mussolini, 50 anni, manager di Finmeccanica e bisnipote di Benito. Al Corriere che gli chiede cosa pensa di chi si dichiara ancora fascista, come CasaPound o i naziskin, Mussolini risponde: “Non sono molto addentro. Di certo rappresentano più una minaccia all’ordine pubblico i centri sociali. Il fascismo è un periodo chiuso”.

Mentre Björn Höcke, controverso capo di Alternative für Deutschland in Turingia, a Repubblica nega di essere un sostenitore di Hitler e di aver definito il Memoriale della Shoah di Berlino “una vergogna”. Afferma Höcke: “Forse a volte non mi sono espresso con sufficiente chiarezza, in passato. E ogni politico ha il dovere di essere limpido. Ma ho pagato per i miei errori. Forse ho persino fatto delle cose poco sagge. Ma quelle accuse di nazismo non sono vere”.
 
Leggi

  davar
la riunione ucei in corso a roma
Bilancio 2018 e nuovi impegni,

il Consiglio cerca la strada
Ventiquattro voti favorevoli, cinque contrari e un significativo numero di astenuti per il Bilancio preventivo 2018 dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Dopo un lungo e articolato confronto il Consiglio dell’Unione, riunitosi a Roma, si è espresso sul documento con l’impegno – previsto da una specifica mozione – di affidare alla Commissione Bilancio la redazione di una proposta finanziaria più articolata e utile a definire l’assestamento del bilancio stesso nella chiave strategica di avviare nell’arco di un triennio una ampia ristrutturazione della massima istituzione dell’ebraismo italiano. Il piano sarà presentato alla Giunta dell’Unione e poi discusso in un Consiglio straordinario che sarà convocato entro febbraio 2018.
La Giunta dovrà anche provvedere al reintegro dell’incarico di assessore al Bilancio, dopo la decisione del consigliere Guido Guetta di rassegnare le proprie dimissioni. All’organo direttivo dell’Unione – secondo quanto deciso oggi dall’assise dell’ebraismo italiano – parteciperanno anche gli assessori esterni alle Giunta, Jacqueline Fellus (Casherut), David Meghnagi (Cultura) e Giacomo Moscati (Rapporti internazionali). Nel corso della riunione odierna del Consiglio sono stati anche approvati alcuni dei progetti elaborati dalle diverse Commissioni di lavoro.
I lavori dell’assise sono poi continuati con un momento di riflessione dedicato ai trent’anni dall’Intesa stipulata con lo Stato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Un appuntamento nato nella consapevolezza che gli anni Ottanta sono stati testimoni, nel nostro Paese, di una svolta decisiva nella storia dei rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose. E questo perché dopo un quarantennio dall’entrata in vigore una parte assai importante della Costituzione repubblicana, fino ad allora rimasta confinata sul piano dei principi, ha trovato finalmente attuazione sul piano sostanziale, con nuove e più solide basi del diritto di libertà religiosa delle confessioni di minoranza. A testimoniarlo alcuni qualificati esperti, invitati a parlare dopo una introduzione del vicepresidente UCEI Giulio Disegni: nell’ordine Francesco Margiotta Broglio (“All’origine dell’Intesa”); Dario Tedeschi (“Storia di un’Intesa”); Roberto Mazzola (“L’intesa con l’UCEI, un modello per il futuro?); Giorgio Sacerdoti (“Trent’anni dopo l’Intesa: un negoziato che ha portato alla pari dignità”).


Leggi

jciak 
Torino Film Festival 2017,

triplice vittoria per Israele
"Ho una propensione per le commedie romantiche eccentriche, sebbene detesti le storie d’amore e sia terribilmente cinico”. Si racconta così Ram Nehari, il regista israeliano che con il suo primo lungometraggio ha vinto il premio maggiore al Torino Film Festival. E il suo “Al tishkechi oti”, o “Don’t forget me”, coproduzione di Israele, Francia e Germania, ha vinto anche il premio alla miglior attrice, Moon Shavit – che lo condivide ex aequo con la britannica Emily Beecham, protagonista di “Daphne” di Peter Mackie Burns – e al miglior attore, Nitai Gvirtz.
E non solo: al film sono stati assegnati anche il Premio Avanti e la menzione speciale della giuria Interfedi, promossa dalla Chiesa Valdese e dalla Comunità ebraica di Torino, con il patrocinio del Comitato Interfedi della Città di Torino, composta da Carlotta Monge, Anna Segre e Beppe Valperga perché “sottolinea magistralmente l’incontro tra due situazioni di disagio, con un’ottima interpretazione”. Un successo che arriva dopo un apparente calo della cinematografia israeliana, che dopo anni di successi pareva aver perso un po’ del suo smalto: due soli cortometraggi presenti a Locarno – di cui uno premiato – e sette film molto interessanti ma non premiati a Venezia, poca cosa rispetto alle scorse edizioni.


Leggi

qui torino - la mostra
Olivetti, la vita e i progetti
Inaugurata nei locali del tempio piccolo della Comunità ebraica di Torino la mostra in ricordo di Giorgio Olivetti, ingegnere e architetto, ad un anno dalla sua scomparsa. Non poteva che essere rinominata “sinagoga sotterranea” a fare da cornice alla sinagoga che venne progetta dallo stesso Olivetti e inaugurata nel dicembre del 1970, assieme ad altri due importanti locali della Comunità, il Centro Sociale e la Sala Adei: tre spazi di aggregazione fondamentali per lo svolgimento delle attività comunitarie, da quelle liturgiche a quelle culturali.
Le installazioni, la scelta dei disegni, degli schizzi e delle fotografie sono stati curati dalla storica dell’arte Lucetta Levi Momigliano, da Lia Montel Tagliacozzo per l’Archivio Terracini, dall’architetto e collaboratore di Olivetti, Avi Reich, sotto la supervisione di Elena Dellapiana, professore associato di Storia dell’architettura e del design al Politecnico di Torino. Contributo per le installazioni multimediali di David Terracini.


Alice Fubini
Leggi


la commemorazione
Venezia, sei luci per la Memoria
Si è svolta questa mattina la commemorazione degli ebrei veneziani deportati sotto il nazifascismo. Prima la preghiera alla sinagoga levantina con il limmud del rabbino capo rav Scialom Bahbout, “l’Ani Ma’amin” e poi i sei lumi posti sul memoriale della Shoah in campo di Ghetto Nuovo in ricordo di altrettanti milioni di ebrei deportati e sterminati nei campi di concentramento, vittime di una barbarie inaudita.
Furono più di 200 le persone deportate a partire dal 5 dicembre 1943, quando il questore Cordova comandò di eseguire l’immediato arresto degli ebrei: gli uomini vennero tradotti al carcere di Santa Maria Maggiore, le donne alla Giudecca, e i bambini al centro minorenni. Nulla riuscì a fermare la scelleratezza dei rastrellamenti che non risparmiarono neppure i vecchi e i malati ricoverati negli ospedali cittadini, deportati nella Risiera di San Sabba. Non servirono a nulla neppure i sacrifici di uomini d’onore come il presidente della Comunità Giuseppe Jona che a settembre di quell’anno si era suicidato pur di non consegnare la lista degli iscritti alla comunità israelitica.

Michael Calimani


pilpul

Weizmann e la Dichiarazione
Nel 1917 per il movimento sionista l’obiettivo fondamentale era di arrivare ad un suo pieno riconoscimento politico e diplomatico da parte dei maggiori attori presenti nello scenario internazionale, così come delle istanze che portava avanti, a partire dal radicamento del nuovo Yishuv, l’insediamento. Ciò tanto più dal momento che si era consolidata la presenza britannica nella regione mediorientale, con il parallelo declino prima e la scomparsa poi dell’Impero ottomano. Chi e meglio di molti altri si adoperò in tale senso, per tutta la durata della sua esistenza, fu Chaim Weizmann. Che di fatto fu il vero regista, per parte ebraica, della Dichiarazione Balfour, resa pubblica il 2 novembre del 1917, con la quale si manifestava la posizione inglese riguardo alle rivendicazioni sioniste, affermando che: «Il governo di Sua Maestà guarda con favore allo stabilirsi in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico [«a national home for the Jewish people»], e si adopererà attivamente per facilitare il raggiungimento di questo scopo [«and will use their best endeavours to facilitate the achievement of this object»]». Nato a Motal nel 1874, parte dell’allora Impero russo, scienziato di talento, dopo avere studiato chimica in Germania e Svizzera ed avere quindi conseguito un dottorato, iniziò a insegnare all’Università di Manchester, divenendo infine nel 1910 cittadino britannico. Il suo impegno come responsabile dei laboratori dell’Ammiragliato britannico nel corso della Prima guerra mondiale, dove sviluppò gli studi sugli esplosivi, consolidò il capitale di credibilità che aveva maturato nei confronti delle autorità britanniche. Parallelamente a ciò, Weizmann era andato sviluppando un’intensa azione politica, divenendo ben presto l’esponente più in vista della componente liberale del movimento sionista. Come tale, ne rappresentava gli interessi anche nel Regno Unito, dinanzi ad una comunità ebraica locale invece perlopiù perplessa, se non ostile, all’ipotesi della costituzione di un’entità politica nazionale indipendente, vista infatti come un potenziale ostacolo ai percorsi di emancipazione e d’integrazione dei correligionari britannici.

Claudio Vercelli
Leggi


moked è il portale dell'ebraismo italiano
Seguici su  FACEBOOK  TWITTER
Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.