Se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui

8 dicembre 2017 - 20 Kislev 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
La questione della capitale non è mai stata di facile soluzione ed ha sempre portato con sé un carico di tensioni internazionali, mancati riconoscimenti, ipocrisie ed azioni diplomatiche che andrebbero analizzate una ad una per avere un quadro completo della realtà della nostra capitale. Prima di ogni cosa dovremmo comprendere l’atteggiamento degli Stati europei che pur non riconoscendo l’azione del nostro paese, di fatto, lo accettano ed apprezzano che esso abbia fatto ogni sforzo per evitare uno spargimento di sangue e per aver garantito alle minoranze presenti in città una piena autonomia, privilegi e diritti. Purtroppo la reazione di queste stesse minoranze non è stata di collaborazione, né di presa di coscienza dell’avvenuta azione militare che come tale è legittima nella sua essenza di conquista territoriale e liberazione dei quartieri della città che non possono non far parte della nostra millenaria capitale.
 
Leggi

Gadi
Luzzatto
Voghera,
direttore
Fondazione CDEC
Molti fra i giovani, “abbandonati dalla borghesia, incompresi dal mondo della cultura ufficiale rientrarono in se stessi e si appassionarono alla loro azione personale […] ritornarono violentemente alle idee tradizionali, a quelle che rappresentavano una rispettabile somma di esperienza storica e riaffermarono energicamente la Nazione come valore unico, eterno, supremo” (Mario Missiroli, Il fascismo e la crisi italiana, Bologna 1921, p,17). Si tratta di uno sguardo contemporaneo estremamente lucido sulle dinamiche che condussero molti giovani negli anni della crisi 1919-1920 ad abbracciare quello che sarà l’inizio dello squadrismo fascista. Enzo Sereni nel 1939 ripensava dalla Palestina alle Origini del Fascismo (La Nuova Italia, Firenze 1998) e commentava questa valutazione con sguardo disincantato: “In nome della nazione si chiedeva ora loro di sfaldare il proletariato ‘antinazionale’. Essi accettano il compito come missione, senza spesso essere coscienti delle forze che li spingono e li guidano”. Quanto delle tensioni che si vivono oggi nella società italiana e in quelle europee vede la sua origine in quegli anni? E quanto allarmanti sono i segnali che ci provengono nel costituirsi di gruppi estremistici che apertamente si rifanno a quegli anni e a quelle dinamiche ideologiche?
 
Hamas vuole l'Intifada
Giornata di scontri e tensione ieri in Cisgiordania. Decine di feriti, mentre Hamas chiama a raccolta i palestinesi reclamando la necessità di una nuova Intifada. E da Gaza i terroristi islamici al governo della Striscia lanciano razzi Kassam verso Israele. “Cosa capiterà nelle prossime ore? È possibile una terza Intifada, dopo quella ‘delle pietre’ nel 1987 e quella ‘delle bombe’ agli inizi dello scorso decennio? Tante volte negli ultimi anni israeliani e palestinesi si sono posti queste domande. E ora, come nel passato, le risposte restano estremamente variegate. Certamente – scrive il Corriere – le piazze di Cisgiordania e Gaza sono in subbuglio”.
Molto sollecitati, in queste ore, autori e scrittori israeliani. Assaf Gavron a Repubblica dice: “II riconoscimento di Gerusalemme capitale da parte di un presidente razzista e che ha strizzato l’occhio a gruppi neonazisti come Donald Trump era proprio l’ultima cosa che a noi israeliani serviva”. Più cauto Amos Oz, che al Corriere dice: “Non ho ben compreso i motivi che hanno spinto Donald Trump a fare questa dichiarazione su Gerusalemme. Non capisco se è dettata più da considerazioni di ordine internazionale, oppure di politica interna americana”.
Diversa la posizione di Fiamma Nirenstein, che sul Giornale riflette: “La minaccia nazionale e internazionale sembrano essere le uniche parola che i palestinesi conoscano. Ma è stata la continua strategia della minaccia, del sostegno alla delegittimazione e al terrorismo, che ha finalmente portato alla svolta del riconoscimento di Gerusalemme”. Mentre Claudio Cerasa, direttore del Foglio, propone di fare di Israele un “patrimonio dell’umanità”.

Sì alla sospensione cautelare dei gruppi neofascisti. A proporre questa nuova norma è il ministro della Giustizia Andrea Orlando. “Il giro di vite è previsto per la prossima seduta del Consiglio dei ministri. Un’accelerazione per rendere più fluida la normativa che, superando la tortuosità e le lungaggini del percorso giudiziario-processuale – si legge su Repubblica – permetta di arrivare in tempi brevi allo scioglimento dei gruppi neofascisti e neonazisti”.
 
Leggi

  davar
hamas punta su una nuova intifada
Israele, venerdì ad alta tensione

'La violenza non sarà tollerata'
Livello di sicurezza altissimo in Israele dopo che diversi movimenti palestinesi hanno chiesto di trasformare questo venerdì nel “giorno della rabbia”. Dopo gli scontri di ieri in Cisgiordania legati alle proteste dei palestinesi per la scelta del presidente Donald Trump di riconoscere Gerusalemme capitale d’Israele, le autorità israeliane hanno aumentato sia nei territori sia nella stessa Gerusalemme il dispiegamento di forze, come ha annunciato Micky Rosenfeld, portavoce della polizia israeliana. Rosenfeld ha anche spiegato che non sono state poste limitazioni di età per la preghiera del venerdì alla Spianata delle moschee, un provvedimento preventivo preso in passato per contrastare eventuali scontri con i palestinesi. “La polizia – ha detto Rosenfeld – pronta a rispondere alle proteste se necessario”.
In Cisgiordania nelle scorse ore Israele ha schierato centinaia di soldati per fronteggiare la violenza palestinese, mossa dall’emotività e istigata dalla sua leadership in seguito al discorso di Trump. Manifestanti hanno incendiato copertoni e lanciato sassi contro polizia e militari israeliani. Nella Striscia di Gaza, gruppi di palestinesi hanno lanciato pietre contro il reticolato che circonda la Striscia e il movimento terroristico di Hamas – che controlla l’enclave – ha invocato una nuova intifada e annunciato per oggi il citato “giorno della rabbia”.

(L'immagine è della Reuters)
Leggi


la prima edizione del concorso
Musica nella tradizione ebraica,

martedì a Parma il gran finale
Dedicato ai cinquant’anni dall’unificazione di Gerusalemme, l’11 e 12 dicembre si svolgerà a Parma la fase finale del “Concorso musicale nella tradizione ebraica”. La prima edizione di un’iniziativa di respiro internazionale, organizzata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con Parma OperArt e sotto la direzione artistica del Maestro Riccardo Joshua Moretti. che si propone di favorire la composizione di nuovi brani ispirati alla tradizione ebraica e di arricchire ulteriormente questo specifico ambito.
Quattro gli artisti che si contenderanno il concorso, scelti dalla giuria tra una serie di candidati: i vincitori saranno decretati alla Casa della Musica a fine concerto, aperto al pubblico e ad ingresso gratuito. L’appuntamento è a martedì 12 dicembre, alle ore 17.30.
Sottolinea al riguardo Moretti, che è anche coordinatore della Commissione Cultura UCEI: “Siamo partiti chiedendoci cosa stia succedendo nel panorama musicale contemporaneo e abbiamo pensato che un’iniziativa del genere possa contribuire a mantenere viva una tradizione ricchissima, e magari anche rivestire un’importante funzione divulgativa”.

Leggi

Qui roma - l'evento
Un libro e la magia della sabbia

per raccontare il coraggio
Anett scopre che nello scantinato della sua casa si nasconde una famiglia di ebrei. Anche se scendere le scale buie dello scantinato le fa un po’ paura, è lei a portar loro da mangiare oltre a tutte le cose di cui hanno bisogno. Così conosce Carl, un bambino come lei, con cui fa presto amicizia. La famiglia di Carl sta aspettando una notte di luna piena per raggiungere il porto e fuggire in Svezia, ma le nuvole non vogliono diradarsi ed è troppo buio per scappare. Finché ad Anett non viene in mente un’idea geniale per salvare il suo amico Carl dai soldati nazisti che si stanno avvicinando sempre di più. Una storia di coraggio e solidarietà, basata su una vicenda realmente accaduta negli anni delle persecuzioni. E che da un libro di successo, La città che sussurrò, nel 2015 vincitore del prestigioso Premio Andersen, è diventata oggi uno spettacolo di musica e sand art.
Tanti educatori, insegnanti, genitori e bambini presenti alla performance tratta dal libro, scritto da Jennifer Elvgreen e illustrato per Giuntina da Fabio Santamauro. Protagonisti Simona Gandòla (Sand Art), Clelia Liguori (voce recitante e canto), Salvatore Di Russo (clarinetto) e Pietro Bentivenga (fisarmonica).
L’incontro, tra gli eventi di apertura dell’odierna giornata della fiera Più libri, più liberi in svolgimento a Roma, è stato patrocinato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.

Leggi

qui roma - il libro di veltri
Filosofia, viaggio alle origini
Sapienza alienata è il titolo di un recente saggio del filosofo Giuseppe Veltri, pubblicato da Aracne e presentato ieri al Centro Bibliografico Tullia Zevi dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. A parlarne con l’autore la professoressa di filosofia morale alla Sapienza di Roma Chiara Adorisio, il professore ordinario di filosofia antica alla Sapienza Emidio Spinelli, introdotti dalla docente di storia ebraica a Tor Vergata e coordinatrice del Diploma universitario in studi ebraici dell’UCEI Myriam Silvera.
Il saggio di Veltri, autore prolifico, professore di lungo corso di filosofia ebraica e direttore del Maimonides Center for Avanced Studies di Amburgo, è sottotitolato “La filosofia ebraica tra mito, storia e scetticismo”. Un testo ampio e complesso, dedicato alla natura stessa della filosofia ebraica, che secondo Veltri ha una certa attitudine allo scetticismo, un discorso già iniziato dal filosofo con il suo precedente “Simone Luzzatto. Scritti politici e filosofici di un ebreo scettico nella Venezia del seicento”.
Leggi


pilpul
Notizie dal festival
La tripla vittoria (miglior film, miglior attore e migliore attrice) del film israeliano Al tishkechi oti / Don’t forget me di Ram Nehari al Torino Film Festival è una bellissima notizia. Ancora più bella, a mio parere, perché il film, pur raccontando storie di disagio, dà conto di un Paese assolutamente normale: la storia d’amore tra l’anoressica Tom e Neil, suonatore di tuba con qualche problema di socializzazione, potrebbe essere ambientata in qualunque altro posto sulla faccia della terra (o per lo meno del mondo occidentale). “Pericoloso, originale, difficile da fare” lo ha definito il presidente della giuria Pablo Larraín nell’assegnare il premio. Un giudizio sul film in sé, indipendentemente dal luogo in cui è ambientato. Temo, però, che dal pubblico e dalla critica sia stato percepito diversamente; la Stampa, per esempio, parlava di “un contesto sociale che non ha ancora elaborato i suoi traumi”. In effetti c’è un fugace riferimento alla Shoah, nelle preoccupazioni della madre di Tom all’idea che la figlia vada a Berlino, ma a mio parere si tratta di discorsi irrazionali, e anche involontariamente comici, inseriti nel film per mostrare come sia labile il confine tra “malattia” e “normalità”. Quando si riuscirà a vedere un film israeliano senza volerci leggere dentro per forza l’ideologia, la storia o l’identità dell’intero Stato di Israele?

Anna Segre, insegnante
Leggi

Sionismo e antisionismo
Mentre un anno fa percorrevo al contrario l’Aeroporto Ben Gurion per imbarcarmi sull’aereo per Milano, ero accompagnato alle pareti da una spettacolare esibizione sui 120 di storia del sionismo. Essa terminava poi con una frase virgolettata dove era scritto “Zionism is an infinite ideal”.
Più volte mi sono interrogato sul significato odierno di questa parola, sionismo appunto, senza venirne pienamente a capo. Sia Herzl che Buber concepivano il sionismo sovente in modo utopistico, Israele sarebbe dovuta diventare una sorta di “società modello” redentrice delle altre. Essa invece nella società contemporanea quando non acquista un’accezione tipicamente negativa, assume comunque un significato molto vario e non ben definito, soprattutto per chi vive in diaspora il sionismo è percepito come la difesa dello stato di Israele (al di là dei suoi governi) o della sua natura ebraica, per altri invece ha una connotazione più nostalgica e legata al passato, o ancora di semplice legame emotivo con Israele. Sarebbe però assurdo chiedere a un israeliano se si considera sionista o antisionista al pari di come sarebbe domandare a un italiano se è mazziniano o garibaldino. In Israele infatti, destra radicale a parte, questa etichetta è utilizzata molto più spesso a sinistra per rievocare l’Israele dei padri o per promuovere un percorso di “normalizzazione”.


Francesco Moises Bassano


Leggi

La promessa di Trump
Nell’era delle promesse vane, arriva l’uomo arancione dalla folta chioma bionda cotonata. Ha proprio le sembianze di un clown, con quella cravatta rossa e gli occhi ridotti in fessure. Grida quando dovrebbe sussurrare, appare goffo e inadeguato in ogni gesto e circostanza. Porge la mano a sua moglie e lei gliela nega, la ritrae con fare disgustato. Il popolo lo detesta e lo osserva bieco con lo stesso disgusto di Melania. Il loro tarlo in fondo è lo stesso: lei che si domanda come abbia fatto a sposarlo, lui che si domanda come abbia fatto a votarlo. Insomma, se fosse il concorrente di un reality show, probabilmente Trump verrebbe eliminato all’unanime da tutti e quattro i giudici e deriso poi dal pubblico in studio, a casa e pure sul web. Possiamo concludere che, se questa storia fosse il macabro copione di un film hollywoodiano, ora ci lasceremmo cullare nel flashback del protagonista amareggiato.

David Zebuloni
Leggi




moked è il portale dell'ebraismo italiano
Seguici su  FACEBOOK  TWITTER
Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.