22 Dicembre 2017 - 4 Tevet 5778
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Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter
quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri di Pierpaolo Pinhas
Punturello e di Gadi Luzzatto Voghera. Nella sezione pilpul una
riflessione di Anna Segre, Francesco Moises Bassano e Ilana Bahbout.
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RUS Mission to the UN
@USUN
21 Dic
“America will put our embassy in #Jerusalem...No vote in the United
Nations will make any difference on that. But this vote will make a
difference on how Americans look at the @UN, and on how we look at
countries who disrespect us in the UN.”
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Onu, l'Italia vota contro gli Usa
C’è
anche l’Italia tra i paesi che alle Nazioni Unite hanno votato sì alla
risoluzione presentata da Yemen e Turchia contro il riconoscimento di
Gerusalemme capitale di Israele deciso dall’amministrazione Trump e
l’intenzione di spostare l’ambasciata americana annunciata
dall’inquilino della Casa Bianca. “Gli Stati Uniti si ricorderanno di
questo giorno” ha sottolineato l’ambasciatrice Nikki Haley al termine
del voto. Mentre il collega israeliano Danny Danon ha detto, a
proposito della risoluzione: “Finirà nell’immondizia della Storia”. “A
schierarsi apertamente contro la risoluzione – scrive Repubblica – solo
in nove: oltre, ovviamente a Stati Uniti ed Israele, ecco Guatemala,
Honduras, e i minuscoli stati di Nauru, Palau, Togo, Micronesia e Isole
Marshall. La cosa più vicina a un appoggio, che Trump ha ottenuto da
alleati storici come Canada, Australia, Messico e perfino le Filippine
dell’amico Duterte, è stata l’astensione: in 35 hanno scelto di non
sostenere gli Stati Uniti votando contro la mozione, ma nemmeno li
hanno criticati con un voto a favore”.
Scrive Bernard-Henri Levy sul Corriere: “Gerusalemme è chiaramente, e
da sempre, la capitale di Israele. Avverto tuttavia qualcosa di
assurdo, e anche di scandaloso, nell’indignazione planetaria suscitata
dal riconoscimento, da parte degli Stati Uniti, di questa evidenza”.
L’intellettuale francese non nasconde però le sue perplessità sulla
mossa di Trump: “Sarebbe stato infinitamente meglio calare questa carta
vincente, la decisione di riconoscere Gerusalemme come capitale,
all’interno di un vero piano di pace, il solo in grado di garantire
l’inalienabile diritto di questo paese all’esistenza e alla sicurezza.
Ma il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti non se n’è curato
minimamente: mirava alla spacconata politica – scrive BHL – non a
scrivere la Storia”.
Sul Giornale Fiamma Nirenstein parla della posizione italiana come di
un ‘peccato mortale’. “Tutti i suoi ultimi primi ministri – scrive la
giornalista ed ex parlamentare – hanno parlato alla Knesset pretendendo
amicizia immortale. Tutti hanno visto la bellezza della città amata da
3mila anni, mai capitale di nessun altro, e il rispetto democratico per
le tre componenti religiose”. Il voto, aggiunge, “è stato un misto di
antisemitismo, di paura, di cecità di chi non vede che solo la verità
può indurre un processo di pace, e che le menzogne odierne non hanno
mai spinto i palestinesi a rinunciare al terrorismo e al rifiuto di
Israele”.
Profonde anche le ripercussioni nel mondo dello sport. Come abbiamo
avuto modo di anticipare ieri pomeriggio sui nostri canali social, il
ciclista turco Ahmet Orken ha infatti lasciato la Israel Cycling
Academy, prima squadra professionistica israeliana di ciclismo. Come ha
spiegato lo stesso atleta in una drammatica comunicazione, a pesare
sono state le minacce ricevute da madre e fratello (che vivono in
Turchia). Scrive la Gazzetta: “La sua avventura è finita ieri. Un
bruttissimo colpo per chi crede nei valori assoluti dello sport”.
L'odio che viene da Est. L’Europa
è nuovamente in pericolo. È quanto sostiene la filosofa Agnes Heller,
in un colloquio con Repubblica. “In Europa crescono nuove tendenze
autoritarie, autoritarismi non ideologici come i vecchi totalitarismi
ma pericolosi per la società liberale e per la pace” l’allarme della
grande intellettuale ungherese. Alla domanda su quanto siano pericolosi
antisemitismo, razzismo, xenofobia, all’Est come all’Ovest, Heller
risponde: “L’antisemitismo assume nuove forme. Colpa anche delle
sinistre per i loro attacchi di odio a Israele. Non è antisemitismo
sociale ma torna l’odio antisemita storico. Poi c’è la propaganda, come
quella ungherese contro Soros. Nelle menti e in piazza vive un nuovo
antisemitismo, ricordiamo anche la marcia di Varsavia. La xenofobia è
purtroppo un sentimento irrazionale naturale incoraggiato da certe
forze politiche”.
"Svezia sottomessa". Sul
Foglio si parla di “Svezia sottomessa” per aver prima finanziato e poi
censurato un docufilm sul terrorismo. La pellicola, di un’ora e mezzo,
comprende le esperienze personali di vittime provenienti da Algeria,
Spagna, Francia, Mosca, Israele, Stati Uniti, Colombia, Germania,
Irlanda del Nord e altrove. A pesare in questa decisione, secondo il
regista, sarebbe la presenza di cittadini israeliani.
Numeri che non tornano. Non
paiono realistici i numeri riportati oggi su La Stampa, che ha
commissionato a Community Media Research, in collaborazione con Intesa
Sanpaolo, l’Indagine LaST sul rapporto degli italiani con il senso del
sacro. Secondo questa indagine, lo 0,7 per cento della popolazione
sentirebbe di appartenere all’ebraismo. Nel 2000, il dato era dello 0,1.
Terracini, padre della Costituzione. Sul
Secolo XIX, nell’ambito di un percorso alla scoperta dei protagonisti
della Costituzione repubblicana, si ricorda con gratitudine la figura
di Umberto Terracini.
“Terracini, il presidente genovese custode dei termini chiave” titola
il quotidiano, che apre con un ricordo delle sue origini ebraiche.
Adam Smulevich
twitter @asmulevichmoked
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