Onu, l’Italia vota contro gli Usa

rassegnaC’è anche l’Italia tra i paesi che alle Nazioni Unite hanno votato sì alla risoluzione presentata da Yemen e Turchia contro il riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele deciso dall’amministrazione Trump e l’intenzione di spostare l’ambasciata americana annunciata dall’inquilino della Casa Bianca. “Gli Stati Uniti si ricorderanno di questo giorno” ha sottolineato l’ambasciatrice Nikki Haley al termine del voto. Mentre il collega israeliano Danny Danon ha detto, a proposito della risoluzione: “Finirà nell’immondizia della Storia”. “A schierarsi apertamente contro la risoluzione – scrive Repubblica – solo in nove: oltre, ovviamente a Stati Uniti ed Israele, ecco Guatemala, Honduras, e i minuscoli stati di Nauru, Palau, Togo, Micronesia e Isole Marshall. La cosa più vicina a un appoggio, che Trump ha ottenuto da alleati storici come Canada, Australia, Messico e perfino le Filippine dell’amico Duterte, è stata l’astensione: in 35 hanno scelto di non sostenere gli Stati Uniti votando contro la mozione, ma nemmeno li hanno criticati con un voto a favore”.
Scrive Bernard-Henri Levy sul Corriere: “Gerusalemme è chiaramente, e da sempre, la capitale di Israele. Avverto tuttavia qualcosa di assurdo, e anche di scandaloso, nell’indignazione planetaria suscitata dal riconoscimento, da parte degli Stati Uniti, di questa evidenza”. L’intellettuale francese non nasconde però le sue perplessità sulla mossa di Trump: “Sarebbe stato infinitamente meglio calare questa carta vincente, la decisione di riconoscere Gerusalemme come capitale, all’interno di un vero piano di pace, il solo in grado di garantire l’inalienabile diritto di questo paese all’esistenza e alla sicurezza. Ma il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti non se n’è curato minimamente: mirava alla spacconata politica – scrive BHL – non a scrivere la Storia”.
Sul Giornale Fiamma Nirenstein parla della posizione italiana come di un ‘peccato mortale’. “Tutti i suoi ultimi primi ministri – scrive la giornalista ed ex parlamentare – hanno parlato alla Knesset pretendendo amicizia immortale. Tutti hanno visto la bellezza della città amata da 3mila anni, mai capitale di nessun altro, e il rispetto democratico per le tre componenti religiose”. Il voto, aggiunge, “è stato un misto di antisemitismo, di paura, di cecità di chi non vede che solo la verità può indurre un processo di pace, e che le menzogne odierne non hanno mai spinto i palestinesi a rinunciare al terrorismo e al rifiuto di Israele”.
Profonde anche le ripercussioni nel mondo dello sport. Come abbiamo avuto modo di anticipare ieri pomeriggio sui nostri canali social, il ciclista turco Ahmet Orken ha infatti lasciato la Israel Cycling Academy, prima squadra professionistica israeliana di ciclismo. Come ha spiegato lo stesso atleta in una drammatica comunicazione, a pesare sono state le minacce ricevute da madre e fratello (che vivono in Turchia). Scrive la Gazzetta: “La sua avventura è finita ieri. Un bruttissimo colpo per chi crede nei valori assoluti dello sport”.

L’Europa è nuovamente in pericolo. È quanto sostiene la filosofa Agnes Heller, in un colloquio con Repubblica. “In Europa crescono nuove tendenze autoritarie, autoritarismi non ideologici come i vecchi totalitarismi ma pericolosi per la società liberale e per la pace” l’allarme della grande intellettuale ungherese. Alla domanda su quanto siano pericolosi antisemitismo, razzismo, xenofobia, all’Est come all’Ovest, Heller risponde: “L’antisemitismo assume nuove forme. Colpa anche delle sinistre per i loro attacchi di odio a Israele. Non è antisemitismo sociale ma torna l’odio antisemita storico. Poi c’è la propaganda, come quella ungherese contro Soros. Nelle menti e in piazza vive un nuovo antisemitismo, ricordiamo anche la marcia di Varsavia. La xenofobia è purtroppo un sentimento irrazionale naturale incoraggiato da certe forze politiche”.

Sul Foglio si parla di “Svezia sottomessa” per aver prima finanziato e poi censurato un docufilm sul terrorismo. La pellicola, di un’ora e mezzo, comprende le esperienze personali di vittime provenienti da Algeria, Spagna, Francia, Mosca, Israele, Stati Uniti, Colombia, Germania, Irlanda del Nord e altrove. A pesare in questa decisione, secondo il regista, sarebbe la presenza di cittadini israeliani.

Non paiono realistici i numeri riportati oggi su La Stampa, che ha commissionato a Community Media Research, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, l’Indagine LaST sul rapporto degli italiani con il senso del sacro. Secondo questa indagine, lo 0,7 per cento della popolazione sentirebbe di appartenere all’ebraismo. Nel 2000, il dato era dello 0,1.

Sul Secolo XIX, nell’ambito di un percorso alla scoperta dei protagonisti della Costituzione repubblicana, si ricorda con gratitudine la figura di Umberto Terracini.
“Terracini, il presidente genovese custode dei termini chiave” titola il quotidiano, che apre con un ricordo delle sue origini ebraiche.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(22 dicembre 2017)