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22 DICEMBRE 2017
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L'acquiescenza verso le classi ghetto

img header“Gandhi non dava ragione a uno ma a due”. L’affermazione è di Emilia e l’ha proposta mercoledì, mentre in quinta elementare stavamo raccogliendo frasi per costruire un testo collettivo sul profeta della nonviolenza, a cui avevamo dedicato due settimane di ricerche.
Può apparire esagerato, forse, ma credo che avere la capacità di mettere radicalmente in discussione la didattica abbia a che vedere con il futuro del nostro paese. Si tratta di capire, infatti, quando e come si abbia il coraggio di “dare ragione a due”, cioè di accettare che su questioni delicate e profonde come la religione o il nostro modo di porci nei confronti della vita si possa tollerare la compresenza di punti di vista diversi e, ancor più, provare a crescere alimentandoci delle tante diversità che ci circondano

Franco Lorenzoni per Origami

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Cosa è lo Ius soli

Da metà giugno in Italia si è tornati a discutere della legge sulla cittadinanza, approvata dalla Camera alla fine del 2015 e da allora in attesa di essere esaminata dal Senato (dove la maggioranza ha numeri molto più risicati). La legge espande i criteri per ottenere la cittadinanza italiana e riguarda soprattutto i bambini nati in Italia da genitori stranieri o arrivati in Italia da piccoli. (...)
Come funziona adesso
L’ultima legge sulla cittadinanza, introdotta nel 1992, prevede un’unica modalità di acquisizione chiamata ius sanguinis (dal latino, “diritto di sangue”): un bambino è italiano se almeno uno dei genitori è italiano. Un bambino nato da genitori stranieri, anche se partorito sul territorio italiano, può chiedere la cittadinanza solo dopo aver compiuto 18 anni e se fino a quel momento abbia risieduto in Italia “legalmente e ininterrottamente”.

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Tutto sulla riforma

Il presidente del consiglio Paolo Gentiloni, alla festa per i dieci anni del Partito democratico (Pd), il 14 ottobre, ha detto che si sta impegnando per far approvare la legge di riforma della cittadinanza impropriamente chiamata ius soli, che era nel programma elettorale del Pd nel 2013 ed è bloccata al senato da due anni. A fine legislatura – dopo una mobilitazione di associazioni, studenti, insegnanti e molti politici – la possibilità che il disegno di legge torni in aula sembra più plausibile, anche se il calendario del senato è fittissimo e il tempo a disposizione prima dello scioglimento delle camere è limitato. Intanto il fronte politico per la sua approvazione nelle ultime settimane si è esteso, ma mancano almeno cinque o sei senatori per garantire una maggioranza parlamentare, in grado di portare all’approvazione della norma. Ma qual è la legge in vigore oggi in Italia e come si è arrivati alla riforma?

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