Giuseppe Momigliano,
rabbino
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La
Torah ci presenta con tre diversi episodi alcuni tratti essenziali del
carattere di Mosè, che si manifestano nel tempo in cui egli prende
coscienza di far parte del popolo d’Israele e della condizione di
sofferta schiavitù in cui versavano i suoi fratelli.
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Davide
Assael,
ricercatore
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Il
regime iraniano è senz’altro uno dei più odiosi del mondo. Una vera e
propria teocrazia che si rifà ad una legislazione medioevale, imponendo
un’intollerabile limitazione delle libertà ad uno dei popoli, invece,
più emancipati del Medio Oriente. L’immagine della ragazza che si
toglie il velo per protesta non può che incontrare il favore
dell’opinione pubblica occidentale e sarebbe bello, come ha suggerito
Gabriele Nissim via Facebook, che le donne musulmane europee
solidarizzassero verso il con questa ragazza, che sta andando incontro
ad un non felice destino.
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Iran, parla Khamenei:
"In azione i nostri nemici"
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“Negli
ultimi giorni i nemici dell’Iran hanno utilizzato vari mezzi, inclusi
il denaro, le armi, la politica e i servizi di intelligence, per creare
problemi al sistema islamico”. È quanto dichiarato ieri dalla guida
suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei. Il suo discorso, scrive il
Corriere, “si accompagna ad una repressione delle proteste sempre più
dura, soprattutto nelle piccole città di provincia dove in piazza sono
scesi i ceti medio-bassi che nella visione khomeinista erano la parte
forte della Repubblica Islamica”. In sei giorni il bilancio delle
vittime è arrivato a 22 manifestanti e un poliziotto.
Come anticipato ieri sul nostro notiziario quotidiano del pomeriggio,
renderanno il via nei prossimi giorni i lavori per mettere in sicurezza
la cupola interna della sinagoga di Firenze. Un successo la campagna di
raccolta fondi lanciata nelle scorse settimane da Opera del Tempio e
Comunità ebraica. Dichiara il presidente dell’Opera del Tempio Renzo
Funaro al Corriere Fiorentino: “Abbiamo raggiunto la disponibilità di
65 mila euro che serviranno per la messa in sicurezza della cupola
interna, per i possibili imprevisti e per quanto altro di urgente.
Pensavamo di avere difficoltà a raggiungere i 20 mila euro, la cifra
minima per partire. È stato un successo inaspettato”.
Il Giornale pubblica alcuni passaggi di una lettera inviata dai vertici
della Comunità ebraica milanese al sindaco Beppe Sala. Il tema è la
manifestazione per la causa palestinese tenutasi in dicembre nel corso
della quale sono stati urlati più volte slogan antisemiti. “Chiediamo
all’amministrazione comunale e al nostro sindaco – si legge nel
messaggio – di condannare e conseguentemente di escludere da ora in
avanti le sigle organizzatrici di quella squallida manifestazione da
qualunque incontro democratico e e dalla concessione di spazi o suolo
pubblico”.
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giorno della memoria - l'iniziativa ucei Leggi razziste, il re a processo
"Chiarezza sulle responsabilità" Regime
fascista, istituzioni, re Vittorio Emanuele III e una parte
significativa di società civile che nulla fece per contrastare
quell’infamia. A ottant’anni dalla promulgazione delle Leggi Razziste,
il provvedimento che mise gli ebrei italiani ai margini della società,
un’occasione unica per riflettere, con esperti di diritto ai più alti
livelli, sulle responsabilità individuali e collettive. L’appuntamento
è per giovedì 18 gennaio alle 20.30, all’auditorium Parco della Musica
di Roma, con la rappresentazione teatrale “Il processo”. Un’iniziativa
promossa dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, sotto l’egida
del Comitato di Coordinamento per le Celebrazioni in Ricordo della
Shoah presso la Presidenza del Consiglio, e organizzata da
BrainCircleItalia e MusaDoc in collaborazione con l’Università Ebraica
di Gerusalemme, la Fondazione Musica per Roma, Rai Cultura e con il
supporto della Fondazione Gariwo, del CIDIM, del gruppo
Salini-Impregilio e di ACEA Spa.Tra i protagonisti il procuratore
militare Marco De Paolis nel ruolo di pubblico ministero, l'avvocato
Umberto Ambrosoli nei panni del re, l’avvocato Giorgio Sacerdoti che
sarà la parte civile. La corte sarà invece composta dall’avvocato Paola
Severino, dal consigliere del CSM Rosario Spina e dal magistrato
Giuseppe Ayala. Tra i tanti testimoni illustri che interverranno Piera
Levi Montalcini, nipote del Premio Nobel Rita; Federico Carli, nipote
di Guido; Anita Garibaldi, in rappresentanza del padre, il parlamentare
e antifascista Ezio Garibaldi; Carla Perugia Della Rocca, vittima delle
discriminazioni. Interverranno inoltre i giornalisti Maurizio Molinari
e Lorenzo Del Boca oltre al professore di economia Enrico Giovannini e
agli avvocati Matias Manco e Giovanni Rucellai.
Spiega la Presidente UCEI Noemi Di Segni nel dare appuntamentoalla
serata del 18: “Con questo processo si vuole evidenziare la filiera
delle responsabilità che dal re e dal regime risalgono alle
istituzioni, al mondo accademico, alla stampa, alle realtà lavorative,
alla Chiesa, alla popolazione civile che, quando non si rese complice,
accettò con indifferenza che una comunità di concittadini, presenti da
duemila anni nel Paese, perdesse ogni diritto e libertà. Il diritto di
lavorare, studiare, avere una vita sociale, contribuire alla scienza,
alla cultura, alla politica”. L'evento è curato per la parte processuale da Elisa Greco, autrice del format sui
Processi alla Storia, su un progetto di Viviana Kasam e Marilena
Citelli Francese.
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l'appello ucei al governo 'Scuole e biblioteche pubbliche,
si cancelli Vittorio Emanuele III' “Con
sgomento abbiamo in questi giorni potuto constatare, con semplici
ricerche, che in Italia esiste purtroppo ancor oggi un lungo elenco di
scuole e di biblioteche pubbliche dedicate dagli italiani al re che li
abbandonò al loro destino: valga per tutti l’esempio della Biblioteca
Nazionale di Napoli, biblioteca pubblica statale, terza per importanza
tra le biblioteche italiane, dopo le due Nazionali Centrali di Roma e
di Firenze, che ha sede presso il Palazzo Reale, in Piazza del
Plebiscito e che dipende dalla Direzione Generale per i Beni Librari e
gli Istituti Culturali del Ministero dei Beni e delle Attività
Culturali”.
È quanto sottolinea la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Noemi Di Segni in un messaggio inviato al ministro dei Beni e
delle Attività Culturali Dario Franceschini. Messaggio in cui si
esprime “profonda costernazione” per il ritorno in Italia della salma
di Vittorio Emanuele III in Italia e in cui si chiede con forza un
intervento delle istituzioni, e personale del ministro, per porre
rimedio “a tale scempio della Memoria, riportando quei luoghi pubblici,
deputati al sapere e alla formazione, alla loro giusta vocazione”.
Osserva la Presidente UCEI: "Le quotidiane esternazioni del nipote,
Vittorio Emanuele di Savoia e del pronipote Emanuele Filiberto, che
ancor ieri hanno chiesto a viva voce la sepoltura del loro progenitore
al Pantheon, non possono poi che suscitare viva apprensione in tutti
noi, in quanto orientate ad una vera e propria riabilitazione
‘dell’augusto parente’, portata avanti con pervicace ostinazione e
affievolimento di quel dovere di Memoria che abbiamo sempre osservato e
interiorizzato”. Come aggiunge poi, sono infatti noti i misfatti di cui
il sovrano si macchiò a partire dagli Anni Venti con la salita di
Mussolini al potere. “Le sue scelte e decisioni – riflette – toccarono
allora, e toccano anche oggi, il concetto di patria e di cittadinanza
italiana”.
Scrive ancora Di Segni: “Signor Ministro, mi rivolgo a Lei a nome di
tutte le Comunità ebraiche in Italia, sapendo di trovare nella Sua
persona quei valori e quelle speranze che scaturirono dalla Resistenza,
che da sole permisero la rinascita della nostra Patria, del nostro
Paese e per la cui vittoria i nostri nonni e padri, assieme a molti
soldati stranieri, sacrificarono anche la vita”.
Per poi concludere: “RingraziandoLa per quanto vorrà fare per avviare
un processo per il cambio delle denominazioni e soprattutto per
favorire una vera cultura all’interno delle mura di ogni edificio di
questo nostro Paese, Le porgo i miei più cordiali saluti”.
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dai media al mondo dello spettacolo
Legittimazione del fascismo,
in crescita i segnali inquietanti
Dal
quotidiano romano di destra Il Tempo che lo esalta come "uomo
dell'anno" a un inverno da protagonista sul grande schermo nel film di
prossima uscita "Sono tornato".
Suscita preoccupazione la crescente legittimazione della figura di
Benito Mussolini da parte dei media e del mondo dello spettacolo.
"Non c’è niente di più malinconico, per non dire ridicolo (un 'usato
sicuro' dall’esito garantito e già ampiamente provato dalla Storia
senza possibilità di appello) di chi si nasconde dietro le immagini di
un 'capo' del passato, pensando così di avere diritto a ipotecare un
futuro" ha sottolineato su queste pagine lo storico sociale delle idee
David Bidussa a proposito della prima pagina del quotidiano romano.
Sull'argomento si è così espresso lo storico Claudio Vercelli, nel
notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche 24 di
domenica: "Dietro questa abile disinvoltura, che finge di volere
giocare sul gusto del paradosso quando invece cerca il consenso sul
merito delle proprie provocazioni, c'è il segno di un desiderio che va
manifestandosi in maniera sempre più aperta, ripetuta e quindi
rivendicata: quello di resuscitare gli spettri del passato,
presentandoli come le gloriose anticipazioni dei tempi a venire. Il
tutto condito da un tono sgradevole, sospeso tra la fittizia
scanzonatura e l’inconfessabile ammirazione".
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il tweet di trump e le reazioni israeliane "Palestinesi, stop all'ipocrisia" “Stop
ai fondi se rifiutano negoziati con Israele”. Il messaggio di Donald
Trump alla leadership palestinese sta suscitando diverse reazioni nel
governo israeliano. Per il ministro delle Comunicazioni Ayoub Kara un
intervento “che ha il merito di togliere il svelare la maschera
dell’ipocrisia”. Perché, ha scritto su Twitter, aiutare chi si prende
gioco di te? Lo stesso discorso, secondo Kara, dovrebbe valere per le
Nazioni Unite e per l’Unrwa (l’agenzia dell’Onu per il soccorso e
l’occupazione dei rifugiati palestinesi).
Sulla stessa lunghezza d’onda il ministro dell’Educazione Naftali
Bennett, secondo cui Trump non ha paura di dire la verità, anche se non
popolare. “La verità – ha affermato Bennett – è che Gerusalemme è
sempre stata, e sarà sempre, la capitale di Israele. La verità è che
nessun accordo di pace potrà mai essere raggiunto a prezzo della
divisione di Gerusalemme. La verità è che gli Stati Uniti non hanno
alcun interesse a finanziare coloro che agiscono contro il suo
interesse. La verità è che la leadership palestinese continua a
finanziare i terroristi, usando i soldi delle tasse degli Stati Uniti”.
D’accordo anche la ministra della Cultura Miri Regev, che in una
intervista radiofonica ha espresso apprezzamento per le parole di
Trump: “Non è accettabile che si elargiscano 300 milioni di dollari
alla Unrwa, mentre si ricevono porte sbattute in faccia”. A parlare a
nome dell’Olp la dirigente Hanan Ashrawi, secondo cui il presidente
americano avrebbe sabotato “il nostro impegno per la pace, la libertà e
la giustizia”. I palestinesi, ha aggiunto, “non si faranno ricattare da
Trump”.
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Ticketless - Fantasma ritrovato
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Il libro di Marco Francesco Dolermo, Il sionista che amava l’islam. Raffaele Ottolenghi (1860-1917),
appena stampato da Zamorani editore, presenta non pochi motivi di
interesse. Intanto rafforza l’idea che l’ebraismo abbia dato un
contributo di rilievo alla diplomazia italiana. Prima di Paolo
Vita-Finzi, Enrico Terracini e Vittorio Dan Segre, Ottolenghi ricoprì
nei consolati del Cairo e poi di New York, quando era giovanissimo, un
ruolo importante di cui purtroppo è rimasta scarsa documentazione.
Quello della presenza ebraica in ambasciate, consolati, poi Istituti
italiani di cultura, fra Otto e Novecento, è un affascinante capitolo
di storia che richiederà un giorno di essere approfondito. Ottolenghi è
poi da considerare pioniere di una altrettanto dimenticata genealogia:
quella degli studiosi ebrei attratti dall’Islam. Pensare che possano
esistere nel 2017, tanto più nelle ore infuocate che viviamo, ebrei
socialisti che studiano l’Islam (e viceversa) è utopia pura.
Raffaele Ottolenghi è una figura interstiziale. Senza volerlo si è
trovato spesso al posto giusto, nel momento giusto. L’aver affittato in
Piazza Carignano a Torino la stanza attigua a quella dove Nietzsche
perse il senno fa della sua testimonianza una fonte indispensabile per
i biografi del filosofo di Zarathustra.
Analogo effetto di rispecchiamento sui nostri turbinosi tempi offre la
rievocazione della visita di solidarietà al ghetto romano (1905) da
parte di Paolo Orano, compagno di partito di Ottolenghi. Un’amicizia
socialista. Ottolenghi morirà troppo presto per vedere quali
diventeranno le posizioni del suo amico nel 1938. Il giovane Orano, nel
1905 aveva compiuto un gesto temerario per i suoi tempi negli anni in
cui si diffondevano le notizie dei crimini zaristi.
Di capriole effettuate dai socialisti, e non solo da loro, di amizicie
tradite ne conosciamo a centinaia, quella di Orano, intuita da
Ottolenghi, ha dell’incredibile.
Alberto Cavaglion
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Periscopio - Antisemitismi |
In
un articolo pubblicato sul numero di dicembre di Pagine Ebraiche,
Sergio Della Pergola, nel presentare una nuova indagine sulle
percezioni e le esperienze di antisemitismo tra gli ebrei europei,
promossa per il 2018 dall’Agenzia per i Diritti Fondamentali
dell’Unione Europea, con sede a Vienna, svolge, con la consueta
lucidità, alcune interessanti osservazioni sulle odierne
rappresentazioni e trasformazioni del fenomeno antisemita, formulando,
in particolare, la seguente considerazione: “Sono tre i filoni
principali dell’antisemitismo nel discorso pubblico contemporaneo: il
presunto eccessivo potere ebraico, la negazione della Shoah e la
demonizzazione di Israele. Un quarto tipo che sottolinea l’ebreo come
degenerato fisico e morale è stato importante storicamente, ma oggi è
meno centrale. Una quinta forma che invece, anche se non esplicitamente
antisemita, è emersa negli ultimi anni… sotto forma di un’apparente
preoccupazione pietistica per i diritti della persona fisica e degli
animali, si traduce nel boicottaggio o nella proibizione di rituali
ebraici tradizionali come la circoncisione o la macellazione rituale
degli animali”.
Francesco Lucrezi, storico
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Il senso della vita
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Tra
le più drammatiche testimonianze dell’occupazione di Praga da parte
delle truppe dei Paesi del Patto di Varsavia (20–21 agosto 1968, la
Romania non partecipò) colpiscono quelle di coloro che 30 anni prima
avevano conosciuto l’occupazione da parte del regime
nazionalsocialista; il tedesco era tornato a Praga e i soldati tedeschi
urlavano in tedesco contro la popolazione ceca come ai tempi del
Protettorato.
È pur vero che si trattava dei militari tedeschi della Germania
Orientale (Deutsche Demokratische Republik), Paese a regime comunista;
ma la lingua non tradisce, era la stessa degli ultimi occupanti,
bypassava epoche differenti e mutati contesti geopolitici divenendo
traumaticamente un tutt’uno con il defunto Reich nelle anime ferite di
Praga.
La lingua è l’elemento musicale innato dell’uomo, veicolo per
eccellenza di civiltà, pensiero e arte; nei Lager, cantare in ceco – ma
anche in ebraico, yiddish, francese, italiano – dinanzi al tedesco
equivaleva a difendere la propria nazione e identità culturale.
Francesco Lotoro
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