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3 Gennaio 2018 - 16 Tevet 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Giuseppe Momigliano,
rabbino
La Torah ci presenta con tre diversi episodi alcuni tratti essenziali del carattere di Mosè, che si manifestano nel tempo in cui egli prende coscienza di far parte del popolo d’Israele e della condizione di sofferta schiavitù in cui versavano i suoi fratelli.
 
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Davide
Assael,
ricercatore
Il regime iraniano è senz’altro uno dei più odiosi del mondo. Una vera e propria teocrazia che si rifà ad una legislazione medioevale, imponendo un’intollerabile limitazione delle libertà ad uno dei popoli, invece, più emancipati del Medio Oriente. L’immagine della ragazza che si toglie il velo per protesta non può che incontrare il favore dell’opinione pubblica occidentale e sarebbe bello, come ha suggerito Gabriele Nissim via Facebook, che le donne musulmane europee solidarizzassero verso il con questa ragazza, che sta andando incontro ad un non felice destino.
 
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Iran, parla Khamenei:
"In azione i nostri nemici"
“Negli ultimi giorni i nemici dell’Iran hanno utilizzato vari mezzi, inclusi il denaro, le armi, la politica e i servizi di intelligence, per creare problemi al sistema islamico”. È quanto dichiarato ieri dalla guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei. Il suo discorso, scrive il Corriere, “si accompagna ad una repressione delle proteste sempre più dura, soprattutto nelle piccole città di provincia dove in piazza sono scesi i ceti medio-bassi che nella visione khomeinista erano la parte forte della Repubblica Islamica”. In sei giorni il bilancio delle vittime è arrivato a 22 manifestanti e un poliziotto.

Come anticipato ieri sul nostro notiziario quotidiano del pomeriggio, renderanno il via nei prossimi giorni i lavori per mettere in sicurezza la cupola interna della sinagoga di Firenze. Un successo la campagna di raccolta fondi lanciata nelle scorse settimane da Opera del Tempio e Comunità ebraica. Dichiara il presidente dell’Opera del Tempio Renzo Funaro al Corriere Fiorentino: “Abbiamo raggiunto la disponibilità di 65 mila euro che serviranno per la messa in sicurezza della cupola interna, per i possibili imprevisti e per quanto altro di urgente. Pensavamo di avere difficoltà a raggiungere i 20 mila euro, la cifra minima per partire. È stato un successo inaspettato”.

Il Giornale pubblica alcuni passaggi di una lettera inviata dai vertici della Comunità ebraica milanese al sindaco Beppe Sala. Il tema è la manifestazione per la causa palestinese tenutasi in dicembre nel corso della quale sono stati urlati più volte slogan antisemiti. “Chiediamo all’amministrazione comunale e al nostro sindaco – si legge nel messaggio – di condannare e conseguentemente di escludere da ora in avanti le sigle organizzatrici di quella squallida manifestazione da qualunque incontro democratico e e dalla concessione di spazi o suolo pubblico”.
 
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  davar
giorno della memoria - l'iniziativa ucei
Leggi razziste, il re a processo

"Chiarezza sulle responsabilità"
Regime fascista, istituzioni, re Vittorio Emanuele III e una parte significativa di società civile che nulla fece per contrastare quell’infamia. A ottant’anni dalla promulgazione delle Leggi Razziste, il provvedimento che mise gli ebrei italiani ai margini della società, un’occasione unica per riflettere, con esperti di diritto ai più alti livelli, sulle responsabilità individuali e collettive. L’appuntamento è per giovedì 18 gennaio alle 20.30, all’auditorium Parco della Musica di Roma, con la rappresentazione teatrale “Il processo”. Un’iniziativa promossa dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, sotto l’egida del Comitato di Coordinamento per le Celebrazioni in Ricordo della Shoah presso la Presidenza del Consiglio, e organizzata da BrainCircleItalia e MusaDoc in collaborazione con l’Università Ebraica di Gerusalemme, la Fondazione Musica per Roma, Rai Cultura e con il supporto della Fondazione Gariwo, del CIDIM, del gruppo Salini-Impregilio e di ACEA Spa.Tra i protagonisti il procuratore militare Marco De Paolis nel ruolo di pubblico ministero, l'avvocato Umberto Ambrosoli nei panni del re, l’avvocato Giorgio Sacerdoti che sarà la parte civile. La corte sarà invece composta dall’avvocato Paola Severino, dal consigliere del CSM Rosario Spina e dal magistrato Giuseppe Ayala. Tra i tanti testimoni illustri che interverranno Piera Levi Montalcini, nipote del Premio Nobel Rita; Federico Carli, nipote di Guido; Anita Garibaldi, in rappresentanza del padre, il parlamentare e antifascista Ezio Garibaldi; Carla Perugia Della Rocca, vittima delle discriminazioni. Interverranno inoltre i giornalisti Maurizio Molinari e Lorenzo Del Boca oltre al professore di economia Enrico Giovannini e agli avvocati Matias Manco e Giovanni Rucellai.

Spiega la Presidente UCEI Noemi Di Segni nel dare appuntamentoalla serata del 18: “Con questo processo si vuole evidenziare la filiera delle responsabilità che dal re e dal regime risalgono alle istituzioni, al mondo accademico, alla stampa, alle realtà lavorative, alla Chiesa, alla popolazione civile che, quando non si rese complice, accettò con indifferenza che una comunità di concittadini, presenti da duemila anni nel Paese, perdesse ogni diritto e libertà. Il diritto di lavorare, studiare, avere una vita sociale, contribuire alla scienza, alla cultura, alla politica”.

L'evento è curato per la parte processuale da Elisa Greco, autrice del format sui Processi alla Storia, su un progetto di Viviana Kasam e Marilena Citelli Francese.


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l'appello ucei al governo  
'Scuole e biblioteche pubbliche,

si cancelli Vittorio Emanuele III'
“Con sgomento abbiamo in questi giorni potuto constatare, con semplici ricerche, che in Italia esiste purtroppo ancor oggi un lungo elenco di scuole e di biblioteche pubbliche dedicate dagli italiani al re che li abbandonò al loro destino: valga per tutti l’esempio della Biblioteca Nazionale di Napoli, biblioteca pubblica statale, terza per importanza tra le biblioteche italiane, dopo le due Nazionali Centrali di Roma e di Firenze, che ha sede presso il Palazzo Reale, in Piazza del Plebiscito e che dipende dalla Direzione Generale per i Beni Librari e gli Istituti Culturali del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali”.
È quanto sottolinea la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni in un messaggio inviato al ministro dei Beni e delle Attività Culturali Dario Franceschini. Messaggio in cui si esprime “profonda costernazione” per il ritorno in Italia della salma di Vittorio Emanuele III in Italia e in cui si chiede con forza un intervento delle istituzioni, e personale del ministro, per porre rimedio “a tale scempio della Memoria, riportando quei luoghi pubblici, deputati al sapere e alla formazione, alla loro giusta vocazione”.
Osserva la Presidente UCEI: "Le quotidiane esternazioni del nipote, Vittorio Emanuele di Savoia e del pronipote Emanuele Filiberto, che ancor ieri hanno chiesto a viva voce la sepoltura del loro progenitore al Pantheon, non possono poi che suscitare viva apprensione in tutti noi, in quanto orientate ad una vera e propria riabilitazione ‘dell’augusto parente’, portata avanti con pervicace ostinazione e affievolimento di quel dovere di Memoria che abbiamo sempre osservato e interiorizzato”. Come aggiunge poi, sono infatti noti i misfatti di cui il sovrano si macchiò a partire dagli Anni Venti con la salita di Mussolini al potere. “Le sue scelte e decisioni – riflette – toccarono allora, e toccano anche oggi, il concetto di patria e di cittadinanza italiana”.
Scrive ancora Di Segni: “Signor Ministro, mi rivolgo a Lei a nome di tutte le Comunità ebraiche in Italia, sapendo di trovare nella Sua persona quei valori e quelle speranze che scaturirono dalla Resistenza, che da sole permisero la rinascita della nostra Patria, del nostro Paese e per la cui vittoria i nostri nonni e padri, assieme a molti soldati stranieri, sacrificarono anche la vita”.
Per poi concludere: “RingraziandoLa per quanto vorrà fare per avviare un processo per il cambio delle denominazioni e soprattutto per favorire una vera cultura all’interno delle mura di ogni edificio di questo nostro Paese, Le porgo i miei più cordiali saluti”.


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dai media al mondo dello spettacolo
Legittimazione del fascismo,

in crescita i segnali inquietanti
Dal quotidiano romano di destra Il Tempo che lo esalta come "uomo dell'anno" a un inverno da protagonista sul grande schermo nel film di prossima uscita "Sono tornato".
Suscita preoccupazione la crescente legittimazione della figura di Benito Mussolini da parte dei media e del mondo dello spettacolo.
"Non c’è niente di più malinconico, per non dire ridicolo (un 'usato sicuro' dall’esito garantito e già ampiamente provato dalla Storia senza possibilità di appello) di chi si nasconde dietro le immagini di un 'capo' del passato, pensando così di avere diritto a ipotecare un futuro" ha sottolineato su queste pagine lo storico sociale delle idee David Bidussa a proposito della prima pagina del quotidiano romano. Sull'argomento si è così espresso lo storico Claudio Vercelli, nel notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche 24 di domenica: "Dietro questa abile disinvoltura, che finge di volere giocare sul gusto del paradosso quando invece cerca il consenso sul merito delle proprie provocazioni, c'è il segno di un desiderio che va manifestandosi in maniera sempre più aperta, ripetuta e quindi rivendicata: quello di resuscitare gli spettri del passato, presentandoli come le gloriose anticipazioni dei tempi a venire. Il tutto condito da un tono sgradevole, sospeso tra la fittizia scanzonatura e l’inconfessabile ammirazione".


il tweet di trump e le reazioni israeliane "Palestinesi, stop all'ipocrisia"
“Stop ai fondi se rifiutano negoziati con Israele”. Il messaggio di Donald Trump alla leadership palestinese sta suscitando diverse reazioni nel governo israeliano. Per il ministro delle Comunicazioni Ayoub Kara un intervento “che ha il merito di togliere il svelare la maschera dell’ipocrisia”. Perché, ha scritto su Twitter, aiutare chi si prende gioco di te? Lo stesso discorso, secondo Kara, dovrebbe valere per le Nazioni Unite e per l’Unrwa (l’agenzia dell’Onu per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi).
Sulla stessa lunghezza d’onda il ministro dell’Educazione Naftali Bennett, secondo cui Trump non ha paura di dire la verità, anche se non popolare. “La verità – ha affermato Bennett – è che Gerusalemme è sempre stata, e sarà sempre, la capitale di Israele. La verità è che nessun accordo di pace potrà mai essere raggiunto a prezzo della divisione di Gerusalemme. La verità è che gli Stati Uniti non hanno alcun interesse a finanziare coloro che agiscono contro il suo interesse. La verità è che la leadership palestinese continua a finanziare i terroristi, usando i soldi delle tasse degli Stati Uniti”.
D’accordo anche la ministra della Cultura Miri Regev, che in una intervista radiofonica ha espresso apprezzamento per le parole di Trump: “Non è accettabile che si elargiscano 300 milioni di dollari alla Unrwa, mentre si ricevono porte sbattute in faccia”. A parlare a nome dell’Olp la dirigente Hanan Ashrawi, secondo cui il presidente americano avrebbe sabotato “il nostro impegno per la pace, la libertà e la giustizia”. I palestinesi, ha aggiunto, “non si faranno ricattare da Trump”.

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pilpul
Ticketless - Fantasma ritrovato
Il libro di Marco Francesco Dolermo, Il sionista che amava l’islam. Raffaele Ottolenghi (1860-1917), appena stampato da Zamorani editore, presenta non pochi motivi di interesse. Intanto rafforza l’idea che l’ebraismo abbia dato un contributo di rilievo alla diplomazia italiana. Prima di Paolo Vita-Finzi, Enrico Terracini e Vittorio Dan Segre, Ottolenghi ricoprì nei consolati del Cairo e poi di New York, quando era giovanissimo, un ruolo importante di cui purtroppo è rimasta scarsa documentazione. Quello della presenza ebraica in ambasciate, consolati, poi Istituti italiani di cultura, fra Otto e Novecento, è un affascinante capitolo di storia che richiederà un giorno di essere approfondito. Ottolenghi è poi da considerare pioniere di una altrettanto dimenticata genealogia: quella degli studiosi ebrei attratti dall’Islam. Pensare che possano esistere nel 2017, tanto più nelle ore infuocate che viviamo, ebrei socialisti che studiano l’Islam (e viceversa) è utopia pura.
Raffaele Ottolenghi è una figura interstiziale. Senza volerlo si è trovato spesso al posto giusto, nel momento giusto. L’aver affittato in Piazza Carignano a Torino la stanza attigua a quella dove Nietzsche perse il senno fa della sua testimonianza una fonte indispensabile per i biografi del filosofo di Zarathustra.
Analogo effetto di rispecchiamento sui nostri turbinosi tempi offre la rievocazione della visita di solidarietà al ghetto romano (1905) da parte di Paolo Orano, compagno di partito di Ottolenghi. Un’amicizia socialista. Ottolenghi morirà troppo presto per vedere quali diventeranno le posizioni del suo amico nel 1938. Il giovane Orano, nel 1905 aveva compiuto un gesto temerario per i suoi tempi negli anni in cui si diffondevano le notizie dei crimini zaristi.
Di capriole effettuate dai socialisti, e non solo da loro, di amizicie tradite ne conosciamo a centinaia, quella di Orano, intuita da Ottolenghi, ha dell’incredibile.


Alberto Cavaglion
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Periscopio - Antisemitismi 
In un articolo pubblicato sul numero di dicembre di Pagine Ebraiche, Sergio Della Pergola, nel presentare una nuova indagine sulle percezioni e le esperienze di antisemitismo tra gli ebrei europei, promossa per il 2018 dall’Agenzia per i Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, con sede a Vienna, svolge, con la consueta lucidità, alcune interessanti osservazioni sulle odierne rappresentazioni e trasformazioni del fenomeno antisemita, formulando, in particolare, la seguente considerazione: “Sono tre i filoni principali dell’antisemitismo nel discorso pubblico contemporaneo: il presunto eccessivo potere ebraico, la negazione della Shoah e la demonizzazione di Israele. Un quarto tipo che sottolinea l’ebreo come degenerato fisico e morale è stato importante storicamente, ma oggi è meno centrale. Una quinta forma che invece, anche se non esplicitamente antisemita, è emersa negli ultimi anni… sotto forma di un’apparente preoccupazione pietistica per i diritti della persona fisica e degli animali, si traduce nel boicottaggio o nella proibizione di rituali ebraici tradizionali come la circoncisione o la macellazione rituale degli animali”.

Francesco Lucrezi, storico
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Il senso della vita
Tra le più drammatiche testimonianze dell’occupazione di Praga da parte delle truppe dei Paesi del Patto di Varsavia (20–21 agosto 1968, la Romania non partecipò) colpiscono quelle di coloro che 30 anni prima avevano conosciuto l’occupazione da parte del regime nazionalsocialista; il tedesco era tornato a Praga e i soldati tedeschi urlavano in tedesco contro la popolazione ceca come ai tempi del Protettorato.
È pur vero che si trattava dei militari tedeschi della Germania Orientale (Deutsche Demokratische Republik), Paese a regime comunista; ma la lingua non tradisce, era la stessa degli ultimi occupanti, bypassava epoche differenti e mutati contesti geopolitici divenendo traumaticamente un tutt’uno con il defunto Reich nelle anime ferite di Praga.
La lingua è l’elemento musicale innato dell’uomo, veicolo per eccellenza di civiltà, pensiero e arte; nei Lager, cantare in ceco – ma anche in ebraico, yiddish, francese, italiano – dinanzi al tedesco equivaleva a difendere la propria nazione e identità culturale.


Francesco Lotoro
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