Sergio Luzzatto /
I BAMBINI DI MOSHE / Einaudi
Una foto sbiadita, lontana nel tempo, vicina nell'immaginazione. David
Kleiner, il padre, ha cappello e caffettano, come s'usava allora per
tradizione tra gli ebrei dell'Europa orientale. La lunga barba, le
spalle un po' curve, l'aria stanca e rassegnata. La madre tiene la
schiena dritta, i begli occhi chiari guardano fissi verso l'obbiettivo.
Si capisce che è lei, Zippora, la vera anima della famiglia. Un po'
imbarazzata, in piedi, la figlia maggiore. Rivka è bravissima a scuola,
intraprendente, volitiva. Moshe, il minore, ha l'atteggiamento vispo di
chi vuol crescere in fretta, e ne sa già molte. L'immagine viene dallo
shtetl, la cittadina ebraica di Kopyczyríce, nella parte dell'Ucraina
allora sotto governo polacco. Siamo verso il 1925, Moshe ha undici o
dodici anni e non sa quello che lo aspetta.
Giulio Busi,
Il Sole 24 Ore Domenica, 14 gennaio 2018
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