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Gidibì il Terribile, profeta del giornale glocal
Quarant'anni
fa, la notte fra il 14 e il 15 gennaio, moriva Giulio De Benedetti. Il
più grande direttore di giornali nell'Italia del secondo Novecento era
piccolo. Forse per questo era chiamato con nomignoli: Gidibì per le
sigle gd.b. con le quali suggellava in prima pagina commenti
essenziali, sferzanti; Ciuffettino per il riporto ribelle che gli
cadeva sugli occhi. Quel ciuffo, il perenne maglione girocollo, le
passeggiate ogni giorno nei boschi di Rosta, l'aspra sincerità, le
sgridate impietose accesero il mito del Terribile, tuttavia pronto
all'elogio e capace di affetti tenaci per i suoi giornalisti. Ne
fiorirono aneddoti in tale quantità da superare quelli su Luigi
Albertini e Mario Missiroli, altri direttori leggendari. Ma più degli
sdegni, delle arguzie e delle abitudini, il suo carisma e il suo potere
erano dovuti all'idea di giornale, ai risultati raggiunti con La
Stampa, della quale nel 1948 si era messo al timone: vasta diffusione,
prestigio nazionale ed europeo.
Alberto Sinigaglia, La Stampa,
12 gennaio 2018
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