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29 Gennaio 2018 - 13 Shevat 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Paolo Sciunnach, insegnante
Qualche volta bisogna spingere le generazioni future a formarsi: senza lo studio non può sussistere il mondo libero. La responsabilità dell’insegnamento incombe su di noi verso le generazioni future, le quali hanno la responsabilità dello studio. La montagna del Sinai è ancora sopra le nostre teste: saremo all’altezza di trasmettere la Torah ai nostri figli?
 
Anna
Foa,
storica
La celebrazione del Giorno della Memoria non ha avuto quest’anno nulla di rituale, non è sembrata affatto la stanca ripetizione di parole già dette. La giornata è stata infatti connotata dal legame fra la memoria di ieri e le domande dell’oggi: un oggi che sempre più ci interpella, ci invita a batterci contro ciò che ritenevamo un residuo del passato e che invece ci si ripresenta in forme ancora e sempre pericolose: razzismo, antisemitismo, squadrismo, odio dilagante. L’ignoranza diffusa consente l’esaltazione della razza bianca e il rifiuto di un medico nero, l’indifferenza permette i sempre meno rari episodi di squadrismo, le esaltazioni di Mussolini, le braccia levate nel saluto fascista. In questo clima, la memoria di ciò che è stato, della Shoah ma anche degli altri genocidi del terribile Novecento e di questo tormentato inizio del secolo, la conoscenza del passato come strumento per comprendere il presente e saperlo fronteggiare, lo studio e la storia insomma, ci appaiono necessari e imprescindibili a vivere e a farci carico delle nostre responsabilità. Mai come oggi la frase tanto spesso ripetuta “perché questo non possa più ripetersi” è stata tanto carica di senso e di attualità.
 
Varsavia si autoassolve
È Continua lo scontro tra il governo polacco e quello israeliano sulla legge promossa da Varsavia che vieta ogni menzione di responsabilità dirette della Polonia nella Shoah, punendo i trasgressori con pene fino a 3 anni di reclusione. II premier israeliano Netanyahu ha chiesto a Varsavia di ripensarci: “Non abbiamo alcuna tolleranza per la falsificazione della verità, per la riscrittura della storia o per la negazione dell’Olocausto”, ha detto Netanyahu. “Perché anche prima durante e dopo l’occupazione nazista, sostengono gli israeliani citando documenti storici, ci furono casi di uccisioni o persecuzioni di ebrei da parte di polacchi”, riporta Repubblica. Alcuni sopravvissuti che ora vivono in Israele, racconta il Corriere, sono stati intervistati da Yedioth Ahronoth, che ha raccolto le testimonianze su due pagine sotto il titolo: “Ecco che cosa ci hanno fatto i polacchi”. “Per quanto concerne i campi di sterminio – afferma Efraim Zuroff, direttore della sede israeliana del Centro Wiesenthal, – i polacchi hanno ragione. Quei lager non erano polacchi, bensì nazisti su terra polacca. I polacchi non vi prestavano servizio e non sono responsabili di quanti vi avvenne”. “Eppure – ha precisato – ci furono polacchi che uccisero ebrei: non come azioni organizzate, ma in maniera spontanea. Nella Polonia dell’Est, in molte località, ci furono molti casi del genere. Ad essi vanno aggiunti i delatori, che ricevettero denaro per consegnare ai nazisti ebrei che cercavano di nascondersi. E vero che la Polonia non esisteva come Stato. Eppure molti polacchi fecero tutto ciò. II loro numero esatto non è stato calcolato, ma in merito c’è documentazione” (Il Mattino). La a legge, voluta dal governo di centrodestra – spiega La Stampa – si dovrebbe applicare sia ai polacchi che agli stranieri, ma deve ancora ricevere il via libera del Senato. Nonostante la reazione di Netanyahu, però, il governo polacco sembra intenzionato a non modificare il provvedimento.
 
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  davar
la conferenza sull'antisemitismo a roma
"Lotta all'odio una sfida

per la sicurezza europea"
Oggi ci sono “troppi segnali di una recrudescenza dell’antisemitismo: dobbiamo contrastarli perché è in gioco la nostra stessa sicurezza”. È l’appello annunciato dal ministro degli Esteri italiano Angelino Alfano in occasione della Conferenza internazionale sulla responsabilità degli stati, delle istituzioni e degli individui nella lotta all’antisemitismo. Conferenza in corso in queste ore a Roma, alla Farnesina, realizzata con il sostegno dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea, l’Office for Democratic Institutions and Human Rights (ODHIR), la Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano (CDEC) e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Il ministro Alfano, aprendo l’evento, ha sottolineato che la presidenza italiana all’Osce per il 2018 “promuoverà attività incentrate a contrastare discriminazioni contro le comunità ebraiche, cristiane, musulmane e altre comunità religiose”. In particolare in merito all’antisemitismo che riemerge in Europa, il capo della diplomazia italiana ha spiegato che “dobbiamo allarmarci quando antisemitismo cresce senza reazione, il silenzio favorisce sempre l’aggressore mai la vittima. Non possiamo più accettare – ha aggiunto il ministro – odiose parole di evocazione della superiorità razziale”. Alfano ha anche richiamato il concetto ebraico del Tikkun Olam, la riparazione del mondo. “Non ci illudiamo di poter cambiare il mondo intero – le parole del capo della Farnesina – ma invitiamo tutti gli Stati Osce a intraprendere le attività necessarie per contrastare l’antisemitismo”, tra cui l’adozione della definizione di antisemitismo dell’Ihra (organizzazione intergovernativa dedicato all’educazione della Memoria che da marzo vedrà la presidenza italiana). “Su invito della presidente UCEI Noemi Di Segni, ho anche parlato con il Premier Paolo Gentiloni per istituire un Osservatorio nazionale contro l’antisemitismo”, ha affermato Alfano. Della preoccupazione per il riemergere di rigurgiti antisemiti ha parlato tra gli altri, il presidente del World Jewish Congress Ronald Lauder. “Come ci sono leggi contro l’odio e i discorsi contro gli ebrei in Germania, così ogni nazione dovrebbe adottare questo tipo di normative. – ha detto Lauder, intervenendo dopo il segretario generale dell’Osce Thomas Greminger e il direttore del’Odhir Ingibjörg Sólrún Gísladóttir – All’antisemitismo devono esserci conseguenze”. “Siamo chiamati a fare assieme un percorso che va dall’esame dei diritti negati (nell’arco della storia millenaria di presenza ebraica nella diaspora italiana, ma specialmente in questo anno di ottantesimo anniversario con riguardo alle leggi razziali del ’38) ai diritti oggi tutelati. – il richiamo della presidente dell’Unione Noemi Di Segni durante il suo intervento – Diritti per lo più naturali. Negli spazi che viviamo realmente, nella nostra dimensione nazionale o internazionale, e negli spazi virtuali”. Se il tema dell’antisemitismo non ha frontiere, il richiamo della presidente UCEI, “cosa possono fare e come devono procedere le istituzioni nazionali o sovranazionali che operano (necessariamente) con un modello di normazione ‘classico’ nei limiti della loro giurisdizione e mandato; come coinvolgere e responsabilizzare coloro che progettano la rete anziché pescare coloro che ci navigano?”. “Il problema dell’odio non è degli ebrei è dei popoli che circondano le nostre vite e i nostri confini, di coloro che rifiutano ogni diversità;- ha spiegato Di Segni – e la soluzione più umana, voluta da sempre dal popolo ebraico, che desideriamo ribadire, è quella della pace e della cooperazione, attraverso leggi, valori comuni e preghiere, attraverso tanti sconosciuti eroi che si adoperano quotidianamente per opere di dialogo e di salvataggio. Guardando ai giovani, ai figli di tutti noi”. Non è più tempo delle parole, ha ammonito il presidente del Congresso ebraico europeo Moshe Kantor, “è tempo di agire concretamente”, anche contro l’odio nei confronti di Israele e contro chi cerca di delegittimarlo: un elemento, quel del antisemitismo mascherato da antisionismo, rilevato da diversi interventi.

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la conferenza sull'antisemitismo a roma
"Responsabilità e impegno"
Sicurezza, cooperazione, democrazia, Europa. Il 2018 sarà un anno da protagonisti per la diplomazia italiana che assume la guida dei 57 stati membri dell’organizzazione internazionale OSCE. E il primo atto di questo grande impegno per la Farnesina, fortemente voluto dal ministro degli Esteri Angelino Alfano, trova spazio proprio a Roma, nel cuore del ministero degli Esteri, con la prima Conferenza internazionale sulla responsabilità degli stati, delle istituzioni e degli individui nella lotta all’antisemitismo.
Una giornata di incontri internazionali al massimo livello che è stato possibile realizzare con il sostegno dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea, l’Office for Democratic Institutions and Human Rights (ODHIR), la fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea (CDEC) e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. “Una delle prime responsabilità dell’OCSE, con i suoi Stati membri e gli 11 paesi partner, è quella che concerne il rispetto dei diritti umani e, di conseguenza, l’impegno contro l’antisemitismo. L’iniziativa prende in considerazione il contesto più ampio del nostro impegno contro ogni forma di razzismo, xenofobia, discriminazione, intolleranza e crimini d’odio, comprese le discriminazioni verso cristiani e musulmani”. L’ambasciatore Francesco Maria Talò, a lungo console generale d’Italia a New York e ambasciatore di Roma in Israele è stato incaricato dal ministro Alfano, anche sulla base della sua grande conoscenza del mondo ebraico, di fare da catalizzatore per questa prima grande occasione italiana di politica internazionale sul fronte della difesa della democrazia e della lotta all’antisemitismo.
“Lavorare con dei partner in un contesto multilaterale – commenta – è strategico per l’Italia. E l’esperienza che il nostro paese ha acquisito ci conferisce un credito significativo sul campo internazionale. Vorrei ricordare che l’Italia è l’unico paese regolarmente presente con una propria iniziativa allo Yad Vashem in occasione del 27 gennaio e sono orgoglioso che proprio dal Consolato d’Italia a New York risuoni ormai da anni nella città la voce che ripete i nomi degli ebrei italiani assassinati nella Shoah. Il Giorno della Memoria, cui il nostro paese ha aderito con convincimento, ormai non è più solo una data, ma una capillare rete di iniziative anche a livello internazionale. Ma la nostra responsabilità non è solo quella di fare i conti con la propria storia, la nostra responsabilità è anche quella di andare al di là del dovere di ricordare per tradurre dalla Memoria un’azione nella dimensione concreta quotidiana”.
Ma l’incontro alla Farnesina, oltre a costituire il modo migliore per avviare questo anno di leadership italiana all’OSCE, serve anche per aprire uno scenario nuovo che caratterizzerà l’intero 2018. Un impegno considerato particolarmente rilevante in vista della ricorrenza dell’ottantesimo anniversario delle leggi persecutorie antiebraiche volute dal fascismo che aprirono le porte allo sterminio e alla rovina dell’Italia. Destinata a riunire delegazioni governative, istituzioni indipendenti, rappresentanti della società civile adottando un criterio fortemente inclusivo, l’architettura della Conferenza mette in parallelo alla plenaria politica, presieduta dal ministro Alfano che avrà accanto il Segretario generale dell’Osce Thomas Greminger e il direttore dell’ODIHR Ingibjörg Sólrún Gísladóttir”, un’articolazione in quattro panel tutti incentrati sul concetto di responsabilità. Responsabilità nel ruolo dei legislatori, del mondo politico, della magistratura, delle Forze dell’ordine. Responsabilità delle confessioni religiose. Responsabilità nell’utilizzo delle piattaforme digitali. Responsabilità della Scuola e del mondo dello sport. È proprio la responsabilità il dato di raccordo fra azione delle istituzioni e azione dei singoli cittadini che consente di tenere alta la dignità delle democrazie e di tutelare al meglio il futuro e i valori del mondo libero.

Guido Vitale

la conferenza sull'antisemitismo a roma
Educare per meglio prevenire
La parola chiave è responsabilità. Responsabilità dei singoli, di tutti i cittadini. Così come responsabilità delle istituzioni e dei governi. L’importante giornata Osce dedicata alla lotta all’antisemitismo serve a chiarire già nei suoi intenti dichiarati che senza una forte affermazione di responsabilità per le democrazie non c’è futuro. Responsabile del primo panel dell’incontro, quello tutto dedicato alla responsabilità delle istituzioni e dei governi, l’ambasciatore Sandro De Bernardin, già ambasciatore italiano in Israele, è ben consapevole dell’importante ruolo che la diplomazia it liana si assume nell’anno da poco cominciato. Certo la guida dell’Osce, ma anche, ormai mancano poche settimane, l’avvio della presidenza italiana dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), che proprio sotto la guida del diplomatico italiano prenderà il via all’inizio di marzo con una solenne cerimonia a Berlino. Un gruppo di lavoro destinato a chiamare in prima persona a confronto funzionari governativi ed esperti dei 57 paesi aderenti all’Osce e degli 11 paesi partner. Proprio questa straordinaria larghezza di partecipazione – spiega De Bernardin – serve a capire come su questo tema delicato di combattere l’odio e l’antisemitismo il ruolo di una grande organizzazione internazionale come l’Osce e dell’Ihra, che ha un numero di paesi partner più ristretto e più omogeneo possa essere diverso e complementare. “Uno dei temi di spicco, quando si fa riferimento al concetto di responsabilità degli stati e dei governi – aggiunge il diplomatico – è confrontare i modelli e le possibili procedure nell’identificazione e nella classificazione dei problemi. In queste organizzazioni ci troviamo alle prese con modelli politici differenti, con apparati legislativi differenti che sono stati ideati per perseguire i reati di odio e discriminazione. E non possiamo dimenticare le diversi esigenze di dare risposte precise al diritto di sicurezza delle realtà ebraiche in Europa”. Prevenire l’antisemitismo e rispondere con durezza ed efficacia a ogni azione criminale. “Sono dilemmi – aggiunge l’ambasciatore spiegando il filo conduttore del panel a lui affidato – che devono essere calibrati fra il rispetto della legge e l’obbligo della morale”. E se in questo anno di forte impegno italiano sul fronte della difesa della democrazia e della lotta all’odio sarà possibile trovare una convergenza e innescare un circolo virtuoso, questo verrà proprio dalla possibilità di identificare nuovi standard condivisi. Per raggiungere un risultato effettivo è importante che il sistema Italia metta al servizio della collettività internazionale le esperienze acquisite e costituisca un esempio di buone pratiche. “In pratica quello che conta – conclude De Bernardin – è ricordare che il discorso non si gestisce solo con manifestazioni formali e che non si chiude il 27 gennaio. Che si tratta di guardare molto più avanti al fine di raggiungere una collettiva assunzione di responsabilità”. Guardando oltre in un anno denso di impegni, c’è da ricordare le due grandi conferenze internazionali dell’Ihra in programma per la primavera e l’autunno a Roma e a Ferrara e in settembre il ricordo dell’infame discorso pubblico tenuto a Trieste con cui Mussolini annunciò l’avvio della legislazione antiebraica in Italia. Con un marcato accento posto dall’Osce sul fronte della lotta all’odio antiebraico e le altre date che scandiranno un 2018 denso di impegni per la diplomazia italiana, il banco di prova della giornata alla Farnesina serve per rivendicare al nostro paese un ruolo da protagonista sul fronte della protezione dei diritti e delle libertà e serve a fare dell’Italia il terreno di confronto e di scambio d’esperienze fra tutti i governi e fra tutte le istituzioni impegnate nella difesa degli ideali di democrazia e valorizzazione della diversità.

gv

al museo ebraico di roma 
Ardeatine, arte per la Memoria
Il disegno, significativamente, sarà in mostra fino al momento in cui la città e le istituzioni ricorderanno l’eccidio nel suo 74esimo anniversario. Al museo ebraico di Roma, tra tante novità, in esposizione da ieri il bozzetto per il cancello interno delle Fosse Ardeatine realizzato da Mirko Basaldella nel 1949. Un’iniziativa che vuole suscitare riflessione e confronto sul tema della Memoria, anche attraverso il linguaggio dell’arte. Un mondo in cui Basaldella, nato a Udine nel 1910 e morto a Cambridge nel 1969, fu grande protagonista.
Allievo di Arturo Martini, si trasferì a Roma nel 1934 dove conobbe gli artisti della Scuola Romana. Nel 1935 esordisce alla Quadriennale romana e nel 1936 alla Biennale di Venezia, anno della sua prima personale alla Galleria della Cometa a Roma. Si accosta all’esperienza cubista avviando ricerche strutturali e materiche, in scultura come in pittura, presentate in varie personali negli USA, alla Knoedler Gallery e alla Catherine Viviano Gallery di New York. Nel 1955 espone a Documenta a Kassel, vince il premio internazionale alla III Biennale di San Paolo del Brasile, ottenendo nel 1957 analogo riconoscimento a Carrara, nel 1959 dall’Accademia Nazionale dei Lincei a Roma, e nel 1966 dalla Quadriennale romana. Dal 1957 dirige il Design Workshop alla Harvard University a Cambridge.
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giorno della memoria - venezia
"La cultura come antidoto"
Reintegrato nell’insegnamento dopo la guerra e divenuto Magnifico Rettore, in modo significativo Gino Luzzatto, il quale era stato allontanato nel 1938 a seguito dell’entrata in vigore delle Leggi Razziste, nel discorso inaugurale dell’anno accademico 1946/1947 dell’Università di Cà Foscari di Venezia osservava: “Dall’abisso, noi riusciremo a risollevarci, se saremo tutti persuasi che in due campi soprattutto, noi abbiamo ancora una parola da dire: in quelli del lavoro e della cultura. In quest’opera di lenta e difficile rinascita spetta alla scuola ed in particolare alla scuola universitaria una funzione di prim’ordine, in quanto essa sia vera fucina di alta cultura, esempio di libertà di disciplina spontanea e di coordinamento”.
È partito da queste considerazioni il presidente della Comunità ebraica veneziana Paolo Gnignati, nel suo intervento al Teatro Goldoni per il Giorno della Memoria.
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giorno della memoria - casale
Nel nome di Anna Frank
Si chiama Giorno della memoria, ma mai come in quest’anno la data, nata per ricordare le vittime della Shoah, più che parlare del passato, esprime la sua preoccupazione per il presente e la necessità di tramandare, nei prossimi anni, i ricordi condivisi. Un’aspirazione palpabile, questo fine settimana, alla Comunità ebraica di Casale Monferrato che per questo “giorno” ha organizzato diversi momenti di incontro.
Forse più di tante parole a rendere il concetto vale l’opera di Antonio Recalcati, l’artista che ha realizzato anche il piccolo memoriale che ricorda i circa 70 casalesi deportati nei campi di sterminio, ha inviato per l’occasione un altro pezzo in vicolo Salomone Olper: una semplice tela rossa su cui è incollata una maglietta con l’immagine di Anna Frank.
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giorno della memoria - trieste
"Razzismo, istituzioni vigilino"
Solenne cerimonia per il Giorno della Memoria alla Risiera di San Sabba a Trieste.
“Davanti al razzismo le istituzioni non sono neutrali ma custodi severe della libertà” ha sottolineato la governatrice regionale Debora Serracchiani nel suo intervento. “Nell’ottantesimo anniversario dell’introduzione delle Leggi antiebraiche nell’Italia fascista – ha poi aggiunto – assume sicuramente un particolare significato il fatto che tutte le Istituzioni si ritrovino nella Risiera di San Sabba, allacciate e determinate nel confermare l’adesione ai supremi principi della Costituzione repubblicana, che all’articolo 2 riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”. Al suo fianco tra gli altri il sindaco Roberto Dipiazza, il presidente della Comunità ebraica Alessandro Salonichio, il Consigliere UCEI Mauro Tabor e il rabbino capo Alexander Meloni. Numerosi i partecipanti che indossavano una maglietta dedicato alla staffetta partigiana Ondina Peteani.
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"integrazione e lotta al razzismo"
Uno shabbaton per l'incontro
Un nuovo anno è iniziato e non poteva mancare lo Shabbaton della Giovane Kehilà, appuntamento, a cui ormai, avendo partecipato allo scorso, mi sono già affezionata. È stato bellissimo rivedere le facce di amici storici che si trovano qui temporaneamente, come me, o ormai stabili qui da qualche anno, e i nuovi amici conosciuti durante lo scorso incontro a Gerusalemme.


Beatrice Hirsch
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informazione - international edition
Polonia, attacco alla Memoria
Proibito in Polonia il riferimento ai campi di concentramento come “campi polacchi”. Proprio nel periodo in cui in tanti, in Europa e nel mondo, si dedicano a instillare consapevolezza e responsabilità di fronte agli orrori della storia, Varsavia promulga una legge per riscrivere il proprio passato e autoassolversi da ogni colpa. A parlarne, sull’odierna edizione internazionale di Pagine Ebraiche, è l’economista errante Susanna Calimani. “Forse, come esistono persone apolidi, senza alcun passaporto, ci saranno anche peculiari casi di campi di concentramento e di morte apolidi. O forse, Oświęcim, Bełżec, Chełmno, Gross-Rosen (o Rogoźnica), Majdanek, Kraków-Płaszów, Sobibór, Stutthof, Treblinka, potranno essere spostati dalla Polonia in qualche altro paese, e qualcun altro potrà essere prendersi la colpa per quello che fu compiuto in terra polacca e con l’aiuto dei polacchi” scrive Calimani.
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pilpul
Oltremare - Datteri
I datteri sono uno di quei frutti che in Italia si andava a comperare al mercato, di solito sotto Pesach per fare il charoset (la marmellata che in ogni famiglia ha una composizione e tempi di preparazione o cottura diversissimi, ma alla fine ha la stessa apparenza poco appetitosa di palta pronta per essere spalmata su mattoni e costruire piramidi). L’omino del banco della frutta secca rassicurava che provenivano da Israele, mostrando fiero una scatola con chiarissime scritte in arabo, e tutti felici. Niente meno dei medjuli per il nostro charoset, e fa niente se non sono proprio “Made in Israel”.
In Israele, la questione è meno urgente. I datteri – israeliani e non – sono reperibili abbastanza ovunque, e senza seguire particolarmente le stagioni.


Daniela Fubini, Tel Aviv
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