Paolo Sciunnach, insegnante | Qualche
volta bisogna spingere le generazioni future a formarsi: senza lo
studio non può sussistere il mondo libero. La responsabilità
dell’insegnamento incombe su di noi verso le generazioni future, le
quali hanno la responsabilità dello studio. La montagna del Sinai è
ancora sopra le nostre teste: saremo all’altezza di trasmettere la
Torah ai nostri figli?
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Anna
Foa,
storica |
La
celebrazione del Giorno della Memoria non ha avuto quest’anno nulla di
rituale, non è sembrata affatto la stanca ripetizione di parole già
dette. La giornata è stata infatti connotata dal legame fra la memoria
di ieri e le domande dell’oggi: un oggi che sempre più ci interpella,
ci invita a batterci contro ciò che ritenevamo un residuo del passato e
che invece ci si ripresenta in forme ancora e sempre pericolose:
razzismo, antisemitismo, squadrismo, odio dilagante. L’ignoranza
diffusa consente l’esaltazione della razza bianca e il rifiuto di un
medico nero, l’indifferenza permette i sempre meno rari episodi di
squadrismo, le esaltazioni di Mussolini, le braccia levate nel saluto
fascista. In questo clima, la memoria di ciò che è stato, della Shoah
ma anche degli altri genocidi del terribile Novecento e di questo
tormentato inizio del secolo, la conoscenza del passato come strumento
per comprendere il presente e saperlo fronteggiare, lo studio e la
storia insomma, ci appaiono necessari e imprescindibili a vivere e a
farci carico delle nostre responsabilità. Mai come oggi la frase tanto
spesso ripetuta “perché questo non possa più ripetersi” è stata tanto
carica di senso e di attualità.
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Varsavia si autoassolve
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È
Continua lo scontro tra il governo polacco e quello israeliano sulla
legge promossa da Varsavia che vieta ogni menzione di responsabilità
dirette della Polonia nella Shoah, punendo i trasgressori con pene fino
a 3 anni di reclusione. II premier israeliano Netanyahu ha chiesto a
Varsavia di ripensarci: “Non abbiamo alcuna tolleranza per la
falsificazione della verità, per la riscrittura della storia o per la
negazione dell’Olocausto”, ha detto Netanyahu. “Perché anche prima
durante e dopo l’occupazione nazista, sostengono gli israeliani citando
documenti storici, ci furono casi di uccisioni o persecuzioni di ebrei
da parte di polacchi”, riporta Repubblica. Alcuni sopravvissuti che ora
vivono in Israele, racconta il Corriere, sono stati intervistati da
Yedioth Ahronoth, che ha raccolto le testimonianze su due pagine sotto
il titolo: “Ecco che cosa ci hanno fatto i polacchi”. “Per quanto
concerne i campi di sterminio – afferma Efraim Zuroff, direttore della
sede israeliana del Centro Wiesenthal, – i polacchi hanno ragione. Quei
lager non erano polacchi, bensì nazisti su terra polacca. I polacchi
non vi prestavano servizio e non sono responsabili di quanti vi
avvenne”. “Eppure – ha precisato – ci furono polacchi che uccisero
ebrei: non come azioni organizzate, ma in maniera spontanea. Nella
Polonia dell’Est, in molte località, ci furono molti casi del genere.
Ad essi vanno aggiunti i delatori, che ricevettero denaro per
consegnare ai nazisti ebrei che cercavano di nascondersi. E vero che la
Polonia non esisteva come Stato. Eppure molti polacchi fecero tutto
ciò. II loro numero esatto non è stato calcolato, ma in merito c’è
documentazione” (Il Mattino). La a legge, voluta dal governo di
centrodestra – spiega La Stampa – si dovrebbe applicare sia ai polacchi
che agli stranieri, ma deve ancora ricevere il via libera del Senato.
Nonostante la reazione di Netanyahu, però, il governo polacco sembra
intenzionato a non modificare il provvedimento.
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la conferenza sull'antisemitismo a roma
"Lotta all'odio una sfida
per la sicurezza europea" Oggi
ci sono “troppi segnali di una recrudescenza dell’antisemitismo:
dobbiamo contrastarli perché è in gioco la nostra stessa sicurezza”. È
l’appello annunciato dal ministro degli Esteri italiano Angelino Alfano
in occasione della Conferenza internazionale sulla responsabilità degli
stati, delle istituzioni e degli individui nella lotta
all’antisemitismo. Conferenza in corso in queste ore a Roma, alla
Farnesina, realizzata con il sostegno dell’Organizzazione per la
sicurezza e la cooperazione europea, l’Office for Democratic
Institutions and Human Rights (ODHIR), la Fondazione Centro di
Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano (CDEC) e l’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane. Il ministro Alfano, aprendo l’evento, ha
sottolineato che la presidenza italiana all’Osce per il 2018
“promuoverà attività incentrate a contrastare discriminazioni contro le
comunità ebraiche, cristiane, musulmane e altre comunità religiose”. In
particolare in merito all’antisemitismo che riemerge in Europa, il capo
della diplomazia italiana ha spiegato che “dobbiamo allarmarci quando
antisemitismo cresce senza reazione, il silenzio favorisce sempre
l’aggressore mai la vittima. Non possiamo più accettare – ha aggiunto
il ministro – odiose parole di evocazione della superiorità razziale”.
Alfano ha anche richiamato il concetto ebraico del Tikkun Olam, la
riparazione del mondo. “Non ci illudiamo di poter cambiare il mondo
intero – le parole del capo della Farnesina – ma invitiamo tutti gli
Stati Osce a intraprendere le attività necessarie per contrastare
l’antisemitismo”, tra cui l’adozione della definizione di antisemitismo
dell’Ihra (organizzazione intergovernativa dedicato all’educazione
della Memoria che da marzo vedrà la presidenza italiana). “Su invito
della presidente UCEI Noemi Di Segni, ho anche parlato con il Premier
Paolo Gentiloni per istituire un Osservatorio nazionale contro
l’antisemitismo”, ha affermato Alfano. Della preoccupazione per il
riemergere di rigurgiti antisemiti ha parlato tra gli altri, il
presidente del World Jewish Congress Ronald Lauder. “Come ci sono leggi
contro l’odio e i discorsi contro gli ebrei in Germania, così ogni
nazione dovrebbe adottare questo tipo di normative. – ha detto Lauder,
intervenendo dopo il segretario generale dell’Osce Thomas Greminger e
il direttore del’Odhir Ingibjörg Sólrún Gísladóttir – All’antisemitismo
devono esserci conseguenze”. “Siamo chiamati a fare assieme un percorso
che va dall’esame dei diritti negati (nell’arco della storia millenaria
di presenza ebraica nella diaspora italiana, ma specialmente in questo
anno di ottantesimo anniversario con riguardo alle leggi razziali del
’38) ai diritti oggi tutelati. – il richiamo della presidente
dell’Unione Noemi Di Segni durante il suo intervento – Diritti per lo
più naturali. Negli spazi che viviamo realmente, nella nostra
dimensione nazionale o internazionale, e negli spazi virtuali”. Se il
tema dell’antisemitismo non ha frontiere, il richiamo della presidente
UCEI, “cosa possono fare e come devono procedere le istituzioni
nazionali o sovranazionali che operano (necessariamente) con un modello
di normazione ‘classico’ nei limiti della loro giurisdizione e mandato;
come coinvolgere e responsabilizzare coloro che progettano la rete
anziché pescare coloro che ci navigano?”. “Il problema dell’odio non è
degli ebrei è dei popoli che circondano le nostre vite e i nostri
confini, di coloro che rifiutano ogni diversità;- ha spiegato Di Segni
– e la soluzione più umana, voluta da sempre dal popolo ebraico, che
desideriamo ribadire, è quella della pace e della cooperazione,
attraverso leggi, valori comuni e preghiere, attraverso tanti
sconosciuti eroi che si adoperano quotidianamente per opere di dialogo
e di salvataggio. Guardando ai giovani, ai figli di tutti noi”. Non è
più tempo delle parole, ha ammonito il presidente del Congresso ebraico
europeo Moshe Kantor, “è tempo di agire concretamente”, anche contro
l’odio nei confronti di Israele e contro chi cerca di delegittimarlo:
un elemento, quel del antisemitismo mascherato da antisionismo,
rilevato da diversi interventi.
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la conferenza sull'antisemitismo a roma "Responsabilità e impegno" Sicurezza,
cooperazione, democrazia, Europa. Il 2018 sarà un anno da protagonisti
per la diplomazia italiana che assume la guida dei 57 stati membri
dell’organizzazione internazionale OSCE. E il primo atto di questo
grande impegno per la Farnesina, fortemente voluto dal ministro degli
Esteri Angelino Alfano, trova spazio proprio a Roma, nel cuore del
ministero degli Esteri, con la prima Conferenza internazionale sulla
responsabilità degli stati, delle istituzioni e degli individui nella
lotta all’antisemitismo.
Una giornata di incontri internazionali al massimo livello che è stato
possibile realizzare con il sostegno dell’Organizzazione per la
sicurezza e la cooperazione europea, l’Office for Democratic
Institutions and Human Rights (ODHIR), la fondazione Centro di
documentazione ebraica contemporanea (CDEC) e l’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane. “Una delle prime responsabilità dell’OCSE, con i
suoi Stati membri e gli 11 paesi partner, è quella che concerne il
rispetto dei diritti umani e, di conseguenza, l’impegno contro
l’antisemitismo. L’iniziativa prende in considerazione il contesto più
ampio del nostro impegno contro ogni forma di razzismo, xenofobia,
discriminazione, intolleranza e crimini d’odio, comprese le
discriminazioni verso cristiani e musulmani”. L’ambasciatore Francesco
Maria Talò, a lungo console generale d’Italia a New York e ambasciatore
di Roma in Israele è stato incaricato dal ministro Alfano, anche sulla
base della sua grande conoscenza del mondo ebraico, di fare da
catalizzatore per questa prima grande occasione italiana di politica
internazionale sul fronte della difesa della democrazia e della lotta
all’antisemitismo.
“Lavorare con dei partner in un contesto multilaterale – commenta – è
strategico per l’Italia. E l’esperienza che il nostro paese ha
acquisito ci conferisce un credito significativo sul campo
internazionale. Vorrei ricordare che l’Italia è l’unico paese
regolarmente presente con una propria iniziativa allo Yad Vashem in
occasione del 27 gennaio e sono orgoglioso che proprio dal Consolato
d’Italia a New York risuoni ormai da anni nella città la voce che
ripete i nomi degli ebrei italiani assassinati nella Shoah. Il Giorno
della Memoria, cui il nostro paese ha aderito con convincimento, ormai
non è più solo una data, ma una capillare rete di iniziative anche a
livello internazionale. Ma la nostra responsabilità non è solo quella
di fare i conti con la propria storia, la nostra responsabilità è anche
quella di andare al di là del dovere di ricordare per tradurre dalla
Memoria un’azione nella dimensione concreta quotidiana”.
Ma l’incontro alla Farnesina, oltre a costituire il modo migliore per
avviare questo anno di leadership italiana all’OSCE, serve anche per
aprire uno scenario nuovo che caratterizzerà l’intero 2018. Un impegno
considerato particolarmente rilevante in vista della ricorrenza
dell’ottantesimo anniversario delle leggi persecutorie antiebraiche
volute dal fascismo che aprirono le porte allo sterminio e alla rovina
dell’Italia. Destinata a riunire delegazioni governative, istituzioni
indipendenti, rappresentanti della società civile adottando un criterio
fortemente inclusivo, l’architettura della Conferenza mette in
parallelo alla plenaria politica, presieduta dal ministro Alfano che
avrà accanto il Segretario generale dell’Osce Thomas Greminger e il
direttore dell’ODIHR Ingibjörg Sólrún Gísladóttir”, un’articolazione in
quattro panel tutti incentrati sul concetto di responsabilità.
Responsabilità nel ruolo dei legislatori, del mondo politico, della
magistratura, delle Forze dell’ordine. Responsabilità delle confessioni
religiose. Responsabilità nell’utilizzo delle piattaforme digitali.
Responsabilità della Scuola e del mondo dello sport. È proprio la
responsabilità il dato di raccordo fra azione delle istituzioni e
azione dei singoli cittadini che consente di tenere alta la dignità
delle democrazie e di tutelare al meglio il futuro e i valori del mondo
libero.
Guido Vitale
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la conferenza sull'antisemitismo a roma Educare per meglio prevenire La
parola chiave è responsabilità. Responsabilità dei singoli, di tutti i
cittadini. Così come responsabilità delle istituzioni e dei governi.
L’importante giornata Osce dedicata alla lotta all’antisemitismo serve
a chiarire già nei suoi intenti dichiarati che senza una forte
affermazione di responsabilità per le democrazie non c’è futuro.
Responsabile del primo panel dell’incontro, quello tutto dedicato alla
responsabilità delle istituzioni e dei governi, l’ambasciatore Sandro
De Bernardin, già ambasciatore italiano in Israele, è ben consapevole
dell’importante ruolo che la diplomazia it liana si assume nell’anno da
poco cominciato. Certo la guida dell’Osce, ma anche, ormai mancano
poche settimane, l’avvio della presidenza italiana dell’International
Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), che proprio sotto la guida del
diplomatico italiano prenderà il via all’inizio di marzo con una
solenne cerimonia a Berlino. Un gruppo di lavoro destinato a chiamare
in prima persona a confronto funzionari governativi ed esperti dei 57
paesi aderenti all’Osce e degli 11 paesi partner. Proprio questa
straordinaria larghezza di partecipazione – spiega De Bernardin – serve
a capire come su questo tema delicato di combattere l’odio e
l’antisemitismo il ruolo di una grande organizzazione internazionale
come l’Osce e dell’Ihra, che ha un numero di paesi partner più
ristretto e più omogeneo possa essere diverso e complementare. “Uno dei
temi di spicco, quando si fa riferimento al concetto di responsabilità
degli stati e dei governi – aggiunge il diplomatico – è confrontare i
modelli e le possibili procedure nell’identificazione e nella
classificazione dei problemi. In queste organizzazioni ci troviamo alle
prese con modelli politici differenti, con apparati legislativi
differenti che sono stati ideati per perseguire i reati di odio e
discriminazione. E non possiamo dimenticare le diversi esigenze di dare
risposte precise al diritto di sicurezza delle realtà ebraiche in
Europa”. Prevenire l’antisemitismo e rispondere con durezza ed
efficacia a ogni azione criminale. “Sono dilemmi – aggiunge
l’ambasciatore spiegando il filo conduttore del panel a lui affidato –
che devono essere calibrati fra il rispetto della legge e l’obbligo
della morale”. E se in questo anno di forte impegno italiano sul fronte
della difesa della democrazia e della lotta all’odio sarà possibile
trovare una convergenza e innescare un circolo virtuoso, questo verrà
proprio dalla possibilità di identificare nuovi standard condivisi. Per
raggiungere un risultato effettivo è importante che il sistema Italia
metta al servizio della collettività internazionale le esperienze
acquisite e costituisca un esempio di buone pratiche. “In pratica
quello che conta – conclude De Bernardin – è ricordare che il discorso
non si gestisce solo con manifestazioni formali e che non si chiude il
27 gennaio. Che si tratta di guardare molto più avanti al fine di
raggiungere una collettiva assunzione di responsabilità”. Guardando
oltre in un anno denso di impegni, c’è da ricordare le due grandi
conferenze internazionali dell’Ihra in programma per la primavera e
l’autunno a Roma e a Ferrara e in settembre il ricordo dell’infame
discorso pubblico tenuto a Trieste con cui Mussolini annunciò l’avvio
della legislazione antiebraica in Italia. Con un marcato accento posto
dall’Osce sul fronte della lotta all’odio antiebraico e le altre date
che scandiranno un 2018 denso di impegni per la diplomazia italiana, il
banco di prova della giornata alla Farnesina serve per rivendicare al
nostro paese un ruolo da protagonista sul fronte della protezione dei
diritti e delle libertà e serve a fare dell’Italia il terreno di
confronto e di scambio d’esperienze fra tutti i governi e fra tutte le
istituzioni impegnate nella difesa degli ideali di democrazia e
valorizzazione della diversità.
gv
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al museo ebraico di roma
Ardeatine, arte per la Memoria
Il
disegno, significativamente, sarà in mostra fino al momento in cui la
città e le istituzioni ricorderanno l’eccidio nel suo 74esimo
anniversario. Al museo ebraico di Roma, tra tante novità, in
esposizione da ieri il bozzetto per il cancello interno delle Fosse
Ardeatine realizzato da Mirko Basaldella nel 1949. Un’iniziativa che
vuole suscitare riflessione e confronto sul tema della Memoria, anche
attraverso il linguaggio dell’arte. Un mondo in cui Basaldella, nato a
Udine nel 1910 e morto a Cambridge nel 1969, fu grande protagonista.
Allievo di Arturo Martini, si trasferì a Roma nel 1934 dove conobbe gli
artisti della Scuola Romana. Nel 1935 esordisce alla Quadriennale
romana e nel 1936 alla Biennale di Venezia, anno della sua prima
personale alla Galleria della Cometa a Roma. Si accosta all’esperienza
cubista avviando ricerche strutturali e materiche, in scultura come in
pittura, presentate in varie personali negli USA, alla Knoedler Gallery
e alla Catherine Viviano Gallery di New York. Nel 1955 espone a
Documenta a Kassel, vince il premio internazionale alla III Biennale di
San Paolo del Brasile, ottenendo nel 1957 analogo riconoscimento a
Carrara, nel 1959 dall’Accademia Nazionale dei Lincei a Roma, e nel
1966 dalla Quadriennale romana. Dal 1957 dirige il Design Workshop alla
Harvard University a Cambridge. Leggi
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giorno della memoria - casale Nel nome di Anna Frank Si
chiama Giorno della memoria, ma mai come in quest’anno la data, nata
per ricordare le vittime della Shoah, più che parlare del passato,
esprime la sua preoccupazione per il presente e la necessità di
tramandare, nei prossimi anni, i ricordi condivisi. Un’aspirazione
palpabile, questo fine settimana, alla Comunità ebraica di Casale
Monferrato che per questo “giorno” ha organizzato diversi momenti di
incontro.
Forse più di tante parole a rendere il concetto vale l’opera di Antonio
Recalcati, l’artista che ha realizzato anche il piccolo memoriale che
ricorda i circa 70 casalesi deportati nei campi di sterminio, ha
inviato per l’occasione un altro pezzo in vicolo Salomone Olper: una
semplice tela rossa su cui è incollata una maglietta con l’immagine di
Anna Frank. Leggi
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informazione - international edition Polonia, attacco alla Memoria Proibito
in Polonia il riferimento ai campi di concentramento come “campi
polacchi”. Proprio nel periodo in cui in tanti, in Europa e nel mondo,
si dedicano a instillare consapevolezza e responsabilità di fronte agli
orrori della storia, Varsavia promulga una legge per riscrivere il
proprio passato e autoassolversi da ogni colpa. A parlarne,
sull’odierna edizione internazionale di Pagine Ebraiche, è l’economista
errante Susanna Calimani. “Forse, come esistono persone apolidi, senza
alcun passaporto, ci saranno anche peculiari casi di campi di
concentramento e di morte apolidi. O forse, Oświęcim, Bełżec, Chełmno,
Gross-Rosen (o Rogoźnica), Majdanek, Kraków-Płaszów, Sobibór, Stutthof,
Treblinka, potranno essere spostati dalla Polonia in qualche altro
paese, e qualcun altro potrà essere prendersi la colpa per quello che
fu compiuto in terra polacca e con l’aiuto dei polacchi” scrive
Calimani. Leggi
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Oltremare - Datteri
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I
datteri sono uno di quei frutti che in Italia si andava a comperare al
mercato, di solito sotto Pesach per fare il charoset (la marmellata che
in ogni famiglia ha una composizione e tempi di preparazione o cottura
diversissimi, ma alla fine ha la stessa apparenza poco appetitosa di
palta pronta per essere spalmata su mattoni e costruire piramidi).
L’omino del banco della frutta secca rassicurava che provenivano da
Israele, mostrando fiero una scatola con chiarissime scritte in arabo,
e tutti felici. Niente meno dei medjuli per il nostro charoset, e fa
niente se non sono proprio “Made in Israel”.
In Israele, la questione è meno urgente. I datteri – israeliani e non –
sono reperibili abbastanza ovunque, e senza seguire particolarmente le
stagioni.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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