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5 febbraio 2018 - 20 Shevat 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Paolo Sciunnach, insegnante
Fiducia e Gratitudine: la base del rapporto tra genitori e figli.
Onorare e temere i genitori significa onorare e temere il Creatore.
Onora tuo padre e tua madre, affinché si prolunghino i tuoi giorni sulla terra che ti dà il Signore, tuo D-o (Esodo 20, 12).
Ognuno tema sua madre e suo padre e osservi i miei sabati. Io sono il Signore, vostro D-o (Levitico 19, 3).
Temerai il Signore D-o tuo, lo servirai (Deuteronomio 6, 13).
Temi il Signore tuo D-o, lui servirai (Deuteronomio 10, 20).
 
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Anna
Foa,
storica
Ha ragione David Bidussa: il limite era già stato superato ma tutti se ne sono dimenticati. E adesso? Ci dimenticheremo anche di questo? Continueremo a sottovalutare il razzismo e il fascismo? Non è il caso di guardare in faccia la realtà e di provare a reagire in modo sensato?
 
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Liliana Segre, l’intervista:
Nelle scuole contro l’odio
“Esiste ancora un ventre molle del paese contaminato da fascismo e razzismo?” È una delle domande che vengono poste da Repubblica a Liliana Segre, anche in relazione ai fatti di Macerata. Risponde la Testimone della Shoah, neo senatrice a vita: ”È sempre esistito. Solo che nel dopoguerra ci si vergognava di tirarlo fuori. Il lutto e la disperazione provocati dai totalitarismi creavano una sorta di pudore intorno a certe tendenze, liquidate come oscene. Il tempo ha cancellato la memoria delle tragedie. Ed ecco ora riaffacciarsi violentemente queste pulsioni razziste e xenofobe”. Aggiunge poi Segre: “Contro la xenofobia non credo tanto nell’efficacia delle leggi, ma nel potere dell’educazione. Quello di cui mi farò carico sarà un progetto perla scuola. Classe per classe, testa per testa. I giovani devono conoscere quello che è realmente accaduto: è l’unico modo per porre un argine alla violenza presente e futura. Avverto questa urgenza da senatrice ma anche da nonna”.

Tagliare ogni rapporto con Israele, anche sulla sicurezza e le finanze. E farsi riconoscere come Stato indipendente dal Consiglio di sicurezza dell’Onu. Questi, scrive La Stampa, gli obiettivi cui sta lavorando Abu Mazen. “Anche se al Palazzo di Vetro sono destinati a scontrarsi con il veto degli Stati Uniti, il documento emerso nella notte fra sabato e domenica, in una riunione tesa e interminabile del Comitato esecutivo dell’Olp – si legge – mostra la volontà di ‘bruciarsi i vascelli alle spalle’ e tentare il tutto per tutto”.

Sostiene il viceministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi in una intervista con Repubblica, che si apre con sul sempre più vacillante accordo nucleare: “Il problema non è come salvare l’accordo a Washington ma come salvarlo a Teheran. Per gli europei, l’accordo sul nucleare è un successo perché l’Iran rispetta scrupolosamente gli impegni presi: possono considerarlo un grande risultato della loro politica estera. Se sono interessati a salvaguardarlo devono metterci tutto il loro impegno”. Per l’Iran, secondo il viceministro, l’accordo non sarebbe invece un successo. “L’Iran non ha tratto pieno beneficio dalla cancellazione delle sanzioni, le sanzioni sono state tolte ma gli Stati Uniti – afferma – non permettono alla business community di lavorare con l’Iran”.

“Non credete al Duce del Mediterraneo”: è l’appello su Repubblica di Can Dundar, giornalista turco costretto a lasciare il paese per via della repressione condotta da Erdogan (che oggi incontra Bergoglio, Mattarella e Gentiloni). Scrive il giornalista nella sua lettera aperta all’Italia: “Noi non vogliamo vedere la Turchia come il combattente islamico del Medio Oriente, ma come una parte egualitaria della grande famiglia della civilizzazione e lottiamo per questo. L’Italia sin dall’inizio è stata una forte sostenitrice dell’entrata della Turchia in Europa. Oggi il commercio e gli accordi sulle armi, l’alleanza Nato, il dialogo interreligioso, le restrizioni dei rifugiati prendono il posto di quella unione trasformatasi in un sogno lontano”.

Fa discutere l’endorsement di Rafi Eitan, ex agente del Mossad ed ex ministro israeliano, agli estremisti tedeschi di Afd: “La nuova generazione musulmana è fortemente influenzata dall’imperialismo islamico. Dove ci sono molti musulmani esiste un rischio di attacchi e terrorismo, in tutta Europa. Bisogna chiudere i confini ai musulmani il prima possibile”. Immediata la condanna dell’ambasciatore israeliano in Germania, riporta Repubblica. Eitan prima ha giustificato le sue dichiarazioni, poi ha parzialmente rettificato: “Pensavo il mio pensiero fosse corretto, ma viste le reazioni faccio un passo indietro”.
 
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  davar
ad ariel, aggredito e ucciso un israeliano
Il terrorismo torna a colpire,
tensione in Cisgiordania

Nella città israeliana di Ariel, in Cisgiordania, un uomo è stato aggredito e ucciso da un attentatore palestinese. L' esercito israeliano ha dichiarato che un suo ufficiale ha colpito l'aggressore che però è riuscito a fuggire. Ampio il dispiegamento di forze impiegato in queste ore per cercare il terrorista responsabile dell'attacco. La vittima, un uomo sulla quarantina, è stato subito soccorso dai paramedici e portato all'ospedale Beilinson di Petakh Tikvah ma le ferite riportate all'addome sono risultate troppo gravi.
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il presidente ERDOGAN IN VATICANO E A ROMA
Ebrei in Turchia, futuro a rischio
La Turchia di Erdogan è anche questo. Il suo ciclista più popolare costretto appena poche settimane fa a lasciare la Israel Cycling Academy e a rinunciare al sogno di partecipare al Giro d’Italia per via delle ripetute minacce ricevute dai suoi cari. Uno sportivo musulmano con la maglia con la mezzaluna associato a Israele “Stato terrorista”, come l’ha recentemente definito il presidente turco: un abbinamento insostenibile per i facinorosi che hanno spinto Ahmet Orken a prendere (controvoglia) questa decisione.
“Turkey’s Jews are scared, but afraid to talk about it” titola tra gli altri il Jerusalem Post, che proprio in questi giorni è tornato sull’argomento. Ed è una preoccupazione diffusa a più livelli nel paese che oggi Erdogan, nelle sue intense ore a Roma e in Vaticano, tra una visita a papa Bergoglio e un incontro con le più alte cariche dello Stato italiano, qualifica come presidio fondamentale “per difendere Gerusalemme”.
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qui milano - il festival 
Fra terra e cielo, una settimana
nel segno della cultura ebraica

Prende il via questa sera la terza edizione del festival Fra terra e cielo, che prende spunto dalla festa ebraica di Tu Bishvat dedicata agli alberi (anche detta Capodanno degli alberi), per aprire uno spazio di riflessione sulla tradizione ebraica. A promuovere la rassegna, l’Associazione per il Refettorio Ambrosiano Onlus – dove si terranno tutti gli appuntamenti - con il patrocinio della Comunità ebraica di Milano e dell'Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il Dialogo Interreligioso. Ideatore dell'iniziativa, don Giuliano Savina, presidente dell’associazione, mentre la direzione artistica è affidata a Miriam Camerini (direttrice artistica di Benhashmashot, Teatro ebraico a Milano).
Il tema dell'edizione 2018 è Israele e gli altri, suggestione che sarà sviluppata a partire dalla serata inaugurale di lunedì 5 febbraio (0re 21.00) con un dialogo fra Stefano Levi Della Torre (filosofo e pittore, studioso di ermeneutica ebraica), Raniero Fontana (già docente di Letteratura rabbinica all’Istituto Ratisbonne di Gerusalemme, studioso di Noachismo) e il padrone di casa, don Giuliano Savina.
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pagine ebraiche febbraio 2018
Stranieri, residenti, cittadini
Apre oggi a Milano il Festival Fra terra e cielo, una settimana di incontri dedicata alla cultura ebraica. Primo appuntamento (ore 21.00, Refettorio Ambrosiano), il dialogo tra Stefano Levi Della Torre, don Giuliano Savina e Raniero Fontana. Sul numero di Pagine Ebraiche di Febbraio attualmente in distribuzione compare un editoriale a firma del filosofo Fontana sul tema della cittadinanza. Di seguito, il testo del suo intervento.

Da stranieri a residenti
L’idea che il popolo ebraico non sia autoctono è indiscutibilmente biblica. Offrendo le primizie (bikkurim) dei prodotti del suolo al sacerdote, l’israelita dichiara di essere entrato (ki-bati: Dt 26,3) nel paese che Dio ha giurato ai padri di dare alla loro discendenza. M. Buber ha evidenziato il ruolo formativo che una tale dichiarazione ha aper la coscienza (todaah) di ogni israelita residente in terra di Israele. La condizione di estraneità (gerut) ha così impresso il suo tratto indelebile sulla coscienza di Israele. Già ad Abramo fu preannunciato che i suoi discendenti sarebbero stati stranieri (gerim) “in un paese non loro” (Gn 15,13). Stranieri, perché in Egitto; fuori-luogo appunto, perché in un paese non loro. Rashi (1040-1105), il grande esegeta ebreo medievale, definisce lo straniero (ger) biblico nel modo seguente: “L’espressione ger significa ogni volta un uomo che non è nato nello stesso paese (medinah) ma proviene da un altro paese per abitare là (kol lashon ger adam lo nolad be-otah medinah ella ba mi-medinah acheret lagur sham)” (Rashi su Es 22,20). Lo straniero, dunque, è il forestiero che viene da fuori per abitare (lagur) temporaneamente, in modo non definitivo, in un paese non suo. La Haggadah racconta che Giacobbe non scese in Egitto per impiantarvisi, per risiedere là in pianta stabile (lehishtaqea), ma per abitarvi (lagur sham). Egli e i suoi figli abitarono in Egitto come stranieri (ke-gerim). I padri fondatori di Israele furono tutti stranieri (gerim). Nel suo imponente studio dal titolo The Religion of Israel (New York, 1960), Y. Kaufmann pone l’epoca dei padri (tequfat ha-avot), precedente l’Esodo, sotto il segno dell’estraneità dello straniero: “La tradizione biblica inizia la storia israelitica con l’epoca dei patriarchi, un’epoca di peregrinazioni e di spostamenti della durata di quattro o cinque generazioni. I patriarchi sono descritti come capi di grandi nuclei tribali. Quello che caratterizza la loro condizione è il loro stato di gerim (protected aliens)” (p. 216).

Raniero Fontana, filosofo, Pagine Ebraiche Febbraio 2018
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qui torino - la mostra
Valigie per ridere e ricordare
Su quattro pile di vecchie valigie viene posata una valigia aperta, contenente uno schermo su cui sono proiettate testimonianze di diverse persone che raccontano in ebraico, yiddish, italiano, spagnolo e francese, battute, storielle e tradizionali witz. Gli ebrei di tutto il mondo ridono di se stessi, degli altri, del passato e un po' anche del futuro. Così si presenta l'installazione dell'artista Thierry Forte che sarà inaugurata oggi (ore 18.00) al Polo del '900 di Torino: un progetto - curato da Sarah Kaminski, docente di ebraico dell'Università di Torino, promosso da Polo del '900, Istituto di studi storici Gaetano Salvemini con la collaborazione di Comunità ebraica di Torino, Gruppo di Studi Ebraici - che vuole raccontare attraverso le valigie e l'ironia storie complicate come quelle di uomini e donne costretti a scappare dalle persecuzioni. “L’idea di questa installazione - spiega l'artista, fotografo, produttore e sceneggiatore colombiano - è di riunire in un solo spazio-oggetto più di 300 storie e barzellette ebraiche, in sei lingue diverse. Sono raccolte in tablet inseriti all'interno delle valigie del nonsense.
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INFORMAZIONE – INTERNATIONAL EDITION 
Lotta contro l'antisemitismo,
l'impegno parte da Roma 

L’Italia impegnata in prima persona nella lotta all’odio e all’antisemitismo, per promuoverla come priorità nei 57 paesi aderenti all’Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione in Europa. Nell’odierna uscita di Pagine Ebraiche International Edition, si riportano i dettagli della conferenza sul tema che si è svolta negli scorsi giorni proprio alla Farnesina, uno degli eventi che hanno inaugurato l’anno di presidenza italiana all’OSCE. “Dobbiamo allarmarci quando antisemitismo cresce senza reazione, il silenzio favorisce sempre l’aggressore mai la vittima. Non possiamo più accettare odiose parole di evocazione della superiorità razziale” ha dichiarato nell’occasione il ministro degli Esteri Angelino Alfano. Grazie alla collaborazione tra la redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Scuola Traduttori e Interpreti di Trieste, ai lettori internazionali è offerta la copertura completa della manifestazione, con una cronaca dei suoi momenti introduttivi cui si aggiungono gli articoli dedicati alle diverse sessioni incentrate su legislazione e responsabilità delle istituzioni, ruolo delle religioni, intolleranza sul web, sport come veicolo di educazione e promozione dei valori (a collaborare al progetto di traduzione Federica Alabiso, Sara Volpe, Anna Pagetti).
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pilpul
Oltremare - Litchi
La prima volta che mi hanno messo in mano un litchi hanno dovuto anche spiegarmi prima di tutto che è una cosa commestibile, nella fattispecie un frutto, e poi anche come fare per aprirlo senza spiaccicare il contenuto delicatissimo sotto la crosta rigida e gruttuluta. Devo aver fatto una faccia parecchio buffa, quando il cestino di litchi è stato posato sulla tavola con tutto l’orgoglio del coltivatore diretto, fiero del risultato delle sue fatiche, perché mi ricordo il classico sguardo da zabar, israeliano dalla nascita, che deve spiegare una cosa a lui ovvia ad un nuovo venuto da qualche luogo lontano di là del mare, che non ha mai messo mano ad una zappa. Questo perché la scena si è svolta all’inizio degli anni Dieci di questo secolo, nella sala da pranzo dell’hotel del Kibbutz Lavi. Il quale Kibbutz Lavi, oltre a trovarsi in una zona assolutamente deliziosa della verde Galilea, a pochi minuti di macchina dal Kinneret (Lago di Tiberiade), e oltre a produrre arredi in legno per sinagoghe e scuole religiose in tutta Israele, all’epoca almeno disponeva di litchi locali, degni di onesto orgoglio agricolo.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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