Paolo Sciunnach, insegnante | Fiducia e Gratitudine: la base del rapporto tra genitori e figli.
Onorare e temere i genitori significa onorare e temere il Creatore.
Onora tuo padre e tua madre, affinché si prolunghino i tuoi giorni sulla terra che ti dà il Signore, tuo D-o (Esodo 20, 12).
Ognuno tema sua madre e suo padre e osservi i miei sabati. Io sono il Signore, vostro D-o (Levitico 19, 3).
Temerai il Signore D-o tuo, lo servirai (Deuteronomio 6, 13).
Temi il Signore tuo D-o, lui servirai (Deuteronomio 10, 20).
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Anna
Foa,
storica |
Ha
ragione David Bidussa: il limite era già stato superato ma tutti se ne
sono dimenticati. E adesso? Ci dimenticheremo anche di questo?
Continueremo a sottovalutare il razzismo e il fascismo? Non è il caso
di guardare in faccia la realtà e di provare a reagire in modo sensato?
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Liliana Segre, l’intervista:
Nelle scuole contro l’odio
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“Esiste
ancora un ventre molle del paese contaminato da fascismo e razzismo?” È
una delle domande che vengono poste da Repubblica a Liliana Segre,
anche in relazione ai fatti di Macerata. Risponde la Testimone della
Shoah, neo senatrice a vita: ”È sempre esistito. Solo che nel
dopoguerra ci si vergognava di tirarlo fuori. Il lutto e la
disperazione provocati dai totalitarismi creavano una sorta di pudore
intorno a certe tendenze, liquidate come oscene. Il tempo ha cancellato
la memoria delle tragedie. Ed ecco ora riaffacciarsi violentemente
queste pulsioni razziste e xenofobe”. Aggiunge poi Segre: “Contro la
xenofobia non credo tanto nell’efficacia delle leggi, ma nel potere
dell’educazione. Quello di cui mi farò carico sarà un progetto perla
scuola. Classe per classe, testa per testa. I giovani devono conoscere
quello che è realmente accaduto: è l’unico modo per porre un argine
alla violenza presente e futura. Avverto questa urgenza da senatrice ma
anche da nonna”.
Tagliare ogni rapporto con Israele, anche sulla sicurezza e le finanze.
E farsi riconoscere come Stato indipendente dal Consiglio di sicurezza
dell’Onu. Questi, scrive La Stampa, gli obiettivi cui sta lavorando Abu
Mazen. “Anche se al Palazzo di Vetro sono destinati a scontrarsi con il
veto degli Stati Uniti, il documento emerso nella notte fra sabato e
domenica, in una riunione tesa e interminabile del Comitato esecutivo
dell’Olp – si legge – mostra la volontà di ‘bruciarsi i vascelli alle
spalle’ e tentare il tutto per tutto”.
Sostiene il viceministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi in una
intervista con Repubblica, che si apre con sul sempre più vacillante
accordo nucleare: “Il problema non è come salvare l’accordo a
Washington ma come salvarlo a Teheran. Per gli europei, l’accordo sul
nucleare è un successo perché l’Iran rispetta scrupolosamente gli
impegni presi: possono considerarlo un grande risultato della loro
politica estera. Se sono interessati a salvaguardarlo devono metterci
tutto il loro impegno”. Per l’Iran, secondo il viceministro, l’accordo
non sarebbe invece un successo. “L’Iran non ha tratto pieno beneficio
dalla cancellazione delle sanzioni, le sanzioni sono state tolte ma gli
Stati Uniti – afferma – non permettono alla business community di
lavorare con l’Iran”.
“Non credete al Duce del Mediterraneo”: è l’appello su Repubblica di
Can Dundar, giornalista turco costretto a lasciare il paese per via
della repressione condotta da Erdogan (che oggi incontra Bergoglio,
Mattarella e Gentiloni). Scrive il giornalista nella sua lettera aperta
all’Italia: “Noi non vogliamo vedere la Turchia come il combattente
islamico del Medio Oriente, ma come una parte egualitaria della grande
famiglia della civilizzazione e lottiamo per questo. L’Italia sin
dall’inizio è stata una forte sostenitrice dell’entrata della Turchia
in Europa. Oggi il commercio e gli accordi sulle armi, l’alleanza Nato,
il dialogo interreligioso, le restrizioni dei rifugiati prendono il
posto di quella unione trasformatasi in un sogno lontano”.
Fa discutere l’endorsement di Rafi Eitan, ex agente del Mossad ed ex
ministro israeliano, agli estremisti tedeschi di Afd: “La nuova
generazione musulmana è fortemente influenzata dall’imperialismo
islamico. Dove ci sono molti musulmani esiste un rischio di attacchi e
terrorismo, in tutta Europa. Bisogna chiudere i confini ai musulmani il
prima possibile”. Immediata la condanna dell’ambasciatore israeliano in
Germania, riporta Repubblica. Eitan prima ha giustificato le sue
dichiarazioni, poi ha parzialmente rettificato: “Pensavo il mio
pensiero fosse corretto, ma viste le reazioni faccio un passo indietro”.
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qui milano - il festival
Fra terra e cielo, una settimana
nel segno della cultura ebraica
Prende
il via questa sera la terza edizione del festival Fra terra e cielo,
che prende spunto dalla festa ebraica di Tu Bishvat dedicata agli
alberi (anche detta Capodanno degli alberi), per aprire uno spazio di
riflessione sulla tradizione ebraica. A promuovere la rassegna,
l’Associazione per il Refettorio Ambrosiano Onlus – dove si terranno
tutti gli appuntamenti - con il patrocinio della Comunità ebraica di
Milano e dell'Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il Dialogo
Interreligioso. Ideatore dell'iniziativa, don Giuliano Savina,
presidente dell’associazione, mentre la direzione artistica è affidata
a Miriam Camerini (direttrice artistica di Benhashmashot, Teatro
ebraico a Milano).
Il tema dell'edizione 2018 è Israele e gli altri, suggestione che sarà
sviluppata a partire dalla serata inaugurale di lunedì 5 febbraio (0re
21.00) con un dialogo fra Stefano Levi Della Torre (filosofo e pittore,
studioso di ermeneutica ebraica), Raniero Fontana (già docente di
Letteratura rabbinica all’Istituto Ratisbonne di Gerusalemme, studioso
di Noachismo) e il padrone di casa, don Giuliano Savina. Leggi
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pagine ebraiche febbraio 2018
Stranieri, residenti, cittadini
Apre
oggi a Milano il Festival Fra terra e cielo, una settimana di incontri
dedicata alla cultura ebraica. Primo appuntamento (ore 21.00,
Refettorio Ambrosiano), il dialogo tra Stefano Levi Della Torre, don
Giuliano Savina e Raniero Fontana. Sul numero di Pagine Ebraiche di
Febbraio attualmente in distribuzione compare un editoriale a firma del
filosofo Fontana sul tema della cittadinanza. Di seguito, il testo del
suo intervento.
Da stranieri a residenti
L’idea che il popolo ebraico non sia autoctono è indiscutibilmente
biblica. Offrendo le primizie (bikkurim) dei prodotti del suolo al
sacerdote, l’israelita dichiara di essere entrato (ki-bati: Dt 26,3)
nel paese che Dio ha giurato ai padri di dare alla loro discendenza. M.
Buber ha evidenziato il ruolo formativo che una tale dichiarazione ha
aper la coscienza (todaah) di ogni israelita residente in terra di
Israele. La condizione di estraneità (gerut) ha così impresso il suo
tratto indelebile sulla coscienza di Israele. Già ad Abramo fu
preannunciato che i suoi discendenti sarebbero stati stranieri (gerim)
“in un paese non loro” (Gn 15,13). Stranieri, perché in Egitto;
fuori-luogo appunto, perché in un paese non loro. Rashi (1040-1105), il
grande esegeta ebreo medievale, definisce lo straniero (ger) biblico
nel modo seguente: “L’espressione ger significa ogni volta un uomo che
non è nato nello stesso paese (medinah) ma proviene da un altro paese
per abitare là (kol lashon ger adam lo nolad be-otah medinah ella ba
mi-medinah acheret lagur sham)” (Rashi su Es 22,20). Lo straniero,
dunque, è il forestiero che viene da fuori per abitare (lagur)
temporaneamente, in modo non definitivo, in un paese non suo. La
Haggadah racconta che Giacobbe non scese in Egitto per impiantarvisi,
per risiedere là in pianta stabile (lehishtaqea), ma per abitarvi
(lagur sham). Egli e i suoi figli abitarono in Egitto come stranieri
(ke-gerim). I padri fondatori di Israele furono tutti stranieri
(gerim). Nel suo imponente studio dal titolo The Religion of Israel
(New York, 1960), Y. Kaufmann pone l’epoca dei padri (tequfat ha-avot),
precedente l’Esodo, sotto il segno dell’estraneità dello straniero: “La
tradizione biblica inizia la storia israelitica con l’epoca dei
patriarchi, un’epoca di peregrinazioni e di spostamenti della durata di
quattro o cinque generazioni. I patriarchi sono descritti come capi di
grandi nuclei tribali. Quello che caratterizza la loro condizione è il
loro stato di gerim (protected aliens)” (p. 216).
Raniero Fontana, filosofo, Pagine Ebraiche Febbraio 2018 Leggi
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qui torino - la mostra
Valigie per ridere e ricordare
Su
quattro pile di vecchie valigie viene posata una valigia aperta,
contenente uno schermo su cui sono proiettate testimonianze di diverse
persone che raccontano in ebraico, yiddish, italiano, spagnolo e
francese, battute, storielle e tradizionali witz. Gli ebrei di tutto il
mondo ridono di se stessi, degli altri, del passato e un po' anche del
futuro. Così si presenta l'installazione dell'artista Thierry Forte che
sarà inaugurata oggi (ore 18.00) al Polo del '900 di Torino: un
progetto - curato da Sarah Kaminski, docente di ebraico dell'Università
di Torino, promosso da Polo del '900, Istituto di studi storici Gaetano
Salvemini con la collaborazione di Comunità ebraica di Torino, Gruppo
di Studi Ebraici - che vuole raccontare attraverso le valigie e
l'ironia storie complicate come quelle di uomini e donne costretti a
scappare dalle persecuzioni. “L’idea di questa installazione - spiega
l'artista, fotografo, produttore e sceneggiatore colombiano - è di
riunire in un solo spazio-oggetto più di 300 storie e barzellette
ebraiche, in sei lingue diverse. Sono raccolte in tablet inseriti
all'interno delle valigie del nonsense. Leggi
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INFORMAZIONE
– INTERNATIONAL EDITION
Lotta contro l'antisemitismo,
l'impegno parte da Roma
L’Italia
impegnata in prima persona nella lotta all’odio e all’antisemitismo,
per promuoverla come priorità nei 57 paesi aderenti all’Organizzazione
per la Sicurezza e Cooperazione in Europa. Nell’odierna uscita di
Pagine Ebraiche International Edition, si riportano i dettagli della
conferenza sul tema che si è svolta negli scorsi giorni proprio alla
Farnesina, uno degli eventi che hanno inaugurato l’anno di presidenza
italiana all’OSCE. “Dobbiamo allarmarci quando antisemitismo cresce
senza reazione, il silenzio favorisce sempre l’aggressore mai la
vittima. Non possiamo più accettare odiose parole di evocazione della
superiorità razziale” ha dichiarato nell’occasione il ministro degli
Esteri Angelino Alfano. Grazie alla collaborazione tra la redazione
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Scuola Traduttori e
Interpreti di Trieste, ai lettori internazionali è offerta la copertura
completa della manifestazione, con una cronaca dei suoi momenti
introduttivi cui si aggiungono gli articoli dedicati alle diverse
sessioni incentrate su legislazione e responsabilità delle istituzioni,
ruolo delle religioni, intolleranza sul web, sport come veicolo di
educazione e promozione dei valori (a collaborare al progetto di
traduzione Federica Alabiso, Sara Volpe, Anna Pagetti).
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Oltremare - Litchi |
La
prima volta che mi hanno messo in mano un litchi hanno dovuto anche
spiegarmi prima di tutto che è una cosa commestibile, nella fattispecie
un frutto, e poi anche come fare per aprirlo senza spiaccicare il
contenuto delicatissimo sotto la crosta rigida e gruttuluta. Devo aver
fatto una faccia parecchio buffa, quando il cestino di litchi è stato
posato sulla tavola con tutto l’orgoglio del coltivatore diretto, fiero
del risultato delle sue fatiche, perché mi ricordo il classico sguardo
da zabar, israeliano dalla nascita, che deve spiegare una cosa a lui
ovvia ad un nuovo venuto da qualche luogo lontano di là del mare, che
non ha mai messo mano ad una zappa. Questo perché la scena si è svolta
all’inizio degli anni Dieci di questo secolo, nella sala da pranzo
dell’hotel del Kibbutz Lavi. Il quale Kibbutz Lavi, oltre a trovarsi in
una zona assolutamente deliziosa della verde Galilea, a pochi minuti di
macchina dal Kinneret (Lago di Tiberiade), e oltre a produrre arredi in
legno per sinagoghe e scuole religiose in tutta Israele, all’epoca
almeno disponeva di litchi locali, degni di onesto orgoglio agricolo.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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