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9 febbraio 2018 - 24 Shevat 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Ieri, sulla piazza di incontri virtuali che è Facebook, ho postato una fotografia del 1953 che ritraeva i ragazzi del Collegio rabbinico, Scuola Margulies, nel cortile dell’allora orfanotrofio di via Cesare Lombroso a Torino. La scuola rabbinica era diretta dal Rabbino Dario Disegni zl. Nella fotografia compaiono il rabbino Gustavo Calò zl, sua moglie Alba zl, il professor Begutin zl e molti ragazzi che saranno i futuri rabbini di Italia.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
direttore
Fondazione CDEC
Penso che sia necessario riflettere sulle critiche avanzate da più parti al governo polacco e al parlamento in relazione alla legge che dovrebbe prevedere pene fino a tre anni per chi utilizza la denominazione “campi di sterminio polacchi” (Polish death camps). L’ondata di sdegno mediatico, politico e diplomatico ha investito le coscienze di molti e ha prodotto un’eco fortissima. Allarme democratico, estrema preoccupazione per il futuro della libertà di ricerca, preoccupazione per la deriva nazionalista e antieuropeista polacca. Tutto molto comprensibile, ma anche in parte fuorviante. La legge in questione infatti non dice quel che le si vuole far dire, e risponde a dinamiche diverse. Non è una legge nuova, ma la modifica di una legge già in vigore relativa ad altri temi.
 
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Piazza divisa a Macerata
Tensione ieri sera a Macerata dove i neofascisti di Forza Nuova hanno organizzato una manifestazione, violando il divieto del Questore. La città è scossa dopo l'omicidio di Pamela Mastropietro, per cui è stato arrestato il nigeriano Innocent Oseghale (per cui il Gip ha escluso l'accusa di omicidio), a cui è seguito l'attacco fascista e razzista di Luca Traini, iscritto alla Lega Nord, che ha sparato e ferito alcuni migranti come forma di vendetta. Il leader della Lega Matteo Salvini, in tour nelle Marche, sfrutta con cinismo la tragedia e afferma “il sacrificio di Pamela, tranquilli, non sarà vano” e poi inaugura quella che il Corriere definisce “una sorta di battaglia ideologica contro l'Islam”. Per Salvini sarebbe “incompatibile con i nostri valori e la nostra Costituzione”. Parole che vengono respinte, tra gli altri, da Matteo Renzi. II segretario del Pd, intervistato da Repubblica, non indica Salvini come “mandante morale” della tentata strage di Traini ma afferma “L'atteggiamento di Salvini è inqualificabile. Se proprio si deve qualificarlo, la parola giusta è squallido. I fatti: un esponente della Lega prende una pistola e spara a sei ragazzi di colore. E spara alla sede del Pd di Macerata. Anziché tacere, Salvini che fa? Getta la responsabilità sul Pd, tanto va di moda darci la colpa di tutto. Squallido, appunto. Tuttavia non lo inseguo nella sua lucida follia. Non lo considero il mandante morale e non lo etichetto come corresponsabile. Dico, più semplicemente, che chi ha sbagliato deve pagare. E che se si vuole trarre un giudizio politico: con quale credibilità afferma di essere in grado di controllare il territorio uno che non riesce a controllare i propri candidati?”. Il leader del Pd si schiera poi al fianco del sindaco di Macerata che ha chiesto di sospendere la manifestazione antifascista prevista per domani in città a cui parteciperanno centri sociali, Fiom e Liberi e Uguali, mentre una nazionale è stata organizzata a Roma per il 17 con partecipazione di Arci e Anpi, Cgil, Pd e Libera (Repubblica).

Razza e Costituzione. Sul La Stampa l'ex presidente della Corte Costituzionale Vladimiro Zagrebelsky torna sul tema dell'articolo 3 della Costituzione e sulla parola razza. “Attilio Fontana, candidato governatore della Lombardia per conto della Lega, a proposito delle immigrazioni – ricorda il giurista - ha detto che è ora di decidere se vogliamo che la 'razza bianca' continui ad esistere. Il richiamo alla difesa della razza ha in Italia un senso particolare; esso riproduce il titolo della rivista che durante il fascismo su applicò a offrire supporto 'scientifico' alla politica che ha prodotto le leggi razziali contro gli ebrei. Quest'anno celebriamo l'ottantesimo anniversario di quella vergogna nazionale. Accusato di adottare un linguaggio razzista, il Fontana se ne è difeso dicendo che è la Costituzione a menzionare le razze. Poteva sembrare una giustificazione, ma valeva come rivendicazione, sotto la protezione nientemeno che della Costituzione”. Ma con la parola “razza” dell'articolo 3, spiega Zagrebelsky, “La Costituzione non si preoccupa di affermare l'esistenza delle razze, ma interviene per vietare ogni discriminazione che su quell'idea si fondi”. Per questo non è utile cancellare la parola razza, afferma il giurista.”Cancellare la parola razza – scrive Corrado Aiugias su Repubblica - è un po' come voler scalpellare l'obelisco del Foro Italico perché reca la scritta "Mussolini Dux". Equivale a una delle tante manifestazioni iconoclaste verificatesi nel corso della storia, ultimi gli estremisti musulmani che abbattono i monumenti di altre religioni nell'illusione di cancellare il passato”.

Polonia, le storie che i polacchi non vogliono sentire. “Tutta la complicatissima e drammatica questione del rapporto tra polacchi ed ebrei, durante e immediatamente dopo la Seconda guerra mondiale, si può racchiudere tra due emblematici episodi legati a due cittadine della Polonia: Jedwabne (nel 1940) e Kielce (nel 1946)”, scrive sul Foglio Francesco Cataluccio ricordando i due famosi eccidi commessi dai polacchi ai danni dei loro concittadini ebrei. L'unico modo per combattere la legge negazionista in Polonia è raccontare, spiega Cataluccio, queste storie terribili. E riguardo alla legge, il Corriere Roma riporta in una breve la manifestazione organizzata dalla Comunità ebraica della Capitale davanti all'ambasciata polacca proprio per protestare contro il provvedimento votato da Varsavia.
 
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  davar
l'impegno di gerusalemme per i palestinesi
Crisi a Gaza, Israele presta aiuti
e collabora anche con il Qatar

Da alcune settimane alti funzionari della difesa israeliana - membri del Coordinamento delle Attività Governative nei Territori, ufficiali dell'esercito, e il servizio di sicurezza interno dello Shin Bet -  hanno espresso la loro preoccupazione per la situazione nella Striscia di Gaza (nell'immagine di repertorio, aiuti forniti da Israele attraverso il valico di Kerem Shalom). L'economia della Striscia è sull'orlo del collasso totale, hanno avvertito, e lo stesso vale per le infrastrutture civili. Pochi giorni fa il governo di Gerusalemme ha fatto sapere di aver una proposta per la ricostruzione di Gaza da un miliardo di dollari: un piano, come raccontava La Stampa, “centrato sulla ricostruzione delle infrastrutture, a partire a impianti di desalinizzazione, linee elettriche e un gasdotto proveniente da Israele. Prevede anche il rilancio del parco industriale di Erez, sulla frontiera con lo Stato ebraico. In particolare, la linea elettrica ad alto voltaggio permetterà di raddoppiare le forniture a Gaza, dove l’elettricità manca fino a 20 ore al giorno”. A fianco di questo progetto israeliano nelle scorse ore è emerso che al fianco di Gerusalemme, in un'inusuale collaborazione, sta lavorando per Gaza anche il Qatar: giovedì un inviato qatarino ha rivelato – scrivono i quotidiani israeliani - che il suo paese sta lavorando a stretto contatto con Israele per inoltrare gli aiuti alla striscia di Gaza. “Quando vuoi lavorare a Gaza, devi passare attraverso gli israeliani”, ha dichiarato Mohammed Al-Emadi, capo del comitato per la ricostruzione di Gaza del Qatar, in un'intervista a Associated Press. “Senza l'aiuto di Israele non succede nulla”.
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milano, ministro pinotti in visita al memoriale 
"Mai più indifferenti all'odio,
con me la lezione di Liliana"

“Un momento di grande intensità, conoscevo la storia di questo luogo ma non sapevo fosse così vicino a come era allora. E vederlo con il racconto di Liliana Segre riporta indietro a quell'orrore”. Così il ministro della Difesa Roberta Pinotti al termine della visita al Memoriale della Shoah di Milano. Ieri infatti il ministro Pinotti, accompagnata dalla Testimone della Shoah e senatrice Liliana Segre e dal vicepresidente del Memoriale Roberto Jarach – assieme, tra gli altri al copresidente della Comunità ebraica di Milano Milo Hasbani e alla deputata Milena Santerini – ha visitato il luogo da cui la stessa Segre partì nel 1943 assieme al padre e ad altre centinaia di ebrei per essere deportata ad Auschwitz. Davanti al muro dell'Indifferenza che accoglie il pubblico del Memoriale, Pinotti ha ricordato che proprio l'indifferenza è uno dei temi da ricordare: “in molti non fecero nulla, voltarono la faccia dall'altra parte e non possiamo permettere che questo accada di nuovo”, ha affermato il ministro, accompagnata durante la visita anche dall'architetto Annalisa de Curtis, che assieme all'architetto Guido Morpurgo, ha curato il progetto del Memoriale.
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la mobilitazione dell'ebraismo italiano
“Polonia, Memoria da difendere”
Un appello e un hashtag per difendere la Memoria. Studiosi, ricercatori e società civile: una vera e propria chiamata a raccolta che dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane è diretta all’insieme dell’opinione pubblica. Difendere la Memoria, difendere la il diritto-dovere al ricordo consapevole, all’istruzione, all’arte, alla conoscenza, alla critica, alla vita gravemente minacciati dall’iniziativa del Presidente Andrzej Duda e del Parlamento di Varsavia con una legge che, ora al vaglio della Corte costituzionale, se approvata porterà a conseguenze gravissime (tra cui il carcere) per chiunque attribuirà a individui e/o collettività polacche delle responsabilità nella Shoah.
“Se dalla Corte costituzionale polacca arriverà il via libera al provvedimento sarà per l’Europa delle nazioni che nel dopoguerra hanno voluto riaffermare principi di verità e libertà, e per comunità scientifica tutta, un giorno triste e di spartiacque” sottolinea la Presidente UCEI Noemi Di Segni nel suo appello, cui è possibile aderire scrivendo all’indirizzo di posta elettronica appellopolonia@ucei.it. L’invito, sulle diverse postazioni social, è anche ad usare l’hashtag #noleggepolonia.
Ieri intanto a Roma la Comunità ebraica, d’intesa con i giovani studenti ebrei e l’associazione Figli della Shoah, ha organizzato un presidio di protesta davanti all’ambasciata polacca nella Capitale. Tra i cartelli esposti ‘La Polonia rifiuta la storia’, ‘Vergogna negazionista’, ‘Auschwitz dove?’.
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qui milano
Gli ebrei e la Rivoluzione russa
Sala piena e applausi ad ogni intervallo. Sul palco, il trio klezmer Cidnewski Kapelye (Angelo Baselli al clarinetto, Davide Bonetti alla fisarmonica, Andrea Bugna al contrabbasso) assieme Miriam Camerini, cantante e voce narrante di uno spettacolo dedicato all'intreccio tra la Rivoluzione russa, a cent'anni dall'anniversario, e il mondo ebraico realizzato per la terza edizione della rassegna Fra terra e cielo in corso al Refettorio Ambrosiano di Milano. Tra canti in yiddish e in ebraico, note klezmer e non solo, Camerini – direttrice artistica della rassegna – ha accompagnato il pubblico nell'Est Europa di fine Novecento, raccontando di come nacque lo storico e forse un po' dimentico Bund, il partito dei lavoratori ebrei o meglio la Federazione generale dei lavoratori ebrei in Lituania, Polonia e Russia (Allgemeine jüdische Arbeiterbund von Litauen, Polen und Russland), costituitosi nel 1897 a Vilna, in Lituania. Durante lo spettacolo prendono forma le parole di Shlomo Anski e della sua Die Shvue (il giuramento), canzone scritta nel 1902 che diventerà l'inno del Bund, come ricorda Camerini attraverso letture che contestualizzano i versi di Anski (autore diventato celebre per il suo Dybbuk).
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l'iniziativa a firenze
Pitigliano, Piccola Gerusalemme tra passato e nuovi progetti 
Pitigliano: luogo del cuore e di memorie. Ma anche di nuovi progetti che nascono nel segno della “Piccola Gerusalemme” toscana, sede nel passato di una fiorente comunità ebraica. Una presenza che sarà al centro di una intensa mattinata in programma questa domenica nei locali della Comunità ebraica fiorentina, con il contributo di Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia, Opera del Tempio ebraico e Comunità ebraica livornese.
Spazio alle immagini, con il documentario “Pitigliano ebraica” del regista israeliano Naor Meningher, che sarà presentato dal presidente dell’Opera del Tempio ebraico Renzo Funaro, dalla presidente della Comunità ebraica fiorentina Daniela Misul e da un rappresentante di quella livornese.
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pilpul
Non strumentalizzare
In quest’ultima settimana mi è accaduto più volte di leggere e sentire inviti a non strumentalizzare. Ma cosa significa strumentalizzare? Se si intende, per esempio, mettere in evidenza senza alcuna ragione la provenienza o il colore della pelle di chi ha commesso un crimine direi che gli inviti a non strumentalizzare sono sacrosanti: non c’è alcun valido motivo per cui una persona che non ha fatto nulla di male debba essere chiamata in causa per fatti di cui non ha alcuna responsabilità né diretta né indiretta. Spesso, però, chi invita a non strumentalizzare intende dire che non bisogna dare troppa importanza a episodi isolati di insulti o violenze, o alle uscite infelici di qualche leader politico o candidato. E in questi casi gli inviti a non strumentalizzare non mi convincono per nulla. 

Anna Segre, insegnante
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Gli ebrei e il fascismo
Con la recente riscoperta del fascismo e del “glorioso” operato del Duce viene focalizzato sempre più insistentemente che in definitiva molti ebrei siano stati fascisti, almeno all'inizio. Persino il leader di Casapound Simone Di Stefano qualche mese fa ha affermato sul Corriere che “l'errore delle leggi razziali fu di allontanare gli ebrei dal fascismo”, e libri su libri sono stati pubblicati sull'argomento. Certamente non sono uno storico, quindi non ho gli strumenti per confutare o convalidare questo fenomeno, ma attenendomi ignorantemente alle fonti in possesso mi risulta che dal 1928 al 1933 il 10% della popolazione ebraica si iscrisse al PNF (pari a meno di 5.000 persone - Mario Avagliano, 2002), e che circa 230 ebrei parteciparono alla marcia su Roma (su 25.000 camicie nere, Giovanni Cecini 2008). Cifre che a leggerle così non sembrerebbero così singolari, considerando anche il contesto o le ragioni di fondo che potrebbero essere disparate, come il timore nei confronti del regime, una forma di conformismo, un tentativo di maggiore assimilazione per dimostrare con l'adesione al fascismo di essere parimenti italiani.

Francesco Moises Bassano
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