Jonathan Sacks, rabbino | Le
prime parole che ci viene insegnate di dire ogni mattina, subito dopo
il risveglio, sono Modeh/modah ani, "rendo grazie". Ringraziamo prima
di pensare. Si noti che il normale ordine delle parole è invertito:
Modeh ani, non ani modeh, in questo modo in ebraico il "grazie" precede
l'"io". L'ebraismo è "gratitudine come atteggiamento". E questa,
secondo recenti ricerche scientifiche, è davvero un'idea che migliora
la vita.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee | “Se
il Presidente vuole venire qui da me per dirmi in faccia che è stata
una tragedia terribile, che non sarebbe mai dovuta accadere, e
continuare a ripeterci che nulla verrà fatto al riguardo, gli domanderò
con immenso piacere quanti soldi ha ricevuto dalla National Rifle
Association. La volete sapere una cosa? Lo so già. Trenta milioni di
dollari. Che divisi per il numero delle vittime da armi da fuoco negli
Stati Uniti solo nel primo mese e mezzo del 2018, fanno 5.800 dollari
ciascuna. È questo il valore che quelle persone hanno per te, Trump?”.
Sono le parole di Emma Gonzáles, 18 anni, una dei sopravvissuti alla
strage.
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Il patto 5 Stelle - Lega
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Sono
stati eletti ieri i due nuovi presidenti di Camera e Senato:
rispettivamente Roberto Fico, del Movimento 5 Stelle, e Maria Alberti
Casellati, di Forza Italia. La loro nomina è arrivata grazie
all'accordo trovato tra 5 Stelle e Lega e, in seconda battuta, Forza
Italia. Secondo esperti e giornalisti, il voto sui presidenti di Camera
e Senato rende più facile un futuro accordo tra Movimento 5 Stelle e
centrodestra per formare un governo. “Salvini ha dimostrato di essere
una persona che sa mantenere la parola data”, afferma il leader del
Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio, intervistato oggi dal Corriere.
Su un futuro governo Di Maio spiega: “noi abbiamo dimostrato di essere
aperti a tutti per il bene del Paese purché il dialogo e il confronto
restino incentrati sulle priorità dei cittadini e non delle forze
politiche”. Riguardo alla scelta di Roberto Fico poi, il leader 5
Stelle afferma: “Fico è stato proposto per il suo valore, per le sue
battaglie in questi anni, non ci sono strategie dietro il suo nome”.
La Francia e la minaccia terroristica. L'inchiesta sull'attentato che
venerdì ha fatto quattro vittime a Trèbes, vicino Carcassonne, ha
portato ieri all'arresto di un'altra persona e alla scoperta di tre
ordigni artigianali che il terrorista ventenne Radouane Lakdim aveva
portato dentro al supermercato. Intanto l'Eliseo ha deciso di
organizzare un omaggio nazionale per il gendarme Arnaud Beltrame, che
si è offerto di scambiarsi con un ostaggio. Ferito gravemente, è morto
in ospedale (Repubblica). In Italia intanto, nella Capitale ci sarebbe
un allarme attentato, secondo quanto diffuso da Tgcom. “ L'allerta
– scrive La Stampa - è partita da una lettera anonima, ritenuta
attendibile, recapitata all'ambasciata italiana di Tunisi. Tra i luoghi
indicati come possibili obiettivi del presunto attentatore ci sono la
metropolitana, i bar, i centri commerciali e diversi siti turistici”.
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le voci ebraiche in corteo
Usa, i giovani contro le armi
"Marciamo per le nostre vite"
Sono
state oltre 800 le manifestazioni organizzate in tutto il mondo sotto
il cappello “March for Our Lives” per protestare contro l’uso delle
armi negli Stati Uniti. L'evento più importante è stato quello tenutosi
a Washington, D.C., la capitale degli Stati Uniti, a cui hanno preso
parte almeno 800mila persone: secondo l'Associated Press è stata una
delle più grande proteste giovanili dai tempi delle manifestazioni
contro la guerra in Vietnam. Le marce sono state organizzate a poco più
di un mese dalla sparatoria nella scuola di Parkland, in Florida, in
cui un ragazzo di 19 anni ha ucciso con armi automatiche 17 persone. “I
miei valori ebraici includono quello di non tacere, di non stare a
guardare mentre il mio vicino sanguina. Abbiamo l'obbligo di impegnarci
in questa lotta, di far sentire la nostra voce. I membri del Congresso
devono sapere che se non interverranno per evitare che eventi come
questo si ripetano, la nostra generazione farà in modo che non
rimangano in carica”. Per questo motivo Talia Ramsky, studentessa della
scuola di Parkland, ha scelto di sfilare insieme a tanti compagni a
Washington. "Ero nella mia classe quando è successo. - ha
raccontato ad Haaretz Ramsky - Improvvisamente è scattato l'allarme
antincendio, e ci siamo precipitati fuori dalle classi. C'era un caos
totale all'interno e all'esterno della scuola. Abbiamo visto arrivare
auto della polizia, tra cui una della SWAT, e ci è stato chiesto di
scappare, saltare oltre le recinzioni, uscire dalla scuola il più
velocemente possibile”. Leggi
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qui torino
Per la libertà, nel nome di Artom
Una
marcia in memoria di Emanuele Artom, compatta e silenziosamente
raccolta, ha preso il via la mattina di venerdì dal binario 17 della
stazione Porta Nuova di Torino, per poi percorrere le via del quartiere
di San Salvario e approdare in Piazzetta Primo Levi davanti
all’ingresso del tempio. Un appuntamento, promosso dalla Comunità
ebraica di Torino assieme alla Città di Torino e alla Comunità di
Sant’Egidio, che si svolge ogni anno per ricordare la vita spezzata del
giovane intellettuale ebreo. Questa volta, la marcia coincide con gli
ottant’anni dalla promulgazione delle Leggi razziste e l’invito è a
soffermarsi su come reagì Artom di fronte a queste norme che presero il
via con la cacciata di alunni e insegnanti dalle scuole. A precedere
gli interventi delle autorità presenti a Torino, il coro dei bambini
della scuola ebraica primaria Colonna e Finzi, seguito dall’esecuzione
musicale di alcuni studenti del liceo Cavour.
“La
Marcia Emanuele Artom – una marcia per ricordare, come l’abbiamo sempre
definita – è ormai a Torino un appuntamento centrale nel calendario
civile della Memoria, per rievocare il giovane storico, intellettuale
ebreo, consapevole, brutalmente torturato e ucciso dai nazisti proprio
in virtù del suo essere ebreo e consapevole”, queste le parole del
Presidente della Comunità ebraica di Torino, Dario Disegni. “Come ha
reagito il giovane intellettuale ebreo antifascista alla perdita di
diritti, al rifiuto, alle diffamazioni gratuite che sentiva montare
intorno a sé? Sfogliando la prima parte dei suoi Diari – ha ricordato
Disegni – cogliamo un atteggiamento misurato e razionale, una superiore
dignità che non accetta di porsi sul piano delle volgari accuse. Sembra
quasi che Emanuele si sforzi di analizzare con la precisione e la
freddezza del cronista un clima incandescente che non poteva non
turbarlo nel profondo”.
Alice Fubini Leggi
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Melamed - l'anniversario a milano
20 anni per la scuola ebraica,
l'impegno della Fondazione
Un
compleanno in piena regola, con torta e candeline da spegnere tutti
insieme. È quello che ha festeggiato la Fondazione Scuola Ebraica di
Milano, giovedì scorso all'Istituto di via Sally Mayer. Una cerimonia
che ha aperto un anno di celebrazioni per un ventennale ricco di
iniziative e di incontri.
“Vent'anni fa quando abbiamo creato la Fondazione ci chiedevamo cosa ne
sarebbe stato nel futuro – ha ricordato Cobi Benatoff, presidente
onorario della Fondazione. - Sentivamo la mancanza di un elemento che
creasse coesione attorno alla scuola. Ed così, che con un gruppo di
amici, abbiamo pensato a questa iniziativa dandole due obiettivi:
raccogliere dei fondi e sensibilizzare la comunità sull'importanza di
questo istituto. Oggi possiamo dire che quegli obiettivi sono in via di
raggiungimento, con grande soddisfazione per me e per chi allora
immaginava giornate come questa. Soprattutto siamo felici che nel tempo
siano arrivate nella Fondazione tante nuove forze che riversano in
quegli stessi obiettivi tanta passione: figli e nipoti. È davvero
questo a dare il senso di una Comunità”.
Karen Nahum, attuale presidente della Fondazione spiega le motivazioni
di queste celebrazioni: “La Fondazione ha venti anni: è 'giovane', ma
per chi li ha vissuti questi vent'anni sono stati una grande impresa.
Questa è la nostra casa, qui è dove studiano i nostri figli e abbiamo
studiato noi. Leggi
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In esordio |
La
nuova legislatura si inaugura con l’elezione della presidenza delle due
Camere. Non è ancora chiaro con chi e con quali numeri si costituirà
l’esecutivo e tuttavia è auspicabile che chiunque sia chiamato a
governare possa farlo con la pienezza del mandato poiché non ci sarebbe
nulla di peggio di un Paese lasciato a sé. L’orizzonte problematico,
infatti, non è dato solo dagli uomini, dallo stile e dai contenuti di
un programma di governo ma anche e soprattutto dalla loro assenza. Gli
anni prossimi, infatti, saranno decisivi per le sorti dell’Unione
Europa di cui l’Italia è partner fondatore ma soggetto politico di
minoranza, incidendo poco nelle sue dinamiche. Dallo sgretolamento
della costruzione comunitaria non potranno che derivare danni per
molti. Non per tutti, beninteso.
Claudio Vercelli
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