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8 Aprile 2018 - 23 Nissan 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Jonathan Sacks, rabbino
Affrontiamo tempi complessi, lo sappiamo. Basta aprire un giornale o guardare un telegiornale. Eppure, mai nella storia, gli ebrei hanno goduto delle opportunità di cui gode questa generazione. Uno Stato ebraico sovrano, e in Diaspora la possibilità di essere protagonisti con pari diritti rispetto al resto della cittadinanza. È quindi un tempo fecondo per svolgere la nostra missione e dare un contributo alla società.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Non riesco molto a capire che cosa celebreremo il prossimo 25 aprile. Probabilmente nulla.
 
Ungheria al voto, la Heller
"Mio paese una tirannia"
Ottime possibilità di terzo mandato per il premier ungherese Viktor Orban. Riflette l’intellettuale Agnes Heller, che in gioventù scampò alla Shoah e che del premier magiaro è una ferma oppositrice, in una intervista con il Corriere: “L’Ungheria non è un paese totalitario, ma è sicuramente una tirannia”. Secondo Heller, Orban non sarebbe antisemita. Ma userebbe tutto ciò che gli serve per rafforzare il potere, avvelenando l’anima del popolo. Come nel caso delle note campagne contro George Soros. Nel suo caso, afferma, userebbe il sistema di Erdogan con Gulen. “Soros è americano, ebreo, ha origini ungheresi. Il nemico perfetto per Orban”.

Diversi quotidiani dedicano spazio alla morte di Yaser Murtaja, il fotoreporter palestinese rimasto ucciso al confine tra Striscia di Gaza e Israele. Secondo Hamas, il gruppo terroristico che controlla la Striscia, da un cecchino israeliano. Scrive Repubblica: “Ieri ci sono stati i suoi funerali, c’era il capo politico di Hamas Ismail Haniyeh. Sulla bara ricoperta dalla bandiera palestinese c’era anche un giubbotto antiproiettile con la scritta ‘Press’, uno di quelli che indossano i giornalisti in zone di guerra”. Il Corriere segnala “la protesta a Ramallah in contemporanea con i funerali” del sindacato dei giornalisti palestinesi.
 
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  davar
pagine ebraiche, lo speciale dossier su israele
70 anni, la Storia diventa poesia
ILa prima trasmissione di “Kol Israel” (La voce di Israele – la radio nazionale) iniziò un minuto prima delle 4 di pomeriggio del 14 maggio 1948. Solo un minuto prima che David Ben Gurion iniziasse a dichiarare ufficialmente la nascita dello Stato di Israele. “In Eretz Israel è nato il popolo ebraico, qui si è formata la sua identità spirituale, religiosa e politica, qui ha vissuto una vita indipendente, qui ha creato valori culturali con portata nazionale e universale e ha dato al mondo l’eterno Libro dei Libri”, la lettura solenne di Ben Gurion, primo Premier d’Israele. “Il 29 novembre 1947, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che esigeva la fondazione di uno Stato ebraico in Eretz Israel. L’Assemblea Generale chiedeva che gli abitanti di Eretz Israel compissero loro stessi i passi necessari alla messa in atto della risoluzione. Questo riconoscimento delle Nazioni Unite del diritto del popolo ebraico a fondare il proprio Stato è irrevocabile. Questo diritto riafferma il diritto naturale del popolo ebraico a essere, come tutti gli altri popoli, indipendente nel proprio Stato sovrano. Quindi noi, membri del Consiglio del Popolo, rappresentanti della Comunità ebraica in Eretz Israel e del Movimento Sionista , siamo qui riuniti nel giorno della fine del Mandato Britannico su Eretz Israel e, in virtù del nostro diritto naturale e storico e della risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dichiariamo la fondazione di uno Stato ebraico in Eretz Israel, che avrà il nome di Stato d’Israele”. Alla vigilia del sabato, 5 Iyar 5708, 14 maggio 1948, nel Museo di Tel Aviv i padri dello Stato firmarono la dichiarazione d’Indipendenza d’Israele, proclamandone ufficialmente la nascita. Un evento storico, organizzato con relativa segretezza per paura che gli egiziani potessero bombardare il luogo: Ben Gurion e i sui ministri scelsero infatti di non diffondere la notizia del luogo prescelto per la dichiarazione. Nonostante questo attorno al museo di Tel Aviv si raccolse una folla enorme. La voce si era diffusa e gli ebrei di tutto il mondo attendevano con ansia le parole di Ben Gurion: “Anu Machrizim Ba’Zot Al Hakamat Medina Yehudit Be’Eretz Yisrael, Hi Medinat Yisrael”. Lo Stato d’Israele era nato. Per le strade si cominciò a cantare l’HaTikvah (la speranza), la poesia sionista di Naftali Hertz Imber (scritta 1878) il cui riadattamento diventò inno dello Stato. “La speranza due volte millenaria, di essere un popolo libero nella nostra terra” scrisse Imber, quella speranza il 14 maggio 1948 diventò realtà. Quest’anno cade il settantesimo anniversario da quello storico giorno e nelle pagine del dossier Israele 70 sul numero di Pagine Ebraiche di aprile in distribuzione ne celebriamo il ricordo attraverso le parole di alcuni dei cantori della storia moderna d’Israele: poeti e scrittori che come Imber hanno costruito con le parole la coscienza di una nazione ebraica libera, ne hanno raccontato le aspirazioni, le sofferenze, gli amori, le speranze.

Daniel Reichel, Pagine Ebraiche aprile 2018


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qui firenze - il progetto chance 2 work
"Giovani, nuove opportunità"
Quattro giornate con seminari gratuiti di formazione e orientamento, con esperti e professionisti che aiuteranno i giovani a valorizzare le loro competenze e a renderle maggiormente compatibili con le reali offerte del mondo del lavoro. Prenderà il via domenica 22 aprile a Roma, con un incontro dedicato alla comunicazione – dal “public speaking” al colloquio di assunzione – la parte operativa di Chance 2 Work. Il progetto rivolto a ragazze e ragazzi dai 18 ai 35 anni, organizzato da Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e Unione Giovani Ebrei d’Italia, inizia dalla Capitale con l’obiettivo di offrire sin da subito un supporto concreto nel percorso di crescita e inserimento professionale dei partecipanti.
Le attività programmate, al centro oggi di una riunione nei locali della Comunità ebraica fiorentina insieme a una valutazione dei profili che hanno fatto richiesta di partecipazione al progetto, saranno rese operative attraverso diversi strutture e attività.
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qui roma - la nomina
Maccabi, Tesciuba presidente
Un nuovo presidente per la sezione romana del Maccabi. Alla guida dell’organizzazione sportiva per il prossimo quadriennio è stato infatti chiamato Amos Tesciuba, 32 anni, attuale assessore allo Sport della Comunità ebraica cittadina. Nel nuovo Consiglio, nel segno di un ricambio generazionale, anche Ruben Benigno (30 anni), Roberto Calò (32) e Federico Ascoli (30).
Ha dichiarato Tesciuba, anima in questi anni di molte iniziative sportive e aggregative rivolte al mondo ebraico e non solo, subito dopo la nomina: “Ci siamo posti più obiettivi, fin dal momento in cui abbiamo deciso di candidarci. Su tutti, quello di coinvolgere e valorizzare i nostri ragazzi più piccoli, ripartendo da tutto ciò che di buono è stato fatto e portato avanti, dalla precedente gestione, in questi anni".
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pilpul

Una vecchia pellicola
Obiettivo: esercizio di sceneggiatura usando un copione già ingiallito. Premessa: facciamo di Gaza una sorta di territorio integrato e prospero (lo pensava, tra gli altri, il “buonista” Shimon Peres, con la sua visione di Mizrah haThikon haHadasha, un «nuovo Medio Oriente»). Non capita nulla di tutto ciò, “ovviamente”. Ma questo è già un altro discorso. Come lo è anche il ritiro unilaterale del 2005, quello voluto da Ariel Sharon (evidentemente “buonista” anche lui). Sequenza uno: dopo dodici anni dalla vittoria alle legislative (25 gennaio 2006) e dalla brutale cacciata dei “fratelli antagonisti” dell’Olp di Fatah (qualcuno se la ricorda?), il “movimento” è un po’ anchilosato, necessitando di oliare gli ingranaggi del consenso. In Medio Oriente non si può mai stare fermi: per mantenere le egemonie politiche in via di ossificazione bisogna sempre fare girare vorticosamente le pale della società civile, eventualmente gettandola nel carnaio. Chi non lo fa, come Israele (che le leadership le elegge attraverso le maggioranze parlamentari), è infatti una “entità” illegittima. Sequenza due: una precondizione per riprendere i «negoziati di pace» è legata alla ricomposizione dei rapporti tra Hamas e Olp-Autorità nazionale palestinese. Quale sarebbe, altrimenti, il vero interlocutore? La «comunità internazionale» sollecita la riconciliazione.

Claudio Vercelli
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