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23 Aprile 2018 - 8 Iyar 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Paolo Sciunnach, insegnante
Il D-o di Israele è il D-o Creatore e il D-o della Storia.
Per quale motivo sono state necessarie le Dieci Piaghe in un ordine preciso per liberare il Popolo Ebraico dalle mani del Faraone?
Non sarebbe stato sufficiente liberare Israele in un istante?
Magari attraverso un miracolo completamente sovrannaturale e incomprensibile?
Come è noto l’idolatria nei popoli antichi nasceva dal culto delle forze della natura.
 
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Anna
Foa,
storica
25 aprile 1945: l’insurrezione nelle grandi città del Nord, la prima ad essere liberata fu Genova. Le truppe angloamericane che sfilano con i partigiani nelle città liberate, Fra loro, quella Brigata Ebraica (anche detta palestinese) la cui memoria suscita oggi tanti conflitti, che come parte dell’esercito inglese aveva combattuto valorosamente in Italia. E ancora, i partigiani scesi dalle montagne, comunisti e cattolici, liberali e azionisti, di tante parti politiche. Erano sopravvissuti al durissimo inverno del 1944, quando gli alleati li avevano invitati ad aspettare tempi migliori, ed ora erano molti di più. Certo, fra loro c’erano anche gli opportunisti dell’ultima ora, quelli che avevano cambiato bandiera con il cambiare del vento, ma c’erano anche tanti che avevano imparato a ribellarsi nei lunghi terribili mesi dell’occupazione nazista. E fra loro, tanti ebrei, gli ebrei italiani hanno combattuto con gli altri italiani, come italiani e come ebrei. Non ci sono stati gruppi ebraici autonomi di partigiani, in Italia. Nell’entusiasmo della sconfitta nazista, perfino nell’orrendo ludibrio di piazzale Loreto (ma ricordiamoci che c’era stato prima un’altro Piazzale Loreto), nasceva la speranza di un mondo nuovo, diverso dal fascismo come anche dall’Italia prefascista. Una speranza presto distrutta dall’avvento della guerra fredda, ma per un’attimo una speranza. E se ripartissimo da lì?
 
L'omaggio a Bartali
Data in anteprima sul nostro notiziario quotidiano di ieri, e confermata in serata dallo Yad Vashem, la notizia che a Gino Bartali sarà assegnata la cittadinanza onoraria di Israele, poche ore prima della partenza del Giro d’Italia da Gerusalemme, ha suscitato molte reazioni nel mondo sportivo e non solo.
Scrive la Gazzetta dello Sport: “Bartali nel 2000 a 85 anni e soltanto successivamente il figlio Andrea inizia l’opera di recupero storico della memoria: Gino corriere di una rete clandestina per salvare gli ebrei. È determinante il lavoro del collega Adam Smulevich di Pagine Ebraiche, il giornale dell’ebraismo italiano, che porta alla luce la testimonianza chiave di Giorgio Goldenberg, ebreo di origine istriana (Fiume). Goldenberg, che nel 1944 aveva 12 anni, racconta che Bartali aveva nascosto la sua famiglia di perseguitati nello scantinato di una sua casa in via del Bandino, alla periferia di Firenze”.

Francia, basta antisemitismo. Oltre trecento personalità francesi hanno firmato un appello per dire basta all’antisemitismo, in particolare di matrice islamica. Pubblicato su Le Parisien, scritto e lanciato dall’ex direttore di Charlie Hebdo, Philippe Val, il manifesto è una voce “contro il nuovo antisemitismo in Francia, segnato dalla radicalizzazione islamista” e denuncia il “silenzio mediatico” e la “pulizia etnica” che “sta avvenendo sotto traccia” in alcuni quartieri francesi (Repubblica).
 
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  davar
dopo l'anticipazione di pagine ebraiche
"Bartali, cittadino di Israele"

L'interesse dei media italiani 
Ha suscitato forte interesse nell’opinione pubblica italiana e internazionale la notizia, data ieri in anteprima sul nostro notiziario quotidiano Pagine Ebraiche 24 e confermata in serata dallo Yad Vashem, che al ciclista fiorentino Gino Bartali sarà assegnata la cittadinanza onoraria di Israele in memoria poche ore prima della partenza del prossimo Giro d’Italia da Gerusalemme.
Un ulteriore riconoscimento in ricordo del campione “Giusto”, come certificato dallo stesso Yad Vashem nel 2013 anche grazie alle molteplici evidenze emerse sulle pagine del giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche nei mesi precedenti, che ha fatto presto il giro delle redazioni. Dall’agenzia Ansa che per prima l’ha rilanciata, fino a tutti i più importanti quotidiani. Tra gli altri Corriere della sera, Repubblica e la testata che organizza la corsa rosa, la Gazzetta dello Sport.
“Ci sono persone davanti alle quali ogni essere umano, di qualsiasi luogo, deve inchinarsi” scrive oggi la Gazzetta. E uno di questi è proprio Ginettaccio, che diventerà cittadino israeliano nel primo pomeriggio di mercoledì 2 maggio nel corso di un evento organizzato insieme alla Israel Cycling Academy, la prima squadra professionistica israeliana di ciclismo che parteciperà al Giro grazie a una wild card.
Appuntamento prima allo Yad Vashem e poi in serata al Museo delle Scienze per festeggiare con la performance teatrale “Bartali. Il campione e l’eroe” (Modigliani produzioni, regia di Pablo Solari) interpretata dall’attore Ubaldo Pantani e che ha tra gli autori, insieme a Max Castellani e Alessandro Salutini, anche il giornalista della redazione di Pagine Ebraiche Adam Smulevich.
Determinante, viene sottolineato, il suo ruolo e quello del mensile nell’attribuzione del titolo di “Giusto” attorno al quale è stata costruita l’articolata operazione che ha portato il Giro in Israele. A ricordarlo è proprio la Gazzetta, che oggi scrive: “Bartali muore nel 2000 a 85 anni e soltanto successivamente il figlio Andrea inizia l’opera di recupero storico della memoria: Gino corriere di una rete clandestina per salvare gli ebrei. È determinante il lavoro del collega Adam Smulevich di Pagine Ebraiche, il giornale dell’ebraismo italiano, che porta alla luce la testimonianza chiave di Giorgio Goldenberg, ebreo di origine fiumana. Goldenberg, che nel 1944 aveva 12 anni, racconta che Bartali aveva nascosto la sua famiglia di perseguitati nello scantinato di una sua casa in via del Bandino, alla periferia di Firenze”.

qui milano - il presidio
"25 aprile con la Brigata"
Diverse decine di partecipanti al presidio convocato ieri in Piazza San Babila a Milano in risposta alle annunciate contestazioni di alcuni sostenitori della causa palestinese alle insegne della Brigata Ebraica che anche quest’anno sfileranno nel grande corteo nazionale per il 25 Aprile.
“Non un presidio politico ma un segnale prima della manifestazione. Sappiamo che qualcuno è pronto a contestare Comunità ebraica e Brigata Ebraica e speriamo che questa iniziativa serva a calmare gli animi” hanno sottolineato i due co-presidenti della Comunità ebraica cittadina Milo Hasbani e Raffaele Besso.
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piccolo schermo
Antisemitismo, voci a confronto

dal Portico d'Ottavia a Tel Aviv
Riccardo Pacifici, dal quartiere ebraico di Roma. E Ariel Toaff, dal lungomare di Tel Aviv.
La prima puntata di La difesa della razza, il programma in sei puntate condotto da Gad Lerner in onda ogni domenica sera alle 20.30 su Rai Tre, propone anche questi tra i tanti interventi per riflettere sull’antisemitismo in Italia e in Europa.
Un reportage-inchiesta che nasce, viene spiegato, “per attualizzare la lezione storica della discriminazione e della persecuzione degli ebrei sotto il regime fascista”, ma anche “per analizzare e comprendere, tra analogie e distinzioni rispetto ad allora, le nuove forme di espressione del razzismo nel linguaggio e nei comportamenti, oggi, in Italia”.
“Sbaglio se dico che quella bandiera è causa del nuovo antisemitismo?” chiede provocatoriamente Lerner a Pacifici, con cui sosta davanti alla scuola ebraica e alla bandiera israeliana che sventola sulla facciata dell’edificio. “Un falso mito”, replica Pacifici.
Si parla di odio ma anche di reazione e prevenzione. E di come anche l’ebraismo italiano sia stato chiamato ad organizzarsi in questo senso. A partire da un servizio di sicurezza interna, formato oggi secondo Lerner da “giovani addestrati nell’arte marziale del krav maga”.
L’attentato al Tempio Maggiore in cui perse la vita il piccolo Stefano Gaj Taché il momento di svolta sul piano della consapevolezza. Anche se minacce esterne, ricorda Toaff, si erano già più volte manifestate nell’Italia del dopoguerra. Soprattutto di matrice neofascista, con tante incursioni avvenute nel quartiere nei decenni successivi. Proprio il figlio del grande rabbino Elio – racconta lui stesso – fu uno dei protagonisti di quella rete di sicurezza con il ruolo di vedetta e con l’incarico di suonare lo shofar in caso di pericolo.


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qui casale - l'incontro
"Donne, una voce da ascoltare"
La voce è tutto, specie se è quella delle donne, storicamente la più difficile da riuscire ad ascoltare nella storia del mondo. Eppure è proprio da qui che parte Maria Teresa Milano per il suo libro “La voce è tutto – Mosaico di donne nel mondo ebraico” (Effatà editrice), presentato ieri dalla Comunità Ebraica di Casale Monferrato. Una giornata triste per chi frequenta vicolo Salomone Olper con l’ultimo saluto a Vittoria Acik, grande animatrice della vita culturale di qusto luogo.


Alberto Angelino
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moked 5778
Israele e le sfide della Storia
È ancora possibile iscriversi alla prossima edizione del Moked, tradizionale momento di incontro primaverile dell’ebraismo italiano (clicca qui). Numerosi gli ospiti e le occasioni di confronto che animeranno questa edizione, dedicata ai 70 anni dello Stato di Israele. Tra i relatori lo studioso francese Shmuel Trigano, che parlerà delle sfide di una sovranità ebraica e dell’identità di Israele al crocevia della Storia.
“La creazione di uno Stato ebraico e l’esperienza dell’autodeterminazione – riflette lo studioso – rappresentano una svolta fondamentale per l’ebraismo e la condizione ebraica. È una novità, inedita negli ultimi 25 secoli, che scuote profondamente il giudaismo rabbinico dell’esilio, messo a confronto con le sfide della gestione di uno Stato e di una società maggioritaria e che intima al popolo ebraico di vivere insieme integrando la propria storia trimillenaria”.
Come pensare quindi questo cambiamento all’interno dei termini dell’ebraismo? È da questa domanda, prosegue, che si svolgerà il suo atteso intervento.
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pilpul
Oltremare - Isola
Ho la soluzione a tutti i problemi del Medio Oriente. Mi è apparsa in sogno sotto forma di programma televisivo che non volevo vedere per tutto l’oro del mondo – nel sogno – e che coerentemente nella realtà rifuggerei come ogni altro genere e sottogenere di reality. Prima che il mio telecomando li cancellasse, passando ad un canale di film israeliani, comparivano poche immagini in veloce sequenza, promo per una speciale versione di un programma come l’Isola dei Famosi: tutti i leader dell’area, con alcune aggiunte, sedevano ad un immenso tavolo da pranzo, un interno di palazzo assurdamente gotico ma pieno di luce, e mangiavano da enormi piatti di verdure crude, tagliate fine fine e evidentemente del tutto insapori.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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