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24 aprile 2018 -  9 Iyar 5778
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identità

Cosa ci insegna rileggere Gershom Scholem

img headerGershom Scholem / DA BERLINO A GERUSALEMME / Einaudi

Quando nel 1968 Einaudi editore pubblica Il partigiano Johhny di Beppe Fenoglio, accade qualcosa di strano. Fenoglio è morto da alcuni anni, quel testo a suo modo è un inedito, e si consegna al lettore di allora come il lascito definitivo di un autore allo stesso tempo radicale nella scrittura come nei temi che propone. Quel testo tuttavia agisce su un lettore medio che appassionato della Resistenza non fa fatica a cogliere le allusioni – da Fenoglio non volute – che quel testo suscita. Nella storia del partigiano braccato, sopravvissuto, in fuga dai repubblichini che lo attorniano mentre tenta di rifugiarsi in montagna, ossessionato dalla febbre, colpito dall’asma e dalla tosse, il lettore del 1968 non fa fatica a traslare Johnny nel comandante Ernesto Guevara, così come ce lo consegnano le pagine postume del suo diario di Bolivia. È il lettore del testo che fa questa operazione. La fa perché non c’è mai un lettore che non sia condizionato dal tempo in cui legge, dalle sollecitazioni che arrivano al suo cuore e alla sua testa. Perché è importante questa premessa? Perché la lettura delle memorie di Gershom Scholem ripubblicate di recente, in una nuova versione ampliata, Da Berlino a Gerusalemme (Einaudi), l’ultimo suo libro compiuto prima di morire (21 febbraio 1982), non credo sia meno intrigante e credo susciti reazioni anche molto lontane da quelle pensate e vissute da Scholem.

David Bidussa, Pagine Ebraiche, aprile 2018 

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StoriA

L’atrocità zelante dei burocrati di Salò

img headerMatteo Stefanori / ORDINARIA AMMINISTRAZIONE. GLI EBREI
E LA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA
/ Laterza

Il 30 novembre 1943, con un’ordinanza di polizia, il governo della Repubblica sociale italiana decise di arrestare e rinchiudere in campo di concentramento tutti gli ebrei che vivevano in Italia. Agenti di polizia e carabinieri, quasi fosse “ordinaria amministrazione”, eseguirono con prontezza gli ordini ricevuti. Nel giro di poche settimane uomini, donne e bambini furono fermati dalle autorità, privati dei loro beni, condotti prima in campi “provinciali” e poi trasferiti in una struttura “nazionale”, a Fossoli, vicino Modena. Una drammatica vicenda, quella della piena e istituzionalizzata collaborazione della Rsi allo sterminio, ricostruita da Matteo Stefanori in “Ordinaria amministrazione. Gli ebrei e la Repubblica sociale italiana”, edito da Laterza.
Dopo l’8 settembre 1943, a cinque anni dalle leggi razziali del 1938, la persecuzione antiebraica voluta dal fascismo conobbe un “salto di qualità”: dopo la persecuzione dei diritti, che aveva escluso, vessato e impoverito gli ebrei italiani, giunse la fase della persecuzione delle vite.

mdp 

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società

L'illusione di sfuggire
alla Storia

narrativa

Il nazifantasma
delle Catacombe

Sylvie Schenk / VELOCE LA VITA / Keller



Solo a metà del breve romanzo "Veloce la vita" scopriamo che non si tratta di una scrittura strettamente autobiografica: la protagonista si chiama Louise mentre il nome dell'autrice è Sylvie. Per il resto, però, la vita di Sylvie Schenk, nata a Chambery nel 1944 e, dopo studi classici a Lione, dal 1966 residente in Germania, dove si è sposata diventando prima insegnante e poi autrice di poesia e prosa, e quella della sua protagonista sembrano corrispondere. il romanzo, ci informa una nota editoriale, è stato scelto dai librai tedeschi come uno dei più amati del 2016. E' scritto con lo stile intimo di una confessione molto personale, dove contano i fatti ma soprattutto contano i piccoli misfatti e le incertezze del cuore, le sue inclinazioni e le sue colpe, specialmente quelle involontarie e dunque irrimediabili.

Elisabetta Rasy,
Il Sole 24 Ore Domenica, 22 aprile 2018


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Hamed Abdel-Samad / IL CORANO. MESSAGGIO D'AMORE, MESSAGGIO DI ODIO / Garzanti

Sono molti gli studiosi musulmani che, di fronte alle sfide della modernità, si sono confrontati con la loro tradizione alla ricerca di nuove letture. Una storia complessa, fatta talvolta di violente contrapposizioni col potere. Tra le voci più recenti, quelle del marocchino Abdou Filali-Ansary e dell'egiziano Nasr Hamid Abu Zayd, i cui studi sul Corano gli hanno valso un'accusa di apostasia e l'esilio in Olanda. Questi autori hanno affrontato problemi non facili: la laicizzazione, il rapporto tra islam e storia; la necessità di superare posizioni appiattite su un passato idealizzato. Sul nodo delicatissimo del confronto con il testo coranico, si sono chiesti se e quanto per un musulmano sia possibile affrontarne la lettura guardandolo nella sua storicità.



Alessandro Vanoli, Corriere La Lettura,
15 aprile 2018


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