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4 maggio 2018 - 19 Iyar 5778
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Ieri sera ho volato da Catania a Roma per poi proseguire per Tel Aviv. Arrivati a Roma le porte scorrevoli che conducevano ai transiti e alle uscite erano fuori uso ed eravamo bloccati, mentre al di là del vetro il personale aeroportuale tentava di risolvere il problema senza grande successo. Ad un certo punto, gettata la spugna con grande eleganza, gli addetti ai lavori sono spariti lasciando la piccola folla di viaggiatori imprigionati tra il finger e le uscite irraggiungibili. Lo stress aumentava, la folla nutriva se stessa e così quattro o cinque volenterosi hanno preso a calci le porte scorrevoli e rompendole ci hanno liberati.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
direttore
Fondazione CDEC
Su Il Tempo di oggi un breve corsivo di Pierangelo Buttafuoco lamenta l’irrilevanza internazionale della questione palestinese. I sauditi non la considerano più una priorità, dice, e non c’è più neppure un Gheddafi che rimproveri ai fratelli arabi della Lega l’incapacità di risolvere la questione. Lo cita così: “Ma cosa ci riuniamo a fare se non siamo in grado di fare per la Palestina, la terra dei nostri fratelli, quello che Nelson Mandela da solo fece per il Sudafrica”?
 
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La Grande Partenza,
il via al Giro da Israele
Prende il via in queste ore da Gerusalemme il Giro d’Italia numero 101: la Grande Partenza, come ricordano i quotidiani italiani, che anche oggi dedicano pagine e approfondimenti alle tre tappe israeliane. “Ci vuole coraggio per immaginare una partenza in Israele, la prima di una grande corsa a tappe fuori dai confini dell’Europa, e un arrivo a Roma ai Fori Imperiali: il cammino delle Crociate all’incontrario”, scrive il direttore de La Gazzetta dello Sport Andrea Monti, aprendo lo speciale del quotidiano rosa dedicato al Giro. Quotidiano che intervista per l’occasione il sindaco di Gerusalemme, Nir Barkat, secondo cui il Giro è “una vetrina imperdibile per mettere in mostra ciò che possiamo offrire”. Gazzetta, Corriere e La Stampa ricordano poi come sin da Gerusalemme tutti gli occhi saranno puntati soprattuto su tre campioni: Froome-Dumoulin-Aru, “la triade dei campioni che scendono nell’arena della corsa”. “Far partire il Giro d’Italia da Israele è una scelta carica di significati simbolici, per una serie di motivi. – scrive Aldo Cazzullo sul Corriere – Dà uno slancio internazionale a una competizione che negli ultimi tempi era scivolata troppo sotto il Tour de France, con cui si deve confrontare. Tiene Israele dentro il circuito europeo e mediterraneo dello sport, com’è giusto che sia, senza di per sé esprimere un giudizio sulla politica del suo governo. Rappresenta un segnale per la comunità ebraica italiana ed europea, giustamente inquieta per le tensioni in Medio Oriente e per l’immigrazione islamica incontrollata in Occidente”.

Germania, le preoccupazioni ebraiche. “Pensavo soprattutto ai bambini e agli adolescenti che girano soli nelle grandi città. È sconsigliabile che si facciano riconoscere come ebrei. In generale penso che una certa cautela non sia sbagliata, anche se non mi spingerei sino a dire che sia pericoloso vivere in Germania come ebrei”, così il presidente delle Comunità ebraiche tedesche Josef Schuster, parlando del suo invito a non portare la kippah che ha suscitato diverse critiche. Intervistato oggi da Repubblica, Schuster spiega le due problematiche legate all’antisemitismo in Germania: “molti pregiudizi antisemiti sono stati trasmessi attraverso i secoli. Nelle famiglie tedesche, da una generazione all’altra. La quota è costante, attorno al 20%, da anni. Purtroppo sul web assistiamo anche a uno sdoganamento verbale. Un numero crescente di persone che ormai esprime apertamente i propri pregiudizi nei confronti degli ebrei. Ad essi si aggiunge l’odio verso Israele e l’antisemitismo da parte di una parte dei musulmani che vive in Germania. Sono cresciuti con quest’odio. L’antisemitismo tra musulmani è sentito dagli ebrei molto più spesso di quanto non lo registrino le statistiche della polizia”.

Israele e la scelta di andare in guerra. Repubblica riporta il voto di lunedì sera del Parlamento israeliano su una nuova legge sui “poteri di guerra”. “D’ora in poi in ‘circostanze estreme’ basterà la decisione del premier e del ministro della Difesa per mandare il Paese in guerra. – scrive il quotidiano – In condizioni normali a decidere sarà sempre il ‘gabinetto di sicurezza’, che secondo la legge è l’organo costituzionale che ha il potere di impegnare il paese in operazioni belliche”. Aviad Kleinberg su Yedioth Ahronoth scrive “questa decisione, che naturalmente è stata relegata dai media ai margini dello show sull’Iran, farà sì che le scelte del primo ministro e del ministro della Difesa potranno essere valutate solo in retrospettiva”.
 
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  davar
la condanna dell'ihra e le scuse tardive
"Le parole di Mahmoud Abbas esempio tipico di antisemitismo"
Too little, too late, dicono gli inglesi. Così suonano le scuse diffuse in queste ore dal presidente dell'Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas dopo le sue recenti e vergognose dichiarazioni antisemite. Abbas, in un discorso pubblico, è arrivato a sostenere che i “comportamenti sociali” tenuti dagli ebrei, come “l’usura, le banche e cose del genere” siano state la causa della Shoah. Affermazioni duramente condannate da Israele ma anche a livello internazionale. “In qualità di presidente dell'International Holocaust Remembrance Alliance(IHRA), sono rimasto costernato e molto preoccupato dai commenti espressi dal presidente dell'Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, il 2 maggio, in cui ha usato stereotipi antisemiti”, ha affermato l'ambasciatore Sandro De Bernardin, capo delegazione dell'IHRA, sottolineando come “fare accuse mendaci sugli ebrei che controllano l'economia è un esempio tipico degli stereotipi antisemiti denunciati nella definizione di antisemitismo dell'IHRA. I tentativi di incolpare gli ebrei di aver causato il proprio genocidio sono un chiaro caso di distorsione della Shoah, come indicato nella Working Definition of Holocaust Denial and Distortion”. L'ambasciatore De Bernardin ha invitato la comunità internazionale a difendere la terribile verità della Shoah “contro coloro che la negano. Dobbiamo rafforzare l'impegno morale dei nostri popoli, e l'impegno politico dei nostri governi, per garantire che le generazioni future possano comprendere le cause della Shoah e riflettere sulle sue conseguenze”.
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Qui roma
Le note in ricordo di Alisa
Un’aula musicale in ricordo di Alisa Coen, la diciottenne che il 2 dicembre 2016 è scomparsa in un tragico incidente stradale a Roma. Un evento che aveva addolorato e profondamente scosso la comunità ebraica capitolina e tutto l’ebraismo italiano.
Da ieri la scuola ebraica di Roma, che comprende elementari, medie e superiori, potrà contare su un nuovo spazio per suonare insieme, come recita il nome dell’associazione “Suoniamo insieme per Alisa”, fortemente voluta dai genitori Daniel e Sabrina Coen allo scopo di promuovere iniziative in ricordo della figlia e della sua passione per il mondo delle note.
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giro d'italia al via
Gerusalemme, emozione rosa
La lunga attesa è finita. In una Gerusalemme carica di positività e calore è stato il ciclista toscano Fabio Sabatini, il primo della starting list odierna, a dare il via alla 101esima edizione della corsa rosa. Sua infatti la prima bicicletta ad affrontare il frizzante percorso della cronometro d’esordio, poco meno di dieci chilometri con molti saliscendi e cambi di ritmo con partenza e arrivo nei pressi della Città Vecchia.
Una gran folla assiepata ai lati del percorso in questa emozionante festa di sport. Vogliamo indurvi a dire, quando lascerete questa terra, che Israele è un Paese sicuro, che vi siete sentiti sicuri e che noi garantiamo la massima sicurezza di tutti. Il Giro per Israele è un evento di fondamentale importanza” ha detto nelle scorse ore Daniel Benaim, responsabile dell’organizzazione della Grande Partenza del Giro in Israele, rivolgendosi alla stampa italiana e internazionale. Copertura mediatica senza precedenti per la corsa, che nei prossimi giorni porterà la carovana, in altre due tappe molto attese, da Haifa a Eilat prima del trasferimento in Sicilia da dove il gruppo scalerà la Penisola fino alle Alpi.
Gran finale il 27 maggio a Roma.

(Nelle immagini, dall’alto in basso, un momento delle prove della cronometro; il collega Adam Smulevich durante un collegamento con la Rai davanti all’arrivo; la Presidente UCEI Noemi Di Segni insieme a Gioia Bartali, nipote di Gino cui è dedicata questa edizione del Giro, durante la presentazione delle squadre in Piazza Safra).
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qui milano
Scuola, 20 anni di impegno 
La festa della Fondazione

Una festa per oltre 600 persone, così la Fondazione Scuola ebraica di Milano ha celebrato i vent’anni dalla sua nascita. Tanti gli ospiti che hanno partecipato alla serata, aperta dai saluti della presidente della Fondazione Karen Nahum, tra cui Enrico Mentana, direttore del Tg7 e Presidente del comitato d'onore della Fondazione Scuola. Mentana ha ricordato come questi tempi difficili, in cui per i giovani è più faticoso realizzarsi, la scuola sia più che mai necessaria per continuare a credere nel nostro futuro. È stato inoltre proiettato un contributo video dell’astronauta Paolo Nespoli che ha invitato i giovani a inseguire i loro sogni con determinazione.
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pilpul
Poco autorevoli e poco solidali
Attacchi verbali, aggressioni fisiche, vero e proprio bullismo: in queste ultime settimane sembra che gli insegnanti siano stati presi di mira più che mai (o forse sono i media che finalmente si sono decisi a parlarne?) Ovviamente, come viene ogni volta puntualmente evidenziato, i casi clamorosi finiti nelle cronache non sono che la punta dell’iceberg: è la funzione stessa dell’insegnante, l’autorevolezza della sua figura, ad essere messa continuamente in discussione, dagli allievi, dai genitori, dai dirigenti scolastici, dalla società in generale e, diciamocelo, dagli stessi insegnanti. Quanti sono davvero solidali con i colleghi che subiscono attacchi e insulti o a cui gli allievi mancano di rispetto e quanti invece sono subito pronti a spettegolare e lanciare frecciatine contro il collega troppo severo / troppo permissivo / troppo freddo / che dà troppa confidenza / che non sa spiegare / che non sa tenere la disciplina / che umilia gli allievi / che fa troppe preferenze? Quante volte una nota sul registro diventa l’occasione per una sorta di processo contro l’insegnante che l’ha scritta?  

Anna Segre, insegnante
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Le origini d'Israele
"In certi ambienti il pensiero israeliano parve a volte avere un preponderante carattere guerresco e disdegnare l'antico amore per l'intellettualismo e la spiritualità. Sorse persino una corrente di pensiero che disprezzava apertamente l'ideale della pace e dell'armonia nell'area mediorientale. Ma questi pericoli furono compensati dalla feconda inquietudine che suscitarono in Israele. Esisteva ancora un'audace speranza che questo popolo, una volta liberato dalla paura per la sua sopravvivenza, avrebbe insistito per essere espresso, rappresentato e guidato in accordo coi valori umani che avevano ispirato la sua nascita. Anche quando i problemi e i dilemmi di natura esterna si affollarono intorno allo stato d'Israele, la questione fondamentale fu costituita dalle sue qualità intrinseche. La soluzione sarebbe stata raggiunta se il futuro di Israele avesse potuto venire a patti col suo passato. Non è semplice, dopo tutto, essere gli eredi del patrimonio ebraico e non essere fedeli ai suoi più alti ideali. Per Israele il più grave pericolo sarebbe stato quello di vivere all'interno dei suoi angusti limiti territoriali piuttosto che nelle più vaste dimensioni della sua storia e della sua cultura. Israele cercò un punto di equilibrio e di riconciliazione tra i due poli dell'universalismo ebraico e del particolarismo nazionale".
Queste parole di Abba Eban (1915-2002), politico e diplomatico israeliano, sono estrapolate dal celebre “Storia del popolo ebraico” (1968-1971) e furono scritte alla luce della Guerra dei Sei Giorni.


Francesco Moises Bassano
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