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13 maggio 2018 - 28 Iyar 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Jonathan Sacks, rabbino
Per secoli gli ebrei hanno vissuto sospesi tra la memoria e la speranza, sostenuti dalla promessa che un giorno Dio li avrebbe riportati indietro (in Eretz Israel). Abbiamo avuto il privilegio di nascere in una generazione che ha visto rinascere lo Stato di Israele e l'unità e la ricostruzione di Gerusalemme.
 
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David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Ieri sera, nel tentativo di provare a dare un senso a ciò che sta avvenendo qui, ho ripreso in mano la Lettera sul fanatismo di Shaftesbury (Chiarelettere), un testo del 1708, laddove l'autore indica nel rifiuto del buon umore tanto l’espressione dell’assenza di pietà tra i propri sentimenti, quanto la produzione di due elementi che esprimono una visione illiberale e sollecitano una dimensione totalitaria (diremmo in gergo contemporaneo) della politica: da una parte l’assunzione di uno sguardo complottista sulla realtà; dall’altra l’idea che solo divenendo guardiano irreprensibile del vero, espellendo l’ironia dal sentimento, si possa garantire la supremazia del vero.
 
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Ambasciata Usa,
attesa a Gerusalemme
Attesa e guardia alta in Israele per la storica apertura domani dell’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme: una decisione, quella di spostare il corpo diplomatico americano da Tel Aviv alla capitale israeliana, annunciata dal presidente Usa Trump lo scorso novembre che diventa dunque realtà. Trump non ci sarà, ricordano i quotidiani, ma ha inviato una delegazione guidata dal vicesegretario di Stato, John Sullivan e di cui faranno parte la figlia del presidente, Ivanka e il consorte Jared Kushner. Secondo Repubblica, l’inaugurazione di domani è la “prima tappa di una settimana che in Israele si preannuncia bollente, ovunque, Cisgiordania e Striscia di Gaza comprese”: il 15 maggio il gruppo terroristico di Hamas – di cui Israele nella notte ha distrutto un nuovo tunnel del terrore (Gazzetta del Mezzogiorno) – ha annunciato una grande manifestazione ai confini con Israele, sull’onda lunga di quelle organizzate nelle scorse settimane. L’esercito israeliano si prepara quindi a nuovi scontri, che potrebbero protrarsi a causa dell’inizio, a fine settimana, della festività islamica del Ramadan. Tornando all’inaugurazione dell’ambasciata Usa, secondo il quotidiano cattolico Avvenire – che cita il Canale 2 israeliano -, l’evento sarà anche l’occasione per l’annuncio del piano di pace americano per il conflitto israelo-palestinese: “’Il deal del secolo’, come viene definito dalla stampa araba, ha ancora dei contorni approssimativi – scrive Avvenire – e sembra prevedere un ritiro graduale dell’esercito israeliano dalla Cisgiordania, ma con il mantenimento di Tsahal lungo il Giordano e l’annessione a Israele di una parte degli insediamenti ebraici (si parla di Ariel, Gush Etzion, Maale Adumin), e infine la proclamazione di uno Stato palestinese demilitarizzato e con sovranità limitata, e il riconoscimento di Israele come ‘Stato ebraico’”.

14 maggio 1948. La data dello spostamento dell’ambasciata Usa non è casuale: domani sarà infatti l’anniversario – nel calendario civile – della proclamazione della nascita dello Stato d’Israele. “Chi pensa che lo Stato d’Israele sia un’invenzione moderna, ultimo arrivato tra i nazionalismi del tardo Ottocento e del primo Novecento – scrive Giulio Busi sul Sole 24 Ore – ha allo stesso tempo ragione e torto. Ha ragione, poiché il sionismo ha precise radici storiche e culturali. Ma ha anche torto, giacché un’identità in assenza permette di proiettare nella dimensione temporale ciò che le identità in presenza sperimentano nello spazio”. Sul Domenicale del Sole, Ugo Tramballi sostiene che Israele sia un “sogno incompleto” perché “non ha ancora frontiere certe, riconosciute e sicure”. Quello che è certo è che si sta alzando il livello dello scontro con il suo più grande nemico regionale, l’Iran: i raid israeliani contro le milizie di Teheran in Siria avrebbero fatto 42 vittime, scrive il Mattino. “Seguiamo con attenzione gli eventi tra Israele e Iran, tenendo presente che la sicurezza di Israele è parte della ragion d’essere della Germania”, ha affermato intanto la cancelliera Angela Merkel, premiata ad Assisi, dove ha incontrato il Premier italiano uscente Paolo Gentiloni (Corriere).

Francia, torna la minaccia dell’Isis. Sabato sera, poco prima delle 21, un uomo ha accoltellato diverse persone in pieno centro a Parigi, nel II arrondissement, vicino al teatro dell’Opéra: ha ucciso una persona e ne ha ferite altre quattro, di cui due gravemente, prima di essere ucciso dalla polizia. Lo Stato Islamico ha rivendicato l’attacco. “La Francia paga ancora una volta il prezzo del sangue ma non cede un millimetro ai nemici della libertà. – le parole del presidente Macron (Corriere) – Il mio pensiero va alle vittime e ai feriti, oltre che ai loro cari. Saluto a nome di tutti i francesi il coraggio dei poliziotti che hanno neutralizzato Il terrorista”.

Oz, i fanatismi e la casa per israeliani e palestinesi. “La casa è molto piccola. Dobbiamo fare due appartamenti. Israele e, nella porta accanto, la Palestina Poi dovremo imparare a dirci ‘buongiorno’ perle scale. Più avanti saremo in grado di farci una visita. E perfino di cucinare insieme: un mercato comune, una federazione o confederazione… ma prima bisogna dividere la casa. In fondo, tutti sanno che l’unica soluzione possibile è quella dei due Stati. Anche se non gli piace”, così lo scrittore israeliano Amos Oz sintetizza al giornalista Carlos Sanz Juan (intervista pubblicata da Repubblica oggi) la situazione tra israeliani e palestinesi. Per Oz – che nell’intervista ricorda il suo appello contro i fanatismi – il grande problema è la mancanza di leadership da entrambe le parti ma anche a livello internazionale. Punta invece il dito solo contro Israele Gideon Levy, controversa firma di Haaretz, intervistato da Avvenire e ospite del festival Festival Fare la Pace a Bergamo.
 
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  davar
la vincitrice della competizione musicale
Netta, l'orgoglio d'Israele
trionfa all'Eurovision

“Quanto è bello che abbiamo vinto l'Eurovisione. Quanto è bello che abbiamo avuto l'occasione di cambiare l'immagine [di Israele]... Lo meritiamo”. “Israele merita un motivo per festeggiare. Amo il mio Paese”. Sono alcune delle parole raccolte a caldo dai giornalisti israeliani dalla voce di Netta Barzilai, la vincitrice dell'ultima edizione della competizione musicale Eurovision con la canzone Toy. La sua vittoria, arrivata a distanza di 20 anni dall'ultimo trionfo israeliano nella rassegna che raccoglie cantati da tutta Europa, è stata accolta con grandi festeggiamenti in Israele: anche il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha chiamato la giovane cantante per congratularsi, definendola "la migliore ambasciatrice" del Paese. Barzilai, che era quotata come una delle possibili vincitrici sin dall'inizio, ha ottenuto il successo con una canzone che parla di emancipazione femminile: “Non sono il tuo giocattolo. Stupido ragazzo. Ora ti faccio abbassare la cresta”, recita un passaggio del brano. Netta, 25 anni, ha vinto il concorso in buona parte grazie ai voti degli spettatori dei paesi partecipanti, che l'hanno portata al primo posto dopo il voto delle giurie, davanti a Cipro e all'Austria. “Una risposta al Bds”, ha detto in diretta uno dei commentatori, facendo riferimento a chi propugna il boicottaggio culturale ed economico d'Israele.
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il giorno di gerusalemme
Yom Yerushalayim, una festa
per tutto il mondo ebraico

Migliaia di persone a Gerusalemme in queste ore si sono riversate per le strade per festeggiare, Yom Yerushalayim, il giorno dedicato alla riunificazione della capitale d'Israele. “Ogni anno, per centinaia di anni, gli ebrei di tutto il mondo si sono ripetuti: 'Il prossimo anno a Gerusalemme...'. - ricordano dal World Jewish Congress – Durante Yom Yerushalayim, si celebrano 51 anni della riunificazione della città. 51 anni in cui gli ebrei, e tutti i popoli, possono visitare e pregare liberamente nei luoghi santi di Gerusalemme”. E sul significato di questo giorno, mentre la città si prepara ad inaugurare l'ambasciata americana, è intervenuta la presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. “Yom Yerushalayim. Il 28 del mese di Iyar, è una ricorrenza speciale e dal valore identitario fortissimo, che travalica le mura della città, cui tutti partecipiamo. Non è solo la festa di una città in cui si vive ma la celebrazione di un'affermazione, di libertà e di appartenenza. Dalla sua riunificazione ad oggi abbiamo sempre percepito quanto Gerusalemme sia antica e vitale al tempo stesso, affaticata dal peso delle generazioni ma pronta ad accogliere ogni pellegrinaggio e preghiera”.
“L’anno scorso – prosegue la presidente dell'Unione - abbiamo celebrato il giubileo dall’unificazione, mentre nelle diverse organizzazioni internazionali di legittimava la discussione sul legame con il nostro Popolo. Capitale di Israele, senza neanche necessità di ribadirlo, imprescindibile per le Comunità della Diaspora ed il mondo intero. Oggi festeggiamo ancora una volta la sua forza evolutiva, la sua capacità evocativa. Ogni pietra ed ogni vicolo, ogni nuovo ponte e nuovo corso raccontano la millenaria storia e la voglia di andare avanti”.
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qui roma
Israele 70, omaggio al Quirinale
Sarà uno dei più grandi violinisti in attività, l’israeliano Shlomo Mintz, il protagonista questo pomeriggio, nella Cappella Paolina del Quirinale, del concerto celebrativo per i 70 anni dello Stato ebraico organizzato, con il sostegno dell’ambasciata di Israele in Italia, nel quadro degli eventi musicali di Radio3 in collaborazione con Rai-Quirinale e con la Presidenza della Repubblica,
Mintz, che eseguirà la Sonata in fa minore di Felix Mendelssohn-Bartholdy e quella in la maggiore di César Franck, sarà accompagnato al pianoforte da Roberto Prosseda (con il quale forma un duo da diversi anni).
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Pagine Ebraiche al Salone di Torino
L'eroismo della Brigata Ebraica
“La storia della Brigata Ebraica è una storia che deve essere conosciuta nelle scuole. Basta con le falsificazioni vergognose. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha meritoriamente riconosciuto il contributo della Brigata Ebraica alla Liberazione, una verità ristabilita che dobbiamo diffondere”. Così il presidente della Comunità ebraica di Torino e della Fondazione del Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah Dario Disegni, intervenendo nelle scorse ore al Salone del Libro in occasione della presentazione del libro La Brigata ebraica 1944-1946 (Bacchilega editore), scritto dal rabbino capo di Ferrara Luciano Meir Caro e da Romano Rossi, presidente dell’associazione nazionale reduci della Friuli.
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qui casale monferrato
Nel segno di Yom Yerushalayim,
la Comunità accoglie rav Piperno

Un Shabbaton che segna un nuovo inizio per la Comunità ebraica di Casale Monferrato. Quello tenutosi nelle scorse ore è stato infatti il primo a cui ha partecipato il nuovo rabbino di riferimento rav Gadi Piperno. La piccola ma sempre vitale realtà ebraica piemontese ha accolto calorosamente rav Piperno, che ha incontrato assieme al Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Elio Carmi e a Claudia De Benedetti, presidente della Sochnut Italia (Agenzia ebraica per Israele), il vescovo di Casale Gianni Sacchi. Nella mattinata di domenica rav Ariel Di Porto, rabbino capo di Torino, ha inoltre tenuto una lezione su Yom Yerushalaim, la festa per la riunificazione di Gerusalemme. Di seguito il testo della lezione.
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segnalibro
Da Firenze a Gerusalemme,
Cassuto racconta il suo viaggio

Da vari anni l’architetto David Cassuto, ben noto per la sua attività di architetto ma anche per essere stato a lungo vice sindaco di Gerusalemme, viene a maggio a Firenze, per un incontro dei suoi studenti dell’Università di Ariel, di cui è stato uno dei fondatori, con quelli fiorentini .
David Cassuto è molto legato alla sua città natale, dove hanno operato prima il nonno rav Umberto David e poi il padre rav Nathan la cui opera negli ultimi mesi del 1943 ha permesso a tanti ebrei fiorentini e stranieri di salvarsi; è stato uno dei rabbini che hanno sacrificato la propria vita per la Comunità e purtroppo il giorno dopo la sua cattura, con un orribile inganno, anche la moglie Anna Di Gioacchino è stata deportata. I congiunti hanno festeggiato il suo ritorno, i figli l’hanno riabbracciata a Gerusalemme dove erano stati accolti dai nonni paterni ma lì troppo presto ha chiuso la sua vita, nel 1948, vittima del noto attentato ad una autambulanza diretta al Monte Scopus.

Lionella Viterbo
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sorgente di vita
Una festa lunga 70 anni
“Penso che Israele sia un posto molto speciale. Agli americani dico sempre che negli Stati Uniti se hai un buon libro ne trai un film: per Israele invece avevamo un buon libro e ne abbiamo fatto un paese”. Inizia con una battuta ironica dello scrittore Etgar Keret la puntata di Sorgente di vita in onda domenica 13 maggio. Il servizio è dedicato alla nascita, settant’anni fa, dello Stato ebraico, con i ricordi dell’ex vicesindaco di Gerusalemme David Cassuto e di Leah Nahon, allora bambini, testimoni di quel giorno solenne e della guerra scoppiata subito dopo. E una riflessione anche sulla società contemporanea, nelle parole del demografo Sergio Della Pergola. 
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pilpul

La legittimità di Israele
Lo Stato d’Israele compie settant’anni ma, in realtà, ne ha almeno il doppio. La sua età anagrafica, infatti, non corrisponde a quella storica. Senza andare a scomodare le esperienze unitarie precedenti alla diaspora, è sufficiente richiamarsi alla lunga sedimentazione del nuovo Yishuv, l’insediamento ebraico che venne costituendosi con la seconda metà dell’Ottocento, sulla base di una piattaforma politica sempre più chiara e netta. La quale, per intenderci, non era basata solo sul continuo rimando alla necessità di uno Stato degli ebrei ma anche e soprattutto su un progetto di rigenerazione degli ebrei come soggetti sociali.

Claudio Vercelli
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