Elia Richetti,
rabbino
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Introducendo
il censimento dei figli d’Israele, la Torà dice che “Come aveva
comandato il Signore a Moshè, egli li contò nel deserto del Sinai”.
Questa formulazione è inversa rispetto allo stile usuale del testo. Ci
saremmo infatti aspettati che la Torà dicesse: “Moshè li contò nel
deserto del Sinai, come gli aveva comandato il Signore”.
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Giorgio Berruto, Hatikwà
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Israele
ha compiuto 70 anni da pochi giorni o da poche settimane, a seconda del
calendario di riferimento solare o ebraico. Ed è mia convinzione che
Israele, lo Stato di Israele voglio dire, sia uno dei beni più preziosi
oggi per il popolo ebraico. Proprio per questo è indispensabile, a mio
modesto avviso, che chi ha a cuore Israele eviti di sposare
acriticamente narrative faziose di appoggio incondizionato nei
confronti di ogni singolo gesto o posizione del governo israeliano.
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'Compromesso possibile'
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Mentre
una relativa calma è tornata sul confine con Gaza, Hamas ammette che le
proteste degli scorsi giorni non avevano intenti pacifici. 50 dei
manifestanti uccisi erano membri del movimento terroristico, hanno
confermato i vertici del gruppo, e uno dei suoi capi fondatori –
Mahmoud al-Zahar – a un emittente araba ha parlato apertamente di
tecnica per “ingannare l’opinione publica” in riferimento alla
qualifica delle manifestazioni come pacifiche. “Ciò che è accaduto a
Gaza è una tragedia, siamo molto dispiaciuti. – le parole del ministro
israeliano per l’Energia Yuval Steinitz in un’intervista a La Stampa –
Avremmo voluto prevenire o minimizzare il numero di vittime. Hamas
aveva invece detto in anticipo che si aspettava morti. Voleva che la
folla si avvicinasse alla barriera”. Per Steinitz è ancora possibile il
compromesso con i palestinesi ma non con questa dirigenza: “Metà della
leadership palestinese è formata da zeloti islamisti, nell’altra metà
c’è il leader più antisemita del mondo”, afferma il ministro
riferendosi a Mahmoud Abbas. Proprio quest’ultimo, oramai politicamente
sempre più debole, sarebbe uno dei bersagli del tentativo di Hamas di
destabilizzare l’area: il gruppo, scrive la Stampa, vuole la
distruzione d’Israele da una parte e dall’altra ottenere la leadership
di tutto il mondo palestinese, il tutto con il sostegno iraniano. “Fino
dall’inizio della guerra civile siriana, il quartier generale di Hamas
era a Damasco. E nella capitale siriana si è consolidato l’asse
Iran-Hezbollah-Hamas, con la regia attenta del generale Qassem
Soleimani, capo della Brigata ‘Gerusalemme’, l’unità delle Guardie
Rivoluzionarie che ha il compito di armare e finanziare il network
degli amici e alleati dell’Iran”.
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verso la plenaria dell'ihra a roma Memoria, la sfida educativa Manca
ormai pochissimo alla prima riunione plenaria organizzata dalla
presidenza italiana della International Holocaust Remembrance Alliance
(IHRA), che a fine mese riunirà i rappresentanti di trentuno paesi e
delle istituzioni internazionali che fanno parte della istituzione
intergovernativa, impegnata a combattere l’antisemitismo con
l’educazione, la ricerca e la Memoria.
La delegazione italiana, riunitasi ieri al Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della ricerca cui fa capo, sta in questi giorni
finendo di mettere a punto il programma dei quattro intensi giorni che
porteranno a Roma circa trecento rappresentanti delle massime
istituzioni dei propri paesi. Un appuntamento importante per l’IHRA, e
in particolare per la delegazione italiana, guidata dall’ambasciatore
Sandro De Bernardin, e da Giuseppe Pierro, in rappresentanza del Miur e
dell’impegno italiano sul fronte dell’educazione, riconosciuto come uno
dei punti di forza del Paese, barriera fondamentale contro un ritorno
dell’antisemitismo e del razzismo che pare diventato una cifra
dell’epoca in cui viviamo.
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qui ferrara - il progetto zikaron basalon "Salva grazie al re di Bulgaria" I
suoi ricordi, Jose Romano Levy Bonfiglioli li ha raccolti in un
affettuoso libriccino che ha scritto per i nipoti e che non manderà mai
alle stampe. Intanto, però, almeno per una mattinata, a quelle pagine
hanno potuto accedere anche gli alunni della III A e della III H della
Scuola Media “Dante Alighieri” di Ferrara. Nel salotto della signora
Jose si è, infatti, svolto uno dei tre appuntamenti in contemporanea
della tappa ferrarese di “Zikaron Ba Salon”, il progetto promosso
dall’UCEI per portare le classi a diretto contatto con i testimoni
della Shoah, nelle loro case. Dove le parole forse escono più
facilmente, anche se ridanno corpo a storie dolorose, e restano più
impresse che a leggerle o a sentirle dai professori. Leggi
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l'intervista Philip Roth, ricordi e progetti Un
Philip Roth in gran forma. Così Eléna Mortara descrive il grande
scrittore ebreo americano, incontrato di recente a New York e
intervistato per il quotidiano La Stampa (12 maggio 2018). “Sono
felice”, spiega Roth a Mortara – che ha curato il «Meridiano» dei
Romanzi di Roth, pubblicato nell’autunno scorso. Lo scrittore, racconta
Mortara, “ha appena pubblicato in America una sua nuova splendida
raccolta di saggi (Why Write?, 2017) e sono da poco usciti, in
contemporanea, in Italia e in Francia, i primi volumi dedicati al
complesso della sua opera narrativa da parte delle due più prestigiose
collane letterarie di questi due Paesi, i Meridiani Mondadori e La
Pléiade di Gallimard”.
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jciak Cannes, il conflitto sul red carpet Dopo
lo scandalo Weinstein e le denunce del movimento #MeToo, Cannes 2018 ce
l’aveva messa tutta per mostrare il volto migliore del cinema. Largo a
una selezione cinefila, donne alla ribalta, lezioni di gran livello,
volantini contro le molestie sessuali.
Il clima sulla Croisette è però cupo. Dopo l’attentato a Parigi le
misure di sicurezza sono elevate all’inverosimile. E mentre
l’espulsione dall’Academy di Roman Polanski per vecchie accuse di abusi
aleggia sullo sfondo, l’assenza del magnate Harvey Weinstein, che aveva
abituato il festival a film e attori di spicco, si è fatta sentire.
Le tensioni che stanno sconvolgendo il Medio Oriente non hanno fatto
che accentuare l’amarezza. Alla prima di Solo: A Star War Story
l’attrice franco-libanese Manal Issa ha sfilato con il cartello “Stop
the attack in Gaza” mentre la regista palestinese Annemarie Jacir ha
promosso un momento di solidarietà per le vittime cui hanno
partecipato, fra gli altri, Benicio del Toro e Virginie Ledoyen.
Daniela Gross Leggi
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Minuti e millenni
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Anche
l’ebreo più lontano dall’osservanza non dovrebbe ignorare che nella
preghiera principale che si recita tre volte al giorno Gerusalemme è
citata tre volte e Sion due. Poi ci sono altre preghiere, altri riti e
una serie di digiuni a non farci dimenticare Gerusalemme e cosa
significa per noi. È per questo che quando un ebreo si presenta in
quanto tale in pubblici appelli nella stampa, quale che sia il suo
orientamento politico, non dovrebbe valutare i fatti di Gerusalemme
solo secondo gli ultimi cinque minuti della politica ma alla luce di
qualche millennio della nostra storia.
Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
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Setirot
- Chi induce il male
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Dai
Pirke Avot, edizioni Beniamino Carucci 1977, tradotto, introdotto e
commentato da rav Yoseph Colombo. Capitolo V, 19: «Quando un uomo
riesce ad avviare al bene una moltitudine di persone, nessun peccato
conta per lui; ma chi induce la gente a fare il male non troverà modo
di redimersi dalle sue colpe (…)».
Stefano Jesurum, giornalista
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La rinuncia del potere
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Scrive
rav Sacks che l’ebraismo è contro intuitivo, tanto nella sua insistenza
sulla rinuncia del potere (Moshe, dopo tanto aver fatto per il popolo,
sa ed accetta di non condurlo fino alla fine, all’ingresso nella
terra), quanto nell’affermare che la vera libertà è essere lontani
dall’odio, riuscire ad aiutare anche il nemico, il suo asino in
difficoltà (Shemot 23:5), e questo è l’unico modo per sopravvivere,
guardare avanti e costruirsi un futuro
Sara Valentina Di Palma
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