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17 Maggio 2018 - 3 Sivan 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Elia Richetti,
rabbino
Introducendo il censimento dei figli d’Israele, la Torà dice che “Come aveva comandato il Signore a Moshè, egli li contò nel deserto del Sinai”.
Questa formulazione è inversa rispetto allo stile usuale del testo. Ci saremmo infatti aspettati che la Torà dicesse: “Moshè li contò nel deserto del Sinai, come gli aveva comandato il Signore”.
 
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Giorgio Berruto, Hatikwà


Israele ha compiuto 70 anni da pochi giorni o da poche settimane, a seconda del calendario di riferimento solare o ebraico. Ed è mia convinzione che Israele, lo Stato di Israele voglio dire, sia uno dei beni più preziosi oggi per il popolo ebraico. Proprio per questo è indispensabile, a mio modesto avviso, che chi ha a cuore Israele eviti di sposare acriticamente narrative faziose di appoggio incondizionato nei confronti di ogni singolo gesto o posizione del governo israeliano.
 
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'Compromesso possibile'
Mentre una relativa calma è tornata sul confine con Gaza, Hamas ammette che le proteste degli scorsi giorni non avevano intenti pacifici. 50 dei manifestanti uccisi erano membri del movimento terroristico, hanno confermato i vertici del gruppo, e uno dei suoi capi fondatori – Mahmoud al-Zahar – a un emittente araba ha parlato apertamente di tecnica per “ingannare l’opinione publica” in riferimento alla qualifica delle manifestazioni come pacifiche. “Ciò che è accaduto a Gaza è una tragedia, siamo molto dispiaciuti. – le parole del ministro israeliano per l’Energia Yuval Steinitz in un’intervista a La Stampa – Avremmo voluto prevenire o minimizzare il numero di vittime. Hamas aveva invece detto in anticipo che si aspettava morti. Voleva che la folla si avvicinasse alla barriera”. Per Steinitz è ancora possibile il compromesso con i palestinesi ma non con questa dirigenza: “Metà della leadership palestinese è formata da zeloti islamisti, nell’altra metà c’è il leader più antisemita del mondo”, afferma il ministro riferendosi a Mahmoud Abbas. Proprio quest’ultimo, oramai politicamente sempre più debole, sarebbe uno dei bersagli del tentativo di Hamas di destabilizzare l’area: il gruppo, scrive la Stampa, vuole la distruzione d’Israele da una parte e dall’altra ottenere la leadership di tutto il mondo palestinese, il tutto con il sostegno iraniano. “Fino dall’inizio della guerra civile siriana, il quartier generale di Hamas era a Damasco. E nella capitale siriana si è consolidato l’asse Iran-Hezbollah-Hamas, con la regia attenta del generale Qassem Soleimani, capo della Brigata ‘Gerusalemme’, l’unità delle Guardie Rivoluzionarie che ha il compito di armare e finanziare il network degli amici e alleati dell’Iran”.
 
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  davar
le parole del ministro della difesa
"Hamas e ipocrisia, Israele

subisce un doppio attacco"
Un doppio attacco. Quello terroristico, “lanciato da Hamas dalla Striscia di Gaza”. E quello dell’ipocrisia, “lanciato dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite”. Così il ministro della Difesa Avigodr Liberman a proposito degli ultimi sviluppi in corso nella sede ginevrina dell’Onu, dove domani si terrà una sessione straordinaria che si annuncia decisamente ostile alla risposta militare condotta lunedì scorso dall’esercito israeliano contro i palestinesi che tentavano di forzare il confine. Risposta che, come noto, ha provocato molti morti (di cui in larga parte, come rivendicato dallo stesso movimento integralista, aderenti ad Hamas).
“È necessario – ha detto il ministro – che Israele si ritiri immediatamente del Consiglio. E che lo stesso facciano gli Stati Uniti”.
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verso la plenaria dell'ihra a roma
Memoria, la sfida educativa
Manca ormai pochissimo alla prima riunione plenaria organizzata dalla presidenza italiana della International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), che a fine mese riunirà i rappresentanti di trentuno paesi e delle istituzioni internazionali che fanno parte della istituzione intergovernativa, impegnata a combattere l’antisemitismo con l’educazione, la ricerca e la Memoria.
La delegazione italiana, riunitasi ieri al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca cui fa capo, sta in questi giorni finendo di mettere a punto il programma dei quattro intensi giorni che porteranno a Roma circa trecento rappresentanti delle massime istituzioni dei propri paesi. Un appuntamento importante per l’IHRA, e in particolare per la delegazione italiana, guidata dall’ambasciatore Sandro De Bernardin, e da Giuseppe Pierro, in rappresentanza del Miur e dell’impegno italiano sul fronte dell’educazione, riconosciuto come uno dei punti di forza del Paese, barriera fondamentale contro un ritorno dell’antisemitismo e del razzismo che pare diventato una cifra dell’epoca in cui viviamo.

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qui ferrara - il progetto zikaron basalon
"Salva grazie al re di Bulgaria"
I suoi ricordi, Jose Romano Levy Bonfiglioli li ha raccolti in un affettuoso libriccino che ha scritto per i nipoti e che non manderà mai alle stampe. Intanto, però, almeno per una mattinata, a quelle pagine hanno potuto accedere anche gli alunni della III A e della III H della Scuola Media “Dante Alighieri” di Ferrara. Nel salotto della signora Jose si è, infatti, svolto uno dei tre appuntamenti in contemporanea della tappa ferrarese di “Zikaron Ba Salon”, il progetto promosso dall’UCEI per portare le classi a diretto contatto con i testimoni della Shoah, nelle loro case. Dove le parole forse escono più facilmente, anche se ridanno corpo a storie dolorose, e restano più impresse che a leggerle o a sentirle dai professori.
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l'intervista
Philip Roth, ricordi e progetti
Un Philip Roth in gran forma. Così Eléna Mortara descrive il grande scrittore ebreo americano, incontrato di recente a New York e intervistato per il quotidiano La Stampa (12 maggio 2018). “Sono felice”, spiega Roth a Mortara – che ha curato il «Meridiano» dei Romanzi di Roth, pubblicato nell’autunno scorso. Lo scrittore, racconta Mortara, “ha appena pubblicato in America una sua nuova splendida raccolta di saggi (Why Write?, 2017) e sono da poco usciti, in contemporanea, in Italia e in Francia, i primi volumi dedicati al complesso della sua opera narrativa da parte delle due più prestigiose collane letterarie di questi due Paesi, i Meridiani Mondadori e La Pléiade di Gallimard”.

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jciak
Cannes, il conflitto sul red carpet
Dopo lo scandalo Weinstein e le denunce del movimento #MeToo, Cannes 2018 ce l’aveva messa tutta per mostrare il volto migliore del cinema. Largo a una selezione cinefila, donne alla ribalta, lezioni di gran livello, volantini contro le molestie sessuali.
Il clima sulla Croisette è però cupo. Dopo l’attentato a Parigi le misure di sicurezza sono elevate all’inverosimile. E mentre l’espulsione dall’Academy di Roman Polanski per vecchie accuse di abusi aleggia sullo sfondo, l’assenza del magnate Harvey Weinstein, che aveva abituato il festival a film e attori di spicco, si è fatta sentire.
Le tensioni che stanno sconvolgendo il Medio Oriente non hanno fatto che accentuare l’amarezza. Alla prima di Solo: A Star War Story l’attrice franco-libanese Manal Issa ha sfilato con il cartello “Stop the attack in Gaza” mentre la regista palestinese Annemarie Jacir ha promosso un momento di solidarietà per le vittime cui hanno partecipato, fra gli altri, Benicio del Toro e Virginie Ledoyen.

Daniela Gross
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  pilpul
Minuti e millenni
Anche l’ebreo più lontano dall’osservanza non dovrebbe ignorare che nella preghiera principale che si recita tre volte al giorno Gerusalemme è citata tre volte e Sion due. Poi ci sono altre preghiere, altri riti e una serie di digiuni a non farci dimenticare Gerusalemme e cosa significa per noi. È per questo che quando un ebreo si presenta in quanto tale in pubblici appelli nella stampa, quale che sia il suo orientamento politico, non dovrebbe valutare i fatti di Gerusalemme solo secondo gli ultimi cinque minuti della politica ma alla luce di qualche millennio della nostra storia.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

Setirot - Chi induce il male
Dai Pirke Avot, edizioni Beniamino Carucci 1977, tradotto, introdotto e commentato da rav Yoseph Colombo. Capitolo V, 19: «Quando un uomo riesce ad avviare al bene una moltitudine di persone, nessun peccato conta per lui; ma chi induce la gente a fare il male non troverà modo di redimersi dalle sue colpe (…)».

Stefano Jesurum, giornalista

La rinuncia del potere
Scrive rav Sacks che l’ebraismo è contro intuitivo, tanto nella sua insistenza sulla rinuncia del potere (Moshe, dopo tanto aver fatto per il popolo, sa ed accetta di non condurlo fino alla fine, all’ingresso nella terra), quanto nell’affermare che la vera libertà è essere lontani dall’odio, riuscire ad aiutare anche il nemico, il suo asino in difficoltà (Shemot 23:5), e questo è l’unico modo per sopravvivere, guardare avanti e costruirsi un futuro

Sara Valentina Di Palma
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