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19 Giugno 2018 - 6 Tamuz 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Riccardo
Di Segni, rabbino capo
di Roma
I ribelli capeggiati da Qorach non erano persone qualsiasi. La Torà li definisce נשיאי עדה קראי מועד אנשי שם Non lo traduco, perché un intellettuale che chiede rispetto per la sua cultura questa frase la capisce da solo. Il succo del discorso è semplice: la cultura per l’ebraismo è fondamentale, ma quello che conta di più è il comportamento e se un comportamento è discutibile la cultura è un’aggravante.
 
Dario
Calimani,
Università di Venezia
Dire che stiamo sperimentando il disorientamento sembra un eufemismo. Sono venuti meno punti di riferimento, valori e disvalori che credevamo consolidati. Non abbiamo neppure più la certezza di saper distinguere senza esitazione fra il lecito e l’illecito, fra il possibile e l’inevitabile, forse anche fra il bene e il male. Abbiamo perso anche la visione nitida che ci teneva a distanza dal disumano. Procediamo tentoni nella realtà di ogni giorno cercando di orientarci, passo dopo passo, e non siamo sicuri che la strada che abbiamo scelto sia quella giusta. A dircelo sarà il domani, ma sarà tardi per ritornare al bivio. Verrebbe voglia di citare una poesia sin troppo famosa di Robert Frost, ‘La strada che non ho preso’ (The Road Not Taken).
 
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Le parole di Salvini
La proposta del ministro degli Interni Matteo Salvini di “schedare” i Rom in Italia divide il governo Lega-Cinque Stelle e ottiene forti critiche trasversali. I quotidiani riportano le parole di Salvini che aveva annunciato: “Sto facendo preparare un dossier al Viminale sulla questione dei rom. Quelli che possiamo espellere, facendo degli accordi con gli Stati, li espelleremo. Gli italiani purtroppo ce li dobbiamo tenere”. “Viene in mente, quando si leggono le dichiarazioni di Salvini, la lungimiranza della senatrice a vita Liliana Segre che nel suo intervento per la fiducia al governo, aveva colto un appello di Repubblica e messo in guardia dal ritorno di leggi speciali contro la comunità nomade”, scrive Repubblica che riporta la preoccupazione espressa dalla Giunta dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, richiamata con evidenza anche dal Corriere della Sera e dagli altri quotidiani italiani: “Non c’è ricerca del consenso, non c’è ansia di ordine pubblico che giustifichi la proposta inquietante di enucleare specifiche categorie sociali di cittadini, di censirli e di sottoporli a speciali politiche di sicurezza solo a loro riservate. La sicurezza è la sicurezza di tutti e per tutti, il rispetto dell’ordine pubblico riguarda tutti i cittadini, ogni eventuale violazione di legge mette in gioco le nostre responsabilità in quanto cittadini, e non certo in quanto Rom o in quanto appartenenti ad altra minoranza, tutte facenti parte del nostro tessuto sociale. – si legge nella nota UCEI – L’annuncio del ministro dell’Interno Matteo Salvini di un possibile censimento specifico della popolazione Rom in Italia preoccupa e risveglia ricordi di leggi e misure razziste di appena 80 anni fa e tristemente sempre più dimenticati”. Dopo le critiche, il ministro dell’Interno ha poi diffuso un comunicato con relativa retromarcia: “Non è nostra intenzione schedare o prendere impronte digitali a nessuno, l’obiettivo è una ricognizione”, scrivono dal ministero. “ Mi fa piacere che Salvini abbia smentito qualsiasi ipotesi di censimento registrazione o schedatura, se una cosa non è costituzionale non la si può fare”, il commento dell’alleato di governo Luigi Di Maio (Messaggero). Anche il Premier Conte, che ha incontrato la Cancelliera Merkel per parlare soprattutto della questione migranti (“Su richiesta dell’Italia, vogliamo aiutare anche con la nostra solidarietà — ha promesso la Cancelliera – La solidarietà in Europa è una cosa che la Germania accoglie a braccia aperte” – Repubblica), ha condannato l’uscita di Salvini, spiega La Stampa che riporta anche le parole di Emanuele Fiano, figlio di Nedo, ebreo sopravvissuto ad Auschwitz: “Il censimento per razza non possiamo permetterlo. In questo Paese lo abbiamo già avuto e allora c’era di mezzo anche la mia famiglia”.
 
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  davar
la nota della giunta ucei
"Parole del ministro su Rom evocano ricordi di 80 anni fa"
In grande evidenza, su tutta la stampa nazionale, l'intervento della Giunta dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sul proposito annunciato dal ministero dell'Interno Matteo Salvini di istituire un censimento specifico dedicato alla popolazione rom.
"Non c’è ricerca del consenso, non c’è ansia di ordine pubblico che giustifichi la proposta inquietante di enucleare specifiche categorie sociali di cittadini, di censirli e di sottoporli a speciali politiche di sicurezza solo a loro riservate" si legge nel messaggio diffuso ieri in serata agli organi di informazione.
"La sicurezza - prosegue la nota - è la sicurezza di tutti e per tutti, il rispetto dell’ordine pubblico riguarda tutti i cittadini, ogni eventuale violazione di legge mette in gioco le nostre responsabilità in quanto cittadini, e non certo in quanto rom o in quanto appartenenti ad altra minoranza, tutte facenti parte del nostro tessuto sociale".
"L'annuncio del ministro dell'Interno Matteo Salvini di un possibile censimento specifico della popolazione rom in Italia - si conclude il messaggio - preoccupa e risveglia ricordi di leggi e misure razziste di appena 80 anni fa e tristemente sempre più dimenticate".

l'incontro tra netanyahu e abdullah
Amman-Israele, strappo ricucito
I rapporti bilaterali tra Israele e Giordania, lo status quo nei luoghi sacri a Gerusalemme, i negoziati di pace con i palestinesi. Sono i tre temi discussi dal Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu con il re giordano Abdullah II, nel corso di un incontro tenutosi ad Amman. Il vertice tra i due leader – definito “inatteso” dalla stampa israeliana – arriva a pochi giorni dalla missione nella regione del consigliere del presidente Usa Donald Trump per il Medio Oriente Jared Kushner e dell’inviato speciale Usa Jason Greenblatt, a cui è affidato il rilancio dei negoziati tra israeliani e palestinesi. Kushner e Greenblatt hanno in programma di visitare Giordania, Israele, Egitto e Arabia Saudita con in mano un piano di accordo che dovrebbe prevedere la costituzione di uno Stato palestinese a fianco di quello ebraico. Di questo progetto non sono ancora stati resi noti i dettagli ma per i palestinesi “è destinato a fallire”.


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presentata la nuova edizione
Roma, torna il festival di cultura

Apre Mortara, chiude il Moretto 
Undicesima edizione, con alcune novità nella formula, per il Festival Internazionale di Cultura Ebraica che prenderà il via sabato sera con il consueto appuntamento con la Notte della Cabbalà.
“Un programma pieno di appuntamenti, che mette al centro il tempo nella prospettiva ebraica. Anche inteso come capacità di rimettersi in discussione” ha sottolineato la presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello, intervenuta quest’oggi in conferenza stampa assieme ad Ariela Piattelli, Raffaella Spizzichino e Marco Panella, che del festival sono curatori, e alla portavoce dell’ambasciata israeliana Michal Gur-Aryeh. E quindi il tempo come “paradigma fondamentale della vita dell’uomo, della sua dimensione materiale e immateriale, fisica e metafisica, antica e contemporanea”.


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pilpul
Squadrismo
In un locale dell’Università degli Studi di Torino è stato organizzato un cosiddetto “seminario di auto-formazione” su “Ebrei italiani, fascismo e sionismo”. Il manifestino che lo preannuncia non è firmato, ma sui social viene accompagnato da una sorta di saggio storico (in realtà colmo di inesattezze, omissioni e ideologismi) nel quale si introduce il tema per giungere a due conclusioni apparentemente forti e rivoluzionarie (“ora ve la diciamo noi la verità!”, sembrano dire gli estensori del proclama). Primo: le istituzioni ufficiali dell’ebraismo italiano e del sionismo furono allineate al fascismo fino al 1938, mentre solo una minoranza degli ebrei fu antifascista militante (e qui basterebbe sostituire il lemma ebrei-ebraismo con Italia per darsi una qualche forma di spiegazione). Secondo: oggi l’Unione delle Comunità Ebraiche e anche le singole comunità sarebbero “asservite” al sionismo e si comporterebbero come consolati “dello stato razzista coloniale”.
Il dazebao che accompagna l’evento è costruito a tutti gli effetti in maniera minacciosa. Un logo tondo con le scritte “antisionismo è antifascismo” fa da cornice alle classiche bandiere dell’anarco-insurrezionalismo nera e rossa, solo che una delle due bandiere è sostituita dalla bandiera palestinese. In calce all’editto, in grassetto compaiono due dictat ideologici apparentemente imprescindibili: “L’antifascismo è anche antisionismo” e “l’antisionismo deve diventare una discriminante per la cultura e il movimento antifascista sia a livello popolare che a livello istituzionale”.
Il testo e le simbologie utilizzate sono gravi e allarmanti. Non si indicano più come avversari lo stato d’Israele e i suoi prodotti di esportazione (propaganda BDS), ma direttamente le piccole e inermi comunità ebraiche italiane, che vengono disegnate per quello che non sono né intendono essere.


Gadi Luzzatto Voghera, direttore Fondazione CDEC
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Purtroppo
Più grave del censimento, il “purtroppo”. Purtroppo i Rom italiani ce li dobbiamo tenere. Come dire, purtroppo siamo tutti uguali. Oppure, purtroppo c’è la democrazia. Finalmente possiamo essere “noi” (la maggioranza) e “loro” (la minoranza, che può variare). Ci aveva visto lungo, Liliana.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
 

Pas cette chanson
Chi sono gli intellettuali? Tutti, secondo Antonio Gramsci: “se si può parlare di intellettuali, non si può parlare di non-intellettuali, perché non intellettuali non esistono” (Gli intellettuali e l’organizzazione della cultura, p. 34). Quasi al contempo, Julien Benda si impegnava nella loro contestazione, asserendo che il secolo ventesimo era stato quello dell’organizzazione intellettuale degli odi politici, per via dell’adozione delle passioni politiche al posto della ricerca del giusto (La trahison des clercs, p.116; «Et d’abord, les clercs adoptent les passions politiques. Nul ne contestera qu’aujourd’hui, par toute l’Europe, l’immense majorité des gens de lettres, des artistes, un nombre considérable de savants, de philosophes, de « ministres du divin » font leur partie dans le chœur des haines de races, de factions politiques » (p. 128)

Emanuele Calò
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