Riccardo
Di Segni, rabbino capo
di Roma
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I
ribelli capeggiati da Qorach non erano persone qualsiasi. La Torà li
definisce נשיאי עדה קראי מועד אנשי שם Non lo traduco, perché un
intellettuale che chiede rispetto per la sua cultura questa frase la
capisce da solo. Il succo del discorso è semplice: la cultura per
l’ebraismo è fondamentale, ma quello che conta di più è il
comportamento e se un comportamento è discutibile la cultura è
un’aggravante.
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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Dire
che stiamo sperimentando il disorientamento sembra un eufemismo. Sono
venuti meno punti di riferimento, valori e disvalori che credevamo
consolidati. Non abbiamo neppure più la certezza di saper distinguere
senza esitazione fra il lecito e l’illecito, fra il possibile e
l’inevitabile, forse anche fra il bene e il male. Abbiamo perso anche
la visione nitida che ci teneva a distanza dal disumano. Procediamo
tentoni nella realtà di ogni giorno cercando di orientarci, passo dopo
passo, e non siamo sicuri che la strada che abbiamo scelto sia quella
giusta. A dircelo sarà il domani, ma sarà tardi per ritornare al bivio.
Verrebbe voglia di citare una poesia sin troppo famosa di Robert Frost,
‘La strada che non ho preso’ (The Road Not Taken).
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Le parole di Salvini
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La
proposta del ministro degli Interni Matteo Salvini di “schedare” i Rom
in Italia divide il governo Lega-Cinque Stelle e ottiene forti critiche
trasversali. I quotidiani riportano le parole di Salvini che aveva
annunciato: “Sto facendo preparare un dossier al Viminale sulla
questione dei rom. Quelli che possiamo espellere, facendo degli accordi
con gli Stati, li espelleremo. Gli italiani purtroppo ce li dobbiamo
tenere”. “Viene in mente, quando si leggono le dichiarazioni di
Salvini, la lungimiranza della senatrice a vita Liliana Segre che nel
suo intervento per la fiducia al governo, aveva colto un appello di
Repubblica e messo in guardia dal ritorno di leggi speciali contro la
comunità nomade”, scrive Repubblica che riporta la preoccupazione
espressa dalla Giunta dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane,
richiamata con evidenza anche dal Corriere della Sera e dagli altri
quotidiani italiani: “Non c’è ricerca del consenso, non c’è ansia di
ordine pubblico che giustifichi la proposta inquietante di enucleare
specifiche categorie sociali di cittadini, di censirli e di sottoporli
a speciali politiche di sicurezza solo a loro riservate. La sicurezza è
la sicurezza di tutti e per tutti, il rispetto dell’ordine pubblico
riguarda tutti i cittadini, ogni eventuale violazione di legge mette in
gioco le nostre responsabilità in quanto cittadini, e non certo in
quanto Rom o in quanto appartenenti ad altra minoranza, tutte facenti
parte del nostro tessuto sociale. – si legge nella nota UCEI –
L’annuncio del ministro dell’Interno Matteo Salvini di un possibile
censimento specifico della popolazione Rom in Italia preoccupa e
risveglia ricordi di leggi e misure razziste di appena 80 anni fa e
tristemente sempre più dimenticati”. Dopo le critiche, il ministro
dell’Interno ha poi diffuso un comunicato con relativa retromarcia:
“Non è nostra intenzione schedare o prendere impronte digitali a
nessuno, l’obiettivo è una ricognizione”, scrivono dal ministero. “ Mi
fa piacere che Salvini abbia smentito qualsiasi ipotesi di censimento
registrazione o schedatura, se una cosa non è costituzionale non la si
può fare”, il commento dell’alleato di governo Luigi Di Maio
(Messaggero). Anche il Premier Conte, che ha incontrato la Cancelliera
Merkel per parlare soprattutto della questione migranti (“Su richiesta
dell’Italia, vogliamo aiutare anche con la nostra solidarietà — ha
promesso la Cancelliera – La solidarietà in Europa è una cosa che la
Germania accoglie a braccia aperte” – Repubblica), ha condannato
l’uscita di Salvini, spiega La Stampa che riporta anche le parole di
Emanuele Fiano, figlio di Nedo, ebreo sopravvissuto ad Auschwitz: “Il
censimento per razza non possiamo permetterlo. In questo Paese lo
abbiamo già avuto e allora c’era di mezzo anche la mia famiglia”.
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la nota della giunta ucei
"Parole del ministro su Rom evocano ricordi di 80 anni fa"
In grande evidenza,
su tutta la stampa nazionale, l'intervento della Giunta dell'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sul proposito annunciato dal ministero
dell'Interno Matteo Salvini di istituire un censimento specifico
dedicato alla popolazione rom.
"Non c’è ricerca del consenso, non c’è ansia di ordine pubblico che
giustifichi la proposta inquietante di enucleare specifiche categorie
sociali di cittadini, di censirli e di sottoporli a speciali politiche
di sicurezza solo a loro riservate" si legge nel messaggio diffuso ieri
in serata agli organi di informazione.
"La sicurezza - prosegue la nota - è la sicurezza di tutti e per tutti,
il rispetto dell’ordine pubblico riguarda tutti i cittadini, ogni
eventuale violazione di legge mette in gioco le nostre responsabilità
in quanto cittadini, e non certo in quanto rom o in quanto appartenenti
ad altra minoranza, tutte facenti parte del nostro tessuto sociale".
"L'annuncio del ministro dell'Interno Matteo Salvini di un possibile
censimento specifico della popolazione rom in Italia - si conclude il
messaggio - preoccupa e risveglia ricordi di leggi e misure razziste di
appena 80 anni fa e tristemente sempre più dimenticate".
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presentata la nuova edizione Roma, torna il festival di cultura
Apre Mortara, chiude il Moretto
Undicesima
edizione, con alcune novità nella formula, per il Festival
Internazionale di Cultura Ebraica che prenderà il via sabato sera con
il consueto appuntamento con la Notte della Cabbalà.
“Un programma pieno di appuntamenti, che mette al centro il tempo nella
prospettiva ebraica. Anche inteso come capacità di rimettersi in
discussione” ha sottolineato la presidente della Comunità ebraica
romana Ruth Dureghello, intervenuta quest’oggi in conferenza stampa
assieme ad Ariela Piattelli, Raffaella Spizzichino e Marco Panella, che
del festival sono curatori, e alla portavoce dell’ambasciata israeliana
Michal Gur-Aryeh. E quindi il tempo come “paradigma fondamentale della
vita dell’uomo, della sua dimensione materiale e immateriale, fisica e
metafisica, antica e contemporanea”.
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Squadrismo |
In
un locale dell’Università degli Studi di Torino è stato organizzato un
cosiddetto “seminario di auto-formazione” su “Ebrei italiani, fascismo
e sionismo”. Il manifestino che lo preannuncia non è firmato, ma sui
social viene accompagnato da una sorta di saggio storico (in realtà
colmo di inesattezze, omissioni e ideologismi) nel quale si introduce
il tema per giungere a due conclusioni apparentemente forti e
rivoluzionarie (“ora ve la diciamo noi la verità!”, sembrano dire gli
estensori del proclama). Primo: le istituzioni ufficiali dell’ebraismo
italiano e del sionismo furono allineate al fascismo fino al 1938,
mentre solo una minoranza degli ebrei fu antifascista militante (e qui
basterebbe sostituire il lemma ebrei-ebraismo con Italia per darsi una
qualche forma di spiegazione). Secondo: oggi l’Unione delle Comunità
Ebraiche e anche le singole comunità sarebbero “asservite” al sionismo
e si comporterebbero come consolati “dello stato razzista coloniale”.
Il dazebao che accompagna l’evento è costruito a tutti gli effetti in
maniera minacciosa. Un logo tondo con le scritte “antisionismo è
antifascismo” fa da cornice alle classiche bandiere
dell’anarco-insurrezionalismo nera e rossa, solo che una delle due
bandiere è sostituita dalla bandiera palestinese. In calce all’editto,
in grassetto compaiono due dictat ideologici apparentemente
imprescindibili: “L’antifascismo è anche antisionismo” e
“l’antisionismo deve diventare una discriminante per la cultura e il
movimento antifascista sia a livello popolare che a livello
istituzionale”.
Il testo e le simbologie utilizzate sono gravi e allarmanti. Non si
indicano più come avversari lo stato d’Israele e i suoi prodotti di
esportazione (propaganda BDS), ma direttamente le piccole e inermi
comunità ebraiche italiane, che vengono disegnate per quello che non
sono né intendono essere.
Gadi Luzzatto Voghera, direttore Fondazione CDEC
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Purtroppo |
Più
grave del censimento, il “purtroppo”. Purtroppo i Rom italiani ce li
dobbiamo tenere. Come dire, purtroppo siamo tutti uguali. Oppure,
purtroppo c’è la democrazia. Finalmente possiamo essere “noi” (la
maggioranza) e “loro” (la minoranza, che può variare). Ci aveva visto
lungo, Liliana.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Pas cette chanson
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Chi
sono gli intellettuali? Tutti, secondo Antonio Gramsci: “se si può
parlare di intellettuali, non si può parlare di non-intellettuali,
perché non intellettuali non esistono” (Gli intellettuali e
l’organizzazione della cultura, p. 34). Quasi al contempo, Julien Benda
si impegnava nella loro contestazione, asserendo che il secolo
ventesimo era stato quello dell’organizzazione intellettuale degli odi
politici, per via dell’adozione delle passioni politiche al posto della
ricerca del giusto (La trahison des clercs, p.116; «Et d’abord, les
clercs adoptent les passions politiques. Nul ne contestera
qu’aujourd’hui, par toute l’Europe, l’immense majorité des gens de
lettres, des artistes, un nombre considérable de savants, de
philosophes, de « ministres du divin » font leur partie dans le chœur
des haines de races, de factions politiques » (p. 128)
Emanuele Calò
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