20 Agosto 2018 - 9 Elul 5778 |
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Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter
quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri di Paolo Sciunnach e di
Anna Foa. Nella sezione pilpul una riflessione di Daniela Fubini.
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"1938, una ferita ancora aperta"
"“Sapevo
che ‘espulsa’ era una parola pesante. Per essere ‘espulsi’ bisognava
aver fatto qualcosa di grave. Di molto grave. Chiesi a mio padre che
cosa avevo fatto, che cosa era successo. Mi rispose che c’erano delle
nuove leggi, che le cose erano cambiate, che noi eravamo ebrei e che
dunque non sarei potuta tornare alla mia scuola, la Ruffini di Milano,
dove avrei dovuto iniziare la terza elementare. Non sarei più stata in
classe con le mie compagne e con la mia maestra Bertani”.
Così, in una intervista con Il Fatto Quotidiano, la senatrice a vita
Liliana Segre racconta l’impatto con le Leggi razziste varate dal
fascismo di cui nelle prossime settimane ricorreranno gli 80 anni dalla
promulgazione. “Oggi – prosegue Segre – bisognerebbe avere la pazienza
di leggere tutti gli articoli delle Leggi. Non solo quelli più noti,
che ai cittadini italiani di religione ebraica proibivano di andare a
scuola, di far parte dell’esercito, di lavorare nell’amministrazione
pubblica. Ci sono imposizioni minori, ma non per questo meno gravi. Le
proibizioni minori volevano raggiungere l’effetto di farti sentire
diverso, inferiore, sottomesso”. Ammonisce la senatrice a vita: “È
l’essenza di ogni razzismo, di ieri e di oggi, che non è mai una
goliardiata”.
Commenta Furio Colombo, ricordando alcuni momenti dell’infanzia:
“Dentro il Paese delle frontiere (ogni canzone fascista a scuola
celebrava i nostri confini inviolabili e quelli del nemico, che tra
poco spezzeremo) era stata tracciata una frontiera tra vicini di casa,
di scuola, di lavoro, di vita. Ma aveva anche creato il meticciato dei
‘discriminati’, forse da cacciare, forse no, o forse a giudizio delle
‘autorità locali’, ‘viste le circostanze’, caso per caso”.
Al tema delle Leggi antiebraiche è dedicato il documentario di Sky Arte
1938-Diversi, in anteprima fuori concorso alla Mostra del Cinema di
Venezia. Il documentario, prodotto da Roberto Levi e con regia di
Giorgio Treves, è così presentato da Repubblica: “Il 1938 segnò il
tempo del massimo consenso per il Duce: chi si aspettava da lui il
riscatto, il predominio, la felicità, riempiva le piazze, persino più
dei salviniani di oggi. La minoranza altra si occultava, spaventata,
colpevolizzata, ridicolizzata ancor più di adesso, e allora in pericolo
di vita. In un clima di tale asservimento entusiasta, bastarono cinque
mesi, da luglio a novembre, per dividere gli italiani di serie A di
‘razza ariana’ (in realtà molto miscelata), da quelli di serie B,
perché di ‘razza ebraica’”.
L'Iran al Salone.
Sul Corriere della sera Pierluigi Battista contesta la decisione del
Salone del Libro di Torino di invitare l’Iran quale ospite d’onore per
il 2020. “Visto che l’occasione è ghiotta – scrive l’editorialista –
sarebbe necessario chiedere agli emissari degli ayatollah al potere che
ne è della condanna a morte di Salman Rushdie, raggiunto da una fatwa
scagliata da Khomeini in persona. Giacché siamo in Italia, una parola
di solidarietà da parte iraniana non sarebbe sgradita nemmeno sulla
sorte del nostro connazionale, Ettore Capriolo, colpevole a suo tempo
di aver tradotto i Versetti satanici di Rushdie in italiano e perciò
accoltellato e lasciato in fin di vita in una pozza di sangue da un
killer spedito dal Paese ospite nel 2020”.
Da Corbyn alla Tamimi. Il
Foglio, nel suo inserto, segnala alcuni articoli della stampa
internazionale. Uno, pubblicato da Politico, dedicato alle crescenti
tensioni tra il mondo ebraico inglese e il leader laburista Jeremy
Corbyn. Un altro, apparso sul Jerusalem Post, di un padre israeliano
che ha perso la figlia 15enne in un attentato a Gerusalemme nel 2001
che ebbe la regia di un parente stretto di Ahed Tamimi, diventata nel
frattempo simbolo della contestazione violenta a Israele. “L’uso dei
bambini arabi palestinesi come armi per mano della loro stessa società,
persino delle loro stesse famiglie – si legge – è così incomprensibile
per gli estranei che molti preferiscono chiudere gli occhi e negare
questa realtà”.
Il mistero del Tempio. Sul
Corriere è presentato Il mistero del Tempio, di Livia Capponi, saggio
che racconta le turbolenze che si svilupparono a Gerusalemme tra 115 e
117 nel passaggio tra gli ultimi anni del regno di Traiano e l’accesso
al trono di Adriano. Secondo la ricostruzione, si legge, “Traiano
avrebbe fatto balenare l’intenzione di favorire la ricostruzione del
Tempio a Gerusalemme e il conseguente, possibile ritorno degli ebrei
nella madrepatria, individuando in alcuni suoi collaboratori gli agenti
che avrebbero dovuto reperire le fonti finanziarie e gestire il
trasferimento degli esuli”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
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