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26 Agosto 2018 - 15 Elul 5778
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Jonathan Sacks, rabbino
Per trovare il Signore non c'è bisogno di scalare montagne, attraversare oceani o andare in terre favolose. Il Signore è nell'aria che respiriamo, nelle azioni che compiamo, nelle preghiere che diciamo, nell'amore che diamo. Il Signore, più vasto dell'universo, è più vicino a noi di quanto lo siamo noi stessi.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Nei giorni scorsi qualcuno ha propagandato l’opportunità di porre il crocefisso negli spazi pubblici.
Capisco i pruriti di una parte dell’opinione pubblica a «marcare il territorio», tuttavia rimango dell’opinione a suo tempo espressa dall’allora presidente dell’UCEI (eravamo nel settembre 2002) Amos Luzzatto, che alla domanda del giornalista Lorenzo Salvia (Corriere della Sera): Che cosa appendere al muro?, rispondeva: “La doppia elica del Dna, l’unico simbolo del genere umano punto e basta. A prescindere dal colore della pelle, dalla lingua, della religione, in somma di tutto quello che dovrebbe essere solo un particolare”.
 
Tagliati i fondi all'Anp
Annunciato venerdì dal dipartimento di Stato, il taglio di 200 milioni di dollari in aiuti per i palestinesi da parte degli Usa (l’input è di Donald Trump) ha suscitato l’ira della leadership dell’Anp. “Una nuova iniziativa, dopo il taglio dei fondi per la United Nations Relief and Works Agency di gennaio, finalizzata ad aumentare la pressione sull’Autorità guidata da Abbas in vista della possibile presentazione di un piano di pace elaborato dal genero Jared Kushner” scrive La Stampa. Repubblica, secondo cui “la scelta Usa di riconoscere la città contesa di Gerusalemme come capitale di Israele ha esacerbato la situazione”, lo definisce “Il ricatto di Kushner”.

In una intervista col Messaggero al cancelliere austriaco Sebastian Kurz viene chiesto dei suoi rapporti con Israele, anche in ragione dell’alleanza di governo stipulata con il movimento di estrema destra Fpo. Sostiene Kurz: “Il premier Netanyahu durante la mia visita in Israele ha avuto parole di gratitudine, entusiastiche, non si può certo parlare di tensioni. L’Austria è uno dei partner più stretti di Israele nell’Ue e da quando sono cancelliere ancora di più. La nostra responsabilità verso Israele a causa del nostro passato è solo ragion di Stato, siamo un partner forte in Europa”.

I movimenti antifascisti sottovalutarono la gravità delle Leggi antiebraiche promulgate nel ’38. Una miopia ampiamente diffusa, a parte rare eccezioni. È quanto sostiene la studiosa Alessandra Tarquini in un intervento su La Lettura del Corriere. “Nel confinare l’antisemitismo di Stato alla classe dirigente, e nell’immaginare gli italiani brava gente, immune dal contagio razzista – vi si legge – la sinistra descrisse un Paese che, di fatto, non esisteva”.
 
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  davar
omaggio trasversale a mccain
"Israele perde un grande amico"
Dal governo all’opposizione la scomparsa di John Mc Cain, senatore dal 1987 e candidato alla presidenza degli Stati Uniti nel 2008, nella competizione elettorale poi vinta da Obama, è accolta in Israele con profonda commozione.
“Un grande leader che ha difeso gli interessi del suo paese. Un uomo di solidi principi e un vero amico di Israele” il saluto del Presidente Reuven Rivlin. Il Premier Benjamin Netanyahu, al suo ultimo giorno di missione in Lituania, ha ricordato l’amicizia personale con Mc Cain. “Il suo sostegno a Israele – ha detto – derivava dalla sua fedeltà ai principi di democrazia e libertà”.
“McCain è start un eroe americano e una personalità unica” ha sottolineato lo speaker della Knesset Yuli Edelstein. Il ministro della Difesa Avigdor Lieberman, ricordando un suo incontro a Washington in cui aveva rievocato i tempi della prigionia in Vietnam, ha sottolineato: “Nonostante la prova durissima cui era sottoposto, mi ha detto di non aver dubitato mai sull’importanza della giustizia”.


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i 105 anni di boris pahor
'Ai ragazzi va insegnata la Storia'
Compie 105 anni lo scrittore triestino di lingua slovena Boris Pahor, testimone in prima persona degli orrori del Novecento, delle discriminazioni e violenze subite dalla sua comunità e da sempre in prima linea nella lotta ala negazione dei diritti e dei totalitarismi. Ha raccontato Pahor, ospite in passato del laboratorio giornalistico Redazione Aperta, in una intervista con Pagine Ebraiche che riproponiamo oggi: "I ragazzi mostrano grande interesse per la storia. Bisogna raccontare loro quanto è accaduto ed è necessario che siano educati a cogliere i segnali che possono annunciare il pericolo di una dittatura. Per questo parlo loro anche di vicende meno note: dello sterminio degli zingari, dei militari italiani internati nei campi nazisti, delle organizzazioni della Resistenza o degli ebrei che si batterono contro il nazismo. Sia ben chiaro, però, che non si tratta affatto di un atteggiamento revisionista: il mio sforzo è quello di completare un quadro che in parte già conoscono. Per conoscere il passato bisogna essere a conoscenza dei fatti, anche se si continuano a trovare scuse per non dire ciò che davvero è stato".

(Nel disegno, di Giorgio Albertini, Boris Pahor con Daniela Gross)

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pilpul

Il raglio di furore 
Alcune considerazioni, in attesa che il declino dell’estate apra a nuove prospettive, partendo dai temi che affolleranno la comunicazione pubblica. In ordine di successione:
1) si sta ampliando lo spazio del sovranismo, quella posizione politica che ritiene che le risposte ai problemi delle nostre società vadano cercati nella riaffermazione della sovranità nazionale come principio esclusivo ed insindacabile;
2) il sovranismo non è solo il vecchio nazionalismo sotto nuove spoglie ma una visione, non importa quanto coerente o applicabile, del rapporto tra territori, collettività e diritti: la fruizione di questi ultimi è vincolata dall’appartenenza ad una collettività definita essenzialmente in base alla sua collocazione spaziale;
3) il sovranismo può anche avere in certi casi connotazioni razzistiche ma non opera distinzioni di principio sugli esseri umani se non in base al fatto che essi siano parte stabile (inversamente: non lo siano) del territorio sul quale intende esercitare la sua sovranità d’imperio.


Claudio Vercelli
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Immagini - Capa e il miliziano
Un’immagine che ha un significato a volte storico, a volte culturale, spesso politico, un’immagine che ci faccia riflettere e capire la contemporaneità del mondo in cui viviamo.
Nell’era dei selfie, riuscire a leggere e decifrare un’immagine diventa sempre più difficile senza avere un’adeguata cultura dell’immagine e gli strumenti di analisi necessari.
Qui vogliamo parlare di immagini che spesso sono diventate icone della nostra cultura popolare.
Mi sembra giusto iniziare la rubrica con questo famoso scatto dell’ebreo ungherese Robert Capa che raffigura un miliziano repubblicano spagnolo mentre viene colpito a morte.
Questa fu una delle prime foto scattate con una Leica a telemetro con un rullino 35mm che all’epoca rappresentava il massimo della leggerezza e della portabilità. Solo in questo modo Capa riuscì a cogliere l’attimo di una scena di guerra in maniera così ravvicinata.


Ruggero Gabbai
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