Jonathan Sacks, rabbino
|
Per
trovare il Signore non c'è bisogno di scalare montagne, attraversare
oceani o andare in terre favolose. Il Signore è nell'aria che
respiriamo, nelle azioni che compiamo, nelle preghiere che diciamo,
nell'amore che diamo. Il Signore, più vasto dell'universo, è più vicino
a noi di quanto lo siamo noi stessi.
|
|
David
Bidussa,
storico sociale
delle idee |
Nei giorni scorsi qualcuno ha propagandato l’opportunità di porre il crocefisso negli spazi pubblici.
Capisco i pruriti di una parte dell’opinione pubblica a «marcare il
territorio», tuttavia rimango dell’opinione a suo tempo espressa
dall’allora presidente dell’UCEI (eravamo nel settembre 2002) Amos
Luzzatto, che alla domanda del giornalista Lorenzo Salvia (Corriere
della Sera): Che cosa appendere al muro?, rispondeva: “La doppia elica
del Dna, l’unico simbolo del genere umano punto e basta. A prescindere
dal colore della pelle, dalla lingua, della religione, in somma di
tutto quello che dovrebbe essere solo un particolare”.
|
|
 |
Tagliati i fondi all'Anp
|
Annunciato
venerdì dal dipartimento di Stato, il taglio di 200 milioni di dollari
in aiuti per i palestinesi da parte degli Usa (l’input è di Donald
Trump) ha suscitato l’ira della leadership dell’Anp. “Una nuova
iniziativa, dopo il taglio dei fondi per la United Nations Relief and
Works Agency di gennaio, finalizzata ad aumentare la pressione
sull’Autorità guidata da Abbas in vista della possibile presentazione
di un piano di pace elaborato dal genero Jared Kushner” scrive La
Stampa. Repubblica, secondo cui “la scelta Usa di riconoscere la città
contesa di Gerusalemme come capitale di Israele ha esacerbato la
situazione”, lo definisce “Il ricatto di Kushner”.
In una intervista col Messaggero al cancelliere austriaco Sebastian
Kurz viene chiesto dei suoi rapporti con Israele, anche in ragione
dell’alleanza di governo stipulata con il movimento di estrema destra
Fpo. Sostiene Kurz: “Il premier Netanyahu durante la mia visita in
Israele ha avuto parole di gratitudine, entusiastiche, non si può certo
parlare di tensioni. L’Austria è uno dei partner più stretti di Israele
nell’Ue e da quando sono cancelliere ancora di più. La nostra
responsabilità verso Israele a causa del nostro passato è solo ragion
di Stato, siamo un partner forte in Europa”.
I movimenti antifascisti sottovalutarono la gravità delle Leggi
antiebraiche promulgate nel ’38. Una miopia ampiamente diffusa, a parte
rare eccezioni. È quanto sostiene la studiosa Alessandra Tarquini in un
intervento su La Lettura del Corriere. “Nel confinare l’antisemitismo
di Stato alla classe dirigente, e nell’immaginare gli italiani brava
gente, immune dal contagio razzista – vi si legge – la sinistra
descrisse un Paese che, di fatto, non esisteva”.
|
|
Leggi
|
|
|
i 105 anni di boris pahor 'Ai ragazzi va insegnata la Storia'
Compie
105 anni lo scrittore triestino di lingua slovena Boris Pahor,
testimone in prima persona degli orrori del Novecento, delle
discriminazioni e violenze subite dalla sua comunità e da sempre in
prima linea nella lotta ala negazione dei diritti e dei totalitarismi.
Ha raccontato Pahor, ospite in passato del laboratorio giornalistico
Redazione Aperta, in una intervista con Pagine Ebraiche che
riproponiamo oggi: "I ragazzi mostrano grande interesse per la storia.
Bisogna raccontare loro quanto è accaduto ed è necessario che siano
educati a cogliere i segnali che possono annunciare il pericolo di una
dittatura. Per questo parlo loro anche di vicende meno note: dello
sterminio degli zingari, dei militari italiani internati nei campi
nazisti, delle organizzazioni della Resistenza o degli ebrei che si
batterono contro il nazismo. Sia ben chiaro, però, che non si tratta
affatto di un atteggiamento revisionista: il mio sforzo è quello di
completare un quadro che in parte già conoscono. Per conoscere il
passato bisogna essere a conoscenza dei fatti, anche se si continuano a
trovare scuse per non dire ciò che davvero è stato".
(Nel disegno, di Giorgio Albertini, Boris Pahor con Daniela Gross)
Leggi
|
Il raglio di furore |
Alcune
considerazioni, in attesa che il declino dell’estate apra a nuove
prospettive, partendo dai temi che affolleranno la comunicazione
pubblica. In ordine di successione:
1) si sta ampliando lo spazio del sovranismo, quella posizione politica
che ritiene che le risposte ai problemi delle nostre società vadano
cercati nella riaffermazione della sovranità nazionale come principio
esclusivo ed insindacabile;
2) il sovranismo non è solo il vecchio nazionalismo sotto nuove spoglie
ma una visione, non importa quanto coerente o applicabile, del rapporto
tra territori, collettività e diritti: la fruizione di questi ultimi è
vincolata dall’appartenenza ad una collettività definita essenzialmente
in base alla sua collocazione spaziale;
3) il sovranismo può anche avere in certi casi connotazioni razzistiche
ma non opera distinzioni di principio sugli esseri umani se non in base
al fatto che essi siano parte stabile (inversamente: non lo siano) del
territorio sul quale intende esercitare la sua sovranità d’imperio.
Claudio Vercelli
Leggi
|
|
Immagini - Capa e il miliziano
|
Un’immagine
che ha un significato a volte storico, a volte culturale, spesso
politico, un’immagine che ci faccia riflettere e capire la
contemporaneità del mondo in cui viviamo.
Nell’era dei selfie, riuscire a leggere e decifrare un’immagine diventa
sempre più difficile senza avere un’adeguata cultura dell’immagine e
gli strumenti di analisi necessari.
Qui vogliamo parlare di immagini che spesso sono diventate icone della nostra cultura popolare.
Mi sembra giusto iniziare la rubrica con questo famoso scatto
dell’ebreo ungherese Robert Capa che raffigura un miliziano
repubblicano spagnolo mentre viene colpito a morte.
Questa fu una delle prime foto scattate con una Leica a telemetro con
un rullino 35mm che all’epoca rappresentava il massimo della leggerezza
e della portabilità. Solo in questo modo Capa riuscì a cogliere
l’attimo di una scena di guerra in maniera così ravvicinata.
Ruggero Gabbai
Leggi
|
|
|